si vede solo la violenza appariscente, perché c'è la Polizia (vecchi nervi scoperti di un cattivo rapporto tra cittadino ed autorità) ma non si vede la violenza domestica quotidiana, l'abuso del condizionamento psicologico.
Il consulente dei magistrati
«Il letto? Un fortino con il fil di ferro»Rubens De Nicola ha seguito il caso: «In casa era stato creato un sistema per far nascondere il piccolo al nostro arrivo»
MESTRE (Venezia) — Ha studiato per mesi il piccolo Leonardo, le dinamiche familiari, la madre, il padre, i nonni. «Alla fine ho capito che l’unica scelta possibile era l’allontanamento forzato del bambino, anche contro la sua volontà... una volontà condizionata ».
Siamo nell’ordinatissimo studio del dottor Rubens De Nicola, 62 anni, psichiatra e psicoterapeuta mestrino, ma soprattutto consulente della Corte d’Appello di Venezia, dove la seconda sezione civile per minorenni ha deciso di usare la forza per togliere il piccolo Leonardo alla madre. De Nicola è nella bufera perché la sua consulenza è il pilastro dell’ordinanza dei giudici lagunari.
Dottor De Nicola, davvero era l’unica scelta possibile?«Avevamo provato in tutti i modi a convincere la madre della necessità per Leonardo di tornare dal papà che non vedeva mai. Ma i tentativi non forzati sono andati a vuoto. Il giorno in cui doveva trasferire il bambino, la signora è andata in vacanza con lui. Il piccolo aveva poi trovato il modo di nascondersi attraverso un pertugio irraggiungibile sotto il letto, che era bloccato con il fil di ferro: avevano creato un fortilizio. E così l’operazione "pacifica" era diventata impossibile».
Doveva proprio essere allontanato contro la sua volontà?«Bisogna saper distinguere fra volontà autentica e condizionata. Siamo nel secondo caso. La madre ha un forte ascendente sul figlio e l’ha usato per la sua guerra contro l’ex marito. Il bambino era per lei, nel rapporto con il padre, come un cane da tenere al guinzaglio, uno di quei guinzagli che si allungano e si accorciano a piacimento. La relazione padre-figlio ne è uscita dilaniata e Leonardo ha iniziato a soffrire di una sindrome ansiosa legata al conflitto di fedeltà, tipica del bambino che deve aderire a un comando».
Ha partecipato anche lei all’azione nella scuola?«Sì, c’ero, mi aveva chiamato la Questura dicendomi che era stato deciso di intervenire quel giorno perché i parenti stavano per far sparire il bambino. Leonardo non voleva uscire dalla classe, allora l’insegnante ha portato fuori i compagni e sono entrato io. L’ho accarezzato. Gli è scesa una lacrima. "Vieni via" gli ho detto. "Non mi muovo da qui". Avevo stabilito che nessuno poteva toccare il bambino tranne il papà. Ma Leonardo è corpulento e il padre mingherlino e non ce la faceva da solo. L’aiuto è stato necessario. Poi siamo usciti ed è stata la bagarre. Era tutto organizzato dai parenti per arrivare esattamente a questo punto, per riavere il bambino. Secondo il mio programma la mamma lo dovrebbe rivedere fra 15 giorni, a colloquio protetto. Ma già oggi per il caos è saltato l’incontro con la terapeuta, mah».
Pentito della scelta?«Non c’era altro da fare. Se Leonardo tornerà con la madre in futuro potrebbe avere dei disturbi seri. Con il padre, in questi giorni, si è sciolto come la neve al sole. Il bambino è molto intelligente e bravo ma un problema ce l’ha: è condizionato».
Andrea Pasqualetto 13 ottobre 2012 | 8:29
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