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Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

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Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda lucameni il 11/04/2010, 1:05

http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... ia-319958/


http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Orlando



Si questa è "l'opposizione".
Insomma questo signor Orlando (per decenza eviterei il titolo di "onorevole") a pieno titolo tra i "diversamente concordi".
Un evergreen che mi fa ricordare l'ultimo Montanelli, il destro Montanelli, quando si chiedeva "ma come mai D'Alema non fa opposizione? Cosa gli hanno promesso?".
Uno stupore che allora ci poteva stare. Non ora che sono passati più di dieci anni.
Ormai siamo abituati alla solita quadriglia: finte aperture, finti accordi, finte indignazioni, finti progetti, finte rotture, finta opposizione.
Un disco, questo dei "diversamente concordi", che sentiamo da 16 anni.
Almeno avessero la fantasia di farne variazioni su tema.
Macchè.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda lucameni il 11/04/2010, 1:14

Un articolo che ben fotografa tale coerenza.


Qui sotto un titolo dal sapore vagamente evangelico, ma che - forse - ha un substrato più che altro malavitoso.
In Italia succede. In fondo siamo il paese del family day organizzato da chi fa collezione di famiglie (e famigli).
Appunto, in fondo c'è una coerenza.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<




"La resurrezione di Lazzarone"


"L’altro giorno una collega spagnola, intervistandomi sul libro “Papi ” appena tradotto, mi ha posto una di quelle domande che possono venire in mente solo a una giornalista non italiana, cioè non mitridatizzata al peggio: “Voi italiani a Berlusconi perdonate tutto. Fate così anche con gli altri politici o solo con lui?”. Ho subito pensato alle tre-quattromila porcherie che sono emerse irrefutabilmente a carico di Berlusconi e ho provato a figurarmi che ne sarebbe di Prodi, Veltroni, Casini, Di Pietro, ma anche di Fini e perfino di Bossi se ne avessero fatta una sola, la più minuscola: giornali e tv li avrebbero già massacrati e sparati nell’iperuranio. Per dire: se avessero ospitato in casa un mafioso per due anni, accumulato miliardi di fondi neri all’estero, sgraffignato una casa editrice a un concorrente in seguito alla sentenza di un giudice corrotto con soldi loro da un loro avvocato, comprato un testimone perché mentisse e li salvasse da un paio di processi, frequentato prostitute poi candidate alle elezioni, raccomandato signorine alla Rai per sfuggire a ricatti, minacciato un’Autorità indipendente perché chiuda programmi sgraditi, epurato Montanelli dal suo Giornale e Biagi, Luttazzi e Santoro dalla Rai, imposto al Parlamento 38 leggi ad personam per sistemare gli affaracci propri, violato la Costituzione a ogni respiro, insultato giudici, giornalisti, oppositori, elettori, Corte costituzionale, Europa e Onu, trasformato Palazzo Chigi in un lombrosario, collezionato figure di merda in ogni missione fuori dalla cinta daziaria, candidato la propria igienista dentale, baciato la mano a Gheddafi, leccato il culo a Putin e financo a Lukashenko, beatificato come eroe un mafioso sanguinario, cose così. La risposta è: no, siamo un popolo di bocca buona e di stomaco forte, ma quel che perdoniamo a lui non lo perdoniamo a nessun altro. A questo punto, siccome la giornalista non è italiana, è scattata la seconda domanda: “Perché ? ”. Perché lui ha le tv e gli altri no. Perché lui ha i giornali e gli altri no. Difficilmente, con qualche tv e qualche giornale all’attivo, il sindaco di Bologna Flavio Delbono si sarebbe dimesso all’istante per una storiella di poche migliaia di euro senza nemmeno tentare di trasformarla in un complotto ordito dalle toghe azzurre contro un primo cittadino eletto dal popolo. Con tv e giornali dalla sua parte, nemmeno Bottino Craxi avrebbe preso la via di Hammamet. L’ha ammesso la figlia Stefania: “A Bettino gli italiani non hanno creduto, a Silvio sì”. Poco meno di un anno fa Berlusconi era politicamente una larva. Dopo le passerelle del Presidente Consolatore sui cadaveri de L’Aquila a favore di telecamera e il comizio del Presidente Partigiano col fazzoletto al collo il 25 aprile a Onna, il pover’uomo fu improvvisamente investito dagli strali di Veronica (“è un uomo malato, frequenta m i n o re n n i ”), dalle incaute interviste di Noemi (“da grande voglio fare la soubrette o la deputata, deciderà Pa p i ”), dalle foto di Zappadu sull’harem di Villa Certosa, dalle registrazioni di Patrizia D’Addario sui festini a Palazzo Grazioli e dalla sentenza della Cassazione su Mills che lo immortala come un corruttore incallito. Si sperava che l’opposizione ne approfittasse un filino e che almeno l’incubo di vederlo salire un giorno le scale del Quirinale per non uscirne più fosse definitivamente svanito. Invece, grazie al servilismo dei suoi impiegati sparsi per le tv e i giornali e alla cecità suicida dei diversamente concordi del Pd, è tutto dimenticato.
Riecco dunque il ducetto più potente e protervo che pria, travestito da padre ricostituente per riprendere in ostaggio la Giustizia, l’Unità d’Italia e la Costituzione, spalleggiato da giureconsulti del calibro di Calderoli detto Pota e Renzo Bossi detto Trota. Intanto quel che resta del capo dello Stato gli firma l’ennesima legge incostituzionale, sennò lui gli mette il broncio. E il Pd attende ansioso un invito a tavola, senz’accorgersi che il suo ruolo non è di commensale, ma di pietanza.


M.T.
Fonte 'Il Fatto Quotidiano' "
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda franz il 11/04/2010, 8:07

lucameni ha scritto:Si questa è "l'opposizione".
Insomma questo signor Orlando (per decenza eviterei il titolo di "onorevole") a pieno titolo tra i "diversamente concordi".

Forse manca qualche parola nella tua frase. ;)
Mi sono preso la briga di leggere il link e e siccome non concepisco di leggere la critica ad un testo se non ho letto il testo incriminato, sono andato a leggere anche questo. Non sul Foglio ma direttamente sul sito internet di Orlando.
Ebbene, le cose scritte sono ragionevoli e concordo con il 90% delle proposte. Faccio anche io parte dei concordi?

A me non pare una proposta di inciucio e se mai il PD andasse al governo vorrei che realizzasse almeno la metà delle cose che propone. Sarebbe un grande passo avanti rispetto al nulla fatto da Fassino o altri ministri dell'Ulivo quando era lui al governo come ministro della Giustizia.
Franz


Caro Cav., il PD ti offre giustizia

Il Foglio, venerdì 9 aprile 2010

di Andrea Orlando

I prossimi tre anni di legislatura saranno importanti affinché questo governo tenti di dimostrare di essere in grado di offrire al paese un quadro di riforme utile alla vita dei cittadini italiani. Riformare la giustizia è una delle priorità dell’Italia, e l’argomento va affrontato con responsabilità e misura. L’opposizione deve impegnarsi ad offrire il proprio contributo, per migliorare il sistema della giustizia italiana. La maggioranza dovrebbe dar prova di voler veramente migliorare un delicato settore come questo e non di voler, invece, fare soltanto gli interessi del suo capo del governo.

Sarà difficile che questo accada, ma credo sia giusto che il maggior partito dell’opposizione espliciti con chiarezza le proprie intenzioni per tentare di riformare la giustizia italiana in modo il più possibile condiviso. Mi applico dunque a un esercizio da molti consigliato. Facciamo finta, per un attimo, che in Italia il problema sia solo quello di far funzionare appunto la giustizia. Dimentichiamoci almeno per un momento Berlusconi, così come dei suoi processi da aggiustare e delle sue vendette da consumare, e partiamo dalla giustizia civile dove, lontano dai riflettori, si consuma quotidianamente un disastro che potremmo definire “muto”.

A qualunque intervento riformatore va premessa un’attenzione alla gravità in cui si trova oggi il sistema della giustizia civile italiano e la maggioranza di governo farebbe bene ad evitare di ignorare alcuni numeri molto significativi, che dovrebbero quantomeno far riflettere. Per cominciare, le cause civili attualmente pendenti sono più di 5 milioni (con una crescita media annua del 7,5 per cento); per avere giustizia oggi un cittadino attende anche fino sette anni e mezzo (passando 20 mesi in tribunale, 54 in Corte di Appello e la restante parte in Cassazione); e una volta giunta la sentenza questa risulta spesso priva di qualsiasi effetto positivo per chi intendeva far valere un proprio diritto. Questi dati hanno una valenza che va al di là del singolo, e grave, aspetto di disfunzionalità della giustizia italiana e anche persone talvolta ragionevoli come il ministro dell’Economia Giulio Tremonti dovrebbero riflettere su questo quadro.

L’inefficienza del sistema giudiziario, infatti, compromette in modo serio la competitività del paese e rappresenta un potente dissuasore agli investimenti esteri in Italia, e le ragioni di credito di molte famiglie e di tante piccole aziende risultano irrimediabilmente frustrate, aggravando oltremodo il peso dell’attuale crisi economica vista l’impossibilità di riscuotere in tempi ragionevoli i propri crediti; e la situazione di disagio è ancora più grave se si pensa a quanto succede al Sud e nelle Isole. Queste brevi considerazioni definiscono l’enorme impatto che l’amministrazione della giustizia ha sul sistema economico e sui rapporti sociali: c’è un’emergenza, da qui dovremmo partire.

Come risolvere in modo non propagandistico questi problemi? Ebbene, si tratterebbe di fare ciò che il governo avrebbe già la delega per fare: semplificare i riti del processo civile ed affrontare subito l’arretrato. Magari con la stessa tempestività con la quale ha affrontato altre questioni (vedi legittimo impedimento). Fondamentale, per essere chiari, è il tema dell’organizzazione e delle risorse in questo settore. La crisi economica ha stretto il paese in modo molto grave ma sottrarre, come è stato fatto con l’ultima Legge Finanziaria, 1,1 miliardi di euro nel settore della giustizia è un modo per impedire quegli investimenti necessari, che andrebbero fatti nell’informatizzazione del sistema giudiziario e nel rafforzamento e nella qualificazione del personale amministrativo, introducendo anche profili manageriali.

Su questi due temi il governo mostra una colpevole disattenzione che autorizza al sospetto di un vero e proprio tentativo di liquidazione delle strutture giudiziarie del Paese. Un altro punto importante, che se il governo avesse la volontà potrebbe essere concretizzato nel minor tempo possibile, è quello di modificare, razionalizzandole, le circoscrizioni giudiziarie. A oggi esiste una distribuzione degli uffici assolutamente anacronistica ed irrazionale (165 tribunali, di cui 88 con meno di 20 magistrati, 7 tipologie di uffici giudiziari), che producono un quadro di inefficienza complessiva insostenibile. Anche qui: il governo spieghi al paese che cosa intende fare.

Detto questo siamo disponibili a confrontarci in Parlamento sulle questioni più comunemente evocate dal dibattito corrente che attengono a questioni cruciali per il nostro sistema giudiziario: una verifica concreta dei giusti tempi del processo; una seria riflessione per la ridefinizione dell’obbligatorietà dell’azione penale; una riforma del sistema elettorale del Csm che diluisca il peso delle correnti della magistratura associata, rafforzandone l’autorevolezza; la necessaria distinzione dei ruoli tra magistrati dell’accusa e giudici, e un ragionamento sulla efficacia delle attuali azioni disciplinari nel mondo della magistratura.

Guardando all’insieme della giustizia penale, qui esiste un corpus ipertrofico di norme generate dall’ossessione securitaria e dalla sbornia forcaiola. La combinazione tra ipertrofia delle norme penali, l’insufficienza del gratuito patrocinio, della difesa d’ufficio e l’abbreviazione dei termini delle prescrizioni ha generato un sistema processuale che obiettivamente punisce secondo criteri di classe: un’amnistia strisciante per chi può difendersi dal processo (con buona pace del partito unico degli sceriffi) e pene inumane per i delinquenti più poveri.

Come rimettere in sesto il sistema? Sul terreno strettamente processuale si potrebbe, per esempio, procedere a una revisione del sistema delle notifiche ad una semplificazione delle impugnazioni, limitando il ricorso alla cassazione. La questione dei tempi del processo – o meglio della sua ragionevole durata – andrebbe infatti affrontata riferendola sia all’ambito penale sia a quello civile. Si possono ipotizzare tempi massimi per la durata del procedimento (seppur senza prevedere prescrizioni processuali automatiche), ma questi dovrebbero essere parametrati distretto per distretto in rapporto alle risorse disponibili, al numero di magistrati in ruolo, al personale amministrativo e al numero dei procedimenti. Si potrebbe inoltre ipotizzare un percorso di convergenza pluriennale verso un range omogeneo a livello nazionale. Il che, rispetto al testo approvato dal Senato sul cosiddetto “processo breve”, significherebbe eliminare le norme retroattive e legare i termini massimi indicati per i gradi di giudizio alla concreta situazione degli uffici giudiziari e a un serio piano di investimenti sulle strutture e sul personale.

Infine vi è il tema dell’organizzazione della magistratura e dell’azione penale, vera ossessione della maggioranza, sul quale però è importante ragionare. Il governo potrebbe, per esempio, iniziare a prendere seriamente in considerazione una proposta di legge concernente l’elezione del Csm – a firma del senatore Ceccanti – dalla quale si potrebbe partire dal giorno dopo dell’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura. Una proposta che prevede un sistema elettorale basato su collegi uninominali con ripartizione maggioritaria in grado di risolvere un problema che effetivamente esiste: ridurre il peso delle correnti della magistratura associata.

Non ci sarebbe invece molto da fare a proposito delle separazione delle carriere, essendo già stata realizzata una sostanziale e sufficientemente rigida distinzione dei ruoli con la riforma ordinamentale, varata soltanto due anni fa. Tuttavia sono ipotizzabili norme che rafforzino il criterio della distinzione dei ruoli, precisino le incompatibilità e i limiti temporali di permanenza nei diversi uffici.
Una specifica disciplina meriterebbe la limitazione all’elettorato passivo dei magistrati, di quelli che hanno svolto funzioni requirenti in particolare.

Infine si potrebbe affrontare quello che, a mio avviso, è la questione centrale del sistema: l’efficacia dell’azione disciplinare. La linea d’azione dovrebbe essere quella di una distinzione maggiore di chi esercita questo tipo di giustizia domestica dal Csm con una sezione distinta o attribuendo il ruolo alla Cassazione: accrescendo così davvero l’autonomia di chi è chiamato a valutare dei colleghi. Anche in questo caso, però, la riflessione del legislatore dovrebbe partire dagli effetti prodotti dalle norme introdotte per la valutazione dei magistrati soltanto due anni fa.
Sull’esercizio dell’azione penale, poi, sarebbe matura una riflessione sulla rimodulazione dell’obbligatorietà, attraverso l’individuazione di priorità che non limitino l’indipendenza dei pm. Esistono diverse ipotesi ragionevoli e il Pd ha già depositato una proposta di legge su questo tema. Se la maggioranza dimostrasse di voler discutere su questo argomento con serietà il Partito democratico è pronto a confrontarsi senza pregiudizi.

Tre anni sono sufficienti per fare tutto questo senza necessariamente partire dal presupposto che si debba modificare la Costituzione. Eventualità alla quale ricorrere solo come estrema ratio. Questo approccio consentirebbe di evitare che ciò che si può fare in modo condiviso resti in ostaggio di ciò che divide. Su questo terreno potrebbero incontrarsi una destra che riscoprisse la primazia della legge e una sinistra che rammentasse che tra le sue radici c’è la cultura delle garanzie. Al momento rischia di non essere così. La minaccia di modifiche costituzionali, agitate come bandiere dalla maggioranza, può portare all’ordalia: all’ennesimo referendum sul cavaliere dall’esito comunque pericoloso. O l’assoluzione a mezzo plebiscito di Berlusconi ed il conseguente sfascio, o la santificazione dello status quo con tutto il suo portato di inefficienze e corporativismi.

C’è ancora tempo, speriamo che serva. Intanto la situazione è quella che è: si parla troppo, solo, di intercettazioni, di legittimo impedimento, di separazione delle carriere e non di riforma della giustizia civile, di condizioni del carcere, di organizzazione degli uffici. Questo ci ricorda, se ce ne fosse bisogno, che il fattore Berlusconi pesa, con tutte le sue incombenze e la sua carica ideologica. Se qualcuno fosse in grado di prescinderne almeno un po’ e di porsi in un’ottica più generale batta un colpo, noi ci siamo.
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda franz il 11/04/2010, 8:55

Intanto sarebbe interessaante discutere della possibile riforma della giustizia.
Facciamo finta veramene che Berlusconi non esista, o che sia stato condannato ed imprigionato a vita.
Caso chiuso.

I problemi della giustizia sono magicamente spariti?
Non direi.
Quali sono i problemi? Quali le soluzioni?
Almeno finalmente Orladno ha fatto analisi e prospettato proposte.
Ho cercato sul sito di IDV ma non ho trovato nulla. Addirittura il dipartimento Giustizia e Sicurezza è senza responsabile. A che serve?

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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda lucameni il 11/04/2010, 10:43

"Se qualcuno fosse in grado di prescinderne almeno un po’ e di porsi in un’ottica più generale batta un colpo, noi ci siamo."

Semplicemente ridicolo pensare di prescinderne, non fosse altro che tutto è fatto per salvare le terga a lui e ai suoi famigli.
E difatti tra tante ovvietà, una cosetta che passa quasi sotto silenzio: "Si possono ipotizzare tempi massimi per la durata del procedimento (seppur senza prevedere prescrizioni processuali automatiche), ma questi dovrebbero essere parametrati distretto per distretto in rapporto alle risorse disponibili, al numero di magistrati in ruolo, al personale amministrativo e al numero dei procedimenti.".
Un modo più elegante per dare una sponda ad Alfano, che è ben altro dal dare risorse, cambiare il codice.
Altro da dire?
Fare finta che questo non succeda è tipico dei cervelloni del PD.
Quelli che fino ad ora sono andati (e andranno) a rimorchio della maggioranza.
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda ranvit il 11/04/2010, 12:49

lucameni ha scritto:..............
Quelli che fino ad ora sono andati (e andranno) a rimorchio della maggioranza.


Non è questione di andare o meno al rimorchio.....ma di mancanza di idee e capacità per riottenere il consenso della maggioranza degli italiani!

Faccio notare che l'Idv rastrellati i voti degli incazzati non cresce piu'....
I consensi in un sistema bipolare ed avendo esaurito la base di centrosinistra (incazzati o meno) bisogna cercarseli tra i "terzisti", che certo non amano i toni urlati alla Di Pietro.

Comunque, come dicevo prima, il problema non è neanche di fare opposizione urlata o meno, quanto di capacità....che scarseggia maledettamente.

Nel frattempo....in attesa di un rinsavimento generale dei politici ma anche dei militanti di Cs.... è meglio comunque partecipare, nei limiti possibili, condizionando le decisioni.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda Stefano'62 il 11/04/2010, 14:02

Che i terzisti non amino i toni urlati è certamente vero.
Ma che invece molti di loro condividano la sostanza di ciò che Di Pietro dice urlando è pure vero,e magari è proprio per questo che non votano un PD troppo ambiguo e se ne restano a casa.
Quindi perchè il PD continua a nicchiare e a nascondersi dietro la scusa che Di Pietro urla,e non prende in considerazione la sostanza del messaggio ?
Chissà che quei terzisti non potrebbero votarlo se la smettesse di fare il giochino delle parti,e si mettesse a dire chiaramente ciò che va detto,magari senza bisogno di urlarlo ?
Ha ragione Luca,la faccenda puzza.
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda franz il 11/04/2010, 14:16

lucameni ha scritto:"
Semplicemente ridicolo pensare di prescinderne...

E invece NO. Solo prescindendone è possibile affrontare i problemi VERI del paese.
La distrazione dovuta ai suoi problemi è uno specchietto per le allodole (genere di uccelli boccaloni) e quindi Berlusconi tiene in pugno chiunque non voglia prescindere da lui e dai suoi problemi. Chi "non prescinde", gioca il suo gioco e perde.
Ora io capisco coloro che senza Berlusconi sarebbero disoccupati (avvocati e travagli vari) ma noi ... che c'azzecca?

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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda lucameni il 11/04/2010, 14:20

quello non è prescinderne. Che già è discutibile visto che la politica deve guardare alle situazioni che si presentano concretamente (ad esempio la presenza di un berlusconi che potrebbe approfittare più che mai di certe riforme istituzionali in assenza di contrappesi e in presenza di leggi ad personam), e non parlare solo di teoria.
Qui semmai, da parte di questo giovane rampante del PD, è un trovare possibili accomodamenti.
Cosa ben diversa.
Ultima modifica di lucameni il 11/04/2010, 14:27, modificato 1 volta in totale.
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Re: Questa è "l'opposizione". Le consuete prove di inciucio.

Messaggioda franz il 11/04/2010, 14:22

Stefano'62 ha scritto:Che i terzisti non amino i toni urlati è certamente vero.
Ma che invece molti di loro condividano la sostanza di ciò che Di Pietro dice urlando è pure vero,e magari è proprio per questo che non votano un PD troppo ambiguo e se ne restano a casa.

Berlusconi urla ed i suoi elettori gli cadono ai piedi.
Di Pietro urla (e pure Grillo) e fa il suo gioco. Infatti Berlusconi + Lega prende piu' voti di PD + Di Pietro.
Chi ha ragione non ha bisogno di urlare.
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