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Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 17/08/2014, 15:48

Esatto: Mori non arrivò al secondo decennio del fascismo e negli anni trenta la lotta contro la mafia tornò ad essere molto più blanda. Inoltre Mori poteva, in una dittatura, sostanzialmente incarcerare chiunque senza bisogno di prove e di un equo processo. Per un decennio la sua azione antimafia fu estremamente efficace ma poi divenne scomodo anche per il regime e fu lui ad essere fatto fuori. In ogni caso l'ombra gravissima di aver incarcerato e perseguitato molti innocenti solo perché nemici politici del regime rimane. Tra l'altro la concomitanza con il proibizionismo americano portò la mafia a riprodursi efficacemente e capillarmente negli Stati Uniti.


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Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 05/10/2014, 11:49

http://www.giuliocavalli.net/2014/10/05 ... o-in-casa/

Giulio Cavalli
Teatro, libri, politica e legalità

« Oltre a EXPO, la ‘ndrangheta che diversifica
Anche in Lombardia i candidati mafiosi si fanno in casa

Spesso ci è capitato di discuterne nei nostri incontri: la mafia che, delusa dalla politica, passa alla produzione “in proprio” dei dirigenti e dei candidati è il segno di una crescita sostanziale nella radicazione sul territorio. E infatti ne scrive Cesare Giuzzi:

Il milanese ha sostituito il calabrese. Dialetto lombardo, boss e cumenda. Affiliati ai clan nati e cresciuti al Nord. Senza neppure una goccia di sangue d’Aspromonte. La ‘ndrangheta cambia, e anche a Milano – suo feudo imprenditoriale ed economico – le regole si adattano al limite del mutamento genetico. Per esempio aprendo le porte a nuovi «battezzati» che «non hanno origine calabrese» e vengono «affiliati all’interno dei vari locali della ‘ndrangheta lombarda con cariche e doti secondo gerarchie prestabilite, con cerimonie e rituali tipici». Ma non solo. Sotto la lente della squadra Mobile di Milano e della Dda guidata da Ilda Boccassini, sono finiti anche due medici. Chirurghi noti e stimati nell’ambiente sanitario lombardo oggi sospettati di «essersi messi a disposizione di affiliati e dei loro parenti» per ottenere «scarcerazioni e cure privilegiate».

Gli investigatori li hanno seguiti e fotografati durante incontri e cene con condannati per mafia o familiari di arrestati nelle ultime operazioni antimafia al Nord. Si tratta di due medici di origine calabrese che lavorano al Niguarda di Milano e al Policlinico di Monza. Con loro anche un infermiere di origini calabresi. Una conferma ulteriore dell’interesse mafioso per la sanità lombarda. Come già emerso a proposito dell’ex dirigente sanitario dell’Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, condannato in secondo grado a 12 anni. Proprio da quelle indagini è nato il fascicolo che ha permesso, alcuni mesi fa, di scoprire la presunta «cupola» che voleva spartirsi gli affari di Expo.

La capacità di adattamento delle famiglie criminali calabresi e la loro struttura «flessibile» hanno permesso di riempire i vuoti dopo i 300 arresti dell’operazione Infinito-Crimine (luglio 2010) e quelli delle inchieste successive. Tanto che, secondo la polizia, i clan a Milano si sono «immediatamente riorganizzati e hanno di fatto ricostruito e preservato la scala gerarchica che consente alla ‘ndrangheta di rimanere solidamente legata al territorio».

La fotografia scattata dalla relazione inviata alla Direzione nazionale antimafia dalla squadra Mobile di Milano è l’immagine di una mutazione in atto. Dopo aver investito sui politici – spesso con aspettative superiori rispetto ai risultati ottenuti – i clan oggi «si sono posti l’obiettivo di entrare direttamente nei gangli della vita imprenditoriale e politico-istituzionale». Come? Candidando affiliati di assoluta fiducia nelle amministrazioni locali: «Gli appartenenti alla ‘ndrangheta, dimorando al Nord ormai da più generazioni, hanno progressivamente acquisito una piena conoscenza del territorio consolidando rapporti con le comunità locali e privilegiando specifici contatti con rappresentanti della politica e delle istituzioni locali che occupano ruoli chiave nelle amministrazioni». Il tutto, come annotano gli investigatori della squadra Mobile diretti da Alessandro Giuliano, grazie alle nuove generazioni che hanno permesso alla ‘ndrangheta al Nord di «diventare col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza rispetto a quella autoctona calabrese con la quale continua comunque a mantenere rapporti molto stretti».

Il nuovo «governo» delle ‘ndrine «si realizza con un tasso di violenza marginale, privilegiando invece forme di accordo e collaborazione con settori della politica, dell’imprenditorie e della pubblica amministrazione». Ecco la zona grigia. Così, come era emerso nel recente passato, dal traffico di cocaina l’attenzione dei boss milanesi s’è spostata sull’edilizia, sugli appalti pubblici (Expo, ma non solo), usura, frodi immobiliari, giochi, scommesse e l’acquisto di locali in centro. I clan investono all’estero: Romania, Gran Bretagna, Cipro e Svizzera. «L’ingresso di nuovi elementi ha consentito alle più solide consorterie mafiose calabresi di confermare il proprio assetto territoriale e di riaffermare il proprio ruolo di referenti locali rispetto alla casa madre».

Per quanto riguarda i medici indagati, l’inchiesta avrebbe messo in luce rapporti con boss del calibro di Pasquale Barbaro detto ‘U Nigru , originario di Platì (Reggio Calabria) e arrestato nel 2011 nell’inchiesta Minotauro della Dda di Torino, di affiliati (Molluso e Trimboli) della potente cosca Barbaro-Papalia («La sua egemonia a Milano e hinterland è assoluta») e del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo.


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Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 07/10/2014, 0:22

Condivido questa recensione (da La Stampa):

Coraggiosa Sabina Guzzanti che, ispirandosi al cinema di Petri e di Rosi, parte dai documenti (intercettazioni, testimonianze di pentiti, atti processuali) - e deve averne studiati una marea - e li mette in scena assegnando ai suoi attori le varie parti in commedia, senza pretendere di fare operazione realista; anzi denunciando la natura brechtiana della ricostruzione. In questo modo la Guzzanti si assume piena responsabilità del punto di vista attraverso cui racconta l'ambiguo iter della Trattativa Stato-mafia al centro del film: e nello stesso tempo gli conferisce maggior forza di verità.

FIlm da vedere assolutamente.

___

E, per informarsi un pò:

http://www.antimafiaduemila.com/2008052 ... lardo.html


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Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda mauri il 09/10/2014, 21:55

se voleva buttare un sasso nello stagno della completa indifferenza della istituzioni che contano, beh c'è riuscita
ora bisogna vedere se il governo recepisce il messaggio, ma mi sa di no
ciao mauri

http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... ef=HREC1-2
Stato-Mafia, scoppia il caso Guzzanti. Incredibili parole di deputato M5s
La regista twitta: "Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi" ed esplode il caos. Le risponde polemico il presidente Pd Matteo Orfini. Maria Falcone: "Una cosa vergognosa".
mauri
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Re: Italia, cosa nostra

Messaggioda flaviomob il 12/10/2014, 19:27

La nuova norma che dovrebbe punire coloro che riciclano denaro frutto di attività illecite, per come formulata ora dal governo, non è un’arma efficace. Anzi: evasori fiscali e corrotti rischiano di rimanere impuniti.

Il testo preparato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando era molto diverso. E a quel provvedimento bisogna tornare. Perché, come dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, "la vera lotta ha bisogno non di compromessi ma di scelte chiare, coerenti, credibili e radicali contro la corruzione, le forme di illegalità e le mafie".



Corruzione, truffa, appropriazione indebita, evasione fiscale, finanziamento illecito ai partiti rimarrebbero, per come è oggi formulata la norma, fuori dalle pene previste per il nuovo reato di autoriciclaggio. Noi non ci stiamo.

www.riparteilfuturo.it/autoriciclaggio

Se anche tu la pensi così entra subito in azione: chiediamo al governo Renzi una legge sull’autoriciclaggio non “annacquata”, senza inciampi per chi indaga e scappatoie per i furbi, con pene certe e proporzionate.


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