Pagina 1 di 2

Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 19/05/2009, 12:37
da ranvit
Da repubblica.it :

Secondo i pm l'avvocato inglese agì "da falso testimone"
per consentire al premier e alla Fininvest "l'impunità dalle accuse"
"Mentì per salvare Berlusconi"
Le motivazioni della condanna di Mills

MILANO - "Mentì per salvare Berlusconi" Per questo l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi dai giudici milanesi. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Berlusconi e alla Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni, circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna del legale inglese.

Mills, scrivono i giudici nelle motivazioni, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico".

La condanna per l'avvocato inglese era arriva nel febbraio di quest'anno. A conclusione di un'inchiesta che tirava in ballo il premier e che aveva visto una prima ammissione di colpa di Mills. Il legale nel luglio del 2004 aveva raccontato ai pm di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Berlusconi: le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian.

Poi, nel gennaio 2009, la ritrattazione e il tentativo di discolpare il presidente del Consiglio (la cui posizione è stata stralciata in seguito all'approvazione del "Lodo Alfano" che garantisce l'imminutà alle alta cariche dello Stato). Di cui si ricorda la furiosa reazione quando, nel 2006, i giudici chiesero il rinvio a giudizio per corruzione.


(19 maggio 2009)

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 19/05/2009, 18:33
da franz
A proposito di lodo alfano (ma cosa ci sarà mai da "lodare"?)

Lodo Alfano, udienza non fissata alla Consulta
Non è stata ancora fissata dal presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante, la data dell'udienza della Consulta sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. Tenuto conto che i ruoli di giugno sono già pieni e che l'ultima udienza pubblica prima della pausa estiva è il prossimo 7 luglio, tutto lascia pensare che la Corte deciderà non prima di settembre (la ripresa dei lavori è il 23 settembre).

Le tre cause che riguardano la sospensione di altrettanti procedimenti a carico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sono già arrivate da alcuni mesi a Palazzo della Consulta: le prime due, in cancelleria della Corte Costituzionale dallo scorso dicembre, riguardano i ricorsi dei giudici di Milano dinanzi ai quali il premier è imputato, a vario titolo, per il processo Mills e per quello sui diritti televisivi Mediaset; la terza, pubblicata alla fine di gennaio sulla gazzetta ufficiale della Corte, è la questione di legittimità sollevata dal gip di Roma nell'ambito della presunta vicenda della compravendita di alcuni senatori, la scorsa legislatura.

«La politica la deve smettere di pensare che sia un regolamento di confini con la magistratura e la magistratura deve smetterla di pensare che ogni intervento riformatore sia in suo danno», ha detto oggi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, durante l'incontro con i vertici del Palazzo di Giustizia di Sondrio, parlando della riforma della giustizia.

Il ministro dopo un colloquio riservato con il presidente del Tribunale, Gianfranco D'Aietti, il procuratore della Repubblica Fabio Napoleone e il prefetto Chiara Marolla, è intervenuto pubblicamente nell'Aula magna del Tribunale e rivolgendosi anche ai presidenti dell'ordine degli avvocati e delle camere penali locali e alle forze dell'ordine, ha toccato tra gli altri anche il tema della riforma della giustizia e ha aggiunto che «tutti insieme ci dobbiamo rendere conto che nel nostro Paese se si vuole abbattere la criminalità organizzata, il crimine meno organizzato che fa tanta paura ai cittadini», cioè la microcriminalità presente anche al nord, «bisogna tener conto che il governo, il Parlamento, il ministro della Giustizia, i magistrati, le forze dell'ordine, gli avvocati, sono tutti giocatori di un'unica grande squadra e questa squadra si chiama Stato».

Alfano ha inoltre sottolineato che «se ciascuno dei giocatori» ricopre il proprio ruolo e fa il proprio mestiere «avremo raggiunto il grande obiettivo di riformare la giustizia». Inoltre il ministro ha individuato come principale nemico della giustizia italiana «la lentezza dei processi».
19 maggio 2009
www.sole24ore.com

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 19/05/2009, 18:41
da ranvit
dal corriere.it :

Le motivazioni della sentenza. Il premier: «riferirò in parlamento»
I giudici di Milano: «L'avvocato Mills fu corrotto da Silvio Berlusconi»
L'avvocato inglese condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari: agì «da falso testimone»

MILANO - Sono state depositate a Milano le 400 pagine delle motivazioni che hanno portato alla condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Agì «da falso testimone» - si legge nelle motivazioni di condanna -«per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati. Dall'altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». Dopo la notizia, il presidente del Consiglio ha assicurato che riferirà in Parlamento.


LA VICENDA - Al centro del procedimento c'è l'accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari a Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza), in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri. Si legge in un passaggio: «Il fulcro della reticenza di David Mills in ciascuna delle sue deposizioni sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off-shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». E poi continua: «David Mills ha ricevuto enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali, da Fininvest e da Silvio Berlusconi, fin dagli anni 1995 - 1996, e quindi da un'epoca anteriore a quella delle sue deposizioni nei procedimenti tenuti a Milano» che vedevano imputato il premier. Dal medesimo procedimento la posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso.

REAZIONI - Immediate le reazioni politiche. Antonio Di Pietro, ospite su Radio due della trasmissione «28 minuti» condotta da Barbara Palombelli: «Il problema non è Mills, che è un testimone che ha detto il falso, dice la sentenza, il grave è che lo ha fatto per consentire a Silvio Berlusconi, cioè al nostro presidente del Consiglio, e alla Fininvest, il massimo organo di informazione privata, l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento di ingenti profitti realizzati attaverso i compimento di operazioni illecite. La sentenza dice che Berlusconi ha fatto operazioni illecite, ha pagato la corruzione di Mills, e che quindi Berlusconi, se non ci fosse stato il lodo Alfano, sarebbe stato condannato anche lui per questi reati». Poi l'invito a Silvio Berlusconi a rinunciare all’immunità del lodo Alfano e a farsi processare, altrimenti, secondo il leader dell'Idv, dovrebbe dimettersi subito. Il segretario del Pd, Dario Franceschini esorta Berlusconi a dire in Parlamento: «io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini». A Radio Radicale, invece, il deputato del Pdl Giancarlo Lehner commentando le motivazioni della condanna ha detto: «Questa è una condanna a Berlusconi». «Il lessico della sentenza - spiega Lehner - appartiene ad una sentenza della Santa Inquisizione alla quale si ispira il rito ambrosiano quando ci si occupa di Berlusconi o di persone a lui vicine, una sentenza scritta con rabbia contro l'eretico». È come se il giudice avesse condannato Berlusconi per interposta persona? «Certo- risponde Lehner - Questa è una condanna a Berlusconi, tant'è che gran parte della motivazione attiene a Berlusconi e non a Mills. Questa sentenza è l'ennesima vergogna perché è un comizio, non una motivazione che spiega la condanna di Mills ma che attacca in maniera furibonda il nostro premier».

19 maggio 2009

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 19/05/2009, 18:59
da Loredana Poncini
e una strana coincidenza , cioè lo stesso giorno della condanna di Mills, Veltroni si è dimesso da Segretario del Pd... ( e tutti i giornali a sproloquiare sul Pd moribondo, mentre sulla sentenza di Mills si è scritto, IN ITALIA, pochino... guarda caso ! )

Finalmente anche Repubblica si sveglio'!!

MessaggioInviato: 19/05/2009, 21:11
da lantan
E' uscita la sentenza del processo Mills: l'avvocato inglese e' stato condannato perche' fu corrotto da B che pero' e' protetto dal Lodo Alfano e non puo' essere processato. In qualsiasi altro paese piu' civile del nostro questo avrebbe significato l'impeachment (minimo) per il presidente del Coniglio. Da noi invece non si puo' nemmeno mormorare la parola impeachment a causa anche (e soprattutto) dell'ectoplasmica opposizione cosiddetta di centro-sinistra (IdV almeno fa sentire la sua voce). Una volta le dicevamo solo noi forumisti inascolati queste cose. Ora le dice - e siamo contenti - anche La Repubblica per bocca di M. Giannini, da sempre anti-grillino, anti-travaglista, anti-micromeghista.....
Meglio tardi che mai!

--- inizio inoltro

Il Cavaliere impunito

Come il morto che afferra il vivo, il fantasma della giustizia trascina ancora una volta Silvio Berlusconi nell'abisso. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna dell'avvocato Mills, nel processo per corruzione in atti giudiziari che vede implicato anche il presidente del Consiglio, sarebbe il "de profundis" per qualunque uomo politico, in qualunque paese normale. Non così in Italia. Questo è un Paese dove un'osservazione così banale diventa paradossalmente impronunciabile in Transatlantico o sui media (persino per l'afona opposizione di centrosinistra) pena la squalifica nei gironi infernali dell'"antiberlusconismo" o del "giustizialismo".
Questo è un Paese dove il premier ha risolto tanta parte dei suoi antichi guai giudiziari con leggi ad personam che gli hanno consentito proscioglimenti a colpi di prescrizione, e che si è protetto dall'ultima pendenza grazie allo scudo del Lodo Alfano, imposto a maggioranza poco meno di un anno fa, quasi come "atto fondativo" della nuova legislatura.
Ora, di quell'ennesimo colpo di spugna preventivo si comprende appieno la ragion d'essere. Secondo i giudici milanesi, l'avvocato inglese incassò 600 mila dollari dal gruppo Fininvest per testimoniare il falso nei processi per le tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. "Mentì per consentire a Berlusconi l'impunità", recita un passaggio delle 400 pagine delle motivazioni. Un'accusa gravissima. Una prova schiacciante. Dalla quale il Cavaliere, guardandosi bene dal difendersi nel processo, ha preferito svicolare grazie al salvacondotto di un'altra legge ritagliata su misura, e ora sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale. Perché dietro la formula enfatica che dà il titolo al Lodo Alfano (cioè la "sospensione dei processi per le Alte Cariche dello Stato") è chiaro a tutti che l'unica carica da salvare era ed è la sua. "Riferirò in Parlamento", annuncia ora Berlusconi. Bontà sua. Pronuncerà l'ennesima, violenta invettiva contro le toghe rosse e la magistratura comunista, "cancro da estirpare" nell'Impero delle Libertà. E invece basterebbe pronunciare una sola parola, quella che non ascolteremo mai: dimissioni.

--- fine inoltro

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 19/05/2009, 21:30
da Rosario Amico Roxas
L'avv. on. Ghedini, avvocato del cavaliere, sul libro paga dei contribuenti (interrogato in proposito ebbe a dire che il cavaliere retribuiva le sue prestazioni professionali, affermazione subito revocata quando gli si fece notare che la sua dichiarazione dei redditi faceva riferimento solo agli emolumenti parlamentari !!!), sostiene che in appello il cavaliere vincerà....
Gli piace vincere facile...!
Con il lodo Schifani/Alfano non sarà mai processato !
Perchè poi identificare questo oltraggio alla Costituzione chiamandolo "Lodo Alfano"; il testo con diritto di primogenitura è quello di Schifani, per cui a pieno diritto deve comparire nella identificazione del lodo....o se ne vergogna ??!!

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 20/05/2009, 12:44
da ranvit
da repubblica.it :

Roma, 12:31

MILLS: SORO, BERLUSCONI IN TRIBUNALE NON IN PARLAMENTO
"Non c'e' alcuna deriva giustizialista: sarebbe singolare che l'opposizione non registrasse una situazione del tutto atipica: c'e' un presidente del Consiglio chiamato in causa per una accusa molto grave che in qualsiasi paese al mondo avrebbe prodotto un cataclisma. Ecco, noi chiediamo semplicemente che Berlusconi vada in tribunale rinunciando al salvacondotto personale" e "non in Parlamento" solo cosi' "potra' allontanare quest'ombra e sara' la magistratura a certificare l'innocenza o la colpevolezza". Cosi' il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro, conversando con i giornalisti alla Camera. "E' singolare - aggiunge - che il presidente del Consiglio, che non viene mai in Parlamento per discutere dei problemi degli italiani, voglia venire ora per parlarci dei suoi guai giudiziari: noi pensiamo che debba andare in tribunale, rinunciare al suo personale salvacondotto, e difendere in quella sede il suo onore e' anche quello degli italiani".


(20 maggio 2009)


Molto bene Soro, ma forza caro Pd cavalca il momento!!!

Vittorio

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 20/05/2009, 12:48
da ranvit
da repubblica.it :

IL COMMENTO
Dov'è la vergogna
di EZIO MAURO

IMMERSO fino al collo nello scandalo Mills, rispetto al quale le leggi ad personam lo hanno aiutato a fuggire la condanna ma non il disonore, impegnato a lottizzare in fretta e furia la Rai prima delle elezioni, ieri Silvio Berlusconi ha perso la testa insultando "Repubblica". E' successo quando Gianluca Luzi, il nostro notista politico, gli ha chiesto durante una conferenza stampa se e come avrebbe risposto alle dieci domande che gli abbiamo rivolto sul caso del "ciarpame politico" sollevato dalla moglie con la denuncia dei suoi metodi di selezione delle candidate, i suoi comportamenti da "malato" che "frequenta minorenni".

"Vergognatevi", ha intimato il Presidente del Consiglio. Per aver colto le contraddizioni tra le sue versioni dei fatti e quelle degli altri protagonisti della vicenda? Per avergli chiesto di chiarirle? Per aver posto queste domande in pubblico? Per aver rotto il conformismo italiano che è l'altra faccia del cesarismo? O per non aver censurato la denuncia della moglie? Spiace per il premier ma le contraddizioni del potere e le domande che ne nascono sono lo spazio proprio del giornalismo. Che cosa intenda il Capo del governo quando dice che "se Repubblica cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo" non è chiaro ma è impossibile.

Non cerchiamo "accordi", ma trasparenza. E in ogni caso, non cambieremo atteggiamento anche perché l'imbarazzo di Berlusconi e la sua ira spingono a cercarne le ragioni, come deve fare un giornale. Il premier dovrà rassegnarsi. Non tutto in questo Paese è "arrangiabile", risolvibile con qualche patto oscuro. Se è capace di togliere le sue contraddizioni dal tavolo, lo faccia davanti ai cittadini. Altrimenti, continueremo a dire che non può farlo, e a chiedergli perché.

Per il resto il Presidente del Consiglio ripete la sua invettiva abituale: ora rivendica una dimensione privata, dopo che anche la sua Prima Comunione viene spacciata dai suoi giornali come volantino elettorale. E insiste sull'odio "politico" e l'invidia "personale", come se non fosse possibile la critica dei cittadini che non hanno bisogno di odiarlo e non si sognano nemmeno di invidiarlo, perché gli basta giudicarlo.

"Gli italiani stanno con me, con me", ha urlato alla fine il premier. Intendendo che il numero dei consensi oltre al pieno diritto di governare gli conferisce anche l'immunità da critiche, osservazioni e domande. Non è così in nessun paese democratico, signor Presidente, s'informi, entrando finalmente in Occidente. Ma il fatto che lei lo pensi, per tappare la bocca ai giornali, ci fa davvero vergognare un po'.

(20 maggio 2009)

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 20/05/2009, 12:51
da ranvit
da repubblica.it :


L'ANALISI
Un leader in fuga dalla verità
di GIUSEPPE D'AVANZO

È giusto ricordare che, se Silvio Berlusconi non si fosse fabbricato l'immunità con la "legge Alfano", sarebbe stato condannato come corruttore di un testimone che ha protetto dinanzi ai giudici le illegalità del patron della Fininvest. Condizione non nuova per Berlusconi, salvato in altre occasioni da norme che egli stesso si è fatto approvare da un parlamento gregario.

Le leggi ad personam, è vero, sono un lacerto dell'anomalia italiana che trova il suo perno nel conflitto di interessi, ma la legislazione immunitaria del premier è soltanto un segmento della questione che oggi l'Italia e l'Europa hanno davanti agli occhi. Le ragioni della condanna di David Mills (il testimone corrotto dal capo del governo) chiamano in causa anche altro, come ha sempre avuto chiaro anche il presidente del consiglio. Nel corso del tempo, il premier ha affrontato il caso "All Iberian/Mills" con parole definitive, con impegni che, se fosse coerente, oggi appaiono temerari: "Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l'esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario" (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). Nove anni dopo, Berlusconi è a Bruxelles, al vertice europeo dei capi di Stato e di governo. Ripete: "Non conoscevo Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l'Italia" (Il sole24ore. com; Ansa, 20 giugno 2008, ore 15,47). È stato lo stesso Berlusconi a intrecciare consapevolmente in un unico destino il suo futuro di leader politico, "responsabile di fronte agli elettori", e il suo passato di imprenditore di successo. Quindi, ancora una volta, creando un confine indefinibile tra pubblico e privato. Se ne comprende il motivo perché, nell'ideologia del premier, il suo successo personale è insieme la promessa di sviluppo del Paese. I suoi soldi sono la garanzia della sua politica; sono il canone ineliminabile della "società dell'incanto" che lo beatifica; quasi la condizione necessaria della continua performance spettacolare che sovrappone ricchezza e infallibilità.

Otto anni fa questo giornale, dando conto di un documento di una società internazionale di revisione contabile (Kpmg) che svelava l'esistenza di un "comparto estero riservato della Fininvest", chiedeva al premier di rispondere a qualche domanda "non giudiziaria, tanto meno penale, neppure contabile: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell'ombra? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione sta qui perché l'imprenditorialità, l'efficienza, l'homo faber, la costruzione dell'impero ? in una parola, i soldi ? sono il corpo mistico dell'ideologia berlusconiana" (Repubblica, 11 aprile 2001). Berlusconi se la cavò come sempre dandosi alla fuga. Andò a farsi intervistare senza contraddittorio a Porta a porta per dire: "All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità".

La scena oggi è mutata in modo radicale. Se il processo "All Iberian" (condanna e poi prescrizione) aveva concluso in Cassazione che "non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato", le motivazioni della sentenza che ha condannato David Mills ci raccontano il coinvolgimento "diretto e personale" di Silvio Berlusconi nella creazione e nella gestione di "64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest". Le creò David Mills per conto e nell'interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle "fiamme gialle" corrotte), Mills mentì in aula per tener lontano Berlusconi dai guai, da quella galassia di cui l'avvocato inglese si attribuì la paternità ricevendone in cambio "enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali", come si legge nella sentenza.

È la conclusione che ha reso necessaria l'immunità. Berlusconi temeva questo esito perché, una volta dimostrato il suo governo personale sulle 64 società off-shore, si può oggi dare risposta alle domande di otto anni fa, luce a quasi tutti i misteri della sua avventura imprenditoriale. Si può comprendere come è nato l'impero del Biscione e con quali pratiche. Lungo i sentieri del "group B very discreet della Fininvest" sono transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come "i politici costano molto? ed è in discussione la legge Mammì"). E ancora, il finanziamento estero su estero a favore di Giulio Malgara, presidente dell'Upa (l'associazione che raccoglie gli inserzionisti pubblicitari) e dell'Auditel (la società che rileva gli ascolti televisivi); la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le "fiamme gialle"); il controllo illegale dell'86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l'acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; la risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. Sono le connessioni e la memoria che sbriciolano il "corpo mistico" dell'ideologia berlusconiana: al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c'è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa. Questo è il quadro che dovrebbe convincere Berlusconi ad affrontare con coraggio, in pubblico e in parlamento, la sua crisi di credibilità, la decadenza anche internazionale della sua reputazione. Magari con un colpo d'ala rinunciando all'impunità e accettando un processo rapido. Non accadrà. Il premier non sembra comprendere una necessità che interpella il suo privato e il suo ufficio pubblico, l'immagine stessa del Paese dinanzi al mondo. Prigioniero di un ostinato narcisismo e convinto della sua invincibilità, pensa che un bluff o qualche favola o una nuova nebbia mediatica possano salvarlo ancora una volta. Dice che non si farà processare da questi giudici e sa che non saranno "questi giudici" a processarlo. Sa che non ci sarà, per lui, alcun processo perché l'immunità lo protegge. Come sa che, se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento "dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura", come se non conoscessimo la litania da quindici anni. Finge di non sapere che ci si attende da lui non uno "spettacolo", ma una risposta per le sue manovre corruttive, i metodi delle sue imprese, i sistemi del suo governo autoreferenziale e privatistico. S'aggrappa al solito refrain, "gli italiani sono con me", come se il consenso lo liberasse da ogni vincolo, da ogni dovere, da ogni onere. Soltanto un potere che si ritiene "irresponsabile" può continuare a tacere. Quel che si scorge in Italia oggi ? e non soltanto in Italia ? è un leader in fuga dalla sua storia, dal suo presente, dalle sue responsabilità. Un leader che non vuole rispondere perché, semplicemente, non può farlo.

(20 maggio 2009)

Re: Le motivazioni della condanna di Mills

MessaggioInviato: 20/05/2009, 13:00
da ranvit
dal corriere.it :


Di Pietro: «Fini e schifani non possono permettere questo attacco alla Costituzione»
Franceschini: «Berlusconi non pensi di autoassolversi in Parlamento»
Il leader del Pd: «Non è venuto neanche a parlare di crisi: la gente è stufa di un premier che pensa solo a sé»

ROMA - C'è «grande indignazione» tra le persone comuni perché Berlusconi «pensa ai propri problemi e non a quelli delle persone, come dimostra la sollecitudine con cui ha fatto approvare il Lodo Alfano». Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza nel caso Mills (l'avvocato inglese condannato per corruzione perché, secondo i giudici, avrebbe mentito al fine di proteggere il Cavaliere), Dario Franceschini attacca il premier. Al termine di una visita al mercato rionale di Centocelle, un quartiere popolare della Capitale, il segretario del Partito democratico riferisce di un «senso di grande indignazione, perché le persone si aspettano che i politici si occupino dei loro problemi».

POLVERONE - Il premier ha dichiarato che riferirà in Parlamento (anche se al momento non ha specificato in quale occasione)? Secondo Franceschini, il premier «dall'inizio della legislatura non ha trovato nemmeno due minuti per venire in Parlamento a parlare della crisi e dei problemi degli italiani, e ora vuole venire in aula per autoassolversi e sollevare un polverone; e il Lodo Alfano lo ha fatto approvare in tre giorni». «Chi fa politica - ha concluso Franceschini - deve occuparsi dei problemi delle persone e non sempre dei propri problemi».

DI PIETRO - Anche secondo Antonio Di Pietro «Berlusconi come tutti gli italiani deve andare a difendersi in tribunale. Se Berlusconi viene ad accusare la magistratura in Parlamento - afferma il leader dell'Italia dei Valori - è un attacco alla Costituzione e una violazione al principio della divisione dei poteri. I presidenti delle Camere non devono permettere che avvenga, altrimenti si rendono assenti nel difendere le prerogative del Parlamento».

GHEDINI - A Franceschini arriva la replica a distanza del legale del premier e parlamentare del Popolo della Libertà, Niccolò Ghedini: «Certamente Berlusconi non ha alcuna intenzione di portare il processo in sede parlamentare - dichiara ad Affaritaliani.it - Credo che abbia intenzione di fare un discorso di natura politica, quindi sui problemi che si incontrano quando il codice non prevede dei rimedi ove vi siano dei giudici che hanno già espresso un orientamento di tipo politico e di contrasto nei confronti di colui che vanno a giudicare».
------------------------------------------------------------------------------


Bene cosi', ma.....piu' forteeee!!!

Vittorio