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Libero e il Riformista giornali cugini...!

MessaggioInviato: 10/02/2011, 13:30
da ranvit
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Libero e il Riformista giornali cugini, gli aiuti pubblici adesso più difficili

Nella sala riunioni del Garante per le Comunicazioni, una discussione così pirotecnica non si vedeva da settimane. Normale quando sul tavolo ci sono gli interessi di due giornali. Alla fine la decisione è arrivata con 4 voti a favore, due contrari e 3 astenuti.

Il Garante – sia pure con questa risicata maggioranza – ha inflitto una multa da 103 mila euro alla Tosinvest della famiglia Angelucci. La colpa di Tosinvest? Questa società non ha comunicato con la dovuta precisione che due quotidiani – “Libero” e “il Riformista” – sono entrambi riconducibili al suo controllo, sia pure in modo indiretto.

Il Garante – che tiene un Registro su tutti gli operatori della comunicazione – afferma dunque che la Tosinvest esercita un “controllo congiunto” ed una “influenza dominante” su entrambi questi quotidiani. Così lontani nella linea politica, così vicini quanto ad assetto proprietario.

La multa, il minimo previsto dalla legge, non può certo spaventare la Tosinvest, che fa importanti fatturati grazie al business delle cliniche e della sanità.

Il problema semmai è nel principio che il Garante afferma. Se Tosinvest ha di fatto in mano entrambi i giornali, allora il Dipartimento per l’Editoria di Palazzo Chigi potrebbe limitare il flusso degli aiuti pubblici.

In sostanza, Palazzo Chigi potrebbe assegnare i contributi pubblici – quelli previsti dalla legge – solo ad uno dei quotidiani e non più ad entrambi.

Proprio per stoppare la mossa di Palazzo Chigi, i legali della Tosinvest preparano un ricorso al Tar contro la decisione del Garante per le Comunicazioni.

Decisione a maggioranza, dunque, nelle stanze del Garante. In favore della multa a Tosinvest, hanno votato il presidente Corrado Calabrò e i commissari D’Angelo, Magri e Sortino. Contro si sono espressi Martusciello e Savarese.

Si sono astenuti invece Lauria, Mannoni e Napoli. La loro preoccupazione, visti gli orientamenti di Palazzo Chigi sui contributi pubblici, era di non infliggere un colpo duro a “Libero” e soprattutto al più fragile “Riformista”.