26.10.2011
Da Simoncelli alla Turchia e ai No Tav, informazioni sull'informazione
Ecco come confondere le acque
di Oliviero Beha per Tiscali Opinioni
Domenica di tragedie, e di molti fatti. Quindi domenica di informazioni. Lasciando stare per oggi e in attesa di “nuove”, forse vecchie, sulla malattia del nostro esecutivo, in patria e all’estero, veniamo ad alcune contraddizioni sul resoconto dei fatti. Contraddizioni che contribuiscono a non far capire bene che cosa succede, e dunque mettono a rischio l’idea che chi vede, sente, legge se ne fa.
Fatti molto diversi tra loro. E’ una tragedia in mondovisione la morte a Sepang di un pilota di moto di 24 anni di gran talento, esposto ai rischi assai più di altri per un temperamento e una predisposizione “no limits” che avevano contribuito a edificarne il mito. In prima pagina ovviamente dappertutto. Ma se uno ha il tempo, oltre che di vederne le immagini già raccapriccianti in diretta e quelle ancora peggiori alla moviola perché si indugia nella ovvia mercificazione dell’incidente ben al di là della cronaca, anche di sfogliare più giornali, trova per esempio una strana successione su “il Giornale”. Nelle prime due pagine interne dedicate a questo incidente letale, sotto “Il tragico romanzo di Simoncelli” e il “Dramma in diretta in tv, Marco muore in pista”, ecco “ Nessuno ha colpe. Scivola, travolto da Edwards e Rossi. Il casco vola via”. Come la leggete? Come una tragica fatalità, presumo. Ma superata la pagina affianco, in quella successiva ecco l’articolo più istruttivo, a firma di un ingegnere/giornalista espertissimo di motori ormai da molte lune abituato a seguire Formula 1 e Motomondiale, Enrico Benzing. Il titolo riassume perfettamente il senso del pezzo: “Gomme ed elettronica. Così questo sport è diventato immorale”. E spiega perché con gli interessi applicati in cui la sicurezza di un concorso già assai pericoloso di suo si è ridotta al lumicino per vendere un prodotto. Che capisce il lettore? Che “nessuno ha colpe” oppure che siamo di fronte allo spaccio del pericolo e che il sistema dei media è indispensabile ai “pusher” dello spettacolo fino all’incognita della morte inscritta nel copione?
Dalla tragedia individuale a quella collettiva del terremoto in Turchia. Da come è raccontato (è accaduto all’ora di pranzo di domenica, quindi nessuna giustificazione sull’orario di chiusura…) e soprattutto dall’evidenza guadagnata sulle prime pagine (quasi invisibile su “Il Corriere della Sera”), come non pensare al famigerato “morto chilometrico” di cui ho parlato qui qualche rubrica fa?
E ancora la manifestazione No Tav in Val di Susa, fortunatamente di tutt’altro segno, civico e non tragico. Dalla (mancata) evidenza concessa dai media di ogni tipo all’evento, fino alle parole usate per raccontarlo, come non percepire che ci si aspettava “solo” una serie di scontri, meglio se cruenti, per “spacciare” quella merce preventivamente messa sul bancone alla vigilia ? Scontri che non ci sono stati, manifestazione ultra-pacifica, poco più che simbolica, per non far mancare la continuità a una questione serissima di cui appunto si parla sempre e solo se ci sono incidenti. Ma chi si ricorda una trasmissione televisiva in prima serata dedicata all’Alta Velocità, una trasmissione seria che faccia capire ragioni, torti, interessi, prospettive? E come evitare di pensare che l’unica cosa che interessava/interessa davvero a media mai “innocenti” da un punto di vista oppure dall’altro, secondo padronato e committenza politici oppure in base alla legge di mercato, sia il “fatto” o meglio il “fattaccio” ?
Sì, legge di mercato: si vende assai meglio un morto, ”quello che non c’è stato a Roma per miracolo il 15 ottobre”, che non una manifestazione degli abitanti di una valle utile a capire anche che cosa sta succedendo un po’ dovunque nel mondo per conflitti di interessi analoghi. E via così, tanto per mischiare le carte o confondere le acque a un’opinione pubblica troppo spesso pubblica, sì, ma senza opinione.
Postato da Oliviero Beha
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