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Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

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Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

Messaggioda franz il 15/07/2009, 7:48

Ad Arezzo la sentenza per la morte del tifoso della Lazio. Spaccarotella non era in aula
Urla contro i giudici: "Buffoni". La mamma: "Ucciso di nuovo". Il poliziotto: "Piango di gioia"

Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"
Il padre: "Una vergona per tutta l'Italia"


AREZZO - Non fu volontario l'omicidio di Gabriele Sandri. Dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte d'assise d'Arezzo ha condannato a sei anni l'agente della Polstrada Luigi Spaccarotella che l'11 novembre del 2007 uccise il tifoso della Lazio Gabriele Sandri nell'area di servizio Badia al Pino sulla A1. "Fu omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento", ha detto la giuria. Come dire che Spaccarotella sparò contro Sandri senza la volontà di ucciderlo, ma "accettando il rischio che quell'evento potesse verificarsi".

"Giudici, siete dei buffoni". Un distinguo giuridico che ha scatenato la violenta reazione dei tifosi e amici di Sandri presenti in aula. Alla lettura della sentenza hanno urlato contro i giudici "Infami, buffoni, vergogna". Il presidente della Corte è stato costretto ad allontanare il pubblico. Stretti in un abbraccio di dolore, i genitori di Gabriele hanno pianto in aula. "Mi vergogno di essere italiano - ha detto il padre - Non sono bastati cinque testimoni a dire cosa ha fatto Spaccarotella. Evidentemente la divisa paga. Non credo più nella giustizia, non credo più in niente. E' una vergogna per tutta l'Italia. Senz'altro faremo appello: io Spaccarotella non lo mollerò mai". Al termine della lettura della sentenza, la moglie si è sentita male: "Me l'hanno ammazzato una seconda volta. Ma i giudici, quando arriveranno a casa, come faranno a guardare i loro figli, con quale coscienza hanno fatto una cosa del genere?".

Allontanati dall'aula. Gli amici di Gabriele, allontanati dall'aula, hanno proseguito la protesta fuori dal Palazzo di giustizia: ancora urla contro la corte e i difensori dell'agente. All'uscita dalla Corte d'Assise, Federico Gattini, uno dei legali di Spaccarotella, è stato accolto da una pioggia di insulti: "Verme, sei un verme". Un'amica di Gabriele, Cinzia, ha accusato un malore: è stata soccorsa dai sanitari ed è stata portata via in ambulanza.

L'appello del padre: "State calmi". Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, e suo padre, hanno invitato gli amici alla calma. Temono che si ripetano i disordini scoppiati poche ore dopo l'omicidio in autostrada: a Roma furono assaltate caserme della polizia e fu devastata la sede del Coni. "Facciamola finita", ha implorato il fratello di Gabbo. "Non uccidiamo Gabriele per la terza volta. La prima volta due anni fa; oggi i giudici. Non possiamo uccidere Gabbo per la terza volta. Basta".

L'agente: "Ho pianto di gioia". Luigi Spaccarotella non era in aula. Ha atteso la sentenza "incrociando le dita e pregando", come ha confidato ai suoi legali. Una volta conosciuto l'esito del processo ha "pianto di gioia": "Ho fatto bene a credere nella giustizia". Una volta solo l'agente era entrato in Corte d'assise e solo per fare una breve dichiarazione concordata con gli avvocati: "Ho alzato istintivamente un braccio, forse tutti e due - aveva detto - ed è partito un colpo di pistola. Non era mia volontà uccidere". L'imputato non ha mai voluto rispondere alle domande dei giudici. Dopo le prime dichiarazioni rese ai colleghi all'indomani dell'incidente, ha preferito appellarsi al diritto di tacere. Aveva parlato un'altra volta, ma fuori dall'aula del processo, quando il giudice lo aveva chiamato per la prima udienza preliminare. Attraverso le agenzie di stampa Spaccarotella aveva chiesto perdono ai genitori di Gabriele: "Ho ucciso il loro figlio: dire che mi dispiace, che non volevo, non può essere sufficiente. Vorrei incontrarli".

Gli striscioni: "Gabbo sempre con noi". Sul prato davanti al Palazzo di giustizia di Arezzo, restano abbandonati gli striscioni e le foto di Gabbo che gli amici hanno lasciato stamani. "E' ora che sia fatta giustizia per Gabriele" è scritto su un lenzuolo. E accanto la gigantografia del tifoso con scritto: "Gabriele sempre con noi".

L'accusa aveva chiesto 14 anni. Contro l'agente della Polizia stradale, il pm aveva chiesto la condanna per omicidio volontario, 21 anni ridotti a 14 con la riduzione di un terzo della pena per la concessione delle attenuanti generiche: "In fondo - aveva detto il pm come atto di comprensione verso il poliziotto - l'agente ha distrutto una vita umana ma ha anche distrutto quella della sua famiglia".

Due anni fa sull'autostrada. Quel mattino, nell'area di servizio Badia al Pino sulla A1, c'era stata una scaramuccia tra tifosi laziali e supporter juventini. L'agente era dall'altra parte dell'autostrada. Non poteva intervenire direttamente. Si affidò alla sirena dell'auto e a un colpo sparato in aria. Poi prese a correre lungo il bordo della carreggiata per mettersi di fronte ai tifosi. Ma Gabriele e i suoi amici erano già risaliti in macchina per raggiungere Milano dove li aspettava Inter-Lazio e dello scontro con gli juventini non parlavano più. Spaccarotella sparò allora.

Il pm: "Azione folle quella dell'agente". In aula, il pm ha mimato il gesto stringendo anche lui le mani attorno al calcio di una pistola, riproduzione fedele dell'arma di ordinanza dell'agente. "Il fatto che il proiettile fu deviato dalla grata - ha detto il magistrato dell'accusa durante la requisitoria - non sposta di un millimetro le conclusioni. Solo un folle avrebbe potuto correre con la pistola in pugno, il cane armato e il dito sul grilletto".

I testi: "Aveva le braccia tese". Luigi Spaccarotella lo ha fatto quel maledetto mezzogiorno di due anni fa. Cinque testimoni lo hanno detto sotto giuramento: "Vedemmo il poliziotto con le braccia tese che prendeva la mira". Il proiettile partì dalla Beretta calibro 9, attraversò tre corsie, fu deviato dalla grata che separa i due sensi di marcia, proseguì ancora verso il parcheggio a una trentina di metri di distanza dal poliziotto e si infilò nel collo di Gabriele, seduto sul sedile posteriore della Megane tra due amici.

(14 luglio 2009)
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Re: Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

Messaggioda franz il 15/07/2009, 8:25

Capita, non solo in Italia, che il pubblico si appassioni ad un procedimento penale e tifi, schierandosi pro e contro il colpevole o vari personaggi del processo.
In questo caso, trattandosi della morte di un tifoso, è quasi normale che chi vive in quell'ambiente parteggi e tifi "a prescindere".
Chi è abituato ad insultare l'arbitro, i giocatori, allenatori e presidenti, chi è abituati ai cori razzisti e cose simili, non si farà certo remore nel dare dei "buffoni" ai giudici.
Del tutto ovvio quindi che alla lettura della sentenza ci potesse essere una reazione "da stadio", come quando l'arbitro assegna un rigore contro.
Sul fatto di "vergognarsi di essere italiano" magari potevano esserci migliori occasioni, in corrispondenza ai cori fascisti ed alle manifestazioni di razzismo che spesso vediamo nelle curve degli stadi.

Ad un esame razionale la sentenza mi pare equilibrata.
Se l'agente avesse ucciso prendendo accuratamente la mira con un fucile di precisione, sarebbe stato omicidio volontario. Senza ombra di dubbio. Con una beretta calibro 9, lo so per esperienza perché era la mia arma d'ordinanza a militare, è praticamente impossibile colpire con precisione a quella distanza. Con l'autostrada di mezzo, tra le posizioni di chi spara e della vittima ci sono circa 50 metri. Il tiro utile di una Beretta, per un normale tiratore (escludiamo i campioni olimpionici) non supera i 25-30 metri. A militare ci si esercita a 15-20 metri. Colpire qualcuno a 50 metri è difficilissimo, anche prendendo la mira.
Mi pare quindi oggettiva l'affermazione che l'agente ha sparato verso la vettura senza voler uccidere un occupante in particolare ma accettando il rischio che quell'evento potesse verificarsi. Quindi omicidio colposo aggravato mi pare tecnicamente ineccepibile. Avrei piuttosto da dire sulla qualità della formazione degli agenti, quanto a solidità di nervi (uno che spara in quel modo, ad alzo zero in un'area di servizio, non è adatto e non è stato adattato) e sulla selezione. Ma queste non sono aggravanti per l'agente, caso mai per i suoi responsabili e per la struttura in genere.

Ciao,
Franz
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Re: Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

Messaggioda franz il 15/07/2009, 11:05

SEI ANNI ALL'AGENTE CHE SPARÒ
Sentenza Sandri, rivolta degli ultrà
sassi e petardi sugli agenti, due arresti

Nella notte lanci sulla stazione dell'Arma a Ponte Milvio
Il sindacato di polizia Cosip: «Il padre aizza la folla»

Momenti di tensione nel corso della notte a Roma, dopo la sentenza per l'uccisione di Gabriele Sandri che ha inflitto 6 anni di carcere all'agente di polizia Luigi Spaccarotella, per «omicidio colposo». Alcune decine di ultrà che si erano radunati a piazzale Ponte Milvio - dove già nei giorni precedenti la sentenza della corte d'assise d'Arezzo si erano tenute manifestazioni in ricordo del giovane tifoso laziale - hanno lanciato sassi e bottiglie contro un contingente della polizia che passava in quel momento.

ASSALTO ALLA CASERMA - Lo stesso gruppo, dopo aver affisso uno striscione che condanna la sentenza e tracciato scritte sui muri, ha assaltato la stazione dei carabinieri di Ponte Milvio, non distante dal piazzale, lanciando petardi e altri sassi contro l'edificio. Uno dei petardi ha danneggiato un'auto e una moto parcheggiate davanti alla caserma. La situazione è tornata tranquilla durante la notte, ma le forze dell'ordine sono in stato d'allerta per evitare o contenere altri possibili episodi di violenta protesta. Due ultrà sono stati quindi arrestati all'alba dai carabinieri con l'accusa di danneggiamento e resistenza: in casa dei due, 28 e 23 anni, sono state trovate bandiere delle SS e di Mussolini, nonché caschi, mazze e passamontagna.

RABBIA E POLEMICHE SUI GENITORI - Intanto è polemica tra sindacati di polizia e forze politiche di ogni schieramento sulla sentenza e sulle accuse lanciate dal Cosip - sindacato indipendente di polizia - al padre di Gabriele, Giorgio Sandri, «reo» a detta dei poliziotti, di «aver aizzato la folla». Dopo le lacrime di Daniela Sandri, la madre di Gabriele, in aula, alla lettura della sentenza, nella notte Giorgio Sandri aveva partecipato a una diretta della trasmissione radiofonica «Talk Radio - Voci nella notte», in onda su TeleRadioStereo. Insieme a Michele Plastino, Sandri aveva commentato la sentenza di ieri che ha riconosciuto colpevole di omicidio colposo l’agente Spaccarotella.
«E’ una vergogna. Come per l’omicidio Aldovrandi a Ferrara non c’è giustizia», aveva commentato. Poi però si era raccomandato ai tifosi infuriati, cercando di trattenerli: «Adesso però è il momento di stare calmi, non dobbiamo offrire il fianco passando dalla parte del torto. Dico a tutti i ragazzi di stare calmi».

«UN MILIONE IN CORTEO PER SDEGNO» - Giorgio Sandri ha poi ringraziato il sindaco Alemanno «per la sua dichiarazione di solidarietà e sdegno», augurandosi che una simile «dichiarazione arrivi anche dai ministri Maroni e Alfano». Quindi ha detto di pensare all'organizzazione di «una grande manifestazione, magari con un milione di persone con la quale esprimere civilmente lo sdegno per questa sentenza ingiusta».

«PERICOLOSE DICHIARAZIONI» - Dura la posizione del Cosip, sindacato indipendente di polizia, che commentando le parole di Giorgio Sandri, sottolinea come «lasciarsi prendere dall'odio e dall'istinto e dire certe cose è come armare la mano di altri uomini che si sentiranno autorizzati a generare altro odio e a mettere in atto vendette che genereranno altre tragedie».
«Quello che è accaduto a suo figlio è terribile - dice Franco Maccari, segretario generale del Cosip - e non saremo noi a dare giudizi su una sentenza. Abbiamo rispetto del dolore di un padre ma non dello sfogo di un uomo che con le sue pericolosissime dichiarazioni rischia di aizzare una folla, che in certi momenti rimane preda dell'istinto e mai della ragione».
Poi Maccari prosegue: «Come padri, lo ribadiamo senza cercare false pacificazioni, siamo vicini alla famiglia Sandri, ma come uomini della Polizia di Stato riteniamo inaccettabile e pericoloso per l'intera società ciò che abbiamo sentito».

15 luglio 2009
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Il padre: "Stato assassino". Poi si scusa

Messaggioda franz il 15/07/2009, 20:36

Gruppi di ultrà hanno preso di mira un'auto della polizia e un commissariato. Due arresti
Giorgio Sandri: "Un milione di persone in piazza per esprimere sdegno". Appello alla calma

Sentenza Sandri, violenze nella notte
Il padre: "Stato assassino". Poi si scusa

Parla Spaccarotella: "Sono un cretino non un Rambo"

ROMA - "Chiederò spiegazioni ai ministri Maroni e Alfano e al capo della polizia Manganelli. Mio figlio è stato assassinato dallo Stato e ora lo Stato mi deve giustizia". Lo ha detto il padre di Gabriele Sandri, il tifoso ucciso l'11 novembre del 2007 nell'area di servizio Badia al Pino. Definisce "una vergogna per l'Italia" la sentenza che ieri ha condannato a sei anni l'agente Luigi Spaccarotella per omicidio colposo.

In serata, Giorgio Sandri rettifica le sue dichiarazioni. "Sono stato travolto dall'emotività, le mie parole non servano da scuse per la violenza. Devo anche dire che il capo della Polizia Manganelli mi è sempre stato vicino".

"Ragazzi, state calmi". Mentre a Ponte Milvio, nella capitale, gruppi di ultras protestavano contro la polizia, il padre di Gabriele è intervenuto alla trasmissione radiofonica Talk Radio - Voci nella notte. "E' una vergogna - ha ribadito - come per l'omicidio Aldovrandi a Ferrara, non c'è giustizia. Adesso però è il momento di stare calmi, non dobbiamo offrire il fianco passando dalla parte del torto. Dico a tutti i ragazzi di stare calmi. Capisco la rabbia ma bisogna mantenere la calma"".

"Penso ad una grande manifestazione". Giorgio Sandri ha ringraziato il sindaco Gianni Alemanno "per la sua dichiarazione di solidarietà e sdegno" e si è augurato "che tale dichiarazione arrivi anche dai ministri Maroni e Alfano. Comunque - ha aggiunto - penso a una grande manifestazione, magari con un milione di persone, con la quale esprimere civilmente lo sdegno per questa sentenza ingiusta".

Firme a Napolitano per rivedere la sentenza. Nel frattempo, i genitori dell'ex tifoso laziale pensano ad "una raccolta di firme in tutta Italia da portare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè sia rivista la sentenza. Finora abbiamo avuto solo pacche sulle spalle dallo Stato, ricorreremo in appello ma non credo più nella giustizia", ha detto Giorgio Sandri.

Parla Spaccarotella. L'agente ha concesso un'intervista al settimanale "Visto". "Sono un cretino, non un Rambo. Sono solo una persona che ha creduto di fare il suo dovere. Non ho mai preso la mira, lo ripeterò sempre. Non sono un pazzo che rischia di colpire un'auto di passaggio: c'era un'autostrada di mezzo. I giornali mi avevano già condannato: in questo paese no c'è giustizia. Sono i prepotenti, i forti, quelli che sanno parlare bene, sanno raccontarti e rigirarti, ad avere la meglio. Non gli ignoranti morti di fame come me. Le persone oneste che hanno rispettato le leggi - sostiene - non valgono niente. Antipatica la mia voce, il mio accento meridionale e anche il mio cognome, Spaccarotella. Tutti hanno visto in me l'uomo forte che 'spacca', che uccide. Invece io sono un padre, un marito e un figlio".

I sindacati di polizia criticano Sandri. "Possiamo capire l'amarezza di Giorgio Sandri, ma certe parole istigano all'odio" scrive il un comunicato il sindacato di polizia Consap. E il Coisp: "Con le sue dichiarazioni, rischia di aizzare una folla che in certi momenti rimane preda dell'istinto e mai della ragione".

Scontri nella notte. Intanto a esprimere sdegno e rabbia, con momenti di tensione, sono state nella notte alcune decine di ultrà, che si erano radunati a piazzale Ponte Milvio e hanno lanciato sassi e bottiglie contro un contingente della polizia che passava in quel momento. Lo stesso gruppo, poco dopo, ha lanciato alcuni petardi e altri sassi contro la stazione dei carabinieri di Ponte Milvio, a poca distanza dal piazzale.

Due arrestati. Uno dei petardi ha danneggiato un'auto e una moto parcheggiate davanti alla caserma. Due persone, di 28 e 23 anni, sono state arrestate con l'accusa di danneggiamento e resistenza: nelle loro abitazioni sono state trovate bandiere delle SS e con il ritratto di Mussolini, mazze e passamontagna. In mattinata, i carabinieri hanno eseguito numerose perquisizioni.

(15 luglio 2009)
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Re: Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

Messaggioda franz il 15/07/2009, 20:41

"Stato assassino". Poi si scusa.

Verrebbe quasi da dire "volevo dire "cornuto", non assassino".
E Spaccarotelle, come personaggio patetico, mi ricorda Pasolini e quanto scrisse del povero Annarumma.

Possibile che Pierodm, cosi' attento ai temi del calcio (soprattutto romano) non abbia nulla da dire?

Si', Piero, ti sto tirando per la giacchetta. ;)

FRanz
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Re: Sandri, sei anni all'agente: "Omicidio colposo"

Messaggioda pierodm il 16/07/2009, 23:35

Già subito dopo il fattaccio mi diede fastidio il fatto che Gabriele Sandri fosse definito "tifoso" e la vicenda trattata come un episodio tra i tanti che circondano il calcio.
Gab era un ragazzo, era un dj, non faceva di mestiere il tifoso. Gab era un ragazzo, un cittadino che dormiva in macchina, ben lontano da uno stadio. Per ciò che riguarda il fattaccio, era un automobilista, un viaggiatore, un utente di autogrill.
E tale, soprattutto, era per un uomo armato di pistola che ha pensato bene di dover sparare, senza nemmeno aver capito che cosa stava succedendo, a chi e perché stava sparando.
Ma ovviamente ha fatto ben comodo insistere sulla parola "tifoso", evocando surrettiziamente confusi scenari di violenza e di legittimità nell'uso delle armi, e in questo senso male hanno fatto sia i familiari sia gli amici ad avallare questa rappresentazione del fatto come evento legato al calcio e al tifo.
Questo pensavo, vedendo le scene del funerale, celebrato alla Balduina, con la partecipazione di migliaia di tifosi bancocelesti, con sciarpe e bandiere.

Non sono in grado di giudicare la congruità o meno dei sei anni di condanna per l'agente di polizia che ha sparato: ad occhio e croce mi sembra un processo taroccato, nella sostanza, come quasi tutti i processi che vedono alla sbarra poliziotti e carabinieri che si sono resi colpevoli di efferatezze.
Un commento perfettamente esaustivo sul significato dell'intera vicenda l'ha dato un ragazzo, il quale - esasperato, in non so bene quale contesto legato a questa sentenza - ha urlato sotto il naso di un maresciallo dei carabinieri: se adesso ti sputo in faccia, scommetti che a me mi danno più di sei anni?.

Piuttosto, questa vicenda dovrebbe indurre tutti noi - e la stampa - a chiederci che fine hanno fatto gli energumeni del G8 di Genova, e i loro superiori. Perché questo è il problema, la dimensione in cui cercare la matrice degli Spaccarotella.
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