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informazione e diritti umani

MessaggioInviato: 13/05/2011, 11:29
da Gab
Molto interessante l'introduzione al Rapporto annuale 2011 di Amnesty International,
in cui si analizzano anche pros e cons dell'uso della rete (molti ma molti pro alla fine!) e si ripercorrono alcuni punti importanti del "fenomeno 2010" Wikileaks.

Gab


L’uso delle nuove tecnologie nella sfida degli attivisti contro la repressione
di Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International

da www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011

Il 2010 potrà essere senz’altro ricordato come un anno di svolta in cui attivisti e giornalisti hanno utilizzato nuove tecnologie per mettere il potere di fronte alla verità e, nel farlo, hanno promosso un maggior rispetto dei diritti umani. È stato anche l’anno in cui governi repressivi si sono trovati davanti alla concreta possibilità di avere ormai i giorni contati.

L’informazione è una fonte di potere, e per quanti sfidano gli abusi da parte degli stati e altre istituzioni, questo è un tempo esaltante. Sin dalla creazione di Amnesty International 50 anni fa, siamo stati testimoni e artefici di grandi cambiamenti simili nella lotta tra coloro che perpetrano gli abusi e tutte quelle persone che con coraggio e inventiva mettono in luce le loro malefatte. In quanto movimento creato per far confluire l’indignazione globale in azione in difesa degli oppressi, il nostro impegno è di sostenere quegli attivisti che immaginano un mondo in cui l’informazione sia veramente libera e in cui possano esercitare il diritto di esprimere pacificamente il loro dissenso, al di là del controllo delle autorità.

Da 50 anni, Amnesty International esplora le frontiere della tecnologia per dare voce a chi non ha potere e alle vittime degli abusi. Dalle telescriventi, le fotocopiatrici e i fax per passare alla radio, la televisione, le comunicazioni satellitari, i telefoni, le email e Internet, abbiamo utilizzato ogni mezzo per sostenere la mobilitazione di massa. Sono tutti strumenti che hanno contribuito alla lotta per la difesa dei diritti umani, nonostante i sofisticati tentativi dei governi di limitare il flusso delle informazioni e di censurare le comunicazioni.

Quest’anno Wikileaks, un sito web dedicato alla pubblicazione di documenti provenienti da un’ampia varietà di fonti, ha iniziato a postare le prime centinaia di migliaia di file che sarebbero stati scaricati da un ventiduenne analista informatico dell’intelligence militare statunitense, Bradley Manning, il quale si trova attualmente in detenzione preprocessuale e rischia più di 50 anni di carcere, se sarà ritenuto colpevole di spionaggio e di altre accuse.

Wikileaks ha creato una sorta di “discarica” facilmente accessibile su cui gli “informatori” di tutto il mondo riversano i loro dati, dimostrando tutto il potere di questa piattaforma che diffonde e rende pubblici documenti governativi secretati e riservati. Sin dall’inizio Amnesty International ha riconosciuto il contributo dato da Wikileaks alla causa dei diritti umani, dopo che il sito aveva postato informazioni riguardanti le violazioni compiute in Kenya nel 2009.

Ma ci sono voluti corrispondenti della stampa tradizionale e analisti politici per passare al setaccio dati grezzi, analizzarli e identificare le prove dei crimini e delle violazioni contenute in questi documenti. Facendo leva su queste informazioni, gli attivisti politici si sono serviti dei nuovi strumenti di comunicazione ormai ampiamente disponibili sui telefoni cellulari e dei social network per spingere le persone a scendere in strada per chiedere giustizia.

Un esempio straordinario e al contempo tragico di quanto può essere potente l’azione del singolo se amplificata dai nuovi strumenti del mondo virtuale è dato dalla vicenda di Mohamed Bouazizi. Nel dicembre 2010, Mohamed Bouazizi, un venditore ambulante di Sidi Bouzid, in Tunisia, si è dato fuoco davanti al municipio per protestare contro le vessazioni della polizia, l’umiliazione, le difficoltà economiche e il senso di impotenza sperimentato dai giovani come lui.
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