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Femminicidio

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Re: Femminicidio

Messaggioda flaviomob il 30/05/2013, 14:47

Il Concetto dell'Amore di Franca Rame.....

Nascere donna è un gran casino, perché fin da piccola ti distorcono le idee sul sesso, su te stessa. Che non sei bella, che c'hai dentro questa cosa sporca ma tanto preziosa che tutti te la vogliono. Ma se è così sporca, perché tutti la vogliono? "Perché sono dei maialoni!!!" Non capisci bene il significato, e invece di andarci a fondo, ti accontenti del non capire niente. Perché Certo che è un modo ben strano di entrare nella vita: prima ti senti un bidone della spazzatura circondato dai topi di fogna famelici... una cosa che ti riempie di gioia e di ottimismo, che ti prepara a trovare la fiducia indispensabile per donarti poi a un altro che, improvvisamente, non è più un porco e tu non sei più un bidone della spazzatura ma un delicato mazzolino di rose con nel bel mezzo un'orchidea "bianca".Perché? Perché tutto è stato purificato dall'AMMORRE! Che baggianata! Dall'amore! Una parola bellissima "amore amore amore quanto mi piaci... vivo solo per te... ti amo, ti amo... sei la mia vita!" Il giorno dopo ti ritrovi con una montagna di piatti da lavare e il detersivo è finito.


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Re: Femminicidio

Messaggioda Iafran il 01/06/2013, 13:46

flaviomob ha scritto:Quanti omicidi irrisolti di donne non vengono catalogati come femminicidi?

Io ci includerei anche le donne che subiscono le angherie dell'uomo occasionale o quelle del malavitoso che risultano ai tutori dell'ordine e che i media farebbero bene a non comunicare piuttosto che riferirne in modo banale "Un corpo privo di vita, seminudo, è stato ritrovato ai bordi di una strada. Dai primi accertamenti si tratterebbe di una prostituta di tale zona geografica".
È un annuncio discriminante e molto cattivo nei confronti della persona.
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Re: Femminicidio

Messaggioda franz il 02/06/2013, 9:59

Iafran ha scritto:È un annuncio discriminante e molto cattivo nei confronti della persona.
Di fronte a "certe morti" non ci si indigna per il delitto, ma ci si arroga, quasi, il diritto di giudicare ... :o

Già, mi ricorda Andreotti, quando diceva che Ambrosoli era uno che se la stava cercando.

In ogni caso non esiste (e non ho tovato nei documenti ufficiali) una catalogazione di femminicidio ai fini delle statistiche giudiziarie e quindi almeno questo problema (di errata o mancata catalogazione) non esiste.

wikipedia ha scritto:Il termine femminicidio, o femicidio, si riferisce alle violenze che vengono perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia in quanto appartenenti al genere femminile. Il femminicidio comprende inoltre tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere.

Quindi la cassiera uccisa durante una rapina non è femminicidio ma la prostituta uccisa si, indipendentemente dal giudizio morale sul suo mestiere. Non ci sono pero' statistiche ufficiali e l'unico dato disponibile è il numero di vittime d'omicidio di sesso femminile. Ci sono anche organizzazioni/associazioni che tengono un conteggio, che pero' è controverso (vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Femminicidio )
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Re: Femminicidio

Messaggioda flaviomob il 02/06/2013, 10:39

Pare che la forte riduzione degli omicidi di mafia negli ultimi trent'anni abbia fatto risaltare, in percentuale, la rilevanza del femminicidio. In realtà, le statistiche riportano una certa stabilità, in termini assoluti. Ciò non significa che l'emergere all'attenzione dei media non sia un fatto positivo: va rilevato che questa è una novità "culturale" degli ultimissimi anni, mentre prima non se ne parlava o ci si limitava a scarne cronache dimenticate poche ore dopo i fatti. Dobbiamo farci carico di una vera e propria "Questione femminile" in questo paese, che fino alla scorsa legislatura era dietro al Rwanda per numero di donne elette in parlamento. Un paese in cui, fino alla riforma del diritto di famiglia negli anni settanta, il marito poteva uccidere una donna per gelosia e beccarsi tre anni. A parti invertite, la moglie sarebbe finita all'ergastolo.

Ricordiamoci del "paese reale":

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... sistemico/

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... %E2%80%9D/


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Re: Femminicidio

Messaggioda flaviomob il 08/06/2013, 13:11

"Femminicidio è una brutta parola?
Ma dobbiamo imparare a usarla"


All'Altana delle Oblate l'incontro "L'ho uccisa perché l'amavo" con Michela Murgia, Loredana Lipperini e Adriano Sofri
di MARIA CRISTINA CARRATU'

Davvero la parola femminicidio è brutta, falsa, se non addirittura pericolosa, come qualche "revisionista" sostiene? Se le parole sono pietre, cioè veicolano concreti contenuti culturali, la scomoda espressione si rivela, in realtà, altamente significativa di una situazione storica in cui ogni due giorni una donna viene uccisa da un uomo. E per nessun altro motivo se non perché è una donna. Di questo, e di molto altro, parla "L'ho uccisa perché l'amavo" il libro dal titolo paradossale di Loredana Lipperini e Michela Murgia, di cui le due autrici hanno discusso nell'altana delle Oblate con Adriano Sofri, intervistate da Laura Pertici. "E' un fatto che ci sono più fattori di rischio di morte delle donne in quanto donne" ha subito chiarito Murgia, "vale a dire motivi culturali che non hanno niente a che vedere con ciò che le donne uccise hanno fatto", ma "con una cultura complessiva, in cui tutti siamo immersi, e da cui nessuno può chiamarsi fuori". Nemmeno le donne, che loro malgrado condividono "quella sorta di automatismo mentale diffuso per cui il rapporto maschio-femmina comprenderebbe sempre una certa dose di violenza naturale", una logica perversa da cui, dunque, si tratta ora, per le femmine del genere umano, di "decolonizzarsi". Se dunque è vero, per rispondere a chi considera eccessiva l'attenzione sui femminicidi, che le "donne morte non sono più morte degli altri", è anche vero, insiste Murgia, "che
fino a un attimo prima di morire, come la morte poi dimostra, sono molto più a rischio degli uomini".
"Femminicidio brutta parola?" si è chiesta Lipperini, "anche spread lo è, eppure abbiamo imparato tutti a usarla". Ciò di cui avere paura in realtà non sono le parole, ma quel che c'è dietro, "una cultura intera di cui fanno parte comportamenti e pensieri che appartengono a tutti", e che ha espresso anche contenuti alti, "segnando letteratura, arte, cinema, e creando addirittura un'estetica della donna morta". Mentre è inutile negare, dice Murgia, che "il modo stesso di parlare di amore veicola, nella nostra cultura, qualcosa di sbagliato, come l'ambiguo rapporto stabilito, a accettato, fra seduzione e violenza", quasi che "un amore di qualità superiore fosse solo quello più vicino alla natura pià bestiale".
Conferma Adriano Sofri: "Il modo stesso di stare al mondo dei maschi ha a che fare con un paradigma da sempre centrato sul potere", e, come ha così ben mostrato Machiavelli, "esercitato in politica esattamente come nei riguardi della donna". E nonostante ciò costituisca per l'uomo stesso, sottolinea Murgia, "una spaventosa fatica, un dominio pagato caro, costretti alla difesa dagli altri maschi, e dalle donne che da questo schema sfuggono continuamente". Perchè è inutile illudersi, nota Sofri: "L'uomo ha cominciato a schizzare di rabbia da quando la donna ha deciso di prendersi il suo piacere svincolandosi dal recinto in cui lui l'aveva costretta, temendone, in realtà, la terribile potenza". Uomo che di donne, e femminicidi, si è molto occupato, Sofri ricorda le battaglie di autodifesa militante del femminismo storico, a causa del quale, d'altra parte, "la generazione di maschi a cui appartengo ha poi dovuto impegnarsi in una faticosa riconquista delle donne che, per quella via, stavamo perdendo". Non resta che augurarsi che questa fin troppo lunga era di guerre a senso unico finisca, cominciando, intanto, da parte delle donne, "a riprendersi la politica", anche se l'augurio migliore da fare a tutti, dice Lipperini, "è che la nuova era sia costruita da donne e uomini nuovi, insieme". Ma intanto, avvertono Murgia, Lipperini e Sofri, non si tema di usare la parola femminicidio: "Le parole generano realtà", dice Murgia, "e finché un problema non è chiamato con un suo nome, non è inserito in una cornice di riconoscibilità che ci consente, poi, di affrontarlo e risolverlo davvero".

http://firenze.repubblica.it/cronaca/20 ... -60589500/


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Re: Femminicidio

Messaggioda annalu il 14/06/2013, 17:07

A proposito di femminicidio, Il Fatto Quotidiano oggi lancia la proposta di uno sciopero delle donne. Non so se un'iniziativa del genere possa davvero venir attuata, certo è che il problema della violenza "sulle donne in quanto donne" non può continuare a venir trascurato, ed è giusto che su questo tema le donne si impegnino in prima persona e si interroghino anche su quale possa essere il loro ruolo nel modificare la cultura che accetta e consente tale fenomeno.
E qui, una nota sul termine "femminicidio". Perché alcuni la considerano una "brutta parola"? Tra l'altro non è affatto vero che non esistesse "prima" un termine per indicare l'uccisione delle donne in quanto tali. Esisteva, anzi ne esistevano più di uno. Il principale era "uxoricidio", un altro era "delitto d'onore". Certo questi due termini in genere servivano per ottenere una riduzione della pena del maschio assassino, in quanto al marito che uccideva la moglie potevano venir riconosciute molte motivazioni a sua discolpa (attenuanti che valevano anche per il padre o i fratelli della donna uccisa), primo fra tutti la difesa dell'onore della famiglia, onore che, come è ben noto, veniva leso solo ed esclusivamente da comportamenti sessualmente "troppo liberi" delle donne di casa (comportamenti veri o presunti, fa lo stesso: ciò che "la gente" diceva poteva bastare).
Forse il termine femminicidio appare brutto non tanto per la scarsa musicalità del termine, ma perché ribalta il concetto che gli uomini che uccidono le donne (o compiono atti di violenza verso di loro) hanno quasi sempre delle giustificazioni e delle attenuanti?
E poi, col termine "femminicidio",come fa giustamente notare Franz, non si intende solo l'assassinio della donna "amata", ma anche quella di una eventuale prostituta, mentre nella cultura maschilista dominante la prostituta è una sorta di sottopersona, che in quanto tale "se l'è cercata"?

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Re: Femminicidio

Messaggioda franz il 15/06/2013, 9:12

Sciopero?
Non so se funzionerebbe. Mi spiego. Capitasse a casa mia non ci sarebbero inconvenienti. Già faccio io da mangiare tutto l'anno - mezzogiorno e sera - e nel 50% ed oltre dei casi lavo anche i piatti (nel senso di carico e scarico la lavastoviglie). Non ho problemi a caricare la lavatrice e stendere il bucato. Un robottino pensa al pavimento e se un giorno o due ho la polvere sui mobili per me non è un dramma. Dove voglio arrivare? Al fatto che in una famiglia in cui i compiti sono già equamente divisi e tutti sono in grado di fare tutto (il mangiare è la cosa piu' difficile) uno sciopero non avrebbe senso ed anche se fatto per solidarietà non comporterebbe disagi, in quanto l'altro è in grado di sopperire perfettamente.

Provocherebbe disagi invece in quella famiglie in cui l'uomo, per abitudine, pigrizia, incapacità, non fa un tubo. O anche perché semplicemente arriva a casa stanco dopo una giornata pesante di lavoro (per fatica fisica o stress psicologico).
Nel primo caso (abitudine, pigrizia, incapacità) l'uomo non capirebbe in quanto culturalmente inadatto a capire questo genere di problemi (non so se non essendoci arrivato da solo in 30 anni lo farebbe in un giorno) e nel secondo caso (stanchezza) sarebbe ingiustamente penalizzato.

L'idea è che servirebbe a "sensibilizzare" ma secondo me chi va sensibilizzato non capisce il problema e non capirebbe lo sciopero (anzi si sentirebbe colpevolizzato e messo sul lato degli assassini, il che puo' essere controproducente) mentre chi è già sensibilizzato non ha bisogno di esserlo.

Uno sciopero infine è uno strumento di pressione in una contrattazione.
Qui nel caso del femminicidio non c'è nulla da contrattare.
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Re: Femminicidio

Messaggioda flaviomob il 15/06/2013, 12:55

Credo che, per la gravità e le dimensioni del problema, non ci si debba limitare ad uno sciopero delle sole donne. Il problema riguarda tutta la collettività e deve vedere la partecipazione di tutti. La radice del femminicidio si trova nei processi educativi che hanno portato alla formazione di un senso di legittimazione verso un rapporto di coppia in cui una delle parti si trova in posizione dominante, prevaricante e potenzialmente abusante. Questi processi educativi naturalmente non riguardano solo i rapporto all'interno della famiglia di origine (comunque spesso determinanti, perché sappiamo bene che l'esempio vale molto più di mille parole) o la scuola, ma anche la grande informazione, i messaggi pubblicitari, il potere (che sfrutta sessualmente le donne che vogliono "fare carriera" e magari se ne vanta pure).
Più che uno sciopero ci vorrebbe una permanente "campagna di coscientizzazione".


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Re: Femminicidio

Messaggioda annalu il 15/06/2013, 21:07

Piano piano, forse si fanno dei passi avanti.
Ricordiamoci che la violenza sulle donne è stata a lungo "protetta" da leggi specifiche contro le donne, tanto è vero che sino al 1992 lo stupro era considerato un "reato contro la morale", e solo dopo quella data venne approvata una legge che lo dichiarava "reato contro la persona". Evidentemente sino al 1992 la donna non era considerata persona, e lo stupro non veniva considerato offensivo per la persona, in quanto la donna era una persona di secondo livello, credo.
All'approvazione della legge contribuì non poco un docu-film, Processo per stupro, in cui si documentava come, in caso di stupro, la prima ad essere processata fosse la vittima.

La violenza contro le donne è anche conseguenza di quella cultura, da cui non sono solo gli uomini "cattivi" ad essere influenzati, ma spesso anche le "donne vittime", che si sentono in qualche modo colpevoli di ciò che subiscono, e spesso tacciono per vergogna o per timore di non essere credute. Perché il "femminicidio" non è mai un fulmine a ciel sereno, ma è sempre l'ultimo atto di una serie di violenze non denunciate, o non prese seriamente dalle autorità.

Oggi Il fatto annuncia che al Consiglio dei Ministri è in discussione una legge che amplia le possibilità di intervento nei casi di violenza domestica, anche in assenza di denuncia della parte lesa. Si tratta di un provvedimento importante, che contribuirebbe a cambiare l'atteggiamento dei tutori della legge, ma anche della popolazione in generale, nei confronti della violenza verso le donne.

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