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Intercettazioni: timori veri e inventati

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

Intercettazioni: timori veri e inventati

Messaggioda franz il 17/06/2008, 12:05

"Intercettazioni, timori veri e inventati
Luigi Ferrarella - Il Corriere della Sera
Tre anni di silenzio stampa: è questa la sicurezza che i cittadini volevano si garantisse loro?

Il disegno di legge del governo Berlusconi sulle intercettazioni è talmente costellato di obbrobri giuridici, incongruenze pratiche e assurdità di principio, che non c'è bisogno di inventarne altri, prospettando erronei timori che finiscono solo per distogliere l'attenzione dai vizi reali del testo.

Da giorni, ad esempio, condivisibili critiche al depotenziamento anche delle indagini economiche (niente più intercettazioni persino per la bancarotta fraudolenta, come quella Parmalat) denunciano anche l’impossibilità con la nuova legge di indagare sui «furbetti» della finanza: cioè di svolgere in futuro inchieste come quelle che nel 2005 proprio con le intercettazion i— allora consentite per reati puniti con 5 anni, e disposte per l’aggiotaggio all’epoca punito con la reclusione fino a 6 anni — svelarono i retroscena illeciti (fin dentro Bankitalia) delle scalate all’Antonveneta e alla Bnl.

Questa preoccupazione, tra le tante reali, non appare però esatta. Da quasi tre anni, infatti, il decreto n.262 del 28 dicembre 2005 ha raddoppiato le pene per insider trading e aggiotaggio, che già nell’aprile 2005 il recepimento della direttiva europea sul market abuse aveva appunto elevato a 6 anni. Dunque, poiché oggi è di 12 anni la pena massima per l’aggiotaggio su società quotate in Borsa, la magistratura potrà ancora e ugualmente ordinare le intercettazioni anche con la nuova legge che intende ammetterle soltanto per reati con pena superiore ai 10 anni. Riconoscere che con la nuova legge si potrebbe ancora fare un’altra inchiesta Antonveneta — e riconoscerlo con la stessa precisione con la quale va invece rimarcato che indagini come quella sulla clinica Santa Rita non si sarebbero più potute avvalere di intercettazioni (perché basate all’inizio sulla truffa allo Stato e sul falso in atto pubblico, ipotesi punite al massimo con 6 anni e che non figurano tra i «ripescati» reati contro la pubblica amministrazione) — è il presupposto anche per saggiare nella legge l’esito pratico dei pur condivisibili propositi di contenere abusi e distorsioni.

A partire dall’irrazionale rigidità (salvo per mafia e terrorismo) del limite a 3 soli mesi della durata massima delle intercettazioni; o dall’indebolimento del principio di conservazione della prova, al punto che, se due intercettati per un reato svelano al telefono il nome del possibile autore di un diverso reato, ed è solo la telefonata a fornire questo dato, con le nuove regole costui non potrà essere intercettato.

Anche il fatto che non sia più un gip ma un collegio di tre giudici a vagliare le richieste dei pm di autorizzare intercettazioni, opzione in teoria argomentabile, nella realtà dei Tribunali di piccole e medie dimensioni, e nei tanti sotto organico, minaccia un corto circuito che in alcune sedi rasenterà la paralisi: e ciò a causa dell’«incompatibilità» con la vita futura del procedimento, che per legge oggi colpisce il gip che autorizza le intercettazioni, e che domani invece eliminerebbe in un sol colpo tre giudici per volta. Se mai, tornando al caso delle indagini sui «furbetti», è bene che i cittadini-lettori comincino a considerare come un problema loro (prima ancora che dei giornalisti) la museruola che la nuova legge punta a mettere all’informazione su tutti gli atti di un’inchiesta, e non soltanto sulle intercettazioni prese come pretesto; anche sugli atti non più coperti dal segreto; anche se li si racconta «nel riassunto», e persino se ci si limita «al contenuto»; e addirittura fino al rinvio a giudizio. Un problema loro perché con queste regole, ad esempio, dell’indagine sulla scalata 2005 di Consorte alla Bnl niente potrebbero leggere a tutt’oggi, visto che non c’è ancora stata l’udienza preliminare; e di quella di Fiorani all’Antonveneta avrebbero iniziato a leggere qualcosa solo 23 giorni fa, quando il giudice ha disposto il rinvio a giudizio. Tre anni di silenzio-stampa: proprio sicuri che sia questa la «sicurezza» che i cittadini volevano si garantisse loro?"

16/06/2008
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Re: Intercettazioni: timori veri e inventati

Messaggioda franz il 17/06/2008, 12:11

franz ha scritto:Questa preoccupazione, tra le tante reali, non appare però esatta. Da quasi tre anni, infatti, il decreto n.262 del 28 dicembre 2005 ha raddoppiato le pene per insider trading e aggiotaggio, che già nell’aprile 2005 il recepimento della direttiva europea sul market abuse aveva appunto elevato a 6 anni. Dunque, poiché oggi è di 12 anni la pena massima per l’aggiotaggio su società quotate in Borsa, la magistratura potrà ancora e ugualmente ordinare le intercettazioni anche con la nuova legge che intende ammetterle soltanto per reati con pena superiore ai 10 anni.

Forse sfugge all'articolista del Corriere che questa maggioranza ha i numeri, alla Camera ed al Senato, per modificare le leggi e ridurre certe pene, portandole a come erano prima e quindi portando certe indagini fuori portata dal rischio intercettazioni.

Certo che è solo un sospetto ma, come diceva il divo,
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Ciao,
Franz
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