Di Pietro al ministro per le politiche europee Ronchi

La non risposta di Ronchi
Nella mia interpellanza di ieri al ministro per le politiche europee Ronchi, sulle risposte che il governo deve fornire ai quesiti che la Corte di Giustizia europea pone sulla vicenda Europa7, c'è stata la massima evasivita'. Allego il resoconto stenografico del ministro Ronchi perchè i cittadini sappiano che queste risposte ancora non ci sono e che le parole del dipendente di Silvio Berlusconi, Andrea Ronchi, sono una presa per i fondelli ai cittadini italiani. Sappiamo fin d'ora che non c'è nessuna intenzione da parte del Presidente del Consiglio di cedere le frequenze occupate da Rete4 al legittimo proprietario. Sappiamo fin d'ora che gli italiani pagheranno 350 mila euro al giorno con effetto retroattivo a partire dal primo gennaio 2006.
Antonio Di Pietro: Noi dell'Italia dei Valori vorremmo sapere come il Governo in carica intenda rispettare la sentenza della Corte di giustizia europea, giacché il 31 gennaio 2008 essa ha condannato lo Stato italiano, perché non rispetta il principio di libera prestazione dei servizi né i criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell'assegnazione delle frequenze. La Commissione europea, la settimana scorsa, ha rivolto ben venti domande specifiche per chiedere come il Governo intenda dare esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia europea.
Poiché il Governo italiano, nell'ultimo decreto-legge - nonostante recasse espressamente il titolo esecuzione di sentenze e di provvedimenti dell'Unione europea - non ha voluto dare corso alla risoluzione di questo problema, vogliamo sapere, adesso, in modo chiaro chiaro, che cosa intende fare, rispetto alle domande rivolte dalla Commissione europea?
Maurizio Lupi: Il Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, ha facoltà di rispondere.
Andrea Ronchi: Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Di Pietro per questa interrogazione a risposta immediata, con la quale chiede al Governo di fornire elementi in merito alla tematica delle autorizzazioni a trasmettere e all'attribuzione delle frequenze con la modalità digitale, con particolare riferimento ai rilievi formulati in sede comunitaria sulla legislazione preesistente e sulle norme recentemente approvate.
Si evidenzia in modo preliminare che, avendo la Commissione europea inviato il questionario al quale si fa riferimento nel testo dell'interrogazione lo scorso 25 giugno ed essendo, dunque, in corso l'elaborazione delle risposte ai quesiti posti, non è, allo stato, possibile fornire una risposta definitiva sulle specifiche tematiche oggetto del questionario.
Ciò premesso, occorre in primo luogo precisare che, con parere motivato del 18 luglio del 2007, la Commissione europea aveva formulato rilievi di incompatibilità comunitaria con riferimento agli aspetti inerenti al titolo per l'esercizio dell'attività di operatore di rete in tecnica digitale su frequenze terrestri e al regime dei trasferimenti di impianti di frequenza al fine della realizzazione delle reti digitali terrestri.
In merito al primo profilo, la Commissione europea ha rilevato che il regime transitorio delle licenze individuali del testo unico della radiotelevisione sarebbe in contrasto con le disposizioni della direttiva di autorizzazione, in quanto, ai sensi del quadro comunitario, il titolo per esercitare l'attività di operatore di reti è l'autorizzazione generale e non la licenza individuale.
Le modifiche introdotte su iniziativa del Ministero dello sviluppo economico si manifestano, appunto, idonee a rimuovere questa censura, in quanto l'articolo 8-novies, comma 1, della legge n. 101 del 2008 modifica l'articolo 15, comma 1, del testo unico della radiotelevisione, al fine di precisare che l'attività di operatore di rete in tecnica digitale è assoggettata al solo regime dell'autorizzazione generale, ciò anche con riferimento al periodo transitorio.
Coerentemente con tale impostazione, il successivo comma 2, per un verso abroga esplicitamente il comma 12 dell'articolo 25, il quale, nel periodo transitorio, prevedeva, quale titolo abilitante, la licenza individuale in luogo dell'autorizzazione generale e, per l'altro verso, dispone la conversione delle attuali licenze individuabili in autorizzazioni generali da effettuarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge.
È così del tutto venuta meno la necessità della preventiva approvazione dell'attività dell'operatore di rete da parte della pubblica autorità, caratteristica della licenza individuale o, più in generale, dei regimi concessori in cui la Commissione europea, nel parere motivato, aveva ravvisato una ragione di contrasto con la direttiva del 2002.
Maurizio Lupi: La prego di concludere.
Andrea Ronchi: Concludo, signor Presidente. L'attività di operatore di rete televisiva digitale terrestre è oggi, pertanto, da ritenersi subordinata al solo titolo abilitativo dell'autorizzazione generale con effetto immediato e ciò conferma che chiunque può chiedere tale autorizzazione, avendo così accesso al comparto televisivo.
In conclusione, con riferimento al tema della gestione delle frequenze, la Commissione europea ha rilevato, sostanzialmente, che in Italia la transizione al digitale terrestre non poteva essere legalizzata per mezzo dell'assegnazione di diritti d'uso su nuove frequenze...
Maurizio Lupi: La prego di concludere.
Andrea Ronchi: ...questo è un punto per noi importante, in ragione della situazione di sostanziale saturazione dello spettro e, in tali circostanze, l'accesso al mercato di operatori di rete su frequenze terrestri in tecnica digitale.
Maurizio Lupi: L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.
Antonio Di Pietro: No! Signor Presidente del Consiglio dei ministri che non c'è, lei ha fatto arrampicare sugli specchi il suo Ministro, perché lei avrebbe dovuto dire solo una cosa: la Corte di giustizia delle Comunità europee ha emesso una sentenza di condanna e noi dobbiamo rispettare quella sentenza e, quindi, adeguarci, non riempire di numeri noi, la Corte di giustizia delle Comunità europee e la Commissione europea!
Lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri che non c'è, avrebbe dovuto far dire, oggi, che è dal 1985 che sta facendo il «furbacchione»! Lo ha fatto con Craxi, quando si è fatto varare un provvedimento ad hoc per rendere lecito quel che era illecito, e lo ha fatto anche pagando bene, attraverso il conto corrente All Iberian. Lo ha rifatto nel 1994, quando la Corte costituzionale ha dichiarato abusiva la frequenza Retequattro, e lo ha rifatto nel 1999, quando ha vinto la causa Europa 7.
La verità è una, e una sola, signor Presidente del Consiglio dei ministri che non c'è e che fa dire un sacco di numeri e fa dare i numeri al suo Ministro: lei è un imprenditore dell'informazione abusivo, al pari di quegli immigrati clandestini che lavorano in nero!
Come tale, anche a lei dovrebbe applicare quell'obbligo di espulsione dalle istituzioni democratiche per palese conflitto di interesse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Lei deve dare esecuzione a un provvedimento giudiziario della Corte di giustizia delle comunità europee, solo questo deve fare! Oggi noi siamo in mora perché la Corte di giustizia delle comunità europee ha dichiarato di doverlo fare immediatamente. La Commissione europea le ha dato un termine che è già scaduto ed entro il quale avrebbe dovuto rispondere per dire: obbedisco! Lei non obbedisce neanche alla Corte di giustizia delle comunità europee, neanche al giudice europeo, non solo a quello italiano! Ecco perché lei è un abusivo delle istituzioni democratiche, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).