Inchiesta Italtel, Prodi intercettato

Il settimanale Panorama racconta di raccomandazioni fatte al telefono
Richieste di favori per amici ad un collaboratore dell'ex presidente del Consiglio
Inchiesta Italtel, Prodi intercettato
L'ex premier: "Niente di rilevante"

Romano Prodi
MILANO - Il sottobosco della politica. Quella rete di amicizie, di richieste che emerge ogni volta che viene intercettata l'utenza di chi è solito parlare con parlamentari. Favori, accreditamenti che immancabilmente emergono anche dalle telefonate di Alessandro Ovi, ex manager Iri, prodiano, che i pm di Bolzano hanno captato nell'inchiesta sui fondi occulti della Siemens. Un'inchiesta che ha coinvolto l'Italtel, ex azienda di Stato, dove Ovi aveva un ruolo dirigenziale: dal 1994 al 2000, infatti, è stato amministratore delegato di Tecnitel, società creata per gestire proprio le partecipazioni della Iri in Sirti e Italtel.
Ascoltando le sue telefonate i pm di Bolzano speravano di trovare i destinatari della ipotetica tangente pagata dalla Siemens per agevolare i rapporti dell'azienda tedesca con l'Iri, in vista di una collaborazione industriale con Italtel. Invece sono incappati in una serie di telefonate, anticipate ieri dal settimanale della Mondadori, Panorama, in cui Ovi appare come uno dei tramiti per "raggiungere" l'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi. Ovvero, come un consigliere d'affari per alcuni parenti dello stesso Prodi, il nipote Luca, e il consuocero Pier Maria Fornasari.
A chiedere favori, secondo il settimanale, sarebbe stato l'imprenditore farmaceutico, Claudio Cavazza (gruppo Sigma Tau). In cambio di una sponsorizzazione di un sondaggio per il nascente Partito democratico, avrebbe chiesto benefici fiscali per la fondazione scientifica del suo gruppo. "Una richiesta di revisione della lista - dice Ovi al telefono con Cavazza - è un passaggio che si può fare, ma bisogna parlare con Visco ... Romano non ha problemi". È, però, l'ex sottosegratario all'Economia Alessandro Tononi a spiegare a Ovi che la cosa in realtà non si può fare: "Lui (Cavazza, ndr) è venuto a trovarmi troppo tardi. Non può pensare che cambia il decreto del presidente del Consiglio... Loro mi stanno simpatici... sono amici di mio fratello ... se venivano un mese fa si telefonava a Visco, si diceva, guardate mi raccomando metteteli dentro, sono persone brave... io volevo aiutarli, io sarei stato il primo".
Quanto al nipote Luca, Prodi viene intercettato con Ovi, mentre i due studiano il modo di aiutare il nipote, azionista di minoranza di una società, la Cyanagen, per uscire da una empasse gestionale con altri soci. Ovi viene poi intercettato al telefono con Fornasari, primario dell'istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, mentre cerca di organizzare un incontro con gli allora ministri, Livia Turco, alla Sanità, e Fabio Mussi, all'Università, per convogliare risorse finanziarie verso le iniziative scientifiche del medico.
"Fatti di nessuna rilevanza dal punto di vista sia giuridico sia penale", ha replicato Prodi. "Come presidente del Consiglio - afferma - ho preso atto delle legittime richieste di una importante struttura scientifica della regione Emilia Romagna e, nel rispetto delle norme e delle leggi, ho chiesto agli organismi competenti di valutarne le istanze. Nella veste di zio, e quindi in forma assolutamente privata, ho ascoltato le richieste di un mio nipote e gli ho dato dei consigli". Le telefonate sono state trasmesse alla procura di Roma, al pm Roberto Felici, che ha aperto un fascicolo privo di ipotesi di reato e di indagati.
(29 agosto 2008)
www.repubblica.it
Richieste di favori per amici ad un collaboratore dell'ex presidente del Consiglio
Inchiesta Italtel, Prodi intercettato
L'ex premier: "Niente di rilevante"

Romano Prodi
MILANO - Il sottobosco della politica. Quella rete di amicizie, di richieste che emerge ogni volta che viene intercettata l'utenza di chi è solito parlare con parlamentari. Favori, accreditamenti che immancabilmente emergono anche dalle telefonate di Alessandro Ovi, ex manager Iri, prodiano, che i pm di Bolzano hanno captato nell'inchiesta sui fondi occulti della Siemens. Un'inchiesta che ha coinvolto l'Italtel, ex azienda di Stato, dove Ovi aveva un ruolo dirigenziale: dal 1994 al 2000, infatti, è stato amministratore delegato di Tecnitel, società creata per gestire proprio le partecipazioni della Iri in Sirti e Italtel.
Ascoltando le sue telefonate i pm di Bolzano speravano di trovare i destinatari della ipotetica tangente pagata dalla Siemens per agevolare i rapporti dell'azienda tedesca con l'Iri, in vista di una collaborazione industriale con Italtel. Invece sono incappati in una serie di telefonate, anticipate ieri dal settimanale della Mondadori, Panorama, in cui Ovi appare come uno dei tramiti per "raggiungere" l'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi. Ovvero, come un consigliere d'affari per alcuni parenti dello stesso Prodi, il nipote Luca, e il consuocero Pier Maria Fornasari.
A chiedere favori, secondo il settimanale, sarebbe stato l'imprenditore farmaceutico, Claudio Cavazza (gruppo Sigma Tau). In cambio di una sponsorizzazione di un sondaggio per il nascente Partito democratico, avrebbe chiesto benefici fiscali per la fondazione scientifica del suo gruppo. "Una richiesta di revisione della lista - dice Ovi al telefono con Cavazza - è un passaggio che si può fare, ma bisogna parlare con Visco ... Romano non ha problemi". È, però, l'ex sottosegratario all'Economia Alessandro Tononi a spiegare a Ovi che la cosa in realtà non si può fare: "Lui (Cavazza, ndr) è venuto a trovarmi troppo tardi. Non può pensare che cambia il decreto del presidente del Consiglio... Loro mi stanno simpatici... sono amici di mio fratello ... se venivano un mese fa si telefonava a Visco, si diceva, guardate mi raccomando metteteli dentro, sono persone brave... io volevo aiutarli, io sarei stato il primo".
Quanto al nipote Luca, Prodi viene intercettato con Ovi, mentre i due studiano il modo di aiutare il nipote, azionista di minoranza di una società, la Cyanagen, per uscire da una empasse gestionale con altri soci. Ovi viene poi intercettato al telefono con Fornasari, primario dell'istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, mentre cerca di organizzare un incontro con gli allora ministri, Livia Turco, alla Sanità, e Fabio Mussi, all'Università, per convogliare risorse finanziarie verso le iniziative scientifiche del medico.
"Fatti di nessuna rilevanza dal punto di vista sia giuridico sia penale", ha replicato Prodi. "Come presidente del Consiglio - afferma - ho preso atto delle legittime richieste di una importante struttura scientifica della regione Emilia Romagna e, nel rispetto delle norme e delle leggi, ho chiesto agli organismi competenti di valutarne le istanze. Nella veste di zio, e quindi in forma assolutamente privata, ho ascoltato le richieste di un mio nipote e gli ho dato dei consigli". Le telefonate sono state trasmesse alla procura di Roma, al pm Roberto Felici, che ha aperto un fascicolo privo di ipotesi di reato e di indagati.
(29 agosto 2008)
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