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Diritti tv, le lettere segrete di Agrama e quei 100 M$ in CH

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Diritti tv, le lettere segrete di Agrama e quei 100 M$ in CH

Messaggioda franz il 23/09/2009, 8:41

Un verbale coperto da omissis tolti da qualche giorno. Parla il manager che
ora vive in Thailandia Berlusconi rischia l'accusa di appropriazione indebita

Diritti tv, le lettere segrete di Agrama
e quei 100 milioni di dollari in Svizzera

di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO

MILANO - Agrama e Berlusconi, Agrama e Mediaset, Agrama e i troppi soldi che ballano. C'è un verbale che era stato coperto da omissis, che sono però stati tolti qualche giorno fa. A parlare è, come nei verbali pubblicati ieri, il manager chiamato da Mediaset a sanare un po' di conti e che nella sua impresa s'era imbattuto nello strano caso del signor Frank Agrama, l'amico americano pagato profumatamente.

Il manager è Roberto Pace, che ora vive in Thailandia, ma all'epoca aveva voluto vederci chiaro nei conti e non si era accontentato delle rassicurazioni dei vertici aziendali. E nemmeno sentirsi dire che Agrama era un "amico del Dottore", e cioè di Silvio Berlusconi, l'aveva rasserenato. Perciò, un giorno, è il 17 ottobre del 2001, "Aldo Bonomo (ex presidente Fininvest, deceduto, ndr.), che io non conoscevo di persona, mi disse che stava arrivando a Milano il signor Agrama e che dovevamo incontrarci presso la Fininvest. Io andai all'incontro e Agrama era già a colloquio con Bonomo. Il presidente mi chiese di vedere alcuni dati circa l'andamento delle forniture di Agrama e mi domandò per quale motivo ci fosse stata una contrazione degli acquisti. Io gli ripetei i soliti concetti sulla scarsità di budget. E gli sottolineai che la qualità del prodotto non mi convinceva. A questo punto Agrama s'infuriò".

Roberto Pace considera Farouk Agrama, ex regista nell'Italia degli anni Settanta, poi trasferitosi negli States e qui diventato Frank, un costo superfluo. Ritiene che la sua intermediazione costi troppo e produca poco: da lui arrivano programmi Paramount non di alta qualità e a un prezzo fuori mercato. Che senso ha? Ma Agrama non ci sta proprio ad ascoltare prediche: "Agrama s'infuriò, tirò fuori dalla borsa un dattiloscritto di pochi fogli e lo dette a Bonomo con aria di sfida, dicendo: "Di queste ce ne ho mille e questa riguarda Bernasconi" (Carlo Bernasconi, il manager Finivest anche lui scomparso, a lungo responsabile del comparto estero del gruppo e cioè anche dei paradisi fiscali ndr.)".

Bonomo, racconta Pace, come se rivivesse nella stanza dei pm il momento di gelo in azienda "rimase molto sconcertato. Lesse con attenzione i pochi fogli, li ripose nel cassetto e disse che non era il caso di agitarsi e che tutti sapevano che Agrama era "uno storico amico del gruppo". Aggiunse che era sicuro che io avrei fatto tutto il possibile per accontentarlo e garantirgli i 40 milioni di dollari all'anno di forniture. Agrama non sembrava soddisfatto da queste rassicurazioni verbali e disse che voleva un impegno scritto".

Pace non conosce il contenuto dei documenti mostrati da Agrama, ma il risultato prodotto dallo sventolare quei fogli gli è noto. Una settimana dopo quel meeting apre la posta: "Ricevetti per conoscenza una lettera firmata da Bonomo e indirizzata ad Agrama, nella quale gli si assicurava per il futuro un volume d'affari di 40 milioni di dollari l'anno, ovviamente facendo presente che il prodotto doveva essere di qualità".

Tutto questo c'entra con Silvio Berlusconi, e gli costa l'accusa di appropriazione indebita, perché, seguendo le tracce del denaro sborsato da Mediaset, di che cosa si accorgono i sostituti procuratori Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro? Che appena i soldi arrivano ad Agrama, una parte resta a lui e un'altra prende la via delle scatole cinesi per arrivare in Svizzera, dov'è stato sequestrato l'equivalente di 100 milioni di dollari. Soldi, secondo la Procura, in gran parte riconducibili a Silvio Berlusconi, l'amico di Agrama, a detta di vari testimoni: dall'ex responsabile dei diritti di Mediaset a Los Angeles Daniele Lorenzano alla sua assistente Gabriella Ballabio.

E la forza persuasiva di Agrama sembra avere ragioni molto antiche, come emerge in due lettere. Nella prima, del 30 ottobre 2001, due settimane dopo l'appuntamento in via Paleocapa, Agrama rivendica di aver "fornito alle vostre emittenti dei programmi di qualità prodotti negli Stati Uniti, che hanno consentito alle reti del gruppo Berlusconi di raggiungere i massimi indici di gradimento in Italia... Siamo sempre stati corretti e leali - aggiunge - verso la famiglia, ma il nostro rapporto con l'amministrazione è proceduto a singhiozzo. Abbiamo l'impressione che non venga compreso il nostro ruolo nell'agevolare le attività del gruppo". E c'è la seconda lettera, datata 29 ottobre 2003 e indirizzata ai massimi vertici Fininvest, sequestrata come l'altra nella sede del Biscione in via Paleocapa: "Dal 1976, anno in cui ha inizio la collaborazione con le vostre società, ci adoperiamo in qualità di vostri rappresentanti - scrive ancora Agrama - facilitandovi nell'acquisto di film per tutte le vostre emittenti". Un impegno a largo raggio, perché non solo garantiva fiction, telefilm e cartoons per i tre canali privati italiani, ma "anche per Telecinco in Spagna e per un certo periodo La Cinq in Francia. Abbiamo sempre collaborato con il dottor Silvio direttamente", continua Agrama. Che non capisce, ma proprio non capisce perché gli stiano stringendo i cordoni della borsa.

Questo scenario, secondo la Procura, viene confortato dai risultati delle rogatorie in vari paesi del mondo, l'ultima in Ungheria. Con qualche sorpresa: come quando, a Hong Kong, la squadra Narcotici, che là si occupa delle perquisizioni anche nelle indagini finanziarie, fece irruzione all'indirizzo di Paddy Chan e Katherine Hsu Chun, trovando una casetta di pochi metri quadrati e due signori che prima cascano dalle nuvole e, quando apprendono che si tratta di reati finanziari, tirano un sospiro di sollievo, mostrando un evidente disinteresse per la vicenda. In fondo sono soltanto dei prestanome per nascondere, come dice l'atto d'accusa, "che Frank Agrama è sempre stato il reale e diretto gestore di tale attività". E che i cento milioni di dollari bloccati in Svizzera siano ricollegabili "ad illeciti posti in essere nelle vendite di diritti televisivi da parte di Agrama alle società del gruppo Mediaset".

Il che costa l'accusa a Silvio Berlusconi di appropriazione indebita e non esclude la contestazione di un reato fiscale per altri manager della società quotata in borsa.

(23 settembre 2009)
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