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L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda trilogy il 01/04/2015, 14:42

L’uso e l’abuso/Intercettazioni, le lacrime dell’insaziabile coccodrillo
di Carlo Nordio

Alcuni giorni fa l’onorevole Bersani, a margine dell’ inchiesta di Firenze, ha auspicato una riforma della disciplina delle intercettazioni: «Non si può buttar via così - ha detto - il nome di innocenti». Ieri l’onorevole D’ Alema ha usato espressioni più ferme e pittoresche: «La giustizia non può avere come fine quello di sputtanare le persone». Gli onorevoli Bersani e D’Alema non sono due neofiti dilettanti della politica: direttamente o indirettamente hanno governato il Paese per quasi dieci anni, dopo la caduta della prima Repubblica. E onestamente non si può dire che si siano occupati del problema con risultati tangibili. È quindi con grande piacere che ora apprendiamo questa netta presa di posizione.

Per conto nostro, scriviamo da circa vent’anni che questa barbarie giuridica va radicalmente eliminata per le seguenti ragioni. 1) Che i brogliacci della polizia giudiziaria con le trascrizioni delle telefonate non danno alcuna garanzia di autenticità (e infatti il codice ne prevederebbe la perizia). 2) Che la loro selezione ad opera di chi ascolta è opinabile e spesso arbitraria, fonte di rappresentazione ingannevole. 3) Che la libertà di stampa non solo non c’entra nulla, ma è anzi vulnerata e avvilita, perché il giornalista non scrive quello che sceglie lui, ma quello che altri gli hanno propinato. 4) Che in queste trascrizioni manca l’elemento più importante, cioè il tono della voce.

Secondo il tono della voce, infatti, anche un’imprecazione può essere affermativa, interlocutoria o negativa. 5) Che la loro funzione, che il codice vorrebbe quali mezzo di ricerca della prova, si è imbastardita diventando una prova a sè, con il risultato di farle finire nel fascicolo processuale e quindi sui giornali. 6) Da ultimo, ma non ultimo, che se le intercettazioni sono pericolose per i dialoganti, sono addirittura nefaste per i terzi ignari e sprovvisti di difesa. Come accade oggi per l’onorevole D’Alema. Com’è avvenuto che l’inviolabile segreto delle conversazioni, solennemente protetto dall’articolo 15 della Costituzione, sia stato così stracciato e offeso? È accaduto per una combinazione perversa di mistificazione, di interesse e di viltà.

La mistificazione sta in chi illude i cittadini che le intercettazioni tutelino la loro sicurezza, e che senza di queste tante indagini nemmeno inizierebbero. Non è vero: le inchieste più importanti della nostra storia giudiziaria, quelle contro il terrorismo e le brigate rosse, si sono felicemente concluse senza una sola intercettazione utile. L’interesse sta in chi maneggia questo strumento abominevole per alimentare il coccodrillo nella speranza che esso mangi il proprio avversario, senza sapere che alla fine il coccodrillo mangerà anche lui. E la viltà sta in tutti noi, che abbiano accettato questa nefandezza senza un esame critico delle sue conseguenze civili e morali.

Forse perché, abituati per secoli all’umiliazione dei sudditi, non abbiamo ancora acquisito il vigore dei cittadini. Se dunque potessimo dare un consiglio al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, diremmo questo: intervenga ora, con l’energia che gli è congeniale, usi lo strumento del decreto legge per eliminare questa porcheria. Le intercettazioni sono raramente indispensabili, talvolta utili e sempre insidiose.

Lo strumento tecnico per conciliarne l’(in)offensività con le esigenze investigative esiste già: sono le intercettazioni preventive, che funzionano benissimo contro il terrorismo. Sono anch’esse disposte dal magistrato, che però ne garantisce, sotto la sua responsabilità, la segretezza. Funzionano come spunto investigativo, ma non hanno valore probatorio. E quindi non finiscono tra gli atti e tantomeno sui giornali. Stimolano quelle indagini che reggono al dibattimento: le ricostruzioni dei flussi finanziari, i servizi di pedinamento e controllo, insomma i cosiddetti riscontri oggettivi. Mentre non si è mai visto un processo concludersi in modo utile sulla sola base di questo strumento invasivo e costoso. E infine, cosa più importante, l’insaziabile coccodrillo potrà morire di fame.

da: http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 0985.shtml
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda pianogrande il 01/04/2015, 17:45

La magistratura i mezzi deve averli a disposizione tutti.
Quello che va (rigorosamente) regolamentato è il loro uso.
Fino a qui sono d'accordo.

Sul fatto che vanno bene solo le intercettazioni che non hanno valore probatorio non vedo proprio il nesso con gli abusi.

Per quale misterioso principio una intercettazione non dovrebbe avere valore probatorio?

Solo in caso se ne possa mettere in dubbio l'autenticità.

Quindi, l'articolo parte da qualcosa di condivisibile per portare il lettore su una tesi davvero strana.
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda franz il 03/04/2015, 13:35

pianogrande ha scritto:Per quale misterioso principio una intercettazione non dovrebbe avere valore probatorio?

Solo in caso se ne possa mettere in dubbio l'autenticità.

Non sono esperto delle pastoie del diritto italiano ma cercando di ragionare con la mia testa (cosa che potrebbe essere in conflitto con la logica giuridica italiana ma non di altri paesi) direi che potrebbe presentarsi il seguente caso:

1) La magistratura dispone l'intercettazione delle telefonate di A per una serie di reati per cui A è indagato.
2) Durante le intercettazioni A parla al telefono con centinaia di persone, tra cui B e durante un dialogo tra A e B emerge che anche B ha compiuto un reato (o emerge una notizia di reato) verso terzi.

Da qui in poi la magistratura puo', nell'ambito delle procedure di garanzia, intercettare direttamente B (e mandargli un avviso di garanzia) ma l'intercettazione di B mentre parla con A non ha valore probatorio, perché le prove racconte durante quella intercettazione erano legalmete quelle per A e non ancora B.
Abbastanza tipico dei sistemi garantisti, come conosciamo dai film americani, per cui prove raccolte senza un mandato ufficiale non possono valere in tribunale.
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda pianogrande il 03/04/2015, 19:51

Prove raccolte senza un mandato ufficiale non possono valere in tribunale.

Durissima da digerire e anche questa tesi non può prescindere da ben precise regolamentazioni.

Se filmo uno che mi sta rubando la macchina non ho certo un mandato ufficiale.
Non lo dico per banalizzare ma proprio per evidenziare la complessità del problema.
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda franz il 04/04/2015, 9:27

Filmare quello che succede in strada non necessita di mandato e quindi l'esempio non è adeguato.
Entrare in casa, facendo irruzione senza mandato e scoprire droga nei cassetti invece non si puo' fare.
Pare che in USA si possa se il poliziotto afferma di aver sentito dei rumori sospetti o qualcuno che rantola o chiede aiuto. ;)
Diciamo che in certe occasioni sono ammesse eccezioni al mandato.
Intercettare, idem. È un'attività di intelligence che necessita di un mandato. E qui escamotage come quello sopra non ne vedo.
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda trilogy il 19/06/2015, 22:11

Decisamente bravo il procuratore capo di Roma. Smantella mafia capitale e impone il rispetto di una regola base della civiltà giuridica di un paese democratico.

Pignatone, svolta sulle intercettazioni: vietato depositare i colloqui con i legali

La nuova linea della procura di Roma sulle intercettazioni è in tre pagine firmate dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. Che solo due giorni fa le ha inviate al consiglio dell’Ordine degli avvocati, probabilmente per bloccare sul nascere una polemica che sarebbe potuta scaturire dalle ultime ordinanze su Mafia Capitale. L’alto magistrato ha dettato le regole semplici e anche un monito a pm e polizia giudiziaria: «È vietato - recita il documento - inserire nelle informative i dialoghi tra l’indagato e il suo legale qualora attengano alla funzione difensiva». Dunque, quelle parole sono inutilizzabili dal punto di vista processuale.
http://www.ilmessaggero.it/PAY/EDICOLA/ ... 8194.shtml
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Re: L’uso e l’abuso/Intercettazioni

Messaggioda Robyn il 20/06/2015, 10:47

La privacy è un campo molto vasto.La privacy và tutellata all'esterno dal rapporto di lavoro impedendo le intercettazioni della posta elettronica privata,la navigazione web,le chiamate e gli sms del cellulare e del pc privato del dipendente da parte del datore di lavoro ma può essere tutelata anche durante la prestazione lavorativa.I Pc e telefonini aziendali oltre ad essere lasciati in azienda possono essere abilitati per certi servizi e disabilitati per altri servizi per esempio per le chiamate in entrata e in uscita verso certi numeri,disabilitata la navigazione web verso certi servizi,compresa la disabilitazione di foto e riprese da cellulari che possono essere pubblicate senza il consenso del'interessato sul web,sù facebook.Le telecamere in molti ambiti neanche servono pensiamo ad esempio ai supermercati perche bastano i metal detector all'uscita.Le telecamere sugli scaffali non possono diventare un pretesto per controllare qualsiasi passo del dipendente
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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