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Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Messaggioda gabriele il 25/05/2015, 20:33

Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Questo testo era nascosto da qualche parte, e oggi e venuto fuori quasi di getto, senza una specifica ragione, perché la mia pazienza nei confronti di tutti coloro a cui è rivolta la lettera è finita, ed è arrivato il momento di parlare chiaro.

Scrivo a te, Matteo Renzi, perché sei a capo di un governo che dovrebbe dare indicazioni di indirizzo tali da creare i cittadini digitali di oggi e – soprattutto – di domani, ma nella realtà non fai altro che perpetuare le posizioni “novecentesche” di chi ti ha preceduto, perché non hai la competenza per capire che siamo entrati nell’era digitale del terzo millennio, e non sei in grado di individuare qualcuno capace di aiutarti in questo percorso.

Scrivo a te, Agenzia per l’Italia Digitale, perché non solo non aiuti il governo a redarre le indicazioni di indirizzo in modo corretto, ma quando lo fai – come nel caso dell’Articolo 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale – sei la prima a non rispettare le regole contenute nei documenti che hai contribuito a redigere, e a utilizzare formati non standard come quelli di Microsoft Office, invece di dare il buon esempio e usare Open Document Format (il formato standard e aperto).

Scrivo a te, Microsoft, perché continui a fare innovazione assumendo avvocati e lobbisti, per difendere le posizioni “novecentesche” che ti hanno permesso – con la complicità dei politici – di creare un impero che condiziona non solo le scelte economiche, perché questo sarebbe il meno, ma le scelte culturali dei cittadini, per tenerli ancorati al passato invece che proiettarli verso il futuro, e proteggere solo i tuoi interessi economici.

Scrivo a te, IBM, e insieme a te alle aziende e agli individui che si riempiono la bocca con il termine open source, perché non conoscete il software libero e quindi temete – o meglio detestate – quella comunità che rappresenta il punto di forza del software libero, in quanto mette sul tavolo – condividendo le proprie conoscenze in modo trasparente – quella forza straripante dell’intelligenza condivisa che è l’unico strumento di innovazione del terzo millennio.

Scrivo a te, oscuro funzionario della Corte dei Conti, che invece di vegliare sul rispetto delle leggi da parte degli enti della pubblica amministrazione, sei stato il primo a infrangerle, chiedendo agli enti di usare per il proprio bilancio un formato proprietario dei documenti il cui uso è vietato dagli Articoli 52 e 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale, per cui ti sei reso colpevole di quel danno erariale che tu stesso dovresti comminare: e se è lo stesso controllore a ignorare la legge, come possiamo biasimare il controllato?

Scrivo a te, imprenditore italiano che fornisci software proprietario alla pubblica amministrazione, perché – nel tuo incommensurabile provincialismo – hai la faccia tosta di continuare a difendere le tue scelte discutibili, in quanto hai usato Internet Explorer e/o RTF su indicazione di Microsoft, dimostrando una preoccupante incompetenza in funzione della tua posizione, invece di abbracciare quell’universo di software e di formati standard e aperti che rappresenta il futuro e spalanca la strada dell’interoperabilità e dell’innovazione.

Scrivo a te, dirigente scolastico, perché accetti in modo acritico la sponsorizzazione della tua associazione da parte di Microsoft, facendo finta che si tratti di un supporto logistico e non di un elemento della strategia “embrace extend extinguish” (abbraccia allarga annichilisci), e quindi abdichi al tuo prezioso ruolo istituzionale per diventare uno strumento nelle mani di chi va contro gli stessi interessi che tu dovresti rappresentare (e persino difendere).

Scrivo a te, funzionario della pubblica amministrazione, perché nella maggior parte dei casi ti nascondi dietro alla comoda posizione del “fanno tutti così” senza nemmeno chiederti se fare così ha ancora senso, per la qualità del tuo lavoro, e per la trasparenza nei confronti di quei cittadini che pagano il tuo stipendio, e hanno il diritto di chiederti delle scelte che proteggano non solo il tuo posto di lavoro, ma anche l’accessibilità e l’interoperabilità dei contenuti per le generazioni attuali e per quelle future.

E infine, scrivo a te, cittadino italiano, che ti accontenti delle spiegazioni che ricevi – direttamente o indirettamente – da quelli che sono pagati per venderti dei prodotti – personal computer, sistemi operativi e programmi – che perpetuano la tua dipendenza dalle grandi multinazionali, invece che esercitare il tuo sacrosanto diritto alla libertà attraverso lo studio delle alternative disponibili sul mercato, per effettuare una scelta consapevole.

E’ difficile fare un parallelo per descrivere questa situazione, perché in qualsiasi altro mercato esiste una pluralità di opzioni che permette agli individui di fare una scelta – pur influenzata dalla pubblicità – sulla base delle proprie preferenze e delle proprie possibilità economiche. In questo caso, tutti fanno finta che ci sia una sola soluzione, un po’ per convenienza e un po’ per ignoranza, come se si trattasse di un fatto del tutto normale.

In qualsiasi altro mercato, le istituzioni hanno difeso i cittadini nei confronti di quelle organizzazioni che – indipendentemente dalla loro natura – andavano contro gli interessi della comunità, e a vantaggio esclusivamente dei propri. Purtroppo, il mondo delle tecnologie dell’informazione, nonostante la sua enorme importanza strategica, soprattutto per la formazione delle nuove generazioni di cittadini, rappresenta una “sorprendente” eccezione.

In questo momento, invidio i cittadini britannici, perché il loro governo ha avuto il coraggio di prendere una decisione importante, che risolve in modo unilaterale – di fronte a una situazione simile a quella italiana – la maggior parte dei problemi, scegliendo il formato standard dei documenti ODF, e di conseguenza offrendo agli utenti quella libertà che gli utenti stessi non erano in grado di conquistare in modo autonomo. E invidio i cittadini francesi, perché il loro governo sta intraprendendo un percorso simile, che porterà – auspicabilmente – allo stesso risultato nel corso dei prossimi mesi.

E invidio il fatto che il governo inglese abbia avuto la lungimiranza di andare a cercare gli esperti di formati standard e aperti in ogni parte del mondo, non tanto perché ha interpellato anche il sottoscritto – che è esperto solo perché studia e approfondisce quello che non conosce – ma perché ha compreso che l’innovazione si può fare solo con la condivisione della conoscenza, a tutti i livelli, e senza falsi confini.

Rispettosamente, ma non troppo, Italo Vignoli,
Presidente Onorario, Associazione LibreItalia ONLUS

http://www.istitutomajorana.it/index.ph ... &Itemid=33

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pochi minuti di sfogo che purtroppo in pochi ascolteranno
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Re: Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Messaggioda pianogrande il 25/05/2015, 20:45

Vabe'.
Condivido l'anatema contro i formati proprietari e contro i vari monopoli.

L'auspicio principale, però, sarebbe innanzitutto quello di portare internet alla portata di tutti almeno fisicamente.

Se continuo a trovarmi in posti dove "non prende" né il cellulare né la chiavetta e davanti a call center che trattano il cliente (pagante e anche tanto) come un bambino analfabeta rimbambito o per collegarmi a un WiFi (dove ce n'è) devo prima scrivere la storia della mia famiglia compreso il gruppo sanguigno del mio bisnonno, tutto il resto è importante ma viene dopo.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Messaggioda gabriele il 26/05/2015, 13:07

pianogrande ha scritto:Vabe'.
Condivido l'anatema contro i formati proprietari e contro i vari monopoli.

L'auspicio principale, però, sarebbe innanzitutto quello di portare internet alla portata di tutti almeno fisicamente.

Se continuo a trovarmi in posti dove "non prende" né il cellulare né la chiavetta e davanti a call center che trattano il cliente (pagante e anche tanto) come un bambino analfabeta rimbambito o per collegarmi a un WiFi (dove ce n'è) devo prima scrivere la storia della mia famiglia compreso il gruppo sanguigno del mio bisnonno, tutto il resto è importante ma viene dopo.


Il concetto è diverso.
Se devi scrivere ad esempio al tuo comune ma questo vuole solo file in formato proprietario perché ha un programma di lettura/scrittura proprietario (i nomi mettili tu, tanto sappiamo di chi stiamo parlando) e gli altri formati li legge male, allora devi comprare quel preciso programma di lettura e scrittura.

Nel Regno Unito da pochissimo hanno imposto che per le comunicazioni fra gli enti pubblici e i cittadini si debba obbligatoriamente utilizzare il formato odf (open document format). E' un formato aperto, leggibile dai tutti i più moderni editor di testo, proprietari, open o free.

Per non parlare dell'utilizzo di sistemi operativi proprietario, quindi a codice chiuso, utilizzati negli ambiente pubblici. Utilizzare un sistema sistema operativo chiuso è come guidare una macchina col vano motore saldato. E' vero: l'utente normale sa a malapena come funziona un motore, ma qualcun'altro che lo sa potrebbe dirti se il motore funziona o se ha problemi, se ha una centralina che monitora continuamente i tuoi spostamenti oppure se è lindo come una saponetta appena acquistata. La stessa cosa vale per i software. Il codice di un programma aperto è visionato da milioni di programmatori.
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Re: Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Messaggioda pianogrande il 26/05/2015, 14:07

Più che il concetto è la priorità che è diversa.
Innanzitutto, internet deve arrivare a tutti e in modo più facile possibile e senza interruzioni, necessità di resettaggi o telefonate a call center frettolosi ed arroganti.
Neanche questo standard minimo abbiamo nel nostro paese.

Tutto il resto è sacrosanto e doveroso e tutto quello che vogliamo, per carità, ma la priorità mi sembra chiara.

A me non è mai capitato di avere problemi di formati (tranne, per la verità, con una banca che mi ha detto addirittura quale browser dovevo usare pena la operatività non sempre garantita).

Mi capita invece di non poter operare su internet o con lentezza e affidabilità tali che faccio prima ad andarci fisicamente in quell'ufficio.
Mi capita anche di lavorare col WiFi di un bar dove faccio i miei affari privati tra un caffè e una coca cola.

Aggiungo, mi capita anche un posticino con grandi pretese turistiche dove il WiFi che funziona è a pagamento.
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Re: Lettera Aperta sulla Cittadinanza Digitale

Messaggioda gabriele il 26/05/2015, 15:05

pianogrande ha scritto:Più che il concetto è la priorità che è diversa.
Innanzitutto, internet deve arrivare a tutti e in modo più facile possibile e senza interruzioni, necessità di resettaggi o telefonate a call center frettolosi ed arroganti.
Neanche questo standard minimo abbiamo nel nostro paese.

Tutto il resto è sacrosanto e doveroso e tutto quello che vogliamo, per carità, ma la priorità mi sembra chiara.

A me non è mai capitato di avere problemi di formati (tranne, per la verità, con una banca che mi ha detto addirittura quale browser dovevo usare pena la operatività non sempre garantita).

Mi capita invece di non poter operare su internet o con lentezza e affidabilità tali che faccio prima ad andarci fisicamente in quell'ufficio.
Mi capita anche di lavorare col WiFi di un bar dove faccio i miei affari privati tra un caffè e una coca cola.

Aggiungo, mi capita anche un posticino con grandi pretese turistiche dove il WiFi che funziona è a pagamento.


sembra che non ci capiamo. Forse perchè stiamo parlando di cose diverse. Tu parli dell'accesso internet e sono pienamente d'accordo. Io parlo di formati aperti e liberi con licenza GNU

Allora, finché la questione del formato-licenza è fra privati, affari loro. Se un'azienda vuole comprare Office e prodotti correlati al posto di software libero, è liberissima di farlo. Non vedo invece il motivo per cui la stessa cosa devr avvenire invece per un cittadino che si rivolge alla PA. Per poter leggere correttamente un documento word con i font giusti, ad esempio, il cittadino deve possedere un pc con installato windows, o una sua emulazione su altro sistema operativo, e office. Due licenze dal costo piuttosto alto. Ma anche se fosse basso sarebbe sbagliato.
Alla PA devo al massimo il costo amministrativo di una mia richiesta. Non vedo perché per fare ciò devo pagare per forza un intermediario che grazie ai suio mezzi mi permette di leggere quanto la PA mi invia (o quanto voglio inviare ad essa).
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