malware di Stato

“Un servizio di impareggiabile valore”: così lo Stato aiutava Hacking Team
I rapporti tra l’azienda milanese e i servizi ruotano intorno a due persone: il colonnello Riccardo Russi e il generale Antonello Vitale. E andavano ben oltre lo schema cliente-venditore, tanto che nel 2014 i due aiutano Vincenzetti anche a svelare i piani di due dipendenti in uscita
“Il C ha letteralmente “stanato” MM (e anche GL), ha portato alla luce del sole il loro vero progetto e ha reso all’azienda un servizio di impareggiabile valore”.Bisogna destreggiarsi tra abbreviazioni e termini tecnici, ma nel milione di email di Hacking Team messe in rete da WikiLeaks si scoprono sempre più storie e sempre più dettagli. Come le righe qui sopra, del 28 giugno 2014. Come vedremo, il segno di un’alleanza sorprendente tra lo Stato italiano e la società milanese specializzata in software spioni. Proprio tra maggio e giugno 2014, i servizi avrebbero aiutato David Vincenzetti, ceo di Hacking Team, a fronteggiare una scissione interna e la scelta di due dipendenti di mettersi in proprio.
Il colonnello e il generale, corteggiati
Nel dedalo di email divenute pubbliche con l’attacco informatico subito da Hacking Team il 5 luglio, emergono due figure cardine del rapporto tra l’azienda e i servizi italiani. Sono il colonnello Riccardo Russi e il generale Antonello Vitale. Entrambi sono oggetto di un lungo e continuo corteggiamento da parte di Vincenzetti. Che manda loro notizie sul cybercrimine e offre più o meno direttamente nuovi prodotti e nuovi sistemi. Il 14 dicembre il ceo di Hacking Team scrive ai due: “La nostra tecnologia dev’essere portata avanti al più presto e declinata secondo le esigenze del Governo Italiano. Se vogliamo muoverci dobbiamo farlo ora”.
I contratti e l’aiuto contro il MiSe
Russi e Vitale comunicano tramite le proprie caselle e-mail personali e non quelle istituzionali. Ricostruendo la fitta rete di contatti, restano pochi dubbi: sono loro i contatti della Presidenza del Consiglio che - a novembre 2014 - si adoperano per liberare Hacking Team dai nodi burocratici imposti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Obblighi di autorizzazione per l’export, che secondo Vincenzetti avrebbero significato la chiusura della ditta. E che vengono sospesi grazie agli interventi dall’alto. Interessati, certo: è dal 2012 e fino a tutto il 2015 che la Presidenza del Consiglio dei Ministri - cioè i servizi - usano e pagano per decine di migliaia di euro i prodotti di HT.
I due traditori
Ma torniamo a giugno 2014, perché è lì che si intuisce quanto l’aiuto dato ad Hacking Team dai due ufficiali potesse andar oltre i rapporti normali tra cliente e e venditore. I due dipendenti in uscita sono Mostapha Maanna e Guido Landi. Hanno deciso di mettersi in proprio - come fa anche un terzo, Alberto Pelliccione - sfruttando quanto imparato fin lì. Tradiranno Hacking Team vendendone i segreti, secondo la versione di Vincenzetti. Ma i due in qualche modo vengono scoperti dai due ganci governativi dell’azienda, Vitale e Russi. Che si mettono persino a disposizione di Vincenzetti per incastrarli. A inizio maggio Russi incontra due volte Maanna e Landi, si fa spiegare tutto sulla nuova avventura in vista, poi fa rapporto al capo di Hacking Team. Che il 15 maggio convoca tutti i dipendenti e annuncia le dimissioni dei due colleghi “traditori”. E poi a fine giugno esulta, come sopra: “Il C ha letteralmente “stanato” MM (e anche GL), ha portato alla luce del sole il loro vero progetto e ha reso all’azienda un servizio di impareggiabile valore”.
Investigazioni pubbliche per uso privato
Ma se sei il titolare della migliore azienda italiana (e non solo) per spiare pc e telefoni, non può finire così. Perché nel frattempo, appena usciti da Hacking Team, Maanna e Landi creano la MALA srl, con sede a Torino. E allora Vincenzetti torna a chiedere aiuto ai suoi amici potenti. Lo stesso Russi - il 28 giugno - chiede a Vincenzetti del materiale per le proprie indagini: “Quello di cui ho bisogno sarebbe una relazione/resoconto, in ordine cronologico su quanto accaduto, iniziando dalle dimissioni di Pelliccione, la visita del generale, la mia e la successiva scoperta delle precedenti intenzioni del Maanna, fino alle loro dimissioni. Così da poter mettere in ordine cronologico tutti i particolari. Una descrizione sommaria dei danni che due potrebbero arrecare alla hackingteam”. Il giorno dopo, Vincenzetti può esultare ancora, scrivendo a un suo collaboratore, Fabrizio Cornelli: “Due giorni di lavoro di gran lunga più intensi di tanti altri. True life hacking. Ma è per i nostri amici del governo che ora intensificano le attività su alcune persone che frequentavamo”.
Le investigazioni private
Un anno dopo, Hacking Team e Vincenzetti non si sono di certo dimenticati dei due ex colleghi. Loro cercano ancora di fare concorrenza all’ex azienda, ma forse non hanno idea di chi si sono messi contro. In vista di una causa legale da intentare contro i due, a fine aprile 2015 Hacking Team decide di affidarsi a una società di investigazioni private milanese, diretta da Fabio Di Venosa. Maanna e Landi vengono pedinati per 11 giorni tra fine giugno e inizio luglio, come mostrano i resoconti inviati dalla società investigativa. Il costo è di 70 euro all’ora per investigatore. E l’ultimo giorno di sorveglianza è stato il 4 luglio scorso. Come finirà, ora che gli hacker hanno hackerato Haking Team, è davvero impossibile dirlo.
http://www.lastampa.it/2015/07/11/tecno ... agina.html
I rapporti tra l’azienda milanese e i servizi ruotano intorno a due persone: il colonnello Riccardo Russi e il generale Antonello Vitale. E andavano ben oltre lo schema cliente-venditore, tanto che nel 2014 i due aiutano Vincenzetti anche a svelare i piani di due dipendenti in uscita
“Il C ha letteralmente “stanato” MM (e anche GL), ha portato alla luce del sole il loro vero progetto e ha reso all’azienda un servizio di impareggiabile valore”.Bisogna destreggiarsi tra abbreviazioni e termini tecnici, ma nel milione di email di Hacking Team messe in rete da WikiLeaks si scoprono sempre più storie e sempre più dettagli. Come le righe qui sopra, del 28 giugno 2014. Come vedremo, il segno di un’alleanza sorprendente tra lo Stato italiano e la società milanese specializzata in software spioni. Proprio tra maggio e giugno 2014, i servizi avrebbero aiutato David Vincenzetti, ceo di Hacking Team, a fronteggiare una scissione interna e la scelta di due dipendenti di mettersi in proprio.
Il colonnello e il generale, corteggiati
Nel dedalo di email divenute pubbliche con l’attacco informatico subito da Hacking Team il 5 luglio, emergono due figure cardine del rapporto tra l’azienda e i servizi italiani. Sono il colonnello Riccardo Russi e il generale Antonello Vitale. Entrambi sono oggetto di un lungo e continuo corteggiamento da parte di Vincenzetti. Che manda loro notizie sul cybercrimine e offre più o meno direttamente nuovi prodotti e nuovi sistemi. Il 14 dicembre il ceo di Hacking Team scrive ai due: “La nostra tecnologia dev’essere portata avanti al più presto e declinata secondo le esigenze del Governo Italiano. Se vogliamo muoverci dobbiamo farlo ora”.
I contratti e l’aiuto contro il MiSe
Russi e Vitale comunicano tramite le proprie caselle e-mail personali e non quelle istituzionali. Ricostruendo la fitta rete di contatti, restano pochi dubbi: sono loro i contatti della Presidenza del Consiglio che - a novembre 2014 - si adoperano per liberare Hacking Team dai nodi burocratici imposti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Obblighi di autorizzazione per l’export, che secondo Vincenzetti avrebbero significato la chiusura della ditta. E che vengono sospesi grazie agli interventi dall’alto. Interessati, certo: è dal 2012 e fino a tutto il 2015 che la Presidenza del Consiglio dei Ministri - cioè i servizi - usano e pagano per decine di migliaia di euro i prodotti di HT.
I due traditori
Ma torniamo a giugno 2014, perché è lì che si intuisce quanto l’aiuto dato ad Hacking Team dai due ufficiali potesse andar oltre i rapporti normali tra cliente e e venditore. I due dipendenti in uscita sono Mostapha Maanna e Guido Landi. Hanno deciso di mettersi in proprio - come fa anche un terzo, Alberto Pelliccione - sfruttando quanto imparato fin lì. Tradiranno Hacking Team vendendone i segreti, secondo la versione di Vincenzetti. Ma i due in qualche modo vengono scoperti dai due ganci governativi dell’azienda, Vitale e Russi. Che si mettono persino a disposizione di Vincenzetti per incastrarli. A inizio maggio Russi incontra due volte Maanna e Landi, si fa spiegare tutto sulla nuova avventura in vista, poi fa rapporto al capo di Hacking Team. Che il 15 maggio convoca tutti i dipendenti e annuncia le dimissioni dei due colleghi “traditori”. E poi a fine giugno esulta, come sopra: “Il C ha letteralmente “stanato” MM (e anche GL), ha portato alla luce del sole il loro vero progetto e ha reso all’azienda un servizio di impareggiabile valore”.
Investigazioni pubbliche per uso privato
Ma se sei il titolare della migliore azienda italiana (e non solo) per spiare pc e telefoni, non può finire così. Perché nel frattempo, appena usciti da Hacking Team, Maanna e Landi creano la MALA srl, con sede a Torino. E allora Vincenzetti torna a chiedere aiuto ai suoi amici potenti. Lo stesso Russi - il 28 giugno - chiede a Vincenzetti del materiale per le proprie indagini: “Quello di cui ho bisogno sarebbe una relazione/resoconto, in ordine cronologico su quanto accaduto, iniziando dalle dimissioni di Pelliccione, la visita del generale, la mia e la successiva scoperta delle precedenti intenzioni del Maanna, fino alle loro dimissioni. Così da poter mettere in ordine cronologico tutti i particolari. Una descrizione sommaria dei danni che due potrebbero arrecare alla hackingteam”. Il giorno dopo, Vincenzetti può esultare ancora, scrivendo a un suo collaboratore, Fabrizio Cornelli: “Due giorni di lavoro di gran lunga più intensi di tanti altri. True life hacking. Ma è per i nostri amici del governo che ora intensificano le attività su alcune persone che frequentavamo”.
Le investigazioni private
Un anno dopo, Hacking Team e Vincenzetti non si sono di certo dimenticati dei due ex colleghi. Loro cercano ancora di fare concorrenza all’ex azienda, ma forse non hanno idea di chi si sono messi contro. In vista di una causa legale da intentare contro i due, a fine aprile 2015 Hacking Team decide di affidarsi a una società di investigazioni private milanese, diretta da Fabio Di Venosa. Maanna e Landi vengono pedinati per 11 giorni tra fine giugno e inizio luglio, come mostrano i resoconti inviati dalla società investigativa. Il costo è di 70 euro all’ora per investigatore. E l’ultimo giorno di sorveglianza è stato il 4 luglio scorso. Come finirà, ora che gli hacker hanno hackerato Haking Team, è davvero impossibile dirlo.
http://www.lastampa.it/2015/07/11/tecno ... agina.html