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La crisi dei talk show televisivi

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La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda trilogy il 24/09/2014, 16:47

Michele Santoro e la prima puntata di Servizio Pubblico: "Troppi Talk? Reagite alla nausea. Decidete voi

Troppi talk? Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale, far sparire le imitazioni senza identità. Vi chiedo di seguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagire alla nausea". Torna Servizio Pubblico e Michele Santoro in un editoriale presenta la trasmissione e si rivolge al suo pubblico. "Senza trasmissioni come la nostra, il racconto della crisi della Prima Repubblica e di tangentopoli non sarebbe stato lo stesso, non si sarebbe parlato di mafia, del referendum sul maggioritario, delle guerre, dei sequestri, dell’inquinamento, di Berlusconi, della Trattativa, della Lega, di Grillo e degli esiti tragici dell’austerity di Monti".

"Cari amici, questo non è un tweet. Ma sta per cominciare una stagione televisiva, dalla quale deriveranno le mie scelte future, e ho deciso di rivolgermi direttamente a voi perché senza di voi Servizio Pubblico non sarebbe mai nato. È stata per me un’esperienza esaltante. Per la prima volta nella storia della televisione una produzione indipendente è riuscita a fare a meno delle grandi reti generaliste e ha portato il giovedì de La7 a competere alla pari con le grandi tv. Inoltre oggi posso dire con una certa fierezza che la nostra è un’azienda sana, dove tutti lavorano con contratti dignitosi.

Voi sapete che io ho sempre sentito la necessità di battere strade nuove e per questo motivo ho deciso che questa sarà l’ultima stagione di Servizio Pubblico. Ho varato il progetto di Announo, che Giulia Innocenzi ha condotto al successo, e che riprenderà presto il suo cammino, per far comprendere a tutti la mia voglia di novità.

Non condivido la scelta di riempire all’inverosimile la programmazione di trasmissioni d’approfondimento, i cosiddetti talk, che con il venir meno nella società di grandi contrasti, e con la scomparsa dei partiti, hanno creato nel pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto.

Il dibattito sulla crisi del talk, tuttavia, nasconde l’impoverimento progressivo della tv che è seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano, l’impoverimento del nostro sistema industriale, l’impoverimento della nostra democrazia, l’impoverimento culturale dei grandi editori e più in generale della nostra classe dirigente.

L’overdose dei cosiddetti talk non mette soltanto a nudo la stanchezza di un genere. Anche con i reality il pubblico aveva subito una vera e propria aggressione, ma quando ha cominciato a stancarsi, sono stati subito sostituiti da altri programmi. Ma mentre i reality costavano, cosa ci può essere di meno costoso e di più facile da realizzare di un talk? Un altro talk. Così assistiamo all’incredibile paradosso di un calo della domanda del pubblico a cui corrisponde un’incredibile moltiplicazione dell’offerta. La televisione italiana è quella che nel mondo più sviluppato produce a più basso costo un minuto di programmazione, vende a più basso costo un minuto di pubblicità e fa meno ricerca. A cominciare dalla Rai.

Solo due stagioni fa il tramonto di un’era politica ha moltiplicato la domanda di informazione. Lo sanno bene i giornali di carta stampata, che parlano tanto della crisi dei talk, forse per dimenticare quella delle loro vendite.

Ma questo e l’uso spregiudicato di internet che fanno certe forze organizzate stanno creando un pericoloso senso comune. Quando Berlusconi emanava il suo editto bulgaro, quando usava tutto il suo potere per mettere a tacere Annozero, voi (e per voi intendo anche tanti che in quegli anni votavano Forza Italia) vi siete battuti contro la censura e ci avete dato la forza per sopravvivere a qualsiasi attacco.

Oggi non esistono per fortuna pericoli di quel tipo. Ma quando Grillo celebra la morte dei talk o quando Renzi sostiene che queste trasmissioni costruiscono un’immagine negativa dell’Italia siete portati a considerare innocue queste affermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate. Prima di tutto perché ai politici dovrebbe essere proibito di fare qualunque affermazione che limiti la libertà di pensiero e di informazione.

Senza trasmissioni come la nostra, il racconto della crisi della Prima Repubblica e di tangentopoli non sarebbe stato lo stesso, non si sarebbe parlato di mafia, del referendum sul maggioritario, delle guerre, dei sequestri, dell’inquinamento, di Berlusconi, della Trattativa, della Lega, di Grillo e degli esiti tragici dell’austerity di Monti.

I tg, con qualche eccezione, tendono a riprodurre l’ordine esistente, mentre i cosiddetti talk sono costretti a cercare filoni, storie e protagonisti diversi. Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale, far sparire le imitazioni senza identità. Vi chiedo di seguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagire alla nausea. La lunga avventura politica e culturale che ha assorbito la mia vita e quella di tanti miei collaboratori non sarebbe esistita senza di voi, senza il pubblico.

Quest’anno ho preso in prestito da Pina Bausch l’immagine delle sedie ribaltate sulla scena per frantumare il salotto televisivo e provare a cambiare le modalità e il ritmo della nostra narrazione. Ce la metterò tutta. Poi, l’anno prossimo, cominceremo insieme un nuovo viaggio. Ma il futuro si costruisce con il presente. Servizio Pubblico comincia giovedì 25. Vi aspetto".


da: http://www.huffingtonpost.it/2014/09/24 ... _ref=italy
Ultima modifica di trilogy il 24/09/2014, 16:51, modificato 1 volta in totale.
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Re: la crisi dei talk show

Messaggioda trilogy il 24/09/2014, 16:49

"Ballarò", ascolti dimezzati a 6,5%, mentre "diMartedì" è in risalita (4,2%)La seconda serata del talk show condotto da Massimo Giannini perde un milione di spettatori, mentre Floris ne recupera 200.000 rispetto all'esordio.
La serata registra comunque il netto successo di "Un'altra vita", la fiction con la Incontrada

ROMA - La seconda puntata di Ballarò, il talk show condotto da Massimo Giannini su RaiTre, precipita al 6,5% di share rispetto all'11,8% della prima puntata, che poteva contare sul traino della lunga intervista introduttiva con Roberto Benigni. Il programma, che ieri ospitava l'intervento satirico di Paolo Rossi, ha ottenuto un milione 517mila spettatori pari 6,53% di share contro i 2 milioni e 503mila spettatori con il l'11,76% della puntata di esordio. In risalita diMartedì, il talk condotto su La7 da Giovanni Floris, che passa dai 755mila spettatori e il 3,47% della prima puntata a 967mila spettatori con il 4,23% di share.

Nel frattempo, un altro "terremoto" sconvolge il mondo degli approfondimenti tv: Michele Santoro annuncia l'addio a Servizio Pubblico. Quella che sta per partire, scrive in un lungo post su Facebook, "sarà l'ultima stagione". La ragione? Una "overdose" di talk che mette "a nudo la stanchezza di un genere" e ha creato nel "pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto".

"Giannini è una grande firma della carta stampata, affidargli la trasmissione è stata una scelta convinta e ponderata. Per quanto mi riguarda, sta andando bene e siamo soddisfatti", ha detto il direttore di RaiTre, Andrea Vianello, commentando il calo di ascolti. "Sappiamo che è una sfida importante: si tratta chiaramente di una ripartenza, ma i bilanci si fanno alla fine. Non mi sono esaltato per il risultato della prima puntata e non mi deprimo adesso. Giannini ha dimostrato di avere una padronanza del mezzo televisivo imprevista, sta portando le sue capacità ed è già entrato nel cuore dei telespettatori", ha aggiunto Vianello.

A livello di ascolti, comunque, la serata ha registrato il netto successo della fiction Un'altra vita con Vanessa Incontrata (24,4%), al secondo posto I Cesaroni con l'11,9%, poi il cabaret di Made in Sud, condotto dai comici Gigi e Ross con Fatima Trotta ed Elisabetta Gregoraci, che ha raggiunto l'8,3%.

Da: http://www.repubblica.it/spettacoli/tv- ... ef=HREC1-9
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda franz il 24/09/2014, 20:09

In effetti non li seguo piu' da anni.
Mi basta la discssone qui con voi, su altri forum e su facebook.
Quello che trovo quando mi lascio convicere a guardare qualche cosa (come piazza pulita questo lunedi su La7, perché parlava un vecchio amico di Prodi) me ne pento amaramente.
Alla fine in un'ora di chiacchere e flatulenze varie quello che conta dura tre o quattro minuti al massimo, che posso rivedere e ridiscutere su facebook il giorno dopo.
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda pianogrande il 25/09/2014, 0:33

Proprio adesso che stavano imparando un po' di buona educazione... o forse proprio per quello?

I talk show non strillati e senza voci che si sovrappongono non piacciono?

Se l'alternativa sono le telenovele e simili, devo tristemente concludere che il motivo è proprio quello.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda trilogy il 25/09/2014, 11:02

Io li ho sempre guardati poco, più che "approfondimenti" mi sembravano dei pollai dove tutti strillavano, e l'abilità del conduttore stava tutta nell'indirizzare il dibattito verso una tesi precostituita fin dall'inizio.

Mi lascia di stucco l'affermazione di Santoro su Berlusconi. Penso che la sua presenza in politica con la contrapposizione che ha alimentato abbia rappresentato uno dei fattori di successo di questi format televisi. Oggi con Berlusconi in ombra gli manca il catalizzatore. :mrgreen:

[..]Il dibattito sulla crisi del talk, tuttavia, nasconde l’impoverimento progressivo della tv che è seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano, l’impoverimento del nostro sistema industriale, l’impoverimento della nostra democrazia, l’impoverimento culturale dei grandi editori e più in generale della nostra classe dirigente.[..]
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda Iafran il 25/09/2014, 13:10

trilogy ha scritto:Mi lascia di stucco l'affermazione di Santoro su Berlusconi. Penso che la sua presenza in politica con la contrapposizione che ha alimentato abbia rappresentato uno dei fattori di successo di questi format televisi.

Azzeccatissimo ... con l'altra faccia della medaglia: questi (talk show) sopperiranno ai poteri che dovevano essere del Parlamento.

Prima il cavaliere ("contratto con gli italiani") e adesso il giovane sindaco (in ammollo costante con nei media) daranno nuovo vigore alle trasmissioni dal "parlamento-TV"!
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda ranvit il 25/09/2014, 18:09

Ho smesso da anni di seguirli: un pollaio indicibile!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La crisi dei talk show televisivi

Messaggioda flaviomob il 25/09/2014, 20:29

Io ho smesso proprio di vedere la tv, quasi completamente ma soprattutto la sera. Su internet si trovano cose molto più interessanti e fruibili in qualsiasi orario, comodamente. E ci si può confrontare attivamente.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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