La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Italia, cosa nostra

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda Robyn il 15/05/2014, 12:39

L'elettorato ex Ds è sempre stato molto unito,non ha e non avrebbe mai avuto bisogno di queste persone e di questi giochi,di persone che portassero voti.Sul fatto che bisogna candidare persone che abbiano un'idea che siano limpide cristalline capaci preparate e non persone che portano semplicemente voti per altri fini siamo d'accordo.Inoltre il filtro è all'origine non è che si candidano persone per salvarle dalla giustizia.Il problema delle garanzie non è a monte ma a valle.Si candidano persone preparate capaci limpide e cristalline e il problema delle garanzie è quindi a valle.Per esempio una persona che non ha mai avuto problemi con la giustizia,potrebbe averne,e quindi è qui a valle che nasce il problema delle garanzie.La domanda che ci si pone è:ha commesso i reati?si può dire in anticipo che ha commesso i reati?No non si può dire in anticipo ed è qui che interviene il delicato problema delle garanzie.Se dico in anticipo che ha commesso i reati e di conseguenza si fanno una serie di azioni su lui come la spoliazioni di funzioni e poi si scopre che non ha commesso nessun reato che si fà?la conseguenza non sarà altro che il danneggiamento sia dal punto di vista della reputazione dell'immagine sia dei meriti per le funzioni che ha ricoperto
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10921
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda pianogrande il 15/05/2014, 15:16

Robyn.
Un partito (di quelle dimensioni, tra l'altro) deve solo andare a nascondersi se gli sono scappati traffici così macroscopici e che c'è sempre bisogno della magistratura per mettere in discussione gli intoccabili portatori di voti.

Ridurre il tutto all'aver commesso o non aver commesso reati è una semplificaszione che non ha niente di politico.

E' uno sfuggire alle responsabilità.
Per una organizzazione come quella del PD, ridurre il tutto all'aver commesso o non aver commesso reati, tra l'altro con tutte le circonvoluzioni dei vari gradi di giudizio e delle prescrizioni e senza escludere santificazioni dei delinquenti alle quali abbiamo dovuto assistere (in questo caso non da parte del PD ma viene la paura della prima volta) è una sonora e plateale sconfitta.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda Robyn il 15/05/2014, 18:03

Quali traffici?quelli dell'Expo?il problema non si esaurisce nel prendere i tangentisti.Servono riforme di sistema,perche senza riforme di sistema non avremmo risolto un bel niente,poichè il fenomeno si ripete,ci ritroveremo più in là un'altra volta a fare il contrasto contro la criminalità senza essere andati alle cause che producono il malcostume.Servono riforme di sistema e anticorpi.E un pò come accaduto con l'amnstia fatta in passato.A che serve se poi le carceri si riempiono un'altra volta,se non si depenalizzano alcuni reati e se non si attuano misure alternative?
hei Jhon se di nuovo nei guai?
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10921
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda Robyn il 15/05/2014, 20:47

Secondo me tutto parte da quando Tremonti per i lavori fino ad una certa somma ha eliminato le gare d'appalto ,quando ai seggi per fare lo spoglio delle schede per le elezioni non vengono più chiamati disoccupati e studenti,ma persone decise dalle giunte comunali.Quando incomincia a distorcersi la concorrenza si distorce anche la meritocrazia e questo è il preludio alla corruzione.Poi non parliamo dei concorsi vinti nella PA e non assegnati,l'assegnazione di impieghi nella PA senza i concorsi.Per porre un'ulteriore argine alla corruzione serve il certificato antimafia ed altri requisiti per partecipare alle gare d'appalto,per non parlare dell'invadenza dei partiti nella PA come Asl,centri per l'impiego,ospedali istruzione.I partiti oggi devono ridefinire il loro raggio d'azione.Quando una parte della società incomincia a chiudersi sù sè stessa la concorrenza e la meritocrazia subiscono delle torsioni si formano le caste e le caste sono il preludio della corruzione
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10921
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 19/05/2014, 18:28

Due interventi di Ferdinando Imposimato su facebook:

Cari amici , scoprii il sistema della corruzione nell'Alta Velocità in Commissione Antimafia nel 1994/1995 e scrissi con l'aiuto di Carabinieri , Polizia e Finanza, un rapporto nel 1996 in cui erano coinvolte tutte le forze politiche di destra di sinistra e di centro, proponendo un disegno di legge sugli appalti pubblici. Era previsto , nel piano dell'AD delle FFSS, che la spesa per l'opera voluta da FFSS e TAV sarebbe arrivata a 300.000 miliardi di lire. Uno sperpero enorme del denaro pubblico a favore di corrotti e mafiosi. Andai in commissione per illustrarla, ma fui isolato e non se ne parlò. C'erano alcune delle persone e società comnparse nell'EXPO. La relazione non fu mai discussa. E io fui minacciato e rimandato a casa. L'opera costava 10 volte più del suo costo reale. L'AV serviva per le tangenti a politici e camorristi, non per l'Alta Velocità . Dopo 20 anni quel sistema che ci ha portato alla rovina, si è perfezionato, con leggi criminogene. Oggi l'Alta velocità costa 6 volte più del valore reale, secondo la Commissione Europea: ora il presidente Raffaele Cantone vuole cambiare le leggi e revocare gli appalti illeciti. , ma oggi leggiamo sul Corriere della Sera che nel decreto anticorruzione non ci sarà alcun potere di revoca degli appalti. Il premier si oppone. Non credo che gli appalti sospetti di illiceità devono essere mantenuti. Vogliamo sapere quali società hanno vinto gli appalti.

* * *

Il Governo Renzi non vuole fare la lotta alla corruzione recuperando i 60 miliardi di euro all'anno frutto della corruzione , che servirebbero ai lavoratori e ai giovani assicurando loro molto più dei fantomatici ottanta euro . La corruzione è un cancro che si manifesta anzitutto con la moltiplicazione dei costi delle grandi opere pubbliche . Il Presidente Renzi ha ignorato ciò che ha scritto la Commissione Europea , nella relazione 3 febbraio 2004 al Parlamento Europeo : in Italia “nelle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata ben il 40% del valore totale dell'appalto ( Corte Conti ) Grandi opere di costruzione come quelle per la ricostruzione a L'Aquila dopo il terremoto 2009, per l'Expo Milano 2015 o per la futura linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino Lione sono viste, nella sfera pubblica, come particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali. L'Alta Velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi dell'ingegnere Ivan Cicconi autore del Libro Nero della TAV , l'Alta Velocità in Italia è costata 47.3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79.5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96.4 milioni di euro tar Bologna e Firenze , contro gli appena 10 .2 milioni di euro al chilometro della Parigi Lione, i 9.8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9.3 milioni di euro della Tokio- Osaka ( Relazione C E al Parlamento Europeo 3.2.2014 p 13) In totale il costo medio dell'Alta Velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Una somma di circa sei volte superiore a quella spesa per la Parigi Lione, della Madrid – Siviglia e per la Tokio-Osaka”.
D'altra parte la relazione dello scrivente in Commissione Parlamentare Antimafia del 1996 sull'Alta Velocità e sui suoi costi enormi rispetto alla somma impiegata realmente fu insabbiata per volontà di quasi tutte le forze presenti in Commissione. E non fu mai discussa neppure in seguito
E dunque la Commissione Europea aveva già segnalato nel febbraio 2014 che Expo Milano era opera esposta a rischio corruzione . Ma il Governo è rimasto impassibile rispetto a questa denunzia
Ebbene , che fa il Governo italiano? Assolutamente niente per correggere l'anomalia denunziata dal Presidente Raffaele Cantone, circa la gestione degli appalti Expo. Il Presidente dell'Autorità anticorruzione , il 13 maggio 2014, ha dichiarato al Corriere della Sera che l'inchiesta Expo 2015 ha rivelato vecchi costumi e nuovi appetiti, e che “ la corruzione è il male italiano, perfino superiore a quello della criminalità organizzata” E ha aggiunto che crede nella prevenzione, che però si applica a un organismo sano. Mentre EXPO 2015 si è rivelato un organismo malato, denunciando “ una evidente anomalia”, con “Infrastrutture Lombarde”, “una società privata che gestiva la stragrande maggioranza degli appalti pubblici” E ha concluso “ Mi stupisco dello stupore per quello che è accaduto. Non mi sembra del tutto inatteso”.
La sola cosa da fare è stabilire per legge, fin da subito, con un decreto legge ponendo la fiducia, un controllo pubblico della Corte dei Conti ex ante su tutte le società partecipate con capitale pubblico in tutto o in parte, tra cui la Expo-Milano. Sono soldi dei cittadini e vanno protetti.
Condivido la critica durissima che Raffaele Cantone, chiamato da Renzi a vigilare sull'Expo, al ddl anticorruzione in corso di approvazione in Parlamento preparato dal Presidente Piero Grasso. Basta, dice Cantone, con le "leggi fatte solo sull'onda dell'emergenza". Con quello che sta accadendo in Parlamento, ha aggiunto il presidente dell'Autorità anticorruzione, "alla fine avremo l'ennesima legge spot". Il magistrato ha più tardi smentito di aver definito "gravissimo", come avevano riportato alcune agenzie di stampa, quanto sta avvenendo in merito al Ddl. Il Presidente Grasso si difende dicendo che il disegno di legge è stato stravolto. In verità anche nella versione originaria non serviva a niente ; era acqua calda, una legge che lasciva intatti i meccanismi anticorruzione; ha perfettamente ragione Raffaele Cantone.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda Robyn il 20/05/2014, 21:47

La soluzione per rendere più trasparenti i partiti è mettere un filtro all'origine con gli organi di garanzia interna"selezione".Successivamente sarà più facile applicare le garanzie.Questo perchè bisogna rendere oltre che trasparente governabile il PD e gli altri partiti
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10921
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda Iafran il 26/05/2014, 21:58

(Un'altra "perla" del governo del senatore Monti)

Questo sì che un "professorone ... coi baffi", da prendere in alta considerazione e da confermare (nonostante le indagini e gli arresti) ai posti dirigenziali più importanti (come tanti) ... per le sue convinzioni ed intraprendenza.
Bisogna invece guardarsi dai "professoroni veri" (magari offendendoli) che vogliono difendere la Costituzione! :o
. . . . . .

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... i/1000849/

Corrado Clini arrestato per peculato. Ex ministro dell’Ambiente ai domiciliari di Marco Zavagli
L'inchiesta è incentrata su un finanziamento per il risanamento del settore idrico in Iraq: secondo la Guardia di finanza, in concorso con un altro imprenditore, avrebbe sottratto fondi per oltre 3,4 milioni di euro. Le misure sono state disposte dal gip di Ferrara, su richiesta della Procura guidata da Bruno Cherchi

(…)
Clini risultava indagato già dall’ottobre 2013 in qualità di direttore generale del ministero dell’Ambiente. Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza di Ferrara, erano partite dall’individuazione di un flusso di false fatturazioni provenienti da una società cartiera con sede in Olanda, a favore della Med Ingegneria srl, studio ferrarese i cui vertici risultano indagati per una frode fiscale da un milione e mezzo di euro
(…)
Una parte dei soldi del ministero, incassati da Nature Iraq, venivano accreditati su un conto ad Amman in Giordania, per poi partire in direzione dell’Olanda, verso la società Gbc con fatturazioni per operazioni inesistenti.
Questa tratteneva una commissione del 5% per poi girarli nei paradisi fiscali delle Isole Vergini e dei Caraibi. Da qui il malloppo, decurtato di un altro 2%, ripartiva per la Svizzera per essere depositato “in conti correnti di prestanome direttamente riconducibili agli indagati”. (…) mentre le indagini della Finanza proseguono anche in altre direzioni. In particolare in Svizzera, dove si batte la pista del riciclaggio internazionale di denaro.
Corrado Clini, medico, è stato per venti anni – dal 1991 al 2011 – direttore generale del ministero ed è stato nominato ministro il 16 novembre 2011 nel governo guidato da Mario Monti. Dopo la guida del dicastero, è tornato a ricoprire l’incarico di direttore generale per lo Sviluppo sostenibile, il clima e l’energia sempre al dicastero di via Cristoforo Colombo. Per anni sempre in prima linea ai vertici internazionali, si è occupato di ambiente e di cambiamenti climatici, è stato anche chairman dell’European Environment and Health Committee, composto dall’Organizzazione mondiale della sanità e dai ministeri della Salute e dell’Ambiente di 51 paesi europei e centro asiatici.
Come ministro ha affrontato alcune questioni spinose come il caso Ilva, il naufragio della Costa Concordia e l’emergenza rifiuti a Roma. Clini è anche noto per le sue posizioni a favore del nucleare e, di un possibile ritorno in Italia ed è sempre stato favorevole agli ogm (organismi geneticamente modificati), due temi caldi, che ha sostenuto in vari ambiti anche appena nominato ministro, a ridosso dell’incidente di Fukushima in Giappone. Ad aprile 2012 ha presentato al Cipe il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, insieme con i ministri Corrado Passera e Mario Catania (Politiche Agricole), la riforma degli incentivi alle energie rinnovabili.
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 30/05/2014, 22:15

Pubblicato: ven, 30 mag , 2014 Legalità / Recenti | Di Matilde Geraci

Stato-mafia, ex ministro Scotti: «Nel ’92 lanciai l’allarme attentati»

Al processo sulla Trattativa, l’allora responsabile dell’Interno ha dichiarato che venne diramata una circolare che preannunciava un piano destabilizzante da parte di Cosa nostra, da attuare tramite le stragi. «Ma Andreotti la bollò come una patacca»


Il 20 marzo 1992 l’allora ministro dell’Interno Vincenzo Scotti lanciò l’allarme di un pericolo attentati da parte di Cosa nostra. Lo fece attraverso la circolare che oggi è stata al centro della deposizione dell’ex politico democristiano, chiamato a testimoniare al processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso davanti alla Corte d’assise di Palermo, e in cui si legge: «Perché nascondere ai cittadini che siamo di fronte a un tentativo di destabilizzazione delle istituzioni da parte della criminalità organizzata è un errore gravissimo. Io ritengo che ai cittadini vada detta la verità e non edulcorata, la verità. Io me ne assumo tutta intera la responsabilità».

Erano trascorsi appena otto giorni dall’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima e mancavano ancora due mesi alla strage di Capaci. Eppure Scotti lanciava già un concreto allarme di fronte alla Commissione parlamentare e il 16 marzo, insieme all’allora capo della Polizia Vincenzo Parisi, segnalò anche alle prefetture il rischio di un imminente piano destabilizzante. «Da qualche tempo – scriveva lo stesso Parisi – è in atto una vasta campagna intossicatoria e disinformativa, che avvalendosi di messaggi intimidatori, telefonate anonime, lettere apocrife e fondando su azioni violente, tende a minare la credibilità delle pubbliche istituzioni e generare diffusa apprensione. È stata annunciata nel periodo marzo-luglio una campagna terroristica con omicidi esponenti Dc, Psi, Pds, nonché sequestro e omicidio futuro presidente della Repubblica, quadro strategia comprendente altri episodi stragisti». Nella circolare si fa riferimento al presidente del Consiglio Giulio Andreotti e ai ministri Carlo Vizzini e Calogero Mannino. Le segnalazioni, disse Scotti, erano arrivate da una fonte confidenziale, identificata poi in Elio Ciolini, «sospetto emissario di gruppi criminali operanti a livello internazionale, noto alle cronache giudiziarie per la vicenda del depistaggio della strage della stazione di Bologna», e all’epoca detenuto. La nota diramata alle prefetture sarebbe dovuta rimanere segreta. Invece fu pubblicata sul Corriere della Sera, creando così non poco “scompiglio politico”, tanto che Scotti dovette riferirne in Parlamento, mettendo la Commissione nella condizione di «dover scegliere se andare allo scontro frontale con la criminalità organizzata o convivere con essa».

Nonostante l’allora responsabile del Viminale delineò con un paio di mesi d’anticipo ciò che sarebbe accaduto nel nostro Paese, anticipando scenari di sangue e possibili «cadaveri eccellenti», l’allarme rimase volutamente inascoltato. Andreotti lo bollò addirittura come una «patacca», mentre il ministro veniva sempre più isolato persino all’interno del suo stesso schieramento politico. È questa, almeno, la percezione di Scotti, che non avverte nessuna manifestazione di solidarietà nemmeno da parte dei vertici istituzionali: «L’isolamento lo si percepisce attraverso il silenzio o attraverso l’attacco. Il silenzio è molto più pesante, perché all’attacco si può almeno rispondere».

In aula vengono citati anche gli articoli di giornale dell’epoca, che lanciavano nero su bianco il grido di Scotti. Come l’intervista rilasciata al giornalista de La Repubblica Giuseppe D’Avanzo e pubblicata il 21 giugno 1992. Siamo a meno di una settimana dalla formazione del nuovo Governo. «Sono convinto – diceva l’ex ministro – e lo vado ripetendo da mesi, che il calvario non è finito, che la mafia colpirà ancora e colpirà ancora più in alto, tanto più in alto quanto più efficace diventerà l’azione dello Stato. Non tutti vogliono capirlo. C’è chi fa orecchie da mercante, chi ha la tentazione di sottovalutare il mio allarme, chi colpevolmente sussurra che la mia apprensione è soltanto allarmismo che nasconde voglia di potere. Bene, a questi signori ho già detto che io non andrò più a Palermo a raccogliere insulti e monetine per loro e al loro posto. Nessuno può pensare, dinnanzi alla guerra che bisogna scatenare contro la mafia, di lavarsi pilatescamente le mani. Sia ben chiaro, soltanto con un esecutivo forte, legittimato nel tempo e nei consensi, può proseguire il lavoro già iniziato da me e da Martelli. È una politica che va confermata e una legittimazione di quella politica passa attraverso la riconferma di entrambi». La riconferma, però, non avverrà. Ed è proprio su quest’altro aspetto che il pool dei magistrati della Procura di Palermo sta cercando di fare luce. Sul perché dell’insediamento di Nicola Mancino agli Interni al posto di Scotti e, al posto di Claudio Martelli al Ministero della Giustizia, verrà preferito Giovanni Conso. Figure entrambe ritenute «colpevoli di una grave e consapevole reticenza» dal Gip Morosini: il primo imputato per falsa testimonianza, il secondo indagato per false dichiarazioni al pm.

Rispondendo alle domande dei pm Vittorio Teresi, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, Scotti ha ripercorso anche le tappe che portarono ai provvedimenti antimafia nel periodo in cui era ministro dell’Interno (16 ottobre 1990 – 28 giugno 1992): dalla legislazione sui pentiti a quella sul riciclaggio e la confisca dei beni, fino al decreto sul 41 bis, approvato definitivamente soltanto nell’agosto del ’92, dopo, quindi, la strage di via D’Amelio. È qua che si inserisce la figura dell’onorevole Giuseppe Gargani, appartenente alla cosiddetta “ala sinistra” della Democrazia cristiana (la stessa di Mannino e Mancino), all’epoca dei fatti membro della Commissione giustizia alla Camera. Gargani “consigliò” a Scotti di non insistere sull’iter di ratifica del decreto 8 giugno 1992, mentre questi premeva sulla sua accelerazione. Le perplessità stavano nell’impianto complessivo di quel decreto: «Mi parlò della necessità di apportare delle correzioni». Per l’ex ministro, quello fu l’inizio della fine della lotta alla mafia. O, pare più evidente, con la mancata proroga di 334 provvedimenti di 41 bis per altrettanti boss mafiosi, fu sancito il patto diabolico tra l’anti-Stato e Cosa nostra. Quella scellerata trattativa per la quale Scotti rappresentava un ostacolo e per questo eliminato politicamente, e a cui Paolo Borsellino si oppose con ben più ferma determinazione, tanto che lo Stato-mafia dovette accelerare (questa volta sì che preferirono correre) sulla sua uccisione, avvenuta appena 57 giorni dopo da quella dell’amico fraterno Giovanni Falcone.





http://100passijournal.info/stato-mafia ... attentati/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda trilogy il 03/06/2014, 11:57

flaviomob ha scritto:Due interventi di Ferdinando Imposimato su facebook:

[..]Il Governo Renzi non vuole fare la lotta alla corruzione recuperando i 60 miliardi di euro all'anno frutto della corruzione , che servirebbero ai lavoratori e ai giovani assicurando loro molto più dei fantomatici ottanta euro . La corruzione è un cancro che si manifesta anzitutto con la moltiplicazione dei costi delle grandi opere pubbliche . Il Presidente Renzi ha ignorato ciò che ha scritto la Commissione Europea , nella relazione 3 febbraio 2004 al Parlamento Europeo : in Italia “nelle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata ben il 40% del valore totale dell'appalto ( Corte Conti ) .


l'intera spesa per investimenti pubblici in Italia è inferiore ai 40 miliardi annui. Anche ipotizzando che la spesa finisca per intero nel giro della corruzione non si arriva a certe cifre. Anche allargando l'osservazione, all'insieme delle fatture della Pubblica Amministrazione che è dell'ordine di 135 miliardi. è difficile sostenere un giro di mazzete da 60 miliardi, manca la capienza.
http://www.adnkronos.com/soldi/economia ... refresh_ce


Sul problema dei sovracosti delle nostre opere pubbliche ci sono decine di studi a analisi, che purtroppo nessuno si va a leggere. Anche Dipeitro quando era ministro studiò la questione e individuò una serie di fattori, dalle opere di risarcimento alle amministrazioni locali, ai ricorsi che bloccano e prolungano i lavori, ai conflitti tra le varie amministrazioni che producono varianti su varianti, alla progettazione iniziale carente, alla mancanza di un quadro finanziario stabile di medio periodo ecc. ecc. E' semplice ridurre tutto a un problema di malaffare, questo indicide sicuramente, ma non è l'unico problema, ci sono molti elementi nelle procedure che se affrontati ridurrebbero i costi e i tempi di realizzazione in modo rilevante, e di conseguenza anche l'incidenza della corruzione.

Ad esempio da un seminario di Bankitalia pag. 37 :
[..[La realizzazione delle autostrade in Italia ha richiesto costi al chilometro più che doppi
rispetto a quelli sostenuti in Spagna; quella delle ferrovie ad Alta Velocità dei costi per chilometro
circa tre volte superiori rispetto a quelli di Francia e Spagna (AVCP, 2008; Italiadecide, 2009). Una
parte non trascurabile di queste differenze riflette senz’altro le caratteristiche orografiche dei paesi.
Tuttavia, una parte altrettanto significativa discende da scelte tecniche di realizzazione la cui
economicità non sempre viene adeguatamente vagliata. Cullino e Fabrizi (2011), ad esempio,
rilevano come nella lista dei progetti TEN-T “il progetto della Nuova Linea Torino Lione (progetto
prioritario 6) venga presentato come semplice railway axis e non come high-speed railway axis”,
soluzione invece adottata per la tratta di competenza italiana, con un sensibile aumento dei costi
unitari di realizzazione.


Fonte: http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... _spesa.pdf
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Cesare Mori

Messaggioda mauri il 07/08/2014, 18:19

leggendo una notizia su gangi, vendono alcune case a 1 euro in cambio di ristrutturazione certa, ho trovato il prefetto di ferro la cui azione ha dato considerevoli risultati nella lotta contro la mafia, altri tempi e altri metodi oggi come allora inaccettabili, si capisce come mai oggi non sia possibile trovare una via decisa di contrasto alla delinquenza perchè per ottenere risultati non bisogna guardare in faccia a nessuno e avere l'appoggio incondizionato dello stato, impresa impossibile vista la corruzione degli stessi politici che parte fin dai più piccoli fino ad arrivare ai deputati e senatori
ciao mauri

http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Mor ... alla_Mafia
Ancora oggi si discute sui metodi impiegati da Mori nella sua lotta al fenomeno mafioso. È indubbio che la sua azione fu vigorosa ed efficace: ebbe la fama di personaggio scomodo per la sua capacità di colpire molto in alto, senza curarsi dell'opposizione di molti fascisti della prima ora. Alla fine degli anni Venti, il "prefetto di ferro" era un personaggio estremamente noto ed alcune sue imprese, che la macchina propagandistica del regime copriva di consensi plebiscitari, erano giunte a rasentare la popolarità di Mussolini. Cesare Mori non si fece problemi nemmeno a perseguire (con il consenso del Duce) sia l'uomo più in vista del fascismo in Sicilia, Alfredo Cucco, sia l'ex ministro della Guerra, il potente generale Antonino Di Giorgio. Molti mafiosi dovettero emigrare negli Stati Uniti dove furono accolti e aiutati da Cosa Nostra americana.

I cardini principali dell'azione di Mori – forte della carta bianca che gli era stata attribuita, e assistito da uomini quali il nuovo Procuratore Generale di Palermo, Luigi Giampietro, e il delegato calabrese Francesco Spanò – furono:

Cogliere un primo importante successo con un'operazione in grande stile per riaffermare l'autorità dello Stato e dare un segnale forte (l'occupazione di Gangi).
Riottenere l'appoggio della popolazione impegnandola direttamente nella lotta alla mafia.
Creare un ambiente culturalmente ostile alla mafia, combattendo l'omertà e curando l'educazione dei giovani e stimolando la ribellione contro la mafia
Combattere la mafia nella consistenza patrimoniale e nella rete di interessi economici.
Ripristinare il normale funzionamento e sviluppo delle attività produttive della Sicilia.
Condannare con pene severe e implacabili i criminali sconfiggendo il clima di impunità.

La sua strategia si basava anche sul seguente schema: i mafiosi appartenevano essenzialmente al ceto medio rurale (gabelloti, campieri, guardiani e sovrastanti) e tenevano in soggezione sia i grandi proprietari sia i ceti più poveri. Eliminato il "ceto medio mafioso", i latifondisti si sarebbero liberati del doppio ruolo di vittime dei mafiosi e, al tempo stesso, di bersagli della rabbia popolare che li vedeva in combutta con la mafia. L'azione di Mori si rivelò in tutta la sua clamorosa efficacia sin dal primo anno: nella sola provincia di Palermo gli omicidi scesero da 268 nel 1925 a 77 nel 1926, le rapine da 298 a 46, e anche altri crimini diminuirono drasticamente.[3]

Secondo Saverio Lodato e Marco Travaglio[21] "spesso, al prefetto di ferro scivolava la mano anche nei confronti degli oppositori politici – socialisti e comunisti – nell'illusione che la lotta alla mafia desse la possibilità di fare due servizi con un viaggio solo", sebbene Mori "arrestasse anche fascisti, se per questo: convinto che la mafia sin da allora fosse trasversale agli schieramenti politici".[20]

Pentiti mafiosi hanno riconosciuto il grave stato di difficoltà nella mafia dopo quegli anni.[22] Mori non si occupò solo degli strati più bassi della mafia, ma anche delle sue connessioni con la politica, portando lo stesso Mussolini a sciogliere il Fascio di Palermo ed espellere Cucco – che pure era membro del Gran Consiglio del Fascismo – dal PNF. Dopo il suo congedo, secondo Petacco, vi fu una momentanea recrudescenza del fenomeno mafioso in Sicilia. Come scrisse nel 1931 un avvocato siciliano in una lettera indirizzata a Mori: «Ora in Sicilia si ammazza e si ruba allegramente come prima. Quasi tutti i capi mafia sono tornati a casa per condono dal confino e dalle galere...».[3]

In realtà i vertici della mafia avevano piegato il capo sotto la repressione, in particolare le cosche delle Madonie, di Bagheria, Bisacquino, Termini Imerese, Mistretta, Partinico, Piana dei Colli;[9] altre invece erano rimaste in stato di latenza, e colsero l'occasione dello sbarco degli Alleati in Sicilia per rialzare la testa, con gli Statunitensi che spesso li misero ai vertici delle amministrazioni locali siciliane, come sicuri antifascisti.[23]
mauri
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1961
Iscritto il: 16/06/2008, 10:57

PrecedenteProssimo

Torna a Sicurezza, Giustizia, Informazione

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 7 ospiti

cron