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Legge anti-corruzione, tutte le novità

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Legge anti-corruzione, tutte le novità

Messaggioda franz il 18/10/2012, 10:35

Ecco tutte le principali novità del disegno di legge anti-corruzione approvato mercoledì sera dal Senato dopo il voto di fiducia posto dal governo. Il testo passa ora alla Camera per l'approvazione definitiva.

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Un ufficio per la vigilanza In arrivo il commissario

La Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità dell’amministrazione (la Civit, esistente da alcuni anni) con questa legge opererà quale Autorità nazionale anticorruzione con i seguenti compiti: approvare il Piano nazionale anticorruzione predisposto dal dipartimento della Funzione pubblica; esprimere pareri facoltativi agli organi dello Stato e a tutte le amministrazioni pubbliche; esercitare la vigilanza e il controllo sull’effettiva applicazione e l’efficacia delle misure adottate; riferire al Parlamento con una relazione entro il 31 dicembre... Il governo, tuttavia, si è corretto in corsa inserendo nel ddl di stabilità l’emendamento del sottosegretario Antonio Catricalà che istituisce il commissario anticorruzione: questa nuova figura, messa a capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, potrà avvalersi del «braccio armato» della Guardia di Finanza. Il nuovo commissario sarà un prefetto o un magistrato. La nuova Civit/Autorità, grazie agli articoli anticorruzione curati dal ministro Filippo Patroni Griffi, cambia comunque pelle acquisendo poteri ispettivi e di vigilanza.

Sul traffico di influenze la misura anti «cricche»

Si chiama traffico di influenze illecite e riguarda i mediatori opachi, i lobbisti che agiscono fuori dalle regole e gli esponenti delle varie cricche che assediano i palazzi della politica. Il nuovo delitto sarà rubricato all’articolo 346 bis del Codice penale (da uno a tre anni di reclusione). In questo modo si tenta di difendere con un «cordone sanitario» il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, andando a sanzionare comportamenti che eventualmente possono essere anticipatori della corruzione. In altre parole, secondo quanto hanno chiesto le organizzazioni internazionali, è prevista la punibilità tanto di chi si fa dare o promettere denaro o altra utilità, quanto di chi versa o promette con riferimento a un atto contrario ai doveri d’ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto d’ufficio. Si prevedono poi aumenti di pena per i reati corruzione in atti giudiziari (da 3-8 anni a 4-10 anni) mentre aumentano solo le pene minime per la corruzione propria (da 2-5 anni a 4-8 anni), per il peculato e per l’abuso d’ufficio. Infine la corruzione per atto conforme a doveri d’ufficio viene sostituita dalla corruzione per l’esercizio della funzione (art.318).

La concussione si sdoppia Effetti su Berlusconi e Penati

Nasce il reato di corruzione tra privati (pena da uno a tre anni di reclusione) grazie a una revisione dell’articolo 2635 del codice civile. Si procede d’ufficio nel caso in cui vi sia una distorsione della concorrenza nell’acquisizione di beni e servizi (quindi non più solo a querela di parte). Viene sdoppiato il reato di concussione che oggi è punito con pena da 4 a 12 anni: 1) la concussione per costrizione nei confronti del privato da parte del pubblico ufficiale che avanza una richiesta in forza della sua autorità sarà punita con pena da 6 a 12 anni; 2) la concussione per induzione (quella di cui è accusato l’ex premier Berlusconi per aver telefonato in questura a Milano quando chiese la «liberazione» di Ruby presentandola come la nipote di Mubarak) sarà punita con pene da 3 a 8 anni. La rimodulazione verso il basso delle pene per questa seconda fattispecie — che riguarda anche la richiesta di rinvio a giudizio per Filippo Penati (Pd) —comporta un minor tempo per la prescrizione: i processi pendenti in Cassazione sono 36 e di questi, con le nuove regole, 17 rischiano di estinguersi entro il mese di aprile del 2013.

Rotazione tra i dirigenti Saranno formati sull’etica

Nella prima parte della legge, quella dedicata alla prevenzione, sono state inserite anche le nuove regole che riguardano dirigenti, impiegati pubblici e imprese che hanno rapporti con l’amministrazione statale. Oltre alla rotazione più frequente dei capi ufficio e al monitoraggio periodico del rispetto dei tempi delle procedure, la legge si occupa della Scuola superiore della pubblica amministrazione che predispone percorsi di formazione dei dipendenti sui temi dell’etica e della legalità. Gli «alunni» più assidui di questi corsi saranno i dipendenti pubblici chiamati a operare nei settori in cui è più elevato il rischio che vengano commessi reati di corruzione. Un’altra novità è quella delle sanzioni accessorie: i dirigenti e gli impiegati condannati con sentenza passata in giudicato per un reato di corruzione dovranno rispondere, oltre che con la sospensione dal servizio e dallo stipendio, anche per danno erariale e all’immagine della pubblica amministrazione. Ogni prefettura, infine, istituisce l’elenco dei fornitori e prestatori di servizi non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa.

Il compromesso finale sulle toghe fuori ruolo

L’articolo 18 del testo— quello che pone un limite di 10 anni agli incarichi fuori ruolo dei magistrati (ordinari, amministrativi e contabili) — è un corpo estraneo al provvedimento che ha rischiato di far saltare il banco. Troppe le pressioni sul Parlamento, come ha denunciato Maurizio Gasparri (Pdl), e sul governo tanto che nel maxi emendamento approvato con la fiducia sono ben otto i commi che riguardano i magistrati fuori ruolo. Nell’ultima versione — limata fino all’ultimo dal ministro in stretto contatto con la maggioranza — si stabilisce che «tutti gli incarichi presso istituzioni, organi o enti pubblici, nazionali e internazionali attribuiti a posizioni apicali e semi apicali, compresi quelli di titolarità di ufficio di gabinetto, attribuiti a magistrati... devono essere svolti con contestuale collocamento in posizione fuori ruolo». Tutta la trattativa si è svolta sulle deroghe, sulle eccezioni e sul destino dei tanti magistrati amministrativi che esercitano il doppio lavoro (consiglio di Stato e incarichi nei ministeri) e che avranno, dal giorno di promulgazione della legge, 180 giorni per fare la loro scelta.

Condannati incandidabili Corsa contro il tempo

Sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni la legge non prevede norme prescrittive ma solo una delega al governo esercitabile «entro un anno». Due ordini del giorno— Della Monica (Pd) e Li Gotti (Idv)— marcano stretto l’esecutivo chiedendo che la delega venga esercitata entro un mese dalla data di approvazione della legge. Ma il ddl anticorruzione, che probabilmente verrà promulgato non prima di fine novembre, rischia di non arrivare in tempo per le prossime elezioni di primavera e, quasi certamente, perderà il treno delle regionali nel Lazio e in Lombardia. Il perché lo ha spiegato il senatore Luigi Li Gotti in aula: «Il governo avrà un mese di tempo. Senonché, per legge, il decreto legislativo in bozza viene trasmesso alle Camere che hanno 60 giorni di tempo per esprimere il loro parere. E solo dopo può essere pubblicato in Gazzetta ufficiale». Dunque, calendario alla mano, il ministro dell’Interno dovrà mettercela tutta per concludere l’iter prima che scatti la presentazione delle liste per le elezioni politiche.

18 ottobre 2012 | 8:22 www.corriere.it
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Re: Legge anti-corruzione, tutte le novità

Messaggioda pianogrande il 18/10/2012, 11:35

Ormai i nostri politici sono diventati dei grandi temporeggiatori.
Finché dura c'è verdura si diceva una volta e qui non parliamo di cicoria.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Legge anti-corruzione, tutte le novità

Messaggioda flaviomob il 23/10/2012, 1:41

Un topolino senz'anima

LIVIO PEPINO

La montagna ha partorito il topolino. Non senza qualche inganno.
Un secolo fa le indagini di Mani pulite sembravano avere «girato l'Italia come un calzino». Ma, nonostante le inchieste, gli arresti, i dibattimenti, le condanne, la mobilitazione della piazza e della stampa, i processi di allora non hanno lasciato tracce durature nel sistema.
A poco a poco, i fattori extragiudiziari che avevano favorito inchieste e processi si sono modificati e i promessi interventi istituzionali tesi a prevenire e disincentivare la corruzione sono come evaporati. Alla fine, il cuneo aperto con Mani pulite si è rinchiuso confermando la regola secondo cui la giustizia può colpire alcuni forti ma alla lunga, senza cambiamento politico, è impotente di fronte alla categoria dei forti complessivamente considerati. Accade così che, a pochi lustri dai processi per la Tangentopoli milanese, due loro protagonisti concludano amaramente che «Mani pulite è stata inutile, ma anche controproducente: inutile perché non mi pare che abbia causato un contenimento della corruzione; controproducente perché ha confermato il senso di impunità che già prima accompagnava questo tipo di reati» (Gherardo Colombo) e che «per l'attività di contrasto alla corruzione in Italia potrebbe rivelarsi addirittura profetico quanto Joseph Roth scriveva a proposito della protagonista di uno dei suoi racconti: "Nessuno aveva desiderato che restasse in vita e perciò era morta"» (Piercamillo Davigo). È in questo contesto che si colloca l'approvazione del disegno di legge sulla corruzione.
Per valutarlo è necessario confrontarlo con le esigenze emerse nei processi degli ultimi anni. Cosa hanno insegnato quei processi? In breve e limitandosi al settore penale: per arginare le diverse forme di corruzione è necessario, per quando riguarda l'aspetto penale, precisarne e ampliarne le ipotesi, rendere punibili alcune condotte ad esse prodromiche, potenziare gli strumenti di accertamento, prevedere tempi di prescrizione commisurati alle difficoltà di accertamento (per evitare la regola del proscioglimento per estinzione del reato che caratterizza gran parte dei relativi processi).
Sembra incredibile ma il disegno di legge approvato dal Senato non dà risposta soddisfacente a nessuna di queste esigenze, nonostante le aspettative che lo hanno accompagnato. Il ministro della giustizia definisce «grilli parlanti» i critici della sua creatura. Ma i fatti hanno la testa dura e dicono cose diverse. Manca, nel testo approvato dal Senato, ogni cenno al falso in bilancio, al cosiddetto "autoriciclaggio" e allo scambio elettorale in cui il corrispettivo del voto sia una utilità diversa dal denaro (per esempio un impiego...), che continueranno, dunque, a restare impuniti. Il più grave tra i reati dei pubblici ufficiali, la concussione (consistente nel procurarsi denaro o altre utilità abusando della propria funzione), viene depotenziato in maniera significativa: l'ipotesi più frequente, quella della cosiddetta concussione per induzione, viene configurata come reato autonomo con consistente riduzione di pena. I reati introdotti ex novo - il traffico di influenze e la corruzione tra privati - sono caratterizzati da pene ridotte o da un'ampia punibilità a querela, che ne renderanno residuale la concreta applicazione. Gli strumenti di accertamento a disposizione della magistratura sono limitati (nelle indagini per traffico di influenze, per esempio, non sono consentite le intercettazioni telefoniche) e talora addirittura diminuiti (come nella concussione per induzione in cui, essendo prevista la punibilità anche del concusso, saranno limitatissime le denunce e le collaborazioni). I meccanismi della prescrizione restano invariati e comporteranno talora - grazie, per esempio, alla diminuzione della pena per la concussione per induzione - tempi ancora più brevi (realizzando così un salvacondotto per alcuni imputati di processi in corso, tra i quali Filippo Penati e Clemente Mastella).
C'è quanto basta per concludere che i dati negativi prevalgono su quelli positivi e che siamo di fronte a una operazione tutta mediatica che, al di là delle apparenze, non renderà certamente più efficace il contrasto alla corruzione. Altro miracolo del governo dei tecnici!

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8733/


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