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A rischio l'anonimato su internet

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A rischio l'anonimato su internet

Messaggioda franz il 16/09/2008, 18:55

mmediato l'allarme tra gli avvocati specializzati nel diritto della privacy
Gli esperti: "Una bestia che non può e non deve mai vedere la luce sul web"

Allo studio il sistema scova-utenti
A rischio l'anonimato su internet

di MIRKO PEDDIS

ROMA - Siamo arrivati alla fine del diritto di anonimato sul Web? Secondo un servizio pubblicato sul sito Cnet, un'agenzia delle Nazioni Unite starebbe mettendo a punto uno standard tecnico, proposto dal governo cinese, che consente di risalire alla fonte originale delle comunicazioni internet e, potenzialmente, di mettere il guinzaglio al diritto degli utenti di rimanere anonimi.

Immediato l'allarme tra gli esperti di tecnologia e gli avvocati specializzati nel diritto della privacy. Al progetto di sviluppo di questo "IP Traceback", un sistema per determinare l'origine di un pacchetto di informazioni trasmesse su internet, starebbe partecipando anche l'Nsa, la National Security Agency americana. Il nome del gruppo che lavora a questo progetto è Q6/17 e, fino ad oggi, tutti i suoi membri si sono rifiutati di rilasciare interviste sull'argomento.

La privacy. La possibilità di annullare la capacità degli utenti di internet di rimanere anonimi, protetta da specifiche norme sia negli Stati Uniti che in Europa, ha messo in allarme numerosi esperti di tecnologia e avvocati specializzati nel diritto della privacy oltre che, naturalmente, i fornitori di servizi che garantiscono l'anonimato su internet.

Un sistema di difesa. E' chiaro che in alcuni casi esistono legittime ragioni di sicurezza che renderebbero necessario poter risalire alla fonte di alcune comunicazioni internet. In particolare nei casi di "DoS" o "Negazione del servizio", ovvero gli attacchi di "crackers" e criminali che consistono nel portare il funzionamento di un sistema informatico, ad esempio un sito web, al limite delle prestazioni fino a renderlo non più in grado di erogare il servizio. Detto questo, però, sarebbe importante conoscere maggiori dettagli sull'iniziativa portata avanti dal gruppo Q6/17 e coordinata dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di definire gli standard nelle telecomunicazioni e nell'uso delle onde radio.

Le informazioni necessarie.
Secondo un documento cinese riportato da Cnet "il meccanismo di IP Traceback deve essere adattato a vari aspetti dei network, come i differenti tipi di indirizzo (IPv4, l'attuale versione di protocollo internet e l'IPv6, quella che le subentrerà), i differenti metodi di accesso (con o senza filo) e le differenti tecnologie di accesso (Adsl, cavo e Ethernet)". "Per assicurare la rintracciabilità - conclude il documento - devono essere registrate le informazioni essenziali sull'origine della trasmissione".

L'impegno delle Nazioni Unite.
Le Nazioni Unite, da sole, non possono certo imporre a tutti gli standard da utilizzare in internet, ma i loro funzionari si sono impegnati in modo consistente per influenzare il modo in cui la rete viene gestita. In particolare, molto potrebbe essere stato deciso durante il World Summit on the Information Society, il vertice mondiale sulla società dell'informazione che si è tenuto alcuni anni fa in Tunisia, e in altri meeting che lo hanno seguito. Ad ogni modo, tutti i diretti interessati chiamati a fornire chiarimenti sul progetto Q6/17, si sono sempre rifiutati di farlo.

I timori degli esperti. Per Jacob Appelbaum, uno degli sviluppatori di Tor, sistema di comunicazione anonima per internet che protegge gli utenti dall'analisi del traffico "la natura stessa dell'IP Traceback ne fa una bestia che non può e non deve vedere mai la luce sul web".

I "falsi indirizzi". Oggi, nei network pubblici, è possibile utilizzare "falsi indirizzi", sia per buone che per cattive ragioni, perché il protocollo attualmente in utilizzo, l'IPv4, non era stato progettato per essere rintracciabile. L'IP Traceback, insomma, sarebbe un sistema che viene presentato principalmente come misura di difesa dagli attacchi dei pirati informatici. Ma siamo davvero sicuri che, se venisse attivato, i primi ad abusarne non sarebbero esattamente coloro contro i quali dovrebbe essere utilizzato?

(16 settembre 2008)
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Re: A rischio l'anonimato su internet

Messaggioda trilogy il 03/10/2008, 11:05

NEW YORK
Skype, l'unità di comunicazione Web di eBay, ha ammesso che Tom-Skype, la sua società cinese con Tom Online, ha eseguito monitoraggi e ha provveduto alla conservazione di alcuni messaggi di testo dei suoi utenti senza che Skype lo sapesse. Skype si è scusata dopo che è emerso che il servizio Web monitora le chat per parole chiave politicamente sensibili e le immagazzina insieme a milioni di registrazioni di utenti privati su computer che possono essere facilmente accessibili da chiunque, compreso il governo cinese.

Jennifer Caukin, portavoce di Skype, socio di minoranza di Tom-Skype, ha ammesso lacune nella privacy nei server e ha aggiunto che ora saranno risolte. La portavoce ha aggiunto che Skype vuole discutere ulteriormente con Tom dopo la scoperta del cambiamento delle policy sulla privacy senza il proprio consenso. Caukin ha aggiunto che non sorprende che "il governo cinese possa monitorare le comunicazioni fuori e dentro il paese".

La portavoce ha spiegato in una nota che Skype era stata messa al corrente nel 2006 che, secondo la regolamentazione cinese, Tom gestiva un filtro che bloccava certe parole sulle chat Tom-Skype, senza però compromettere la privacy del cliente. Ma ha aggiunto che la policy è cambiata. "La scorsa notte, abbiamo appreso che questa pratica è cambiata senza il nostro consenso e siamo estremamente preoccupati", ha detto Caukin. Tom Group, casa madre del socio di maggioranza di Tom-Skype Tom Online, ha spiegato in una nota di seguire la regolamentazione cinese.

"In quanto società cinese, aderiamo ai regolamenti della Cina dove operiamo il nostro businesses. Non abbiamo altri commenti", spiega la nota. I commenti seguono una notizia riferita dall'University of Toronto Citizen Lab secondo cui i messaggi scritti inviati tra utenti Tom-Skype erano scannerizzati alla ricerca di frasi come "indipendenza di Taiwan", o "Falun Gong" o opposizione al partito comunicata in Cina. Una volta trovate queste parole chiave, i messaggi e le informazioni, come gli username degli utenti, venivano immagazzinati in server facilmente accessibili.

www.lastampa.it (3 ottobre 2008)
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