pianogrande ha scritto:Tra prevedere i terremoti e prevedere che non ci saranno.
Purtroppo, c'è la linea di mezzo: i terremoti possono esserci ma non è possibile prevedere quando e dove (se non si programma una rilevazione capillare e continua - per 20-50 anni minimo - delle concentrazioni dei precursori sismici nelle zone sismogenetiche conosciute finora nella storia nazionale).
Da questo sito http://daily.wired.it/news/scienza/2012 ... 33524.html ricavo l'opinione di Antonio Piersanti sulle concentrazioni del radon (il precursore sismico più conosciuto, ma c'è ne sarebbero a decine) nei terreni di varia natura e, conseguentemente, con diverse caratteristiche tecniche:
<<“Gli scienziati giudicano la ricerca altrui tramite le pubblicazioni scientifiche. Tutto il resto è gossip. E Giuliani finora non ha mai pubblicato un solo lavoro”, premette Antonio Piersanti, direttore della sezione di sismologia e tettonofisica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). “Detto ciò, sono almeno 30 anni che in tutto il mondo si studia il radon, così come altri precursori sismici, ma i risultati delle ricerche sono stati deludenti e contraddittori”. Nel 2010, uno studio dell’Ingv pubblicato su Geophysical Reaserch Letters suggeriva che il rilascio di radon può aumentare o diminuire prima di un sisma, a seconda della porosità della roccia: graniti o basalti, che hanno pochissimi spazi vuoti, possono sprigionare il radon nel movimento tellurico, mentre tufi o arenarie, se sottoposti a un carico, possono intrappolarlo, con conseguente diminuzione dell’emissione naturale di questo gas radioattivo. “Giuliani aveva ragione”, hanno gridato in molti. Ma i risultati della ricerca dicono esattamente il contrario di quello che il tecnico andava affermando. “C’è un’estrema variabilità di emissioni, non solo in positivo come sosteneva il tecnico, ma anche in negativo”, spiega Piersanti: “Inoltre, bisogna precisare che questi esperimenti vengono fatti in un ambiente controllato. Traslare questi esperimenti nel mondo reale è la vera sfida e purtroppo siamo ancora molto lontani dal vincerla. In natura le fratture avvengono a chilometri, talvolta decine di chilometri sotto la crosta, in modalità molto diverse da quelle riproducibili in un laboratorio”.>>
Senza dimenticare che (da trilogy) <<... Dal Giappone gli fa eco Shinichi Sakai, professore associato dell'Earthquake Research Institute di Tokyo: "Se fossi stato io lì avrei detto le stesse cose perché non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica". ... Sakai, parlando con l'ANSA, rileva che ... "in Giappone (che registra annualmente il 20% delle scosse pari e superiori a magnitudo 6 in tutto il mondo) non ci sono mai stati processi simili". La previsioni dei terremoti, conclude, "sono considerate attualmente molto difficili, come ha del resto ribadito l'ultima e recente riunione della Seismological Society of Japan".>>