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Italia razzista e fascista! Vergognamoci!

MessaggioInviato: 10/05/2009, 9:55
da lantan
Rispedire i migranti nei Paesi da dove sono venuti, significa il piu' delle volte, farli finire nelle mani di carnefici. L'Italia in un sol colpo si e' giocata 60 anni di tradizione e di cultura dei Dititti Umani. A questo punto possiamo ben dire che la Costituzione e' solo una vuota enunciazione di belli e meravigliosi articoli che non hanno poi nessuna applicazione concreta. Le diposizioni del ministro leghista Maroni stracciano anche il diritto d'asilo che viene universalmente riconosciuto alle persone che scappano da regimi sanguinari e dittatoriali - oltre che essere un diritto costituzionale. Vi inoltre, per concludere queste mie bervi note, un bell'articolo di G.A. Stella, dal correre.it:

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IL CASO DEL «RESPINGIMENTO»
L’asilo negato senza verifiche
Il Consiglio dei rifugiati: a un centinaio spettava il soccorso. Tra Europa e Africa Tripoli non ha mai riconosciuto la Convenzione internazionale

ROMA - Chissà quanti erano, tra quei clandestini ributtati in Libia, ad avere diritto allo status di rifugiati. Uomini, donne e bambini in fuga da regimi assassini che forse sono già stati ammassati in un container e stanno ora viaggiando attraverso il deserto per esser scaricati in mezzo al Sahara. Bobo Maroni, fiero della scelta, ha detto che se vogliono chiedere asilo possono farlo lì.
Anche in Libia c'è un Cir, un centro italiano per i rifugiati, aperto a tutti», ha detto il ministro dell’Interno. Sapete quante persone ci lavorano? Una. E solo da lunedì. E senza mezzi. E senza il riconoscimento di Tripoli. Che del resto non ha mai riconosciuto manco la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. È chiarissima quella carta ginevrina del 1951. Ha diritto all'asilo chi scappa per il «giustificato timore d'essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche». Altrettanto netto è l'articolo 10 della Costituzione: «Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge».
Vogliamo prendere una storia a caso, dall'inferno dei campi libici? Ecco quella di una donna eritrea, cristiana, nel documentario «Come un uomo sulla terra» di Andrea Segre: «Ero in prigione con un'amica eritrea incinta, la rabbia le aveva deformato il viso. Il marito cercava di difenderla perché il poliziotto le premeva la pancia col bastone dicendole: 'Hai in pancia un ebreo, andate in Italia e poi in Israele per combattere gli arabi'». Un'altra donna: «Preferivamo morire piuttosto che doverci togliere la croce al collo. Piangevamo, se questa era la volontà di Dio l'accettavamo, ma la croce non la volevamo togliere. Cristiani siamo e cristiani rimarremo. E loro ci sbattevano contro il muro. Mentre gli uomini venivano picchiati noi urlavamo. Gli uomini venivano frustati sotto la pianta dei piedi fino a perdere i sensi».
Situazioni agghiaccianti. Denunciate già nel 2004 da una Missione tecnica in Libia dell'Unione europea, dove si parlava di abusi, arresti arbitrari, deportazioni collettive... Confermate nel febbraio 2006 dalla deposizione del prefetto Mario Mori, il direttore del Sisde, in una audizione al Comitato parlamentare di controllo: «I clandestini vengono accalappiati come cani, messi su furgoncini pick-up e liberati in centri di accoglienza dove i sorveglianti per entrare devono mettere i fazzoletti intorno alla bocca per gli odori nauseabondi...». La visita al centro di accoglienza di Seba lo aveva turbato: «Prevede di ospitare cento persone ma ce ne sono 650, una ammassata sull'altra senza rispetto di alcuna norma igienica e in condizioni terribili».
Per non dire di certe deportazioni nei container blindati come quella raccontata da Anna («Presto sotto il sole di luglio il container diventò un forno, l'aria era sempre più pesante, era buio pesto. I bambini piangevano. Due giorni di viaggio senza niente da bere, né da mangiare. Alcuni bevevano le proprie urine») in «Fuga da Tripoli / Rapporto sulle condizioni dei migranti in transito in Libia», a cura dell'Osservatorio sulle vittime delle migrazioni «Fortress europe». Osservatorio secondo il quale in soli cinque anni «dal 1998 al 2003 più di 14.500 persone sono state abbandonate in mezzo al deserto lungo la frontiera libica con Niger, Ciad, Sudan ed Egitto. Molti deportati, una volta abbandonati nel deserto hanno perso la vita». E per non dire ancora degli stupri, come nella testimonianza di Fatawhit: «Ho visto molte donne violentate nel centro di detenzione di Kufrah. I poliziotti entravano nella stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcuna distinzione tra donne sposate e donne sole, Molte di loro sono rimaste incinta e molte di loro sono state obbligate a subire un aborto, fatto nella clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita».
Forzature? Lasciamo la risposta al comunicato ufficiale del Servizio Informazione della Chiesa Italiana: «Non possiamo tollerare che le persone rischino la vita, siano torturate e che l'85 per cento delle donne che arrivano a Lampedusa siano state violentate». Per questo i vescovi non hanno dubbi: è «una vergogna» che siano state respinte persone che «hanno già subito delle persecuzioni nei rispettivi Paesi». Posizione ribadita dall'Osservatore Romano: «Preoccupa il fatto che fra i migranti possa esserci chi è nelle condizioni di poter chiedere asilo politico. E si ricorda anzitutto la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno ».
Questo è il nodo: la scelta di tenere verso gli immigrati in arrivo una posizione più o meno dura, compassionevole o «cattiva», come ha teorizzato tempo fa Maroni, spetta a chi governa. Ed è giusto che sia così. La decisione di «fare di ogni erba un fascio», rifiutare ogni distinzione e respingere chi arriva senza neppure concedergli, per dirla coi vescovi, almeno la possibilità di dimostrare che ha diritto all'asilo, è però un'altra faccenda. Che non solo rinnega una storia piena di esuli politici (da Dante a Mazzini, da Garibaldi ai fratelli Rosselli a don Luigi Sturzo) ma, secondo Laura Boldrini e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, fa a pezzi le regole vigenti poiché «tutti gli obblighi internazionali» e anche la legge italiana «vietano tassativamente il respingimento di rifugiati o richiedenti asilo».
Quanti erano, su quella barca respinta, quelli che avrebbero avuto diritto ad essere accolti? Risponde Christopher Hein, Direttore del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati: «Generalmente tra i disperati che arrivano a Lampedusa quelli che chiedono diritto d'asilo sono il 70% ma di questi solo la metà ottiene lo status di rifugiato. Gli egiziani o i maghrebini, per esempio, difficilmente lo chiedono. Del resto difficilmente lo otterrebbero. Gli stessi cinesi non lo chiedono mai. Ora, poiché tra i passeggeri di quella nave riportati in Libia non c'erano maghrebini, egiziani o cinesi, è presumibile che almeno il 70% avrebbe chiesto asilo. E di questi, con ogni probabilità, la metà ne aveva diritto. Il che significa che l'Italia ha respinto almeno un centinaio di persone alle quali la nostra Costituzione garantiva il soccorso». Non possono farlo adesso? «La vedo dura. In tutta la Libia, dico tutta (non sappiamo neppure quanti siano i centri libici di detenzione, pare 25) abbiamo una persona. Che si è insediata da quattro giorni. Senza avere ancora il riconoscimento delle autorità. Veda un po’ lei...».

Re: Italia razzista e fascista! Vergognamoci!

MessaggioInviato: 11/05/2009, 17:35
da franz
Respingimenti, Fini insiste
"Prima verificate il diritto d'asilo"

l presidente della Camera sui migranti riportati in Libia: "Si può fare, ma nel rispetto dei diritti"
Interviene il Consiglio d'Europa: La strategia del governo italiano è triste e illegittima


BRUXELLES - "Respingere l'immigrato clandestino non viola il diritto internazionale, ma abbiamo il dovere di verificare se tra coloro che vengono respinti c'è chi ha diritto di chiedere l'asilo". Si smarca dalla linea dura del governo il presidente della Camera Gianfranco Fini, in visita ufficiale in Algeria. "Un conto - puntualizza Fini - è l'immigrato clandestino, mentre un altro conto è chi gode della possibilità di chiedere asilo. Si tratta di due posizioni che non possono essere trattate allo stesso modo. Respingere l'immigrato che vuole entrare clandestinamente - spiega il presidente della Camera - non viola il diritto internazionale. E' il diritto internazionale che lo prevede, ma è giusto che venga verificata la sussistenza dei requisiti per chiedere l'asilo prima di riaccompagnare il clandestino al paese da cui proviene".

"Italia multietnica? Questione demografica". Il presidente della Camera si smarca dalla linea introdotta dal ministero dell'Interno e prende le distanze dalla dichiarazione del premier che aveva assicurato di "non volere un'Italia multietnica": "Non credo abbia molto senso dire che si voglia o meno una società multietnica: è una questione demografica. In Italia e nel resto della Ue, il numero degli stranieri è aumentato, ed è destinato a salire ancora per ragioni demografiche. Per questo - osserva - una politica lungimirante in tema di immigrazione deve basarsi certamente su una garanzia di sicurezza e legalità, ma anche su una forte cooperazione internazionale".

Consiglio d'Europa: "Fermatevi". Sulla linea dura del nostro governo interviene anche il Consiglio d'Europa: "Respingere gli immigrati clandestini direttamente in Libia è un'iniziativa molto triste, che mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d'asilo". Interviene il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Dopo le critiche della Cei e della portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati, la politica introdotta dal governo per gestire gli sbarchi degli immigrati in Italia, anche il Consiglio d'Europa boccia "l'iniziativa italiana che viola il diritto di ogni essere umano di ottenere asilo politico. Spero che l'Italia non vada avanti con questa politica".

Vescovi e Onu contrari.
Critici erano stati anche i vescovi. Il segretario generale della Conferenza dei vescovi monsignor Mariano Crociata ieri ha affermato che il nostro paese "è già multiculturale", è "un dato di fatto", anzi "un valore". E avversa alla politica dei "respingimenti" si era detta anche Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, l'Agenzia Onu per i rifugiati: "Respingere in Libia gli immigrati entra in rotta di collisione col diritto di asilo, così come è regolato da leggi nazionali, europee e internazionali. Esiste infatti il principio del non respingimento nel caso di gente bisognosa di protezione".

"Agli stranieri una chance". Contrario adesso si dice il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg che, dichiarandosi "totalmente in linea con le posizioni espresse dal Vaticano, giudica la strategia del governo italiano una cattiva soluzione. "Agli stranieri che raggiungono l'Italia - ha avvertito ancora Hammarberg - devono avere una chance per ottenere asilo. Ora in Italia tutto questo diventa impossibile". Il commissario per i diritti umani ha tuttavia spezzato una lancia in favore del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, invitando l'Unione europea a fare di più per sostenere il nostro Paese a rispondere all'emergenza sbarchi. "Credo che il ministro Maroni agisca in questo modo perchè a Bruxelles ha trovato soltanto il silenzio dell'Ue". In questo contesto, ha avvertito Hammarberg, "anche l'Unione europea deve essere più responsabile e seria, mettendosi all'ascolto di quei Paesi come l'Italia o Malta che a nome di tutta l'Unione devono affrontare questa sfida. Spero davvero che l'Unione europea aiuti maggiormente l'Italia", ha concluso il commissario.

(11 maggio 2009)
www.repubblica.it

Re: Italia razzista e fascista! Vergognamoci!

MessaggioInviato: 11/05/2009, 19:12
da lucameni
Italia di pecoroni, ipnotizzata, quello che volete.
Ma tirare fuori il fascismo mi pare che non porti bene. Non l'ha portato neppure alla sinistra che tacciava così gli avversari, negli anni della 1° repubblica; magari solo perchè non di sinistra.
Come dire: al lupo al lupo e poi .........
Più coerente parlare forse di una forma di peronismo o di democrazia populista. Eviterei però di ricorrere a qualcosa di già sentito (e abusato).