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il caso De Magistris

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il caso De Magistris

Messaggioda trilogy il 26/09/2014, 12:28

De Magistris condannato per abuso d’ufficio: “Sconvolta la mia vita, ma rifarei tutto”

Un anno e tre mesi di reclusione per il sindaco di Napoli. Abuso d’ufficio quando era pm a Catanzaro per l’acquisizione di utenze telefoniche. Stessa condanna per il consulente Genchi
L’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris incassa una inattesa condanna per la vicenda delle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza le relative autorizzazioni nel 2006, quando era pubblico ministero a Catanzaro e titolare dell’inchiesta denominata «Why Not».

La sentenza di condanna, un anno e tre mesi di reclusione con sospensione condizionale, beneficio che fa decadere anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno, è stata emessa dalla X sezione del tribunale di Roma presieduta da Rosanna Ianniello ed è stata estesa nella stessa misura anche a Gioacchino Genchi, consulente informatico di De Magistris all’epoca dei fatti.

La condanna nei confronti dell’ex magistrato è stata emessa malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal pm Roberto Felici, il quale aveva sollecitato la condanna solo per Genchi.

I due imputati dovevano rispondere di abuso d’ufficio per aver acquisito utenze senza autorizzazioni di vari parlamentari tra i quali di Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile. Contro la sentenza tuona De Magistris: «La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato».

«In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale - aggiunge il sindaco di Napoli - Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici».

«Nel corso della requisitoria, il rappresentante dell’accusa aveva sostenuto che, pur essendo stato De Magistris a dare “carta bianca” al suo consulente tecnico indagando sui contatti trovati nell’agenda di un imprenditore indagato, Antonio Saladino, fu Genchi a trasformarsi in «dominus» dell’inchiesta e a disporre non solo i decreti di acquisizione degli atti, ma anche a scegliere i nominativi dei parlamentari i cui tabulati telefonici dovevano essere acquisiti. Insomma, per il pm Felici «una violazione e una indebita intrusione nella vita privata» dei parlamentari». Argomentazione, quest’ultima, accolta dal tribunale di Roma che ha ritenuto di estendere anche a De Magistris le responsabilità attribuite a Genchi.

«La sentenza emessa oggi dal tribunale di Roma rende piena giustizia agli uomini politici tra i quali Francesco Rutelli e Clemente Mastella», hanno affermato gli avvocati Titta e Nicola Madia oltre a Cristina Calamari, legali di parte civile per conto di Rutelli e di Mastella. «La grave violazione delle prerogative dei parlamentari in questione - hanno aggiunto - determinò una violentissima campagna di stampa contro il governo all’epoca in carica».

«Nulla mai potrà ripagarmi. Quell’ indagine condotta in maniera illegale è stata all’origine di tutte le mie difficoltà sul piano umano e sul piano politico», è però l’amaro commento di Mastella. Soddisfazione è stata espressa anche dal legale di Antonio Gentile. Ed ora diversi parlamentari di Forza Italia invocano le dimissioni di De Magistris da sindaco di Napoli.

fonte: http://www.lastampa.it/2014/09/24/itali ... agina.html


De Magistris, Grasso: la Legge Severino va applicata

Il presidente del Senato: ci sarà comunque un provvedimento. Il sindaco non molla: vado avanti,si dimettano i giudici di Why Not

La condanna del sindaco di Napoli Luigi De Magistris per abuso di ufficio continua a far discutere. «La legge Severino è una legge che va applicata, è stata già applicata anche ad altri sindaci. Penso sia inevitabile che sia applicata». Così il presidente del Senato, Pietro Grasso commenta il caso . «Poi naturalmente ci sarà il seguito dell’appello,

dell’impugnazione che potrà eventualmente dare un contorno definitivo alla vicenda».

«Dimissioni del sindaco de Magistris? Non ho un’ opinione in proposito, certamente valuterà al meglio la situazione», ha detto Grasso. «Sa benissimo che se non lo dovesse fare ci sarebbe comunque un provvedimento da parte del prefetto non appena si renderà esecutiva oppure si depositerà la motivazione», ha aggiunto.

Il sindaco non molla e parlando in Consiglio comunale attacca«Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della Giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso».

fonte: http://www.lastampa.it/2014/09/26/itali ... agina.html
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda flaviomob il 27/09/2014, 9:44

Abbiamo avuto fior di mafiosi in parlamento, uno è persino diventato presidente del consiglio sette volte, oltre a vari sindaci, presidenti di province e regioni: ma ora per una sentenza davvero "strana" peraltro non definitiva perchè di primo grado, tra i festeggiamenti di Mastella &c. De Magistris dovrebbe decadere? Per una sentenza giunta solo al primo grado? Siamo un paese davvero strano. Ogni tanto ritornano i "porti delle nebbie".

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De Magistris è innocente ma deve dimettersi
di Marco Travaglio | 26 settembre 2014

Dopo la condanna in primo grado per abuso d’ufficio a 1 anno e 3 mesi, Luigi De Magistris deve lasciare la carica di sindaco di Napoli. Perché è giusto così e perché la legge Severino stabilisce la sospensione senza possibilità di scappatoie (che sarebbe anche poco decoroso imboccare, magari in attesa che il prefetto lo iberni fino all’eventuale assoluzione d’appello). Sono decine i consiglieri regionali, provinciali e comunali sospesi o rimossi per una condanna in primo grado o per una misura cautelare. E la legge è uguale per tutti, come De Magistris ben sa, avendo fatto della Costituzione il faro della sua vita professionale, prima da pm e poi da sindaco.

Ciò premesso, parliamo del processo che ha originato la sentenza dell’altro ieri, di cui siamo ansiosi come non mai di leggere le motivazioni. Chi conosce i fatti alla base del processo a De Magistris e al suo consulente tecnico Gioacchino Genchi ai tempi dell’inchiesta “Why Not” a Catanzaro, poi scippata da una manovra di palazzo, non può che meravigliarsi per la condanna dei due imputati e pensare a un tragicomico errore. Purtroppo, come sempre, i fatti li conoscono in pochi, men che meno chi ne scrive. Sui giornali si leggono ricostruzioni fantascientifiche: La Stampa vaneggia addirittura di “intercettazioni illegali”, “a strascico” e di un “elenco sterminato” di galantuomini spiati da Genchi con un “metodo” che sarebbe stato bocciato dalla sentenza. Balle. Il processo non riguardava l’”archivio Genchi” (perfettamente lecito: il consulente riceveva tabulati e intercettazioni da decine di procure e tribunali per “incrociarli”, dare un senso ai legami che ne emergevano e smascherare autori di stragi, omicidi e altri gravissimi delitti), né fantomatiche “intercettazioni”.
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Ma soltanto tabulati telefonici: cioè elenchi di numeri di utenze a contatto – in entrata e in uscita – con i telefoni degli indagati. Nemmeno una parola sul contenuto (che si ricava dalle intercettazioni). Nel 2007, su mandato del pm De Magistris, Genchi acquisì dalle compagnie telefoniche i dati su centinaia di tabulati, incappando – ma questo lo si scoprì solo alla fine – anche in quelli di cellulari in uso, secondo l’accusa, a 8 parlamentari (Prodi, Mastella, Rutelli, Pisanu, Gozi, Minniti, Gentile, Pittelli). Di qui l’accusa di averli acquisiti senz’avere prima chiesto al Parlamento il permesso di usarli, violando la legge Boato e l’immunità dei suddetti. Un ingenuo domanderà: come fai a sapere che quel numero telefonico è di un onorevole? Prima acquisisci i dati dalla compagnia poi, se scopri che l’intestatario è un eletto, chiedi alle Camere il permesso di usarlo. I giudici di Roma però sono medium, o guidati dallo Spirito Santo: appena leggono un numero, intuiscono subito che è di un parlamentare. Ergo non si spiegano perché De Magistris e Genchi chiedessero a Tim e Vodafone di chi fosse questo o quel numero: dovevano saperlo prima, per scienza.

Purtroppo De Magistris e Genchi sono sprovvisti di virtù paranormali. E rispondono di abuso d’ufficio. Questo fra l’altro non è più reato dal ’97, salvo che produca un “danno ingiusto” o un “ingiusto vantaggio patrimoniale”. E quale sarebbe il danno patito dagli 8 politici? La “conoscibilità di dati esterni di traffico relativi alle loro comunicazioni”. Cioè: c’era la possibilità che si sapesse con chi telefonavano. Come se le frequentazioni con personaggi poco limpidi fossero colpa non di chi le intrattiene, ma degli inquirenti che scoprono, peraltro in un’indagine segreta. C’è pure un problema di competenza, visto che sui reati dei pm di Catanzaro è competente la Procura di Salerno, non di Roma. Però decise di occuparsene lo stesso il pm Achille Toro, già in contatto con personaggi emersi in Why Not e poi costretto a lasciare la toga perché coinvolto nello scandalo Cricca. Pazienza se, dall’accusa di abuso d’ufficio per i tabulati di Mastella, De Magistris e Genchi erano già stati inquisiti e archiviati a Salerno. Li hanno riprocessati a Roma per lo stesso reato. Ultima perla: fra le vittime del presunto abuso c’era pure Pisanu, il quale però ha detto a verbale che i tabulati che lo riguardano non sono suoi, ma della moglie. Era vittima, ma a sua insaputa.

Il Fatto Quotidiano, 26 Settembre 2014


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Re: il caso De Magistris

Messaggioda pianogrande il 27/09/2014, 19:28

Tutte cose degne della massima attenzione e della più ampia discussione.
Quello che mi dà molto fastidio è che personaggi superati, rottamati, dimenticati, come Bassolino e Jervolino approfittino della occasione per dire la loro.
Ma non hanno dove andare a nascondersi?
Ma che non rompano.
Abbiamo altro da fare e da pensare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda flaviomob il 28/09/2014, 20:31

De Magistris era stato avvertito
di Arnaldo Capezzuto | 28 settembre 2014


C’è chi finge di non capire, chi mesta nel torbido e chi la butta in caciara: speculandoci politicamente sopra. Il caso giudiziario – perché di questo si tratta – della singolare condanna a un anno e tre mesi del sindaco di Napoli Luigi de Magistris viene da lontano e affonda le sue radici in un contesto torbido e inquietante. Impugnando bene il bandolo e seguendo a ritroso il filo della memoria ci si ritrova in una matassa ancora oggi ingarbugliatissima. Qui una melassa maleodorante, viscosa, oleosa dove interessi più disparati e trasversali trovano coaguli dall’impressionante potenza criminale.

L’attacco-difesa di De Magistris nel corso della seduta del Consiglio Comunale contro pezzi dello Stato e di alcuni giudici non è stato casuale.



Sbaglia e bestemmia chi paragona il De Magistris furioso al Silvio Berlusconi d’antan contro le toghe rosse. L’ex pm anche indossando la fascia tricolore di sindaco non ha mai distolto o allontanato lo sguardo da alcune notizie di reato che lo portarono ad indagare e conseguentemente scandagliare quei santuari probiti calabresi e lucani. E’ chiaro che De Magistris conosce fatti, circostanze e segreti di pezzi importanti delle istituzioni e personaggi infedeli. Ci sono azioni che non si perdonano. Ci sono affronti che devono essere puniti. Ci sono condotte imperdonabili. Luigi De Magistris dovrebbe ringraziare San Gennaro se è vivo. A volte nel nostro paese il tritolo viene utilizzato per fatti meno importanti.
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Alla luce di ciò che sta accadendo trovo interessantissimo e degno di segnalazione un documento. Sono andato a ripescare una puntata di Annozero del 4 ottobre del 2007. De Magistris era ancora pm a Catanzaro e titolare di una serie d’inchieste scottanti Why not, Poseidone e Toghe lucane. Fascicoli che puntualmente e immotivatamente gli sono stati scippati. Nel corso della trasmissione di Michele Santoro viene mandata in onda un’intercettazione telefonica originale tra Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Regione Calabria e Giovanna Raffaelli, sua segretaria. Oggetto dell’inquietante conversazione è manco a dirlo il pm partenopeo e futuro primo cittadino di Napoli.

L’ex governatore “usa” la sua segretaria per mandare precisi e sinistri messaggi. “Questo è un pagliaccio, ha scomodato e dato fastidio a un sacco di gente, clamore mediatico”. Poi sibillino: “Se Dio vuole che le cose vadano come devono andare… Lo dobbiamo ammazzare… gli facciamo le cause civili per risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana…” ma l’interlocutrice sbotta: “Non dirlo neanche per scherzo per carità di Dio”. In altro passaggio l’ex governatore dice sprezzante sempre parlando di De Magistris: “Se è cornuto non lo so… non ho prove su questo… indagheremo anche in questa altra direzione”. La telefonata si sta per concludere e il tono della voce di Giuseppe Chiaravalloti si fa duro, minaccioso, le sue parole acquistano un valore profetico verso quello accadrà negli anni successivi a De Magistris: “Va bè ma c’è quel principio… quella sorta di principio di Archimede che ad ogni azione corrisponde una reazione e mò siamo tanti così tanti ad aver subito l’azione che quando esploderà la reazione sarà adeguata”.

Sempre per rincorrere il filo della memoria ho trovato un articolo del collega Antonio Massari, giudiziarista de Il Fatto Quotidiano, che più di molti altri seguì da vicino le strane vicende che si agitavano dentro e fuori il palazzo di Giustizia di Catanzaro. Un pezzo che ricostruisce intrecci, collusioni e connivenze e fa capire per chi vuole davvero capire l’aria che si respirava a Catanzaro che poi guarda caso è la stessa che si respira da tempo a Napoli dalle parti di un altro palazzo quel Municipio sempre più simile a un fortino assediato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... o/1136223/


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Re: il caso De Magistris

Messaggioda diffidente il 09/10/2014, 1:05

La gente onesta a Napoli appoggia De Magistris
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda franz il 09/10/2014, 7:17

diffidente ha scritto:La gente onesta a Napoli appoggia De Magistris

Scusa ma sembra una battuta, o una frase su cui potrebbe essere facile fare battute.
A me risulta che la fiducia in De Magistris sia in forte calo, già da febbraio 2014.
http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... s-1796858/
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda flaviomob il 11/10/2014, 1:28

Lo Statuto Giorgino
Scritto da Marco Travaglio
Venerdì 10 Ottobre 2014 20:41
di Marco Travaglio - 10 ottobre 2014

Dopo l’ordinanza della Corte d’Assise di Palermo che vieta agli imputati e alle parti civili di presenziare al loro processo perché il testimone Napolitano non li vuole e dopo la sentenza del Tribunale di Roma che condanna due bersagli fissi su Sua Maestà, De Magistris e Genchi, per abuso d’ufficio senza competenza né danno ingiusto, cioè senza reato, s’impone un lesto ritorno allo Statuto Albertino. Art. 2: “Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo”. Art. 3: “Il potere legislativo è collettivamente esercitato dal Re e da due Camere”. Art. 4: “La persona del Re è sacra ed inviolabile”. Art. 6: “Il Re nomina a tutte le cariche dello Stato; e fa i decreti e regolamenti necessari per l’esecuzione delle leggi” Art. 7: “Il Re solo sanziona le leggi e le promulga”. Art. 68: “La Giustizia emana dal Re, ed è amministrata in suo Nome dai Giudici ch’Egli istituisce”. Così si giustificherebbero almeno ex post le due supercazzole giudiziarie e anche tante altre cose che accadono in Parlamento, al governo, nel Csm e nei cosiddetti istituti di garanzia, del tutto ignoti alla Costituzione Repubblicana.
Il processo sulla trattativa Stato-mafia potrà essere dichiarato nullo dalla Corte d’appello, o dalla Cassazione, o dalla Corte europea dei diritti dell’uomo su richiesta di qualunque imputato o parte civile esclusa dall’udienza sul Colle. Ma gettare la croce addosso ai giudici che ieri vi hanno inoculato quella dose di veleno letale sarebbe ingeneroso. Convinti ingenuamente di vivere in una Repubblica democratica dove la legge è uguale per tutti, avevano convocato come teste Sua Altezza Reale e s’erano ritrovato addosso i dobermann del Quirinale, del governo, dei partiti e della stampa serva. Se avessero osato preferire un’altra volta la Costituzione e il Codice di procedura alla legge di Sua Maestà, non ne sarebbero usciti vivi: sarebbero stati trascinati, come già i pm, dinanzi alla Consulta e fucilati in effigie sulla pubblica piazza, previa fustigazione a mezzo stampa e tv. Esattamente quel che sarebbe accaduto ai giudici di Roma se si fossero azzardati ad assolvere De Magistris e Genchi, dopo che Napolitano e il solito Mancino avevano dato la linea fin dal 2009 dai vertici del Csm, cacciando prima il pm da Catanzaro, poi i tre pm di Salerno che indagavano sulle sue denunce, poi Clementina Forleo che l’aveva difeso. Le motivazioni di certi provvedimenti sono imbarazzanti soprattutto per chi le scrive, però aiutano a capire le motivazioni delle motivazioni. Per la Corte di Palermo, Riina e Bagarella collegati in videoconferenza col Quirinale e Mancino presente nell’ufficio dell’amico con i parenti dei caduti in via dei Georgofili avrebbero violato “le prerogative di un organo costituzionale qual è il presidente della Repubblica” e l’“immunità della sua sede”, minacciando financo l’“ordine pubblico e la sicurezza nazionale”. Mancino si sarebbe avventato su Re Giorgio che non gli risponde più al telefono? I boss avrebbero potuto sbucare dal video e piazzare una bomba sotto la sua scrivania? Dai, su, siamo seri. Ancor più avvincenti i motivi della condanna di De Magistris e Genchi. I due imputati sostenevano che, per chiedere al Parlamento l’autorizzazione a usare tabulati di telefoni in uso a parlamentari, bisogna prima acquisirli per sapere a chi sono intestati, quali numeri li chiamano e ne sono chiamati, e da quali celle territoriali, per accertare se il telefono lo usa il parlamentare o magari un parente, un portaborse, un amico sprovvisto di immunità. Ma il Tribunale di Roma taglia la testa al toro: basta che un telefono venga sfiorato da un parlamentare e diventa di per sé immune, anche se lo usa un altro che parlamentare non è. L’immunità è contagiosa, come il virus Ebola. Quindi, se un ladro ruba il cellulare a un onorevole e poi ci organizza una rapina, per indagare occorre il permesso della Camera. Fanno tenerezza i mafiosi che seguitano a mandarsi pizzini di mano in mano. Ma anche il vecchio Moggi, che dotava gli arbitri di Sim svizzere per non farsi intercettare. Beata ingenuità: basta farsi prestare il telefono da un amico parlamentare, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Signori delle Corti, abbiamo capito.

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Re: il caso De Magistris

Messaggioda Iafran il 11/10/2014, 8:57

franz ha scritto:
diffidente ha scritto:La gente onesta a Napoli appoggia De Magistris

A me risulta che la fiducia in De Magistris sia in forte calo, già da febbraio 2014.

Nel Paese/Regno di Pulcinella hanno pure importanza i sondaggi (fra i "suoi sudditi")?
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda franz il 11/10/2014, 9:09

flaviomob ha scritto: I due imputati sostenevano che, per chiedere al Parlamento l’autorizzazione a usare tabulati di telefoni in uso a parlamentari, bisogna prima acquisirli per sapere a chi sono intestati, quali numeri li chiamano e ne sono chiamati, e da quali celle territoriali, per accertare se il telefono lo usa il parlamentare o magari un parente, un portaborse, un amico sprovvisto di immunità.

Qui la legge (Boato) è chiara. Magari sbagliata, magari troppo garantista, ma chiara.
Se durante l'intercettazione (legale) dell'indagato A si scopre che comunica con il telefono di B, si va a capire chi è codesto B. Se si scopre che l'utenza è quella di un parlamentare (nel senso che il telefono è a lui intestato) prima si chiede l'autorizzazione alla camera di competenza, poi si puo' chiedere ed ottenere il tabulato di B, con tutte le telefonate in ingresso ed uscita (i numeri), le celle agganciate e cose simili. Ovvio che in questo modo sarebbe possibile che un delinquente usi (con l'accordo del parlamentare) un telefono che diventa cosi' intoccabile ma questa è la legge. Chi non la rispetta compe un abuso e se l'abuso lo fa il magiostrato, la cosa è molto grave. Se la camera concede l'acquisizione dei tabulati, l'abuso compiuto (con il consenso ovvio del parlamentare) diventa palese. Se la domanda non viene fatta ed il tabulato viene ottenuto lo stesso, l'abuso è da parte del magistrato. Se la legge è sbagliata, si cambi la legge. Che un magistrato tenti di aggirarla ... è molto "italico" ma poi non ci si lamenti quando lo fanno anche i cittadini.

La tesi di De magistris è che per sapere se veramente si tratta di un telefono di un parlamentare, bisogna avere i tabulati.
Falso, direi. Questo è un modo, si', ma non è l'unico. Il principale è chiedere a chi è intestato il numero.
La legge è chiara http://www.camera.it/parlam/leggi/03140l.htm

ART. 4.

1. Quando occorre eseguire nei confronti di un membro del Parlamento perquisizioni personali o domiciliari, ispezioni personali, intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni, sequestri di corrispondenza, o acquisire tabulati di comunicazioni, ovvero, quando occorre procedere al fermo, all'esecuzione di una misura cautelare personale coercitiva o interdittiva ovvero all'esecuzione dell'accompagnamento coattivo, nonché di misure di sicurezza o di prevenzione aventi natura personale e di ogni altro provvedimento privativo della libertà personale, l'autorità competente richiede direttamente l'autorizzazione della Camera alla quale il soggetto appartiene.

2. L'autorizzazione è richiesta dall'autorità che ha emesso il provvedimento da eseguire; in attesa dell'autorizzazione l'esecuzione del provvedimento rimane sospesa.

3. L'autorizzazione non è richiesta se il membro del Parlamento è colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza ovvero si tratta di eseguire una sentenza irrevocabile di condanna.

4. In caso di scioglimento della Camera alla quale il parlamentare appartiene, la richiesta di autorizzazione perde efficacia a decorrere dall'inizio della successiva legislatura e può essere rinnovata e presentata alla Camera competente all'inizio della legislatura stessa.


vedere anche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_de_Magistris
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Re: il caso De Magistris

Messaggioda franz il 11/10/2014, 9:14

Iafran ha scritto:Nel Paese/Regno di Pulcinella hanno pure importanza i sondaggi (fra i "suoi sudditi")?

wikipedia ha scritto:Le polemiche al suo mandato
Dopo un'iniziale gradimento, de Magistris ha iniziato ad riscontrare un apprezzamento calante per il suo lavoro. Nella classifica annuale di Datamonitor è sceso, in un anno, dalla seconda alla diciannovesima posizione[39]. Il malcontento è esploso in manifestazioni cittadine[40] contro il suo operato, sfociate in disordini e cariche della polizia sui manifestanti.

Naturalmente dietro le manifestazioni dei cittadini ci puo' essere di tutto, camorra compresa
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 4287.shtml
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