Pagina 1 di 1

Dcreto Romani: Via libera al dl sui media televisivi

MessaggioInviato: 01/03/2010, 23:28
da trilogy
Via libera al dl sui media televisivi
Gentiloni: «Ridotto il danno al web»
«Ma restano i regali a Mediaset». Pardi (Idv): «Giorno triste per la democrazia»

IL DECRETO ROMANI

Via libera al dl sui media televisivi
Gentiloni: «Ridotto il danno al web»

«Ma restano i regali a Mediaset». Pardi (Idv): «Giorno triste per la democrazia»

MILANO - Via libera definitivo del Consiglio dei ministri al decreto legislativo sui media televisivi. Il provvedimento, tra le molte misure, riduce l'affollamento pubblicitario sulle televisioni a pagamento. Secondo quanto spiega una nota del ministero dello Sviluppo, il decreto chiarisce poi che il regime dell'autorizzazione generale per i servizi a richiesta (diversi dalla televisione tradizionale, con palinsesto predefinito) «non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti diffusi, ma solo una necessità di mera individuazione del soggetto che la richiede con una semplice dichiarazione di inizio attività». «Sono stati reintrodotti gli obblighi di programmazione per tutti gli operatori (compresa la pay-tv), nonché le quote di programmazione e di investimento previsti per la Rai e l'accorciamento dei tempi per l'emanazione del regolamento nel cui ambito dovranno essere fissate le sottoquote in favore della cinematografia nazionale, non solo per quanto attiene agli obblighi di investimento, ma anche di programmazione».

DANNO RIDOTTO A INTERNET - «L'opposizione parlamentare ha indotto il Governo a ridurre la stretta su Internet prevista nel decreto Romani. Restano invece intatti i regali a Mediaset sull'affollamento pubblicitario e sui limiti antitrust dei programmi. E restano, sia pure per fortuna attenuati, i danni per la produzione audiovisiva indipendente.» Questo il giudizio del responsabile comunicazioni del Partito Democratico Paolo Gentiloni. «L'estensione a Internet delle norme della direttiva viene per fortuna ridimensionata, come chiesto dal Parlamento. Non riguarderà siti privati, siti di giornali e motori di ricerca. Scompare anche il conseguente obbligo di autorizzazione ministeriale. Escludere del tutto Internet da una direttiva televisiva sarebbe stato comunque più chiaro e avrebbe evitato le incertezze interpretative che invece non mancheranno», osserva Gentiloni. «Restano in vigore sia le norme che puniscono i canali in onda sulla piattaforma Sky attraverso il taglio di un terzo degli affollamenti pubblicitari, sia quelle che premiano Mediaset facendo rientrare 'per legge' i suoi programmi al si sotto del limite antitrust. Quanto alla produzione audiovisiva, rientra per fortuna l'abolizione delle quote di programmazione e di investimento che da dieci anni contribuiscono al successo di cinema e fiction e che la prima versione del decreto aveva cancellato. Ma in materia di diritti residuali il decreto sposa di fatto la tesi dei broadcaster contro quella dei produttori indipendenti considerandoli 'in proporzione' agli investimenti effettuati.» «Resta il nostro giudizio fortemente negativo - conclude Gentiloni - sulla scelta di effettuare una modifica radicale della nostra normativa sui media per decreto e con un evidente eccesso di delega rispetto al recepimento della direttiva Ue sul product placement. Una scelta che conferma la scarsa considerazione per il Parlamento da parte dell'attuale Governo». Molto più dura la posizione dell'Idv che per bocca del capogruppo in commissione di Vigilanza Rai Pancho Pardi parla di «uno dei giorni più tristi della nostra democrazia». «Il Cda della Rai - spiega Pardi - censura i principali talk show imbavagliando l'approfondimento e lasciando alla comunicazione politica solo l'informazione quasi tutta controllata dal presidente del Consiglio. Lo stesso premier risolve il suo personalissimo conflitto di interessi abbandonando ipocritamente per qualche minuto il Consiglio dei ministri nel momento del voto al decreto Romani che di fatto, abbassando la quota pubblicitaria al suo principale concorrente, Sky, aumenterà a dismisura i guadagni di Mediaset. Infine, per la prima volta, una conferenza stampa a margine di un Consiglio dei ministri si trasforma in un comizio perché viene impedito ai giornalisti di fare domande». Si tratta, per il senatore Pardi, di «tre esempi nello stesso giorno di come le garanzie democratiche siano messe in discussione: mancanza di libertà di stampa, di libera concorrenza nel mercato televisivo e di una legge seria sul conflitto di interessi sono le principali metastasi della nostra democrazia. L'arroganza della maggioranza schiaccia e abbatte tutti gli ostacoli che si trova davanti. Da parte nostra continueremo a non dare tregua a queste prepotenze di regime».

corriere.it
Redazione Online
01 marzo 2010

Re: Dcreto Romani: Via libera al dl sui media televisivi

MessaggioInviato: 01/03/2010, 23:30
da trilogy
Vittorio zambardino
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/
1 mar 2010
E’ passato il Romani: la rete sconfitta di misura

versione definitiva ore 18,15 – Il link al testo integrale del decreto in pdf nella home di repubblica.it

C’è aria di presa in giro: se l’AgCom resta arbitro-censore della rete per il livestreaming e per chiunque voglia fare una attività di tv regolare ma non commerciale, dove comunque una dichiarazione, anche se più leggera della registrazione è necessaria; se da oggi il presidente Calabrò dovrà occuparsi di tutela dei minori, in primis per la televisione ma, visto che i mezzi digitali sono equiparati, anche per internet; se le piattaforme come YouTube potrebbero uscirne senza più la responsabilità di vigilare sui contenuti degli utenti (ma non è chiaro che sia così perché nel testo si parla, imprecisissimamente di “motori di ricerca”), ma comunque potrebbero essere trattate da tv commerciali tout court, come sembra capire all’articolo 4. Sembra salvo, nel senso che non c’è più, l’obbligo di rettifica, che sarebbe stato per molti blogger una deterrenza definitiva dallo scrivere di qualsiasi argomento non frivolo.

Insomma il Decreto Romani, anche ora che è passato (qui il servizio di repubblica), promette di essere fonte di confusione, e, di certo, di censura preventiva. (Qui potete leggere una scheda sulle maggiori modifiche).

Nella mattinata di oggi, 1 marzo, il consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento che ha lo scopo istituzionale di portare dentro il nostro ordinamento la direttiva europea sulla “tv senza frontiere” (direttiva 2007/65/CE in materia di servizi di media audiovisivi). Al suo interno molte misure che riguardano la televisione e che in realtà sono il cuore del provvedimento: misure che vanno a “migliorare”, per chi incassa pubblicità, i tetti di affollamento orario, e a introdurre, per chi fa televisione basata su contenuti monotematici (come film e serial) un divieto di programmazione di materiale vietati ai minori di 14 anni prima delle 22,30. Sarà una malevolenza, ma sembra proprio una norma anti-Sky. Ma torniamo al web, che qui ci interessa specificamente.

Registrazione di attività “televisive”. Il decreto esclude dall’obbligo di auto dichiarazione i blog e tutte le situazioni amatoriali, oltre ai siti dei giornali e dei periodici. Mentre include le televisioni con un palinsesto definito e con una attività di raccolta pubblicitaria. Si parla di “motori di ricerca” esclusi (quale attività audiovisiva svolge un motore di ricerca?) ma non si citano le piattaforme di distribuzione. Sembra quindi di capire che le attività di livestreaming e quelle di coloro che svolgono una attività anche culturale (un ciclo di convegni, una attività di informazione politica costante) siano incluse tra quelle soggette a registrazione. Per costoro quindi necessario andare all’AgCom, sia pure con una dichiarazione “leggera”.

No la posta è salva. Qualche ilarità, per quanto riguarda i “pensieri” che erano stati fatti per questo decreto, desta la lettura dell’articolo 4 dove tra le attività cui non si applica l’obbligo di auto registrazione è elencata la posta elettronica. Il solo bisogno di specificarlo indica che qualcuno doveva averci pensato, alla necessità di chiedere permesso perché io possa mandare un video (o un link a…) in un messaggio di mail. Sono esentati i giochi in linea, bontà loro e i “giochi di azzardo”, evidentemente normati altrove.

“Protezione dei minori” - Una norma che, nell’articolo 9, è scritta in modo tumultuosamente complicato per la tv, e dalla quale si capisce solo che l’AgCom dovrà occuparsi di fare installare una “funzione di controllo che inibisce l’accesso al contenuto”. Previsti codici di identificazione e avvertenze specifiche per i genitori. Non siamo allo sms di allarme-masturbazione, di cui pure si era parlato da parte di esponenti del governo, ma quasi.Da vedere se la norma sarà estesa al web ma è concepita perché lo sia. Chi decide cosa è pericoloso? Se il criterio è che un film vietato ai 14 anni va dopo le 22,30, il filtro non sarà un po’ troppo stretto? Vincenzo Vita del Pd, parla di una norma farraginosa che creerà censura. Il giurista Guido Scorza di un AgCom sceriffo, e il commento pare appropriato.

L’ottimismo infondato. In queste ore sembra allarmato l’onorevole Vita, un po’ più ottimista, per la rete internet, Paolo Gentiloni. Ma forse va messa a fuoco una dinamica della decisione politica che ancora una volta è stata giocata in queste settimane. Perché, mentre è vero che un ammorbidimento delle misure originariamente previste segna una sensibilità verso il lavoro istituzionale fatto in commissione e le proteste che ci sono state in piazza, si può leggere l’intero processo anche in un altro modo. La misura censoria viene “osata” e lanciata in pasto all’opinione pubblica. Salvo poi ammorbidirla davanti alla protesta. Intanto – statene certi – qualcosa resta in fondo al grande sacco di norme censorie che si accumulano nell’ordinamento. E l’effetto immagine è salvo, grazie alla clemenza dimostrata davanti alla propria stessa ferocia. E’ ciò che è successo, di recente, anche con il blitz Facebook in occasione dei gruppi Tartaglia. Per cui alla fine siamo ottimisti, ma solo perché avevamo temuto la goleada ed è finita 1.0.