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Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

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Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda franz il 08/07/2013, 23:15

Rcs, Della Valle: "Intervenga Napolitano"
Marchionne: "Il gruppo per noi è strategico".

Mercoledì l'asta per il 15% inoptato e il patron della Tod's decide di appellarsi al presidente della Repubblica: "In pericolo la libertà di stampa". Il numero uno del Lingotto intanto giustifica la mossa di portarsi oltre il 20% dell'editore del Corriere della Sera: "Strategica, sennò non avremmo investito tanto". Diplomazie al lavoro, resta da collocare il 15% del capitale - fino al 16 luglio - per un esborso di circa 60 milioni

MILANO - Nella battaglia per il controllo del Corriere della Sera Diego Della Valle sceglie una mossa clamorosoa. Un appello a Giorgio Napolitanto. L'imprenditore della Tod's scrive, in una lettera: "Presidente Napolitano, abbiamo bisogno di sentire la Sua voce, una voce forte, al di sopra delle parti e della massima autorevolezza. E' in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana. Anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il Suo pensiero".

Poi si dice pronto a un passo indietro: "Sarebbe necessario che noi tutti, il gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l'azionariato di Rcs liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo". Ma Della Valle se la prende soprattutto con la politica: "Vedere in questa occasione il totale silenzio della politica vecchia e nuova è un fatto inspiegabile e molto preoccupante per la democrazia e mi ha convinto, ancora di più, a rivolgermi a Lei e all'autorevolezza che la Sua persona e il Suo ruolo rappresentano".

Intanto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, dice: "Rcs è strategica, altrimenti non avremmo investito tanto". Parole pronunciate commentando le mosse del Lingotto a margine dell'assemblea degli Industriali di Torino; Fiat ha deciso di salire nell'editore del Corriere della Sera, del quale controlla ormai il 20%. Dalla stessa assise si è espresso anche il presidente onorario di Exor, Gianluigi Gabetti, che ha detto: "John ci sa fare, Rcs è in buone mani", riferendosi al presidente John Elkann. "Non mi sorprende", ha aggiunto in merito a quanto deciso dal Lingotto sul fronte Rcs.

Ad aumento di capitale concluso, venerdì scorso, si tirano le somme sull'azionariato e sui possibili scenari futuri. Il tema è quello posto dal grande socio fuori patto Diego Della Valle, all'8,8% post aumento, pronto a un impegno maggiore a fronte di uno scioglimento del patto, una revisione del piano e un assetto affidato a una truppa di soci con quote paritetiche. Il dialogo sembrerebbe chiuso dalla salita Fiat al 20,1%. La sfida delle diplomazie all'opera appare allora innanzitutto quella di aprire un canale tra i due, visto che comunque avranno un peso decisivo nel futuro di Rcs.

Ecco l'azionariato in attesa dell'asta dell'inoptato:

Fiat 20,135%
Mediobanca 15,14%
Diego Della Valle 8,81%
Fonsai 5,54%
Pirelli 5,3%
Intesa Sanpaolo 5,018%
Italmobiliare 3,74%
Eredi Rotelli 3,257% (4,13% con la quota in opzione)
Sinpar (Lucchini) 1,27%
Edison 1,08%
Edizione 1,045%
Mittel 1,042%
Generali 0,989%
Erfin (Bertazzoni) 0,77%
Francesco Merloni 0,52%

Da mercoledì e fino al 16 luglio in Borsa sarà offerto in asta l'inoptato dell'aumento non già collocato (il 15%), per un impegno di sottoscrizione da 60 milioni, pari poi all'11,2% nel capitale post operazione. Nel caso opposto di asta deserta, le banche interverrebbero per 49,4 milioni (il 12,3% dell'aumento, pari al 9,2% del capitale post operazione). Al più tardi, i nuovi pesi nell'azionariato dovrebbero noti per l'ultima settimana di luglio.

Intanto il titolo è positivo all'indomani della chiusura dell'aumento di capitale che ha 'riscritto' la geografia dei soci. In attesa dell'asta sui diritti di opzione non esercitati al via da mercoledì, Rcs guadagna oltre un punto a 1,246 euro, con oltre 3,3 milioni di pezzi passati di mano nelle prime battute di contrattazioni (segui in diretta).

(08 luglio 2013) www.repubblica.it
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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda flaviomob il 08/07/2013, 23:24

Non è una novità. Certo, la situazione italiana (anomala da sempre) continua a peggiorare: questo articolo è del 2009.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... bili.shtml

Se c'è qualcosa di sbagliato nella politica italiana, la colpa è anche della stampa del Belpaese: influenzata da industriali e politici, molto attenta ai potenti e poco ai lettori. L'atto di accusa arriva dal settimanale Usa Time, che lancia l'affondo: «Giornali italiani, fonti inaffidabili».

In un Paese dove il primo ministro controlla le tv, solo una persona su dieci compra un quotidiano, contro una su cinque negli Stati Uniti e tre su cinque in Giappone, osserva Stephan Faris, citando i dati della World Association of Newspapers. «Agli italiani, a quanto pare, non interessa leggere le notizie». E se il problema non stesse nell'appetito degli italiani per le notizie, ma in «quello che c'è sul menu?».

«I giornalisti italiani sembrano scrivere l'uno per l'altro, per i politici o per il piacere di leggere la loro prosa»: Faris racconta di averlo detto, il mese scorso, a un festival letterario in Sardegna e di essere stato applaudito dal pubblico. Così si è reso conto dell'insoddisfazione della gente per quello che oggi l'informazione offre.

«Non è cambiato molto – si legge sul Time - da quando 50 anni fa il giornalista politico Enzo Forcella dichiarò che i giornali italiani sono scritti solo per 1.500 lettori: ministri, parlamentari, leader di partito, capi sindacali e industriali». L'articolo cita Paolo Mancini, professore di sociologia delle comunicazioni all'Università di Perugia: la stampa in Italia è sempre stata scritta da e per l'élite intellettuale. E quando c'è una notizia politica, ci sono magari cinque articoli di grandi firme, ma «raramente viene fornito il contesto o il background». «Il lettore della stampa scritta sa già quello che succede. Hanno le notizie. Vogliono il gossip».

Si è molto parlato del fatto che Silvio Berlusconi controlla la televisione italiana, ma anche «la stampa scritta ha il suo conflitto di interessi», fa notare Faris. Il gruppo Fiat – scrive – ha partecipazioni di controllo nei quotidiani Corriere della Sera e La Stampa. La Repubblica è di proprietà di Carlo De Benedetti, «rivale di Berlusconi, con interessi nell'energia, nell'automobile e nella sanità». Il Sole 24 Ore appartiene alla principale lobby industriale del Paese (Confindustria, ndr). «Gli imprenditori italiani tendono a dipendere ampiamente dalla politica. Le possibilità di reporting aggressivo sono molto, molto limitate», dice al Time Ricardo Franco Levi, parlamentare dell'opposizione che nel 1991 diresse l'Indipendente, «breve tentativo di fare un giornale davvero indipendente».

Non manca neppure l'influenza diretta del governo. Il Time ricorda che in giugno, Berlusconi invitò le imprese a non dare pubblicità ai giornali «che cantano la canzone dell'insoddisfazione e della catastrofe», alludendo ai giornali che pubblicano le salaci vicende della sua vita personale. «Ciò sarebbe accettato in qualsiasi altro angolo del mondo?», si domanda Levi.

«Non c'è da sorprendersi se gli italiani sempre più si volgono verso fonti alternative d'informazione», continua il Time. Negli ultimi anni è cresciuta la free press: con budget limitati, «ha dovuto offrire ai lettori qualcosa di nuovo, le notizie». Faris ricorda che nel giorno in cui La Repubblica metteva in prima pagina tre articoli sulle dichiarazioni di Berlusconi «Non sono un santo», il giornale Metro aveva un titolo «ben più rilevante»: «H1N1: 15 milioni di giovani da vaccinare». Online, secondo il Time, hanno largo seguito il blog di Beppe Grillo e Dagospia.

La crisi mondiale dell'editoria non fa eccezione per l'Italia. E in un Paese dove i licenziamenti sono quasi vietati, a settembre perderanno lavoro oltre 500 giornalisti. «Eppure la domanda per un diverso tipo di reporting rimane impressionante». Faris cita il caso della rivista Internazionale, un settimanale che raccoglie notizie di media esteri, che l'anno scorso ha aumentato la circolazione del 25%. «La gente che smette di comprare i giornali non è gente che non vuole informazione – dice il direttore Giovanni De Mauro - E' gente che vuole un diverso tipo di informazione».

In Italia, almeno, conclude l'articolo del Time, «gli editori che vogliono salvare i loro giornali potrebbero cominciare col soddisfare la fame dei lettori».


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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda Robyn il 09/07/2013, 8:58

servirebbero le leggi antitrust,non si potrebbe possedere più del 5% di un'azione di un giornale o di una rete tv e dovrebbe essere l'europa ad intervenire
http://europa.eu/legislation_summaries/ ... ust_it.htm
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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda franz il 09/07/2013, 10:47

Robyn ha scritto:servirebbero le leggi antitrust,non si potrebbe possedere più del 5% di un'azione di un giornale o di una rete tv e dovrebbe essere l'europa ad intervenire
http://europa.eu/legislation_summaries/ ... ust_it.htm

Un limite al possesso in % non impedisce patti di sindacato, anche perché comunque vada una SPA va diretta e c'è una maggioranza, piaccia o non piaccia. Esisterà sempre un azionista di maggioranza da solo o in accordo con altri.
Leggi antitrust impediscono che ci sia un solo giornale o una sola TV, che ci sia un monopolio , non possono certo obbligare il pluralismo.
Pluralismo che tra l'altro è spesso la foglia di fico dei partiti per continuare a governare i media.
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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda Robyn il 09/07/2013, 11:23

c'è una bella differenza tra un giornale e una tv posseduta da un solo azionista ed una pluralità di azionisti.Il rischio per l'Italia è la continuazione della videocrazia,un sistema dove la prepotenza è eretta a sistema,un sistema che anzichè formare l'opinione del cittadino la condiziona .In Inghilterra Cameroun stà dando il colpo di grazia a Murdoch,nessuno può possedere più di una certa percentuale nei mass-media
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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda franz il 09/07/2013, 12:08

Robyn ha scritto:c'è una bella differenza tra un giornale e una tv posseduta da un solo azionista ed una pluralità di azionisti.Il rischio per l'Italia è la continuazione della videocrazia,un sistema dove la prepotenza è eretta a sistema,un sistema che anzichè formare l'opinione del cittadino la condiziona .In Inghilterra Cameroun stà dando il colpo di grazia a Murdoch,nessuno può possedere più di una certa percentuale nei mass-media

Certo, nel totale dei mass media mi sembra una regola doverosa. Ma in un singolo giornale è una regola inutile e dannosa.
Se FIAT o chiunque altro detenesse il controllo di tutti i media sarebbe grave. Di un giornale tra tanti è la normalità, nel mondo. Diciamo che ogni proprietario che trasformi il giornale in società per azioni (per raccogliere finanziamenti) ha la giusta necesità di mantenere il controllo del pacchetto di maggioranza. Poi ovviamente ci sono regole sulle scalate che valgono per tutti. Il probelma di FIAT è che già detiene il controllo de La Stampa, di torino, che per' non è un quotidiano a tiratura nazionale. Della Valle si lamenta ma era lui pronto a raccogliere quel 20% piu' l'inoptato (con 40 milioni vedi http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... il-20.html ) e quindi se parliamo del controllo del singolo gruppo editoriale anche lui (che aveva 8.67%) era oltre questo tuo strano limite del 5%.
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Re: Rcs a Fiat, Della Valle scrive a Napolitano

Messaggioda Robyn il 09/07/2013, 20:27

Le regole bisogna prepararle nella società il passaggio alla democrazia è anche fatta di passaggi che possono essere traumatici per un paese.Il riferimento all'antitrust non è naturalmente a sb,perchè le regole valgono per tutti,e tantomeno far finta di niente sù Della Valle.La libertà e la pluralità dell'informazione è importante in democrazia
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