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Democrazia populista secondo Piero Ignazi

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Democrazia populista secondo Piero Ignazi

Messaggioda lucameni il 27/07/2008, 0:40

Vi propongo un articolo molto polemico di P. Ignazi, noto come uno dei più attenti studiosi della destra.
Risale a qualche tempo fa, ma ritengo che quando si parla di certi vizi e vezzi della nostra politica, certi interventi non vadano mai in scadenza.
Un "populismo" che condiziona per forza di cose Sicurezza, Giustizia, Informazione.

Dall'Espresso del 30 maggio 2008.

"Gli osservatori stranieri temono che l'Italia sia il laboratorio di una nuova forma di regime politico

Ci sarà un motivo per cui quasi tutta la stampa internazionale, ivi compresa quella moderata, dal 'Wall Street Journal' al 'Financial Times', ha accolto la vittoria di Silvio Berlusconi con una sfilza di commenti caustici al limite del dileggio? Cosa può muovere un esercito di corrispondenti e analisti a una tale 'faziosità'; come possono non vedere il nitore morale, la storia cristallina e l'acume intellettuale della coalizione vincente e del suo leader maximo? Cospirazione dell'internazionale liberal, incompetenza e crassa ignoranza dei fatti italiani, invidia per i successi nello sport come negli affari del nostro primo ministro?

Ammettiamo per ipotesi che gli osservatori stranieri abbiano ragione a esprimere sorpresa e sconcerto nel vedere confermato alla carica di primo ministro il proprietario di un impero mediatico, ed elevati a cariche ministeriali rappresentanti di un partito xenofobo quale la Lega. Su che cosa si fonda la loro sorpresa e il loro sconcerto? Esaminandoli a fondo si rintracciano tre filoni.

Il primo fornisce un giudizio drastico sull'azione del precedente governo Berlusconi in campo economico: crescita zero, aumento del debito pubblico, sforamento del rapporto deficit/Pil, azzeramento dell'avanzo primario. Con risultati così deludenti non si capisce cosa possa far presagire un'efficiente gestione dell'economia da parte della stessa équipe di governo.

Il secondo riguarda - ohibò, ancora - il conflitto di interessi. Da noi è visto come una ossessione da monomaniaci, da fissati, da antiberlusconiani viscerali: suvvia, perché parlarne ancora? Agli italiani interessa ben altro. E poi, se Vespa, Mentana, Floris e tutti gli altri teatrini serali della politica non ne discutono, vuol proprio dire che il tema è out: fuori moda, fuori tempo e fuori luogo. Invece chiunque parli con osservatori stranieri - accademici, giornalisti, imprenditori - si sente sempre rivolgere la stessa domanda da 15 anni a questa parte: come è possibile questo gigantesco conflitto di interessi? Ciò significa che negli altri paesi la questione non è 'out', ma rimane un punto di riferimento per definire la qualità della democrazia di un sistema politico. Anche se la nostra destra si erge burbanzosa a difendere dalle critiche l'onore nazionale, con ridicole pose neo-crispine per non dire peggio, la questione è dirimente agli occhi della community politico-culturale internazionale.


Perché invece da noi è così irrilevante? Oltre alla penosa incapacità della sinistra di imporlo come tema politico centrale, messa all'angolo dalla potenza di fuoco dell'impero mediatico del Cavaliere non appena si tocca l'argomento, c'è forse una ragione più profonda, che si collega al terzo tema ricorrente delle critiche della stampa internazionale: il timore che l'Italia sia il laboratorio politico di una nuova forma di regime politico, di tipo populista.

La democrazia populista è una insidiosa deformazione della democrazia liberale. Nella democrazia populista il leader 'interpreta' il volere della masse. La sua legittimazione viene non tanto dal risultato elettorale, quanto dal suo rapporto esclusivo e diretto con i sentimenti profondi del popolo, che solo il leader interpreta e soddisfa. Quindi, chi si oppone diventa oggettivamente un nemico del popolo. La democrazia populista 'necessita' comunque di un nemico, indefinito e nascosto o palese e individuabile, al quale attribuire le difficoltà nel cammino dell'azione del governo. Organi dello Stato quali la magistratura, la Corte costituzionale o la presidenza della Repubblica, media indipendenti, attori sociali non consenzienti, interessi economici e persino organizzazioni internazionali, possono tutti rientrare nel novero dei bersagli da stigmatizzare. La logica della democrazia costituzionale, così come si è (faticosamente) affermata in Occidente dopo la sua vittoria sui fascismi, è invece tutta diversa: eleva a valore supremo la divisione, il rispetto e il controllo reciproco dei poteri, e il pluralismo degli interessi e delle opinioni, garantito da separazioni di competenze e ambiti.
Ora si può ben immaginare come sia stato guardato un paese dove si è consumata, nel caso Alitalia, una gigantesca commistione di poteri, con l'uomo più ricco della nazione, candidato al governo, che è intervenuto sulle trattative della vendita della compagnia di bandiera, facendo fuoco e fiamme contro un acquirente (straniero, si badi bene), col risultato di far colare a picco la società in attesa di essere raccattata con quattro soldi da imprenditori amici, grati per il gentile dono.

In linea di principio, una opposizione incisiva e una informazione libera e critica costituiscono anticorpi naturali alla deriva populista. Sulla prima vedremo se si riprenderà dalla sconfitta ed eviterà la trappola di melassa preparata dal Cavaliere; sulla seconda è difficile fare affidamento: il coro assordante di peana che laudano il governo, nonché le trombette che accompagnano ogni sua mossa, non sono di buon auspicio per il futuro. Il complesso mediatico-economico, versione post-moderna del vecchio complesso economico-militare evocato a suo tempo da John Galbraith, inquieta per la sua capacità di condizionamento della politica. E non solo in Italia.

Piero Ignazi "
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Democrazia populista secondo Piero Ignazi

Messaggioda ranvit il 27/07/2008, 8:47

Condivisibile l'analisi, ma....che fare?

Aspettare la "fuoriuscita" di Berlusoni o si puo' fare qualcosa prima?

Oggi sarà eletto il coordinatore provinciale del Pd di Salerno...nessuno ne sà niente....si leggono sui giornali notizie di scontri e telefonate e riunioni piu' o meno concitate e notturne (chissà perchè la politica si fa di notte...).
L'unica certezza è che alla "gente" non gliene frega niente, mentre ai militanti non resta che aspettare il responso proveniente dalle segrete stanze.

Veltroni insegue l'agenda dettata da Berlusconi accodandosi troppo spesso al qualunquismo dipietrista.

L'unico che sembra davvero fare politica (con il suo Red) è D'Alema....forse è poco.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Democrazia populista secondo Piero Ignazi

Messaggioda franz il 27/07/2008, 9:22

Piero Ignazi ha scritto: In linea di principio, una opposizione incisiva e una informazione libera e critica costituiscono anticorpi naturali alla deriva populista. Sulla prima vedremo se si riprenderà dalla sconfitta ed eviterà la trappola di melassa preparata dal Cavaliere; sulla seconda è difficile fare affidamento: il coro assordante di peana che laudano il governo, nonché le trombette che accompagnano ogni sua mossa, non sono di buon auspicio per il futuro. Il complesso mediatico-economico, versione post-moderna del vecchio complesso economico-militare evocato a suo tempo da John Galbraith, inquieta per la sua capacità di condizionamento della politica. E non solo in Italia.

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Analisi interessante anche se non nuova ed incompleta.
Il rischio, lo vado dicendo da un po', è che anche l'opposizione (o parte di essa) scada nella demagogia e nel populismo.
Rischio da non sottovalutare, osservando alcuni proclami di piazza Navona, il linguaggio colorito di Di Pietro (che innegabilmente è un laeder di quelli che "interpretano il volere delle masse"). Il rischio quindi è che si tenti di combattere il populismo berlusconiano contrapponendo figure populiste antitetiche ma sullo stesso piano. Allora si che il laboratorio sarebbe completo e micidiale. Ora questo rischio è depotenziato dalla sostanziale maturità del PD e dalla assenza sulla scena politica della Sinistra Radicale/Antagonista, ancora intenta a leccarsi le ferite. Ma quando la SRA (che di demagogia e populismo è esperta) uscirà dal torpore è innegabile che il laboratorio sarà completamente operativo.

Sui media e l'informazione libera e critica a mio avviso va fatto un ragionamento piu' approfondito e meno sommario.
Nei 14 anni che ci separano dal primo governo Berlusconi le cose sono cambiate ma non tanto sul fronte televisivo o dei quotidiani ma per la rete Internet. Sono decine di milioni gli italiani che possono reperire informazioni dirette ed indipendenti, da siti stranieri o italiani, su forum e blog, su wikipedia e tante altre fonti di informazioni. E questi poi ne parlano in ufficio, a casa. Io direi che Internet è forse il miglior anticorpo e che certi blogger anglosassoni sono riusciti a mettere in difficoltà a piu' riprese nazioni come l'Iran (la storia dei missili clonati con photoshop) che fanno della propaganda la base del loro populismo e della demagogia.

Innegabile infatti che la demagogia ed il populismo abbiano bisogno di una base propagandistica e che questa si basi molto su falsità e distorsioni. Qui la rete Internt, unendo centinaia di migliaia di esperti in vari campi, è uno strumento micidiale per scovare falsità e malversazioni e rendere subito nudo il Re.

Ciao,
Franz
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Re: Democrazia populista secondo Piero Ignazi

Messaggioda lucameni il 27/07/2008, 11:07

"Il rischio, lo vado dicendo da un po', è che anche l'opposizione (o parte di essa) scada nella demagogia e nel populismo. "

Rischio che esiste, non fosse altro che il partito di Di Dietro è anch'esso "personale", con tutto quello che comporta di negativo.
Però esiste anche il rischio, e forse già bisogna constatare l'accaduto, di una sorta di berlusconizzazione anche dell'opposizione: il farsi dettare l'agenda da B., il disinteresse per i conflitti d'interesse e per la legalità, gli inciuci volti a proteggere anche la propria parte politica, e via dicendo.
La rete ha grandi vantaggi, ma non penso possa ancora bastare per integrare l'informazione di tv e giornali (almeno nel breve medio periodo), se questi non adempiono al loro dovere, e se l'informazione, o quella roba presunta tale, viene veicolata in maniera estremamente superficiale e omissiva sopratutto dalla tv.
Ci sono studi molto dettagliati (vedi saggio di reset del 2005 a cura di Bosetti) che mostrano una situazione del tutto anomala, in cui giornali, tv, risorse pubblicitarie, rendono il nostro paese fuori da ogni standard europeo.
Dove sia la "normalità" italiana proprio non si capisce.
Ritengo sia solo nella testa di chi vuol vedere quello che non esiste.
Mi ricordo il giorno della condanna di Previti: Porta a Porta venne fuori col solito jolly di Cogne, adatto a tutti gli usi.
Questo come piccolo, scandaloso esempio
I mezzi per addormentare le coscienze sono tanti e li stanno usando talmente bene e da tanto tempo che anche a sinistra ormai ci si disinteressa della legalità, dell'esistenza di forme monopolistiche e si considera normale quello che sta accadendo.
In altri termini: ci siamo abituati; ci siamo berlusconizzati.
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