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Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Messaggioda franz il 15/11/2013, 14:26

L’interventismo e il protezionismo statale non passano mai di moda, in Italia. La concezione tutta italiana che lo Stato sia tenuto a intervenire per salvare imprese private in crisi è dura da estirpare. E, infatti, in concomitanza con la bagarre Alitalia–Poste, un’altra richiesta d’aiuti economici è giunta alle orecchie dell’esecutivo Letta. Stavolta, ad appellarsi a Mamma Italia è stata la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), chiedendo a gran voce un sostegno pubblico in favore delle imprese editoriali che «stanno crollando sotto il peso della crisi».

Insomma, siamo davanti all’ennesimo caso di richiesta d’intervento pubblico in favore di società totalmente private, sostenuto da motivazioni che fanno ridere istericamente i fautori del libero marcato e della concorrenza d’impresa. Nel documento di Giulio Anselmi, presidente della FIEG, rilanciato da HuffingtonPost.it, si legge:

[…] la FIEG non chiede assistenzialismo. Ritiene invece necessario un intervento pubblico ben definito nell’oggetto e delimitato nel tempo, per aiutare le imprese a superare l’emergenza tutelando una realtà che è, insieme, un fattore essenziale della vita democratica del Paese e un’industria strategica.

Siamo consci che per superare le criticità strutturali occorre maggiore attenzione da parte del legislatore. Partendo da una ridefinizione complessiva delle forme di sostegno all’editoria, spostando risorse dagli aiuti ai soggetti al sostegno dei progetti, dai contributi agl’incentivi, con una gamma d’interventi maggiormente coerenti con la situazione del mercato editoriale in evoluzione.

Occorre favorire una rivoluzione culturale, sociale, produttiva. Gli editori chiedono:

– interventi a sostegno della domanda di pubblicità, con un credito d’imposta a favore delle imprese che investono in pubblicità sulla stampa per rilanciare, insieme, investimenti pubblicitari e consumi;
– iniziative di promozione della domanda di lettura con la previsione, per determinati soggetti (giovani, pensionati), di buoni acquisto per la sottoscrizione d’abbonamenti, anche digitali, ai giornali;
– il riconoscimento d’un credito d’imposta per gl’investimenti finalizzati all’innovazione e allo sviluppo nella produzione e nella diffusione di contenuti digitali;
– una cornice giuridica di regole chiare che garantiscano un livello adeguato di protezione e remunerazione dei contenuti editoriali in Rete;
– un intervento pubblico vòlto alla modernizzazione della vendita dei giornali con un sostegno al progetto d’informatizzazione della filiera;
– misure che favoriscano il ricambio generazionale dei lavoratori del settore.

Tra richieste di credito d’imposta, normative ad hoc per il rilancio dell’occupazione nel settore, richieste di fondi pubblici per favorire la nascita e il consolidamento d’innovazioni tecnologiche, la FIEG in poche parole chiede che «governo e politica interrompano la loro lunga latitanza» e si facciano carico delle disastrose politiche economiche e industriali attuate dagli editori italiani negli ultimi 5 anni, provvedendo a riparare i danni causati dalle scelte scellerate del management di società private con una bella iniezione di fondi pubblici.

E in Italia, si sa, esistono imprese e cittadini di Serie A e imprese e cittadini di Serie B. Nonostante che da anni si susseguano numerosi gli appelli delle associazioni di categoria d’artigiani e piccoli e medi imprenditori strangolati da burocrazia e pressione fiscale insostenibili, mai accolti, se a muoversi sono i grandi gruppi editoriali la soluzione viene trovata in men che non si dica.

E, infatti, «detto, fatto»: il magico Letta è corso in aiuto degli editori e ha inserito nella legge di stabilità l’istituzione d’un fondo straordinario per gl’interventi a sostegno dell’editoria, con una dotazione di 50 milioni per il 2014, 40 milioni per il 2015 e 30 milioni per il 2016. Totale: 120 milioni d’euro.

Leggi anche: Legge di stabilità 2014: manovra o gioco di specchi?

Reazioni di gaudio e giubilo da parte della FIEG e del sottosegretario all’editoria Giovanni Legnini all’indomani della concessione degli aiuti: «Abbiamo stanziato 120 milioni nel prossimo triennio sia per sostenere le nuove iniziative editoriali e favorire l’assunzione dei giovani nei nuovi media, sia per gli ammortizzatori sociali, necessari alle imprese in difficoltà». Tuttavia, non saranno «soldi a fondo perduto. Le aziende editoriali ci devono dire se e quanti giovani assumeranno. Il fondo deve, infatti, servire ad arginare gli effetti della crisi e aprire una fase nuova di rilancio».

Le perdite d’esercizio e i cali di produttività e competitività vengono imputati, ovviamente, solo ed esclusivamente alle difficoltà della crisi economica. Nessun barlume d’onestà intellettuale, non un accenno alle responsabilità e alla cecità imprenditoriale del management del settore, nessuna concezione di libero mercato e libera concorrenza. «Non siamo capaci di fare il nostro lavoro: lo Stato ci aiuti», potremmo tranquillamente sintetizzare. Come riuscire a non definire «assistenzialismo» queste richieste rimane un mistero.

Abolire i fondi per l’editoria (http://thefielder.net/28/11/2012/abolir ... oYS4iclLUV )

Da insider del settore editoriale, probabilmente dovrei esser la prima a gioire per quest’intervento. Ma è proprio da addetta ai lavori, ancora prima che da liberista, che contesto questo modo d’operare e d’inquinare il mercato editoriale, già fin troppo sostenuto dalla «mano invisibile» pubblica, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, in termini di scarsa produttività e competitività.

Aiuti economici per gli editori, sí, si possono trovare; risorse per ridurre la pressione fiscale a famiglie e imprese, no, è sempre una missione impossibile. Anche stavolta, il governo ha perso l’occasione per attuare un piano di riforme strutturali, indispensabili per il Paese, che favorissero la crescita e invertissero la tendenza recessiva che da anni ci attanaglia: nessun intervento serio, nessun taglio di spesa, nessun taglio a pressione e cuneo fiscale. Solo aumenti, aumenti, aumenti, checché ne dica Letta: calcolatrice alla mano, la pressione fiscale nel 2014 salirà d’1,1 miliardi d’euro.

E, dopo mesi e mesi di «non ci sono coperture sufficienti per tagliare le imposte» e «la spesa pubblica è incomprimibile», in un contesto economico al collasso finanziario, in un Paese sull’orlo del baratro, con una pressione fiscale reale a livelli insostenibili, dove ogni giorno falliscono centinaia d’imprese e attività, questo fondo milionario elargito agli editori italiani appare uno schiaffo in pieno vólto a tutti quegl’imprenditori che da anni stanno cercando, solo e unicamente con le proprie risorse umane e finanziarie, di sopravvivere alla crisi.

http://thefielder.net/11/11/2013/lo-sta ... oYSgSclLUU
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Re: Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Messaggioda pianogrande il 15/11/2013, 17:27

Sono noiosissimo ma il mitico meno stato e più mercato vale solo ed esclusivamente ed unicamente quando c'è da stramaledire le regole ed i controlli (le tasse in testa).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Messaggioda franz il 15/11/2013, 19:41

pianogrande ha scritto:Sono noiosissimo ma il mitico meno stato e più mercato vale solo ed esclusivamente ed unicamente quando c'è da stramaledire le regole ed i controlli (le tasse in testa).

Beh, ovviamente vale dove lo stato è troppo ed il mercato è poco. Come da noi.
Dammi un paese in cui lo stato sia zero (o quasi) ed io sosterro' volentieri piu' stato.
Il problema è trovare la giusta via di mezzo.
Noi ne siamo distanti.
Per eccesso di stato, ovviamente, in tantissimi settori.
E per difetto in alcuni, lo ammetto.
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Re: Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Messaggioda pianogrande il 16/11/2013, 0:38

Ecco.
Credo si possa dare per superata la diatriba, assolutamente ideologica, pubblico - privato <=> disefficienza - efficienza.
I comportamenti vanno giudicati caso per caso e se lo stato si comporta male il rimedio non è, per definizione, il privato e viceversa.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Lo Stato regala 120 milioni all'editoria

Messaggioda flaviomob il 16/11/2013, 1:26

Se lo stato si comporta male, non funzionerà né il pubblico né il privato, che ha bisogno di un arbitro imparziale a garanzia (liberale) di una concorrenza autentica, corretta, tra pari e priva di monopoli, consociativismi, corruttela.


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