La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Caso Pescara, Violante e l'ANM

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda ranvit il 28/12/2008, 11:34

Questo editoriale di Panebianco fotografa abbastanza bene la situazione del Pd e certi suoi giovani ...

Dal Corriere.it :

IL PD E LA QUESTIONE GIUSTIZIA
Il garantismo degli amici


di Angelo Panebianco


In una intervista al Riformista l'ex presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, a proposito dei suoi ex compagni del Partito democratico, ha dichiarato: «Quelli del Pd sono garantisti a corrente alternata. Un garantista vero solidarizza innanzitutto con i nemici. Difendere gli amici è un'altra cosa: si chiama complicità ». Il commento di Del Turco stigmatizza le evidenti contraddizioni dei vertici del Partito democratico di fronte agli sviluppi delle inchieste giudiziarie che riguardano propri esponenti. La scarcerazione del sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso ha spinto Walter Veltroni, per la prima volta da quando è segretario di quel partito, a prendere duramente le distanze dall'azione dei magistrati («fatti gravissimi», ha detto a proposito dell'inchiesta di Pescara) e ha anche obbligato il ministro- ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia ad accorgersi del fatto che «polizia e magistratura devono riscoprire una cultura delle indagini che si è troppo appiattita sulle intercettazioni» (verrebbe da dire: ben arrivato tra noi, onorevole).

Ne è conseguita, e anche questa è una novità, una presa di posizione polemica dell'Associazione Nazionale Magistrati nei confronti della leadership del Partito democratico. Che cosa significa tutto ciò? Che stiamo per assistere a uno spettacolare cambiamento di rotta del Partito democratico, alla fine del suo abbraccio (mortale) con Di Pietro, a una disponibilità a rompere finalmente con il «partito giustizialista» e a sedersi a un tavolo con la maggioranza per discutere seriamente di riforma della giustizia? È improbabile. Per due ragioni. La prima è che settori rilevanti del partito giustizialista si trovano all'interno del Partito democratico e occupano posizioni dirigenziali di rilievo. È falso che il giustizialismo sia appannaggio del solo partito di Di Pietro. L'alleanza elettorale con Di Pietro è stata fatta anche perché esistevano forti affinità ideologicoculturali fra i due partiti in materia di giustizia. È probabile che in questo momento, nelle stanze chiuse del Partito democratico, siano in corso scontri duri fra dirigenti di diverso orientamento. La seconda e più importante ragione ha a che fare con le caratteristiche di porzioni rilevanti di iscritti e anche dell'elettorato del Partito democratico. Un paio di settimane fa un'associazione di area composta da giovani sotto i trenta anni ha incalzato il Partito democratico sulla cosiddetta «questione morale».

Era solo il sintomo di un problema ben più ampio. C'è un'intera generazione di giovani politicamente attivi la cui «socializzazione primaria» alla politica è avvenuta a seguito degli eventi provocati dalla vicenda di Mani pulite. Questa generazione, nata dopo il crollo delle antiche ideologie, è cresciuta credendo fermamente in tre dogmi. Per il primo dogma, l'Italia sarebbe il Paese più corrotto della Terra o giù di lì. Per il secondo, l'etica è il solo metro di giudizio della politica e i «valori» (etici) vanno contrapposti agli «interessi » (sempre sordidi, per definizione). Ciò basta a spiegare perché tanti di questi giovani risultino poi sprovvisti degli strumenti necessari per pensare politicamente.

Per il terzo dogma, infine, i magistrati (mi correggo: i pubblici ministeri) sarebbero cavalieri senza macchia, angeli vendicatori che combattono eroicamente il Male della corruzione. Si aggiunga il fatto che tanti di questi giovani sono privi, causa il cattivo funzionamento di molte scuole, di buone conoscenze storiche, e il quadro è completo. Il successo che riscuotono i libri ispirati almoralismo giustizialista è perfettamente spiegabile. Occorrerebbero, da parte dei vertici della politica, grande capacità pedagogica, solide risorse culturali e disponibilità a un lavoro di lunga lena per dare a questi giovani strumenti di orientamento politico meno labili, meno inconsistenti. Ecco perché è improbabile attendersi dal Partito democratico svolte in materia di giustizia. Anche a costo di negare l’evidenza. L’evidenza è rappresentata da uno squilibrio dei poteri così forte da intaccare , come ha scritto Peppino Caldarola (sempre sul Riformista) la sovranità popolare. Il sindaco di Pescara, come, prima di lui, il presidente della Regione Del Turco, si è dovuto dimettere, non a seguito di una condanna da parte di un giudice al termine di un regolare processo, ma a causa dell’inchiesta di un procuratore. Con tanti saluti alla presunzione di non colpevolezza, e anche alla democrazia rappresentativa.

28 dicembre 2008
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda giv visconti il 28/12/2008, 12:46

Vorrei ricordare che alcune volte vengono condannate persone innocenti, tuttavia non si chiede di non condannare se non esiste una certezza inconfutabile, ne si condannail giudice che ha emesso il verdetto.

Allo stesso modo mi sembra restrittivo o di comodo, condannare tutta la magistratura per degli arresti domiciliare o arresti cautelativi che poi vengono tempestivamente annullati.

Il Giudice Serra, mi pare ex-presidente di un organo contro la corruzione, ha detto che solo il 5% dei processi termina con una condanna, e considerando la percentuale minima di essere scoperta la corruzione, credo che corrotti e corruttori possano dormire sonno tranquilli.

Tuttavia propongo::
1) anzichè arresti il giudice ponga il sequestro cautelativo su tutti i beni degli indagati e dei famigliari,
2) se un magistrato ha sbagliato per protagonismo venga penalizzato ai fini della carriera dalla ANM.
giv visconti
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2
Iscritto il: 15/11/2008, 19:39

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda lucameni il 28/12/2008, 12:47

"Il sindaco di Pescara, come, prima di lui, il presidente della Regione Del Turco, si è dovuto dimettere, non a seguito di una condanna da parte di un giudice al termine di un regolare processo, ma a causa dell’inchiesta di un procuratore"
Inciso "interessante".
Panebianco vuole forse l'immunità per gli amministratori locali o magari il silenzio stampa per le inchieste in corso?
Speriamo che nel prossimo editoriale sia ancora più esplicito.



Vabbè il solito editoriale fatto con lo stampino, che può piacere giusto ad ipnotizzati, gente che ha il dente avvelenato con la giustizia per motivi personali, forzisti in adorazione del capo e gente che non è in grado di leggere la realtà italiana e perciò crede alle fiabe.
Panebianco non scrive che di questo, dimenticando tante altre "cosine" (i puri e semplici fatti, la legislazione europea di riferimento, gli ordinamenti esteri che cita a sproposito dispensando falsità), oltretutto sparandole proprio grosse col fare di saperla lunga, col ditino alzato.
Lo stesso Panebianco che con i colleghi Battista, Della Loggia, Ostellino tacciavano di "giustizialismo" tutti coloro che erano contrari all'indulto (già, proprio da forcaioli esprimere disappunto per le scarcerazioni di chi era ai domiciliari!).
Il che la dice lunga sulla buona fede e l'affidabilità del personaggio. E dei suoi editoriali d'accatto.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda ranvit il 28/12/2008, 13:34

Dice Panebianco :
"C'è un'intera generazione di giovani politicamente attivi la cui «socializzazione primaria» alla politica è avvenuta a seguito degli eventi provocati dalla vicenda di Mani pulite. Questa generazione, nata dopo il crollo delle antiche ideologie, è cresciuta credendo fermamente in tre dogmi. Per il primo dogma, l'Italia sarebbe il Paese più corrotto della Terra o giù di lì. Per il secondo, l'etica è il solo metro di giudizio della politica e i «valori» (etici) vanno contrapposti agli «interessi » (sempre sordidi, per definizione). Ciò basta a spiegare perché tanti di questi giovani risultino poi sprovvisti degli strumenti necessari per pensare politicamente.
Per il terzo dogma, infine, i magistrati (mi correggo: i pubblici ministeri) sarebbero cavalieri senza macchia, angeli vendicatori che combattono eroicamente il Male della corruzione.
"

Il dramma, aggiungo io (avendo avuto occasione di conoscere parecchi magistrati, pur non avendo alcun contenzioso giudiziario), è quando alcuni di questi giovani diventano magistrati, semmai PM!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda ranvit il 28/12/2008, 13:46

Dice Scalfari nell'editoriale di oggi (da Repubblica.it) :

"Se c'è stato - e c'è sicuramente stato - un processo di sviluppo democratico, esso è dovuto in larga misura alla sinistra italiana. Tanto maggiore è quindi la preoccupazione più che mai attuale di assistere ad uno scadimento anche nella sinistra per quanto riguarda gli standard di moralità.

Probabilmente lo scadimento è stato ingrandito dall'avventatezza di magistrati che dal canto loro hanno smarrito in alcune circostanze i criteri di prudenza doverosi negli accertamenti di supposti reati. I partiti dal canto loro hanno abbassato la vigilanza consentendo che il malaffare entrasse anche in luoghi politici che finora gli erano stati preclusi.

Ma la vera causa è quella indicata a suo tempo da Berlinguer: le forze politiche non debbono occupare le istituzioni, gli organi di garanzia debbono vigilare e colpire senza riguardo ai colori di bandiera, la magistratura deve funzionare come organo di controllo della legalità, la stampa deve imparare meglio e di più il suo officio di contropotere.

Da questo punto di vista una riforma della giustizia s'impone e dovrà concentrarsi su tre obiettivi:
1. la riforma del processo penale e civile affinché sia resa giustizia in tempi ragionevolmente brevi; questo è un obiettivo essenziale che i cittadini reclamano e senza il quale non si avrà alcuna riforma degna del nome.

2. Il conferimento dell'azione penale nelle mani del capo della Procura, che distribuisca il lavoro ai suoi assistenti con criteri certi e oggettivi.

3. La separazione delle funzioni tra magistrati inquirenti e giudicanti senza tuttavia dividere in due l'ordine giudiziario al quale tutte e due quelle funzioni appartengono. "


Condivido al 100%!
Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda franz il 28/12/2008, 18:30

Mastella e Di Pietro, perennemente in conflitto ed in competizione, i loro litigi contribuirono non poco ad incrinare il governo Prodi. Le spallate finali tuttavia furono quelle giudiziare, contro Mastella. Poi finite in niente. Chissà da dove venivano?
Oggi, finiti quei climi arroventati, appare piu' leggero e divertente questo confronto tra i figli dei due leader del centro sud.
Parlando di raccomandazioni e nepotismo Di Pietro e famiglia non ne escono bene e come è nell'ovvio gioco delle parti a raccontarcelo non è certo un giornale che consideriamo affine alla nostra area.


Di Pietro e Mastella jr: due figli, due "sentenze"
Tutti uguali, questi figli di papà. Ogni scarrafone è bello a babbo suo. Di questi tempi la cronaca giudiziaria ce ne ha fatti conoscere in particolare due, di rampolli, che sembrano fatti con lo stampo. Prendi Di Pietrino e Mastellino: due vite parallele, due biografie fotocopia, due curricula identici spiccicati, come no. Vogliamo scommettere? Vogliamo fare il confronto? E facciamolo.

Cominciamo dal carattere. Elio Mastella, 30 anni: ai tempi delle indagini sul padre da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere, combatte in piazza, a Ceppaloni: «Mio padre non è un boss, spulciatemi pure». Cristiano Di Pietro, 35 anni: in questi giorni di accuse pure lui combatte, nel salotto di casa sua, a Montenero, davanti al capitone alla brace, giocando a tressette con gli amici suoi e del papà Antonio.

Stessa tempra, stesse abitudini battagliere, dunque. Elio Mastella va in tv e parla subito fuori dai denti, respinge le accuse al padre, e in un celebre video che ha sbancato Youtube zittisce l'inviato delle Iene Sortino: «Io sono ingegnere a 24 anni, tu lavori in tv e sei il figlio del commissario dell'Autorithy per le comunicazioni, di che vogliamo parlare?». Uguale natura Cristiano Di Pietro: oggi si limita a dire che «mi ha travolto una valanga», ma poi basta perché tanto a rilasciare dichiarazioni ci pensa il papà Antonio.

Già, tutti uguali, questi figli di papà. A 19 anni Elio Mastella si diploma al liceo scientifico statale di Benevento. A 19 anni Cristiano Di Pietro di scientifico ha una cosa sola: la scelta della leva militare, trascorsa casualmente in polizia al tribunale di Milano, nella scorta del papà Antonio.
Arriviamo così ai 20 anni, quando Elio Mastella studia ingegneria all'università di Napoli, condivide un appartamento con cinque studenti a Fuorigrotta, 250mila lire a testa la rata d'affitto. A 20 anni Cristiano Di Pietro condivide il primo lavoro del papà Antonio, giura da poliziotto alla presenza di Saverio Borrelli e del papà Antonio, poi si stabilisce a Milano in un appartamento affittato dalla Cariplo al papà Antonio.

A questo punto ci pare chiaro che son tutti uguali, questi figli di papà. L'unica differenza, al massimo, è che Elio porta gli occhiali, e Cristiano no. Ma per il resto, stessa storia, stessi percorsi, davvero due carriere indistinguibili. A 22 anni Elio Mastella prepara la tesi ingegneristica a Bruxelles, e concepisce un logaritmo per controllare i sottotitoli dei film. A 22 anni Cristiano Di Pietro concepisce il diploma da privatista all'istituto tecnico di Pratola Peligna, voto 39 su 60, prova finale a porte chiuse per motivi di sicurezza, d'altronde è il figlio del papà Antonio.

Potremmo continuare all'infinito: due vite equivalenti in tutto e per tutto. Ma proseguiamo: a 25 anni Elio Mastella si laurea in Ingegneria Elettronica a Napoli con il massimo dei voti. A 25 anni Cristiano Di Pietro si sposa con il massimo del giubilo, in presenza del questore di Bergamo e del papà Antonio, con annessa festa nella masseria del papà Antonio, non lontano dall'attico di 173 metri quadri dove andrà ad abitare, ovviamente un regalo del papà Antonio.
E ancora. A 26 anni Elio Mastella fa il pendolare, lavora nell'azienda Selex, e percorre ogni giorno 48 chilometri. A 26 anni Cristiano Di Pietro percorre invece la strada verso casa, perché pur essendo poliziotto di prima nomina, viene magicamente trasferito in un baleno dalla Lombardia a Vasto, a due passi da papà Antonio.

Tutti uguali, questi figli di papà. Oggi Elio Mastella lavora in una grande impresa, stipendio 1.800 euro al mese, inquadrato come dipendente nel settimo livello. Mentre Cristiano Di Pietro oggi è inquadrato come consigliere comunale nel paese di papà Antonio, consigliere provinciale nella provincia di papà Antonio, iscritto al partito di papà Antonio, ha saputo coltivare ottimi rapporti con l'ex ministro dei Lavori pubblici, cioè il papà Antonio.

Tutto questo per dire che, almeno stavolta, i luoghi comuni sono azzeccati: è vero, è la solita razza, i soliti privilegiati, sono tutti uguali, questi figli di papà. Se poi il papà si chiama Antonio, diventano persino più uguali degli altri.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317152
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda franz il 29/12/2008, 16:43

franz ha scritto:Tutto questo per dire che, almeno stavolta, i luoghi comuni sono azzeccati: è vero, è la solita razza, i soliti privilegiati, sono tutti uguali, questi figli di papà. Se poi il papà si chiama Antonio, diventano persino più uguali degli altri.

Pronta la reazione filiale, comunicata dal padre nel suo Blog.

Cristiano di Pietro, mio figlio, scrive una lettera che pubblico.
Uscirà dall’Italia dei Valori. Lo trovo un gesto corretto e per certi versi forse eccessivo visto che non è nemmeno indagato, ma lo rispetto e ne prendo atto.


"Montenero li 29.12.08

All’on.le Giuseppe Astore, Presidente ufficio politico regionale IDV - Campobasso
Al dott. Giuseppe Caterina, Segretario regionale IDV - Campobasso
Ai componenti Ufficio Presidenza IDV nazionale – Loro Sedi

Gentili amici,
ho fatto e faccio il mio dovere di consigliere comunale e provinciale senza mai aver infranto la legge (ed infatti nessuna autorità giudiziaria mi ha mai mosso alcun rilievo). Eppure mi ritrovo tutti i giorni sbattuto in prima pagina come se fossi un “appestato”.

La mia unica colpa è quella di essere “figlio di mio padre”: per colpire lui stanno colpendo me, mia moglie ed i miei tre figli, dimenticando che anche noi abbiamo la nostra dignità ed abbiamo il diritto di esistere.

Lascio l’Italia dei Valori e conseguentemente ogni incarico di partito ed anche il mio ruolo di Capogruppo al Consiglio provinciale di Campobasso, ove mi iscriverò al Gruppo misto. Lo faccio con sofferenza e dispiacere (soprattutto per la disumana ingiustizia che sto patendo) ma non voglio creare imbarazzo alcuno al partito.

Attenderò serenamente che la Procura di Napoli completi le indagini preliminari in corso (che peraltro nemmeno riguardano la mia persona) in esito alle quali ogni singola posizione personale potrà essere chiara a tutti. Poi, quando tutto sarà chiarito, ne riparleremo.

Un caro saluto ed un sincero augurio per un anno migliore,

Cristiano Di Pietro"
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Caso Pescara, Violante e l'ANM

Messaggioda franz il 29/12/2008, 16:47

Renzo, Elio, Piersilvio
La «guerra a colpi di figli»

Duello tra l’ex pm e il Cavaliere. Bossi e la «trota». Quella volta di Veltroni e Casini...

ROMA — Belli, i figli. Preziosi. Adorabili. Anche se poi te li ritrovi con il pizzetto che gli esalta il doppiomento (tipo Cristiano Di Pietro, per capirci). No, davvero, tutto questo non importa. Perché i figli sono loro che diventano te. Sono loro che ti prendono il cognome e pure il nome. Sono le stesse tue smorfie, le stesse labbra, lo stesso modo di gesticolare. Pazzesco. Meraviglioso. Sono pezzi dell’animo. Del cuore. Del tuo cuore. Ma a un patto. Sì, a pensarci bene, a un patto. Quello di non finire, per colpa loro, sulle prime pagine dei giornali. Perché se ci finiscono, il papà è costretto poi a parlare come Geppetto: il mio Pinocchio, giuro, è proprio un bravo bambino. Diciamoci la verità: tra le tante appetibili (finché sarà possibile pubblicarle), l’intercettazione più interessante — e se mai ce ne dovesse essere una, dovrebbe essere ambientale — è quella relativa all’ultimo dialogo tra Antonio Di Pietro e suo figlio.

Cosa avrà detto il duro e incorruttibile Tonino al figlio che, come abbiamo letto, chiedeva cortesie per i suoi stimabili amici? Ieri, sull’Unità, a pagine 3, nella rubrica dove si fa chiamare in modo piuttosto eloquente «Zorro», Marco Travaglio sottolineava come appunto «il Giornale berluscomico dedichi mezza dozzine di pagine al giorno allo sciagurato figlio di Di Pietro, beccato a raccomandare amici a un dirigente dei Lavori pubblici poi trasferito dal padre... », con lo stesso impegno con cui, nel luglio del 2004, sorvolava invece sulla vicenda che coinvolse Marina e Piersilvio Berlusconi, «indagati col padre a Milano non per qualche raccomandazione, ma per ricettazione e riciclaggio nell’inchiesta sulla compravendita di diritti cinematografici in America tramite società off-shore (poi la loro posizione fu archiviata, ndr). Mario Cervi, sul Giornale, implorò i giudici: "Ci si rivolga al Cavaliere. Marina e Piersilvio, dirigenti di fresca età, non c’entrano...». Che poi, a pensarci, polemiche a parte, il punto era e resta in fondo questo: i figli quanto c’entrano? A volte, e questo uno come Umberto Bossi può testimoniarlo, i figlioli vengono usati. Per dire: due anni fa, il ventottenne Riccardo, primogenito del Senatur e della sua prima moglie Gigliola Guidali, espresse il desiderio di partecipare al reality-show «L’isola dei famosi » (contattato dalla Simo, lui s’era visto subito celebre naufrago ai Caraibi: antesignano di Luxuria e del bidello piangente Capponi). I ranghi della Lega insorsero però indignati, i colonnelli della Padania (Maroni, Calderoli etc) si dissero allibiti, buona parte della politica italiana avviò, sulla notizia, un banchetto memorabile.

Quasi quanto quello—in effetti però più simile a un tormentone —che ormai da mesi coinvolge anche l’altro figlio di Bossi, il Renzo, detto Renzino, vent’anni, nato dalle seconde nozze del Senatur con Manuela Marrone. Il Renzino che fa? Non riesce a conquistare la maturità. Niente. Tre volte, l’ha ripetuta (grazie anche a un ricorso al Tar), e tre volte l’han bocciato. La reazione del padre potete immaginarla. Un mugugno e una frase, divenuta ormai cult, rivolta al figlio che, sui giornali, qualche cronista generoso già definiva delfino. «Altro che delfino... tu, per me, sei piuttosto una trota...» (impossibile la traduzione dal celtico, ndr). Naturalmente non è poi mica sempre così che va: i genitori non perdono sempre la pazienza. A volte, infatti, sono fortunati. Esempio? Il ministro Ignazio La Russa. Che ha un figlio come Geronimo, avvocato, le idee chiare: «Uno con il mio cognome deve stare attento due volte. Perché da te si aspettano sempre il meglio. E perché se sbagli, danneggi tuo padre». Sante parole. Da invidiare. Prendete Pier Ferdinando Casini. Due anni fa, a passeggio nell’elegante Cortina, si sfogò con Chi: «Ahimè... mia figlia ama un comunista ». Lei, Benedetta. Lui, David. Casini: «Purtroppo questo David non lo vedrò mai leggere Libero...». Toni non affettuosi, ma indulgenti. I papà fanno i papà. Mai, comunque, come Clemente Mastella. Che di figli finiti sui giornali ne ha due: Elio, che — ricorderete — difende la villa di famiglia a Ceppaloni dall’assalto della troupe delle Iene, e Pellegrino.

Di quest’ultimo dette notizia Il Sole 24 ore: Pellegrino Mastella, 31 anni, figlio di Clemente (all’epoca ancora ministro di Grazia e Giustizia) e di Sandra Lonardo (all’epoca ancora presidente del Consiglio regionale della Campania) è stato ingaggiato dal ministero dello Sviluppo (alla cui guida c’era Pier Luigi Bersani, con Clemente compagno di banco a Palazzo Chigi) come consulente. Nel dettaglio, «l’incarico è quello di approfondire le specificità dei modelli anglosassoni e...». Commento— indignato — di papà Clemente: «Mio figlio è avvocato, quel contratto è regolare e poi, diciamolo, mio figlio se lo merita proprio...». Sul genere di merito, ha qualche perplessità Omar Calabrese, docente di semiotica all’università di Siena: «Questa è una stagione in cui, al ragionamento politico, prevale il buon senso di massa. E perciò l’idea che il potere possa essere usato non per ottenere il bene comune, ma solo il bene dei figli, può certamente deformare gravemente l’immagine di qualsiasi politico». Non casualmente, mentre Walter Veltroni spiega subito che i modesti 60 metri quadrati di casa a Manhattan destinati a Martina, la sua primogenita ventenne e talentuosa figliola appassionata di cinema, sono stati acquistati «grazie ai diritti d’autore del romanzo "La scoperta dell’alba"», Silvio Berlusconi anticipa tutti e annuncia che suo figlio Luigi, causa crisi, non potrà cambiare l’automobile. «Anche se poi lui certi problemi non dovrebbe soffrirli, avendo

Fabrizio Roncone
29 dicembre 2008
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Prove di dialogo

Messaggioda ranvit il 03/01/2009, 19:09

Da ilmattino.it :

03/01/2009
TERESA BARTOLI Roma.
Il primo banco di prova per le dichiarate disponibilità al confronto sarà la giustizia. Perché, pur avendo assicurato ad Umberto Bossi che la priorità resta il federalismo, Silvio Berlusconi vuole stringere i tempi. La prima tranche della riforma sarà argomento di discussione già il nove gennaio prossimo, alla prima riunione del consiglio del ministri del 2009. Lì Angelino Alfano illustrerà ai colleghi il disegno di legge ordinario. E la maggioranza considera «un segnale positivo» le aperture del Pd che con il guardasigilli ombra Lanfranco Tenaglia propone di affidare ad un collegio di tre giudici la decisione sulle ordinanze di custodia cautelare. Ma il clima resta di diffidenza, Antonio Di Pietro dice no a «riforme per la casta» e dagli addetti ai lavori arriva un no anche alle proposte dell’opposizione. Berlusconi intende ottenere entro la fine del mese il sì alla riforma che sarà proposta per via ordinaria secondo i punti già illustrati da Alfano a maggioranza, opposizione e operatori del settore. A marzo, invece, verrebbe proposta la riforma costituzionale per intervenire su composizione, compiti e criteri di elezione del Csm: una previsione che pesa come un macigno sui tentativi di convergenza sulla prima parte dell’intervento riformatore. «No a inciuci» dice Tenaglia lanciando la proposta sulla custodia cautelare ma proponendo anche di aprire un «tavolo di concertazione» al quale chiamare le parti interessate al pianeta giustizia per individuare le riforme possibili e condivise. Dalla maggioranza è un coro - da Ghedini, nell’intervista a fianco fino a Gaetano Pecorella e Giulia Bongiorno - per accogliere il «cambio di atteggiamento» dell’opposizione. Ma la maggioranza rivendica anche il diritto di presentare un suo testo in parlamento e su quello aprire il confronto su una riforma che - ribadisce il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - è «indispensabile». Tanto indispensabile che dai due fronti opposti e con argomenti simili, Italo Bocchino (Pdl) e Luciano Violante (Pd) chiamano i due poli ed i loro leader a rompere gli indugi e ad una «prova di coraggio» che porti ad un risultato positivo. Come il Pd, anche l’Udc - con il segretario Lorenzo Cesa e Roberto Rao - conferma la piena disponibilità a concorrere alla riforma e saluta «la novità positiva di approccio» del partito di Veltroni. Diverso l’atteggiamento di Antonio Di Pietro che avverte: «Le uniche riforme a cui Idv darà il suo avallo in tema di giustizia sono quelle che consentono l’aumento delle risorse, l’aumento del personale e la velocizzazione dei processi. Tutto il resto serva alla casta per non farsi processare e noi non ci staremo». Anche dalle toghe viene un altolà alle proposte di Tenaglia sul collegio per le decisioni in materia di custodia cautelare. L’Associazione nazionale magistrati la boccia come «impraticabile» visti gli attuali organici, pena la «paralisi di tanti uffici giudiziari» come dice il leader del sindacato delle toghe Luca Palamara spiegando che «prevedere un collegio di tre giudici porterebbe, per il sistema delle incompatibilità alla paralisi dell’attività dei piccoli tribunali» visto che i giudici si esprimerebbero sulla custodia e non più sul merito. Un problema rilevante visto che i piccoli tribunali sono un centinaio dei 166 uffici giudiziari italiani e che 67 hanno un organico al di sotto delle venti unità. È critica anche l’Unione delle Camere penali: «Non è affatto detto - sostiene il presidente Oreste Dominioni - che le cose andrebbero meglio. Perché il difetto è nel manico: nel nostro ordinamento il giudice partecipa ad una funzione generale comune a quella dell’accusa, la persecuzione penale. È questo che impedisce un forte controllo giurisdizionale della funzione di accusa. Per questo bisogna separare le funzioni di giudici e pm».
----------------------------------------------------------------------

Molto bene!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Precedente

Torna a Sicurezza, Giustizia, Informazione

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 15 ospiti

cron