da Il Riformista del 2 settembre 2008, pag 1.
di Emma Bonino
Caro direttore, il fatto che il tema della giustizia abbia tenuto banco tutta l'estate e` l'ennesima prova di come i tempi siano piu` che maturi per affrontare quelle riforme di fondo che noi radicali chiediamo da tempo. Le principali direttrici sono note: abolizione dell'obbligatorieta` dell'azione penale, separazione delle carriere, responsabilita` civile e professionale dei magistrati, riforma del sistema elettorale del Csm, una nuova disciplina per gli incarichi extragiudiziari; nel settore processuale, sia civile che penale, conferire maggiore speditezza ai procedimenti con misure come la perentorieta` dei termini processuali, la semplificazione nelle notifiche degli atti processuali, l'attuazione del processo telematico. Tutti provvedimenti, questi, contenuti nella Mozione promossa da noi radicali e presentata in entrambi i rami del Parlamento, gia` sottoscritta da decine di parlamentari sia di maggioranza che di opposizione.
Da anni noi radicali denunciamo che in Italia la giustizia "non e` uguale per tutti". Dal caso Tortora in poi abbiamo condotto battaglie per una "giustizia giusta" soprattutto con i referendum come quello, stravinto, sulla responsabilita` civile dei magistrati che il Parlamento ha poi vanificato. Si e` invece cercato, nel tempo, di risolvere con l'aspirina alcune disfunzioni per le quali ben altre terapie erano, e sono, necessarie. E ora imperativo passare dagli interventi tampone ad una riforma complessiva dell'intero sistema giustizia se e` vero, com'e` vero che viaggiamo nell'ordine di milioni di processi pendenti, facendo della giustizia la piu` grande "questione sociale" in Italia; com'e` doveroso, in un paese che ha il triste primato della durata dei processi e che non riesce ad assicurare tempestivamente una risposta ai cittadini nemmeno per un banale risarcimento del danno, cominicare a sciolgliere alcuni nodi. Per questo insistiamo su tre priorita`.
La prima e` l'obbligatorieta` dell'azione penale, un tabu` che va rimosso nell'Italia del 2008. In realta` un tabu, che, nei fatti e` gia` bell'e caduto da tempo con l'impossibilita` materiale delle Procure di procedere per ogni singola notizia di reato. Siamo in presenza di un ingranaggio nel quale entra tutto fino a farlo ingolfare, con successiva selezione arbitraria da parte dei magistrati che non garantisce il cittadino su cio` che viene effettivamente perseguito e su cio` che viene abbandonato alla prescrizione, con buona pace delle vittime dei reati. Piu` che di "obbligatorieta`" dell'azione penale, bisognerebbe parlare di "arbitrarieta`" dell'azione penale... Per il 29 e 30 settembre abbiamo organizzato, presso la Camera dei Deputati, un convegno internazionale proprio su questo tema, e su quello piu` ampio di una riforma per l'efficienza e la qualita` della giustizia penale.
La seconda e` un altro tabu`, quello della separazione della carriera di giudice da quella di pubblico ministero, una strada che nessuno, a destra come a sinistra, ha avuto il coraggio d'imboccare. Invece, e` una riforma fondamentale per ottenere maggiore imparzialita`, indipendenza e terzieta` nel pieno rispetto dei principi del giusto processo.
La terza e` il ruolo abnorme che il Csm ha assunto negli ultimi lustri. L'organo di auto-controllo e` oggi un parlamentino, diviso in correnti partitiche, e ben lontano da un esercizio indipendente ed imparziale delle sue funzioni. Il referendum del 2000 promosso dai radicali sul sistema di elezione del Csm, pur non raggiungendo il quorum, ha avuto il merito di spingere il Parlamento ad introdurre il sistema maggioritario. Ma neanche questo ha intaccato il sistema "partitico" ancora fiorente. Meglio allora un'estrazione a sorte dei giudici togati, iscritti in un elenco con determinati requisiti di anzianita` e di disponibilita`, un'ipotesi che sembra non trovare indifferente il ministro Alfano.
Per noi legislatori, e per chiunque senta una responsabilita` non di improvvisazione ma di governo delle situazioni, non basta essere "contro": bisogna proporre una linea di riforme per tutti i cittadini, contrapposta a provvedimenti spesso deplorevoli, come il cosiddetto lodo Alfano, presentati dal governo a spizzichi e bocconi. Per questo pensiamo anche ad un'ampia depenalizzazione e razionalizzazione delle fattispecie criminose, perseguendo l'obiettivo dell'effettivita` della pena, per cui una sanzione amministrativa immediata ha un effetto deterrente di gran lunga superiore ad una sanzione penale che si scontera` dopo dieci anni o forse mai. E, in previsione delle disastrose conseguenze sulla situazione carceraria che deriveranno dall'attuazione del pacchetto sicurezza, varato dal governo, una profonda revisione dell'ordinamento penitenziario sara` altrettanto prioritario, a partire dal problema del sovraffollamento per arrivare ad una rivisitazione del regime del 41 bis.