A proposito di informazione e satira ... di regime

Addio alla satira cortigiana
di MICHELE SERRA
Non c'è rispetto per le istituzioni. Canale 5 chiude lo show del Bagaglino, macchiatosi del più nefando dei peccati: bassi ascolti. Poco più di due milioni di clienti per la vecchia gloriosa bottega di tette e lepidezze romanesche, frequentatissima da politici ahimé non solo di serie B molto felici di fare da parterre alla più bonaria e cortigiana delle satire.
Quella Roma dei palazzi inciuciona, spiritosa per mondanità più che per talento, della quale il Bagaglino è stato per decenni uno dei ritrovi più accoglienti e fedeli. Ma la sola vera e definitiva censura televisiva (quella dei conti che non tornano) non può farsi scrupoli. La concorrenza di Raiuno, nella rincorsa a un'idea d'Italia casareccia e mansueta, ha sbaragliato il vecchio Bagaglino con un vecchissimo (e terribile) programma di canzoni popolari strappalacrime. Trenta per cento contro poco più del dieci, quanto basta perché gli ultimi eredi dell'avanspettacolo vengano congedati senza l'onore delle armi.
Non c'è rispetto neanche per i morti. Il Bagaglino aveva appena perduto la sua unica vera eccellenza, quell'Oreste Lionello il cui consumato cinismo attoriale riusciva a dare un po' di sottotono, dunque un po' di classe, a un cast allegro ma non esattamente misurato. Le ultime stagioni erano già declinanti, ma la scomparsa di Lionello è stata irreparabile.
Metà con malizia, metà con vero rammarico, ci sarebbe da far notare al giovane Piersilvio Berlusconi quanto le destra sia immemore delle sue glorie. Tanto parlare e sparlare della crudele egemonia delle sinistra in satira come altrove, e poi il figliolo del capo della destra licenzia senza battere ciglio il gruppo di Pingitore, che del virus maligno del satirismo goscista è sempre stato immune. Tenacemente, con una compattezza ammirevole e perfino rispettabile, il Bagaglino ha sempre riproposto la stessa formula: donnine procaci, nella tradizione di quell'avanspettacolo che formò molti dei grandi del palcoscenico italiano, e quello humour greve e barzellettiere che certo non va a ledere la suscettibilità dei politici e delle loro corti: ma per milioni di italiani è "satira politica".
Un'idea allegra e piaciona dell'Italia e dunque della satira, davvero "di destra" tanto nei difetti (basta la salute) quanto nei pregi, l'assenza di malanimo e anche l'assenza di presunzione. Onesti professionisti, ma né l'onestà né il professionismo valgono contro la dura legge dell'audience. Le signorine desnude, gli imitatori e i sosia, le risate facili e grasse escono dall'Olimpo televisivo e tornano a essere un cast di quartiere.
La notizia sarebbe presto digeribile se a pensionare il Bagaglino fosse una trasmissione appena più "moderna", segno che l'Italia tenta faticosamente di emanciparsi dai suoi umori da tinello. Non è così, Raiuno ha schiacciato Pingitore con un programma così decrepito, così anni Cinquanta, che Nilla Pizzi ci farebbe la figura di un'artista punk. La Rai ha vinto in retromarcia. Quanto ai politici che al Bagaglino applaudono le ballerine e ridacchiano delle loro imitazioni, sono stati oscurati anche loro. Ma, a differenza di Pingitore e soci, troveranno altre poltrone e altri palcoscenici a loro misura. I palinsesti pullulano di posti loro riservati.
(27 aprile 2009)
www.repubblica.it
di MICHELE SERRA
Non c'è rispetto per le istituzioni. Canale 5 chiude lo show del Bagaglino, macchiatosi del più nefando dei peccati: bassi ascolti. Poco più di due milioni di clienti per la vecchia gloriosa bottega di tette e lepidezze romanesche, frequentatissima da politici ahimé non solo di serie B molto felici di fare da parterre alla più bonaria e cortigiana delle satire.
Quella Roma dei palazzi inciuciona, spiritosa per mondanità più che per talento, della quale il Bagaglino è stato per decenni uno dei ritrovi più accoglienti e fedeli. Ma la sola vera e definitiva censura televisiva (quella dei conti che non tornano) non può farsi scrupoli. La concorrenza di Raiuno, nella rincorsa a un'idea d'Italia casareccia e mansueta, ha sbaragliato il vecchio Bagaglino con un vecchissimo (e terribile) programma di canzoni popolari strappalacrime. Trenta per cento contro poco più del dieci, quanto basta perché gli ultimi eredi dell'avanspettacolo vengano congedati senza l'onore delle armi.
Non c'è rispetto neanche per i morti. Il Bagaglino aveva appena perduto la sua unica vera eccellenza, quell'Oreste Lionello il cui consumato cinismo attoriale riusciva a dare un po' di sottotono, dunque un po' di classe, a un cast allegro ma non esattamente misurato. Le ultime stagioni erano già declinanti, ma la scomparsa di Lionello è stata irreparabile.
Metà con malizia, metà con vero rammarico, ci sarebbe da far notare al giovane Piersilvio Berlusconi quanto le destra sia immemore delle sue glorie. Tanto parlare e sparlare della crudele egemonia delle sinistra in satira come altrove, e poi il figliolo del capo della destra licenzia senza battere ciglio il gruppo di Pingitore, che del virus maligno del satirismo goscista è sempre stato immune. Tenacemente, con una compattezza ammirevole e perfino rispettabile, il Bagaglino ha sempre riproposto la stessa formula: donnine procaci, nella tradizione di quell'avanspettacolo che formò molti dei grandi del palcoscenico italiano, e quello humour greve e barzellettiere che certo non va a ledere la suscettibilità dei politici e delle loro corti: ma per milioni di italiani è "satira politica".
Un'idea allegra e piaciona dell'Italia e dunque della satira, davvero "di destra" tanto nei difetti (basta la salute) quanto nei pregi, l'assenza di malanimo e anche l'assenza di presunzione. Onesti professionisti, ma né l'onestà né il professionismo valgono contro la dura legge dell'audience. Le signorine desnude, gli imitatori e i sosia, le risate facili e grasse escono dall'Olimpo televisivo e tornano a essere un cast di quartiere.
La notizia sarebbe presto digeribile se a pensionare il Bagaglino fosse una trasmissione appena più "moderna", segno che l'Italia tenta faticosamente di emanciparsi dai suoi umori da tinello. Non è così, Raiuno ha schiacciato Pingitore con un programma così decrepito, così anni Cinquanta, che Nilla Pizzi ci farebbe la figura di un'artista punk. La Rai ha vinto in retromarcia. Quanto ai politici che al Bagaglino applaudono le ballerine e ridacchiano delle loro imitazioni, sono stati oscurati anche loro. Ma, a differenza di Pingitore e soci, troveranno altre poltrone e altri palcoscenici a loro misura. I palinsesti pullulano di posti loro riservati.
(27 aprile 2009)
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