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Crisi RCS: 800 esuberi, 10 testate da chiudere o vendere

MessaggioInviato: 12/02/2013, 13:20
da franz
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... no/495587/

Editoria in crisi, Rcs chiude anche A e il Corriere abbandona via Solferino
L'azienda prepara un salvagente per la Latella. In grande imbarazzo Ferruccio de Bortoli, con i giornalisti cui aveva dato garanzie personali sul piede di guerra. L'asse con Marchetti per fare lo sgambetto all'ad Jovane rischia di scontrarsi con le responsabilità di Bazoli

di Gaia Scacciavillani | 11 febbraio 2013

C’è anche il settimanale A diretto da Maria Latella nella lista dei dieci periodici della Rcs che fermeranno le pubblicazioni. E’ quanto trapela dalla casa editrice del Corriere della Sera, dove l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane sta comunicando alle rappresentanze sindacali il massiccio piano tagli che è stato anticipato dopo l’accelerazione del crollo della raccolta pubblicitaria del gruppo e l’urgenza di dare un segnale concreto alle banche creditrici per quasi 900 milioni di euro.

E mentre per la Latella si prefigura il salvagente di un nuovo incarico all’interno del gruppo, non sono certe le sorti dei direttori delle altre nove testate del gruppo destinate alla chiusura, tra le quali figurano Brava Casa, Ok Salute, Yacht & Sails, Max, Europeo, Novella 2000, Visto, Astra e il polo dedicato all’enigmistica. Ma la notizia destinata a fare più rumore, insieme agli oltre 600 tagli per la sola Italia, è quella del trasferimento dei giornalisti del Corriere dalla centralissima via Solferino di Milano alla periferica via Rizzoli.

La decisione di abbandonare la sede storica del quotidiano, ritornata all’ordine del giorno dopo anni di rinvii, sarà fonte di forti spaccature e crea grande imbarazzo al direttore del Corriere,Ferruccio de Bortoli, che aveva dato ai suoi giornalisti, molto sensibili al tema, garanzie personali in senso opposto delle quali verrà chiesto conto nel corso dell’assemblea sindacale di questa sera che si prefigura come piuttosto infuocata. E non si escludono gesti estremi.

Ma lo show-down finale è atteso per domani in consiglio di amministrazione, quando Jovane dovrà fare i conti con le rimostranze dell’anima conservatrice della Rcs, con l’ex presidente e attuale consigliere, Piergaetano Marchetti, in asse con de Bortoli e, quindi, determinato a mettere il giovane manager in un angolo. Una situazione che ripete le stesse dinamiche dell’estate del 2006, quando l’allora ad dell’editrice, Vittorio Colao, venne messo alla porta dallo stesso Marchetti.

Anche in quel caso a fare più rumore erano stati gli scontri sindacali tra il manager e i giornalisti del Corriere, con il direttore di allora, Paolo Mieli, nel mezzo. Era invece rimasto sotto traccia il casus belli che aveva fatto finire Colao nel tritacarne dei grandi azionisti: il suo rifiuto di firmare l’acquisizione del gruppo spagnolo Recoletos. Ovvero l’operazione che – con dinamiche molto simili a quelle dell’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena - una volta portata a termine dal successore di Colao, Antonello Perricone, fece realizzare lauti guadagni ai venditori (la stessa famiglia Botin di Antonveneta). Al compratore, invece, rifilò un vero e proprio bidone che Rcs sta pagando ancora oggi e, in particolare, ringrazia per questo l’azionista-consulente dell’operazione, Mediobanca, che era presente anche al tavolo Mps-Santander su Padova.

A differenza di 7 anni fa, però, il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, nonostante la congiuntura non gli sia particolarmente favorevole, non sembra intenzionato a farsi mettere in un angolo. Del resto da ex architetto dell’amministrazione straordinaria di Rcs dopo il caso P2 e il crac del Banco Ambrosiano, sa bene che la situazione della casa editrice è piuttosto delicata. Anche per lui che, in quanto presidente di Intesa Sanpaolo, ha la responsabilità di un credito da 300 milioni di euro a tassi agevolati nei confronti di Rcs.

E il PD che dice? Vita: ancora soldi

MessaggioInviato: 12/02/2013, 13:25
da franz
Rcs: Vita, vicenda esuberi apre squarcio drammatico su crisi editoria
11 Febbraio 2013 - 17:46

(ASCA) - Roma, 11 feb - ''La pesantissima crisi che sta investendo il gruppo Rcs apre uno squarcio drammatico sulla situazione reale del mondo dell'editoria italiana''. Lo afferma il senatore Pd Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura del Senato.

''La vicenda e' gravissima e mette in discussione la vita e il lavoro di tante persone - aggiunge Vita -. Si puo' temere, in verita', che il dramma non sia limitato a un solo gruppo. Da tempo stiamo dicendo che se non si fa una scelta strategica, istituendo un vero e proprio fondo straordinario per la liberta' di informazione, il sistema arrivera' al passaggio definitivo dell'era tecnologica con una quantita' impressionante di crisi aziendali. Si tratta di un fondo straordinario - spiega il parlamentare del Pd -, che potrebbe trarre almeno una parte delle risorse dall'indifferibile asta delle frequenze televisive, da immaginare come un superamento dell'attuale stiracchiatissimo fondo per l'Editoria. Cosi' come e' indispensabile un intervento sugli ammortizzatori sociali, prima che sia troppo tardi''.

http://www.asca.it/news-Rcs__Vita__vice ... 47653.html



Sarebbe come se per difendere la libertà di farsi trasportare a cavallo, un secolo fa gli stati avessero sovvenzionato la morente industria del trasporto equino.
Mi pare che oggi con Internet e i new-media ci sia abbondanza di fonti informative e possibilità di approfondimento.

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Re: Crisi RCS: 800 esuberi, 10 testate da chiudere o vendere

MessaggioInviato: 12/02/2013, 14:46
da flaviomob
E il Corriere per quanti anni ha utilizzato i contributi dello stato?

Re: Crisi RCS: 800 esuberi, 10 testate da chiudere o vendere

MessaggioInviato: 12/02/2013, 18:00
da franz
flaviomob ha scritto:E il Corriere per quanti anni ha utilizzato i contributi dello stato?

Non lo so e non so nemmeno se e cosa abbia utilizzato. Credo che basti googlare i bilanci di RCS che sono online in PDF per togliersi ogni curiosità. Ci sono contributi pubblici all'editoria per investimenti e per acquisto carta. Circa 8 milioni in un bilancio di due milardi, cun un utile ante imposte di 288 milioni. Anche se non avessero avuto il contributo non sarebbero certo defunti. Avrebbero solo avuto 8 milioni in meno di utile ed avrebbero pagato un po' meno imposte (ne hanno comunque pagate piu' di quanto incassato come contributi). Vedo i dati 2005 e 2006 ma non ho tempo per ricerche piu' approfondite.