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I paradossi italiani del caso Sallusti

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I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda franz il 26/09/2012, 11:55

Oggi alcuni giudici dovranno decidere se spedire in carce­re un giornalista per un'opinione espressa in un articolo. Non succede in Corea del Nord ma in Italia. Il protago­nista della vicenda è il direttore del «Giornale» Alessandro Sal­lusti. I fatti risalgono al 2007, quando Sallusti, allora diretto­re di «Libero», fu querelato da un giudice per un articolo apparso sul quotidiano a firma «Drey­fus». Articolo che il magistrato di Torino Giuseppe Cocilovo riten­ne lesivo della sua reputazione. Fin qui nulla di male: quotidia­namente i giornalisti hanno a che fare con querele per diffama­zione. In primo grado Sallusti fu condannato a un risarcimento di 4 mila euro, ma in appello la pena fu aggravata: 14 mesi di carcere, senza il beneficio della condizionale perché Sallusti fu ritenuto un elemento «social­mente pericoloso» in grado di rei­terare il reato, avendo la possibi­lità di continuare a scrivere. In poche parole Sallusti deve finire dietro le sbarre. Il tutto perché co­me direttore fu colpevole di «omesso controllo».

Gli avvocati del giornalista han­no chiesto alla Cassazione un rinvio per studiare più a fondo il caso e non è escluso che i supre­mi giudici oggi accolgano la ri­chiesta e facciano slittare l'udienza. In caso contrario gli stessi giudici potrebbero procedere e confermare la sentenza in via definitiva. A quel punto potremmo assistere alla carcerazione di un giornalista per un'opinione espressa in un servizio. Un'opinione peraltro molto forte, dato che l'autore dell'articolo invocava la pena di morte per il giudice che aveva acconsentito all'interruzione di gravidanza di una ragazzina tredicenne.

A difesa di Sallusti si sono schierati il sindacato dei giornalisti, molti colleghi tra cui Marco Travaglio, da sempre contrapposto alle idee del direttore del «Giornale», e un politico come Antonio Di Pietro, uno che ha querelato diverse volte Sallusti, ma che ora chiede di abolire con urgenza il carcere per i reati di opinione. Anche perché questo tipo di detenzione è un residuo dell'era fascista e l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea che preveda ancora una possibilità del genere.

Sia chiaro: Sallusti è uno di quei giornalisti che non fa nulla per risultare simpatico. Da quando Giuliano Ferrara sdoganò nell'informazione italiana la faziosità dichiarata come un valore, Sallusti ha incarnato alla perfezione il ruolo del giornalista militante. Celebre il suo battibecco in Tv con Massimo D'Alema che lo liquidò con un perentorio «vada a farsi fottere». Non più tardi di una settimana fa, il faccia a faccia tra Sallusti e il sindaco di una città lombarda è finito a scambi di «farabutto» e «cialtrone». Sallusti è amato dai suoi lettori e odiato dai suoi detrattori. La sua indole è quella ed è dichiarata.

Anche ieri, quando i legali del magistrato diffamato si sono offerti di rimettere la querela, Sallusti non ha voluto sentire ragioni: «Quel giudice chiede altri soldi - ha detto intervenendo a Radio 24 -, ma la giustizia non può essere oggetto di una trattativa privata. È una questione di principio. Se dovrò andare in carcere per un'opinione lo farò».
Detto senza che appaia una difesa «di casta», l'ipotesi di vedere un giornalista in cella per avere espresso un'idea è aberrante. Se Sallusti ha sbagliato deve pagare. Ma pagare significa staccare un assegno e stop.

Già, ma di chi è la colpa di questa situazione paradossale? Ancora una volta di una politica incapace di mantenere le promesse fatte. Da anni in Italia si discute se si debba depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa. In Parlamento giacciono due proposte di legge al riguardo, ma evidentemente valgono carta straccia.
Ma il direttore del «Giornale» dovrebbe prendersela soprattutto con chi in questi anni ha promesso e non ha fatto nulla. Primo fra tutti chi negli ultimi dieci anni ha governato per sette anni abbondanti. Vale a dire Silvio Berlusconi, il fratello del suo editore. Per Sallusti, che ha sempre minimizzato il tema del conflitto di interessi, è un contrappasso che forse fa più male del carcere che incombe.

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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda Iafran il 26/09/2012, 15:03

franz ha scritto:alla carcerazione di un giornalista per un'opinione espressa in un servizio. Un'opinione peraltro molto forte, dato che l'autore dell'articolo invocava la pena di morte per il giudice che aveva acconsentito all'interruzione di gravidanza di una ragazzina tredicenne.

Un giudice può fare il suo dovere entrando in merito ad una regolare domanda d'interruzione della gravidanza ed un giornalista può "condannare alla pena di morte" il giudice, aizzando la piazza, impunemente?
Mi sembra che a sentirsi "onnipotente, secondo una legge personale" sia il giornalista (sulle orme del suo "capo", che si sentiva in diritto di giudicare e offendere ripetutamente i magistrati), mentre il giudice, che ha sentenziato in relazione ad una legge dello Stato, debba appellarsi alla clemenza dei "cortigiani".
C'è solo da aspettare che venga emessa la sentenza dalla Cassazione e a ... rispettarla!
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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda pianogrande il 26/09/2012, 16:48

Mah!
Invocare la pena di morte a mezzo stampa è una "opinione"?

Quando il vero padrone di Sallusti, per la incresciosa vicenda del duomo di Milano, ha fatto stramaledire dai suoi cortigiani (Cicchitto in testa) tutti i giornalisti che lo avevano criticato accusandoli di seminare odio, per quanto odiosa, quella era una opinione.
Nessuno, nemmeno i più esagitati berluscones, si era sognato di invocare la pena di morte (il che più che una opinione comincia a puzzare di istigazione).

La vera ingiustizia sta, semmai, nel fatto che il reato di diffamazione sia abbinato al mezzo utilizzato (a mezzo stampa).
Perché?
E' una legge per tenere la stampa sotto controllo fregandosene se il crimine venisse consumato a mezzo megafono (vota Antonio) o a mezzo passaparola?

Il carcere rimane comunque e veramente troppo.

Una bella espulsione dall'ordine sarebbe molto più efficace e meno santificante.
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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda Iafran il 26/09/2012, 19:07

http://affaritaliani.libero.it/mediatec ... 60912.html

Sallusti, sentenza confermata/ La Cassazione condanna definitivamente il direttore del Giornale a 14 mesi di reclusione
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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda flaviomob il 26/09/2012, 19:49

Non si va in carcere per una condanna a 14 mesi se non si è recidivi...
Inoltre a Sallusti è stata offerta una transazione monetaria, che lui però ha rifiutato.
Insomma, il martirologio mediatico è stato preparato ad hoc ;)


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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda Iafran il 26/09/2012, 21:17

flaviomob ha scritto:Insomma, il martirologio mediatico è stato preparato ad hoc ;)

Adesso il solito cerimoniale con gli ... attestati di solidarietà, nonostante la nota della Corte ("Condanna non per opinione ma per pubblicazione di notizia palesemente falsa").
C'è ancora qualcosa che si potrebbe fare ... un attentato (finto, naturalmente) e potrebbe sostituire "il megaleader" a raccontare barzellette e "bufale" (anche se rimane sempre un suo scendiletto).

Poi ce la prendiamo con la Merkel e con gli altri europei, che non si fidano di questi mega-inaffidabili ... e fanno "salire" lo spread! :o
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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda flaviomob il 26/09/2012, 21:27

Ora strombazza di rifiutare anche l'affidamento ai servizi sociali... invece gli farebbe proprio bene...

Qualcosa di più serio, qui


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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda pianogrande il 26/09/2012, 23:35

Ah!
Interessante.

Condanna per "pubblicazione di notizia palesemente falsa".

Ecco che gli attestati di solidarietà cominciano a cambiare aspetto.

Ripeto: espulsione dall'ordine.
Altro che elevazione agli onori degli altari!
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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda flaviomob il 27/09/2012, 0:42

Sallusti e il ladro per fame



di Marco Fiorletta

E così il povero Sallusti l'ha sfangata! Ci è stata tolta la possibilità di stare per un paio di mesi, di più non avrebbe fatto, senza vedere la sua faccia da mane a sera in televisione (ma come fa, lui e anche altri direttori, a fare il giornale?) e di dover commentare i suoi articoli(?). Inutile aggiungere parole sulla strana concezione che si ha della libertà di stampa in Italia. Inutile disquisire se offendere, insinuare e propalare notizie false rientrano nei canoni della libertà di informazione.

Sarebbe inutile anche parlare della strana, altre parole non trovo, corsa alla solidarietà verso Sallusti. Corsa a scongiurare qualche mese di gattabuia non per aver espresso un'idea, magari!, ma per aver scritto il falso, come ben ha ricordato Alessandro Robecchi sul suo sito. Parlare di casta mi fa un po' schifo come le caste stesse. Non c'è miglior modo di neutralizzare qualcosa se non metabolizzarla al proprio interno. Tutti colpevoli, nessun colpevole, tutte caste nessuna casta. Ma via dalla digressione e torniamo al punto. La solidarietà.

Ho digitato "rubava per fame" su Google dando come limite di ricerca "ultimo anno", sono venute fuori 70.500 risultati. Ovvero per questo immane numero di volte giornali, blog, siti hanno parlato di qualcuno che pur di mangiare ha rubato. Certo non sono 70.500 casi, vogliamo fare che sono 7.050, sono troppi? Scendiamo a 750, anche a 75, mi voglio rovinare anche a 7. Ma fosse anche solo uno. Avete visto, sentito, letto di una qualsiasi corsa alla solidarietà verso l'autore del reato? Verso colui o colei che ha rubato per mangiare?

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 29&typeb=0


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Re: I paradossi italiani del caso Sallusti

Messaggioda Iafran il 27/09/2012, 2:25

flaviomob ha scritto:di Marco Fiorletta
Ho digitato "rubava per fame" su Google dando come limite di ricerca "ultimo anno", sono venute fuori 70.500 risultati. ... Avete visto, sentito, letto di una qualsiasi corsa alla solidarietà verso l'autore del reato? Verso colui o colei che ha rubato per mangiare?

Per questo non avrebbe senso la sua espulsione "dall'ordine dei giornalisti".
I giornalisti veri si riconoscono, si fanno apprezzare e sono disallineati ... ("dis-ordinati", renderebbe meglio l'idea). ;)

PS - Affidarlo ai servizi sociali? E chi lo vorrebbe oltre alla Fanta-nché?
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