E' questo il mio Paese?

http://tv.repubblica.it/copertina/savia ... 5227?video
Sembra di rivedere il copione di Falcone, Borsellino e gli altri del pool antimafia di palermo, i morti che camminano, la popolazione contro perche' "non si puo' piu' camminare per la strada".
Sapete, vivo all'estero da tanti anni, ma nonostante tutto sento sempre una strana attrazione per il mio paese d'origine che mi fa privilegiare la discussione su di esso rispetto a quella sul Paese che via via mi ha ospitato. Ma ultimamente sento qualcosa che mi sta spingendo piano piano a "staccare", a dimenticarlo, complici anche certe cose che leggo su questo forum e che ricevo da altre fonti. La sensazione che siamo semprer li a discutere del nulla, che siamo attaccati al linguaggio, alla discussione come parodia dell'attivita' reale. Posso essere accusato di fuggire, mentalmente dopo che geograficamente, ma a un certo punto ti chiedi a che pro? Perche' dedicare energie mentali all'Italia e non a quei Paesi che se lo "meritano"? Abbiamo ricevuto in dote un paese fortunato e lo abbiamo tranquillamente distrutto. Parlo soprattutto del dopoguerra, della DC, della desolazione delle nostre periferie, degli scandali che ricoprono la nostra societa' da decenni, il potere al piu' ricco del paese. Quello che c'e' di buono e' solo il residuo del passato. Vale la pena continuare a preoccuparsi del presente? Qualcuno puo' dirti vacci te a Casale a combattere la 'ndrangheta, ma la risposta potrebbe essere: e perche' non in Malawi o in Ghana? Perche' sono italiano? Ma la propria nazionalita' siamo sicuri che rappresenti da sola l'obbligo a mettere sempre in testa il proprio paese? O piuttosto non dovrebbe essere un desiderio? E se quel desiderio passa? E' un legame indissolubile per legge o per sentimento? E se il sentimento cede?
pagheca
Sembra di rivedere il copione di Falcone, Borsellino e gli altri del pool antimafia di palermo, i morti che camminano, la popolazione contro perche' "non si puo' piu' camminare per la strada".
Sapete, vivo all'estero da tanti anni, ma nonostante tutto sento sempre una strana attrazione per il mio paese d'origine che mi fa privilegiare la discussione su di esso rispetto a quella sul Paese che via via mi ha ospitato. Ma ultimamente sento qualcosa che mi sta spingendo piano piano a "staccare", a dimenticarlo, complici anche certe cose che leggo su questo forum e che ricevo da altre fonti. La sensazione che siamo semprer li a discutere del nulla, che siamo attaccati al linguaggio, alla discussione come parodia dell'attivita' reale. Posso essere accusato di fuggire, mentalmente dopo che geograficamente, ma a un certo punto ti chiedi a che pro? Perche' dedicare energie mentali all'Italia e non a quei Paesi che se lo "meritano"? Abbiamo ricevuto in dote un paese fortunato e lo abbiamo tranquillamente distrutto. Parlo soprattutto del dopoguerra, della DC, della desolazione delle nostre periferie, degli scandali che ricoprono la nostra societa' da decenni, il potere al piu' ricco del paese. Quello che c'e' di buono e' solo il residuo del passato. Vale la pena continuare a preoccuparsi del presente? Qualcuno puo' dirti vacci te a Casale a combattere la 'ndrangheta, ma la risposta potrebbe essere: e perche' non in Malawi o in Ghana? Perche' sono italiano? Ma la propria nazionalita' siamo sicuri che rappresenti da sola l'obbligo a mettere sempre in testa il proprio paese? O piuttosto non dovrebbe essere un desiderio? E se quel desiderio passa? E' un legame indissolubile per legge o per sentimento? E se il sentimento cede?
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