Michele e il capoufficio

Gli argomenti di una certa destra sul caso Santoro non sono del tutto peregrini. Prendete un qualsiasi ufficio, giornale, fabbrica o laboratorio, e mettete il caso che un dipendente mandi a farsi fottere il direttore generale. Il minimo che gli può capitare, se il vaffanculo è pubblico e ostentato, è che il dipendente venga raggiunto da una sanzione.
Così le cose funzionano, quando funzionano in modo normale.
Ma così in Italia non è e non può essere, perché nulla si capisce se si dimentica che da noi il capo del governo mette pubblicamente all’indice giornali e giornalisti, perché lo stesso premier fa telefonate di pressione alle autorità garanti, perché il conflitto di interessi è talmente ramificato da inquinare tutto, perché il direttore generale in questione ricopia con troppo zelo il dettato dei suoi “editori di riferimento”, perché sempre lo stesso direttore non muove un dito per i santorianissimi editoriali di Minzolini.
La somma di tanta anomalia è sconsolante. E con la nuova puntata della lite Masi-Santoro l’Italia ci perde due volte. La prima perché Annozero non va in onda e alcuni milioni di persone, non solo Michele Santoro, non potranno vederlo. La seconda perché l’arroganza del potere è tanta e tale da trascinare tutti nel cupio dissolvi: amici, avversari e nemici.
Impossibile, oggi, non schierarsi contro chi vuole imbavagliare notizie e opinioni. Perché l’attacco all’informazione “non conforme” è grave, continuo e sempre più inquietante.
Ma la cosa peggiore che un regime illiberale può fare è avvelenare il pozzo della ragione, trasformando anche chi avrebbe torto in qualcuno che, legittimamente, può oggi dire di avere ragione.
Da Politica-Pop, di Mario Bracconi
http://bracconi.blogautore.repubblica.i ... poufficio/
Così le cose funzionano, quando funzionano in modo normale.
Ma così in Italia non è e non può essere, perché nulla si capisce se si dimentica che da noi il capo del governo mette pubblicamente all’indice giornali e giornalisti, perché lo stesso premier fa telefonate di pressione alle autorità garanti, perché il conflitto di interessi è talmente ramificato da inquinare tutto, perché il direttore generale in questione ricopia con troppo zelo il dettato dei suoi “editori di riferimento”, perché sempre lo stesso direttore non muove un dito per i santorianissimi editoriali di Minzolini.
La somma di tanta anomalia è sconsolante. E con la nuova puntata della lite Masi-Santoro l’Italia ci perde due volte. La prima perché Annozero non va in onda e alcuni milioni di persone, non solo Michele Santoro, non potranno vederlo. La seconda perché l’arroganza del potere è tanta e tale da trascinare tutti nel cupio dissolvi: amici, avversari e nemici.
Impossibile, oggi, non schierarsi contro chi vuole imbavagliare notizie e opinioni. Perché l’attacco all’informazione “non conforme” è grave, continuo e sempre più inquietante.
Ma la cosa peggiore che un regime illiberale può fare è avvelenare il pozzo della ragione, trasformando anche chi avrebbe torto in qualcuno che, legittimamente, può oggi dire di avere ragione.
Da Politica-Pop, di Mario Bracconi
http://bracconi.blogautore.repubblica.i ... poufficio/