Dalla pagina Facebook "Italia e Spagna: destini paralleli?"In Italia ha fatto molto rumore questa notizia ripresa dal FT, secondo la quale nel 2017 il reddito per capita della Spagna avrebbe superato, in PPP (parità del potere d'acquisto, un metodo per paragonare con maggiore proprietà dati reddituali tra paesi diversi) quello italiano. In realtà, già nel 2008, prima della crisi, EUROSTAT aveva annunciato un "sorpasso" in termini di reddito della Spagna sull'Italia, preso con orgoglio in Spagna e con scorno in Italia. Poi l'economia spagnola cadde pesantemente fino al 2012, per poi riprendersi più velocemente di quella italiana da allora. La crisi italiana è un'onda lunga, cominciata almeno nel 1991, quella spagnola più drastica nei suoi effetti di corto termine ma anche il recupero è più consistente. In realtà, al di là dei commenti da stadio, esistono differenze strutturali tra i due casi che ha letto il mio libro in proposito conosce dal 2012.
Alcuni hanno enfatizzato i maggiori deficit della Spagna dal 2012 ad oggi: vero, la Spagna ha fatto un uso anticiclico della spesa pubblica ma perché partiva da un rapporto di debito sul PIL del 40% prima della crisi, quando l'Italia era a 110%. I soci europei non hanno "favorito" la Spagna, ma accettato un allontanamento parziale dai parametri previsti perché inevitabile per far ripartire l'economia: il debito accumulato è passato dal 40 al 100% sul PIL in un anno a causa della contrazione delle entrate, non per un aumento della spesa, tagliata severamente anche in Spagna: quindi , in realtà, l'approccio del governo Rajoy è stato tutto fuorché "keynesiano".
Credo che comunque i governi italiani dell'ultimo periodo non siano stati particolarmente abili nel difendere certe flessibilità dell'economia italiana con i soci europei: la linea erratica del governo Renzi, nonostante il buon lavoro del sottosegretario Gozi, non ha aiutato, perché chi da l'impressione di cambiare idea ogni settimana non lancia messaggi positivi e stabilizzanti.
In realtà, il nuovo "sorpasso" non è tanto il risultato di un effetto di corto periodo (recupero più rapido spagnolo rispetto al non recupero italiano, puramente congiunturale e debolissimo), ma il risultato di tendenze di lungo periodo, sottolineate dal FT. Quindi più preoccupante.
La ripresa spagnola non è particolarmente solida, è centrata su salari bassi e compressione degli investimenti in aree anche strategiche come ricerca e sviluppo. Anche nelle infrastrutture in Spagna sono stati commessi errori di gigantismo, ma è indubbio che in Spagna si è investito negli ultimi vent'anni, e le infrastrutture sono moderne, mentre l'Italia si è fermata nel tempo agli anni ottanta, come constata chiunque non si foderi gli occhi con fette di salame per non vedere ciò che non gli garba.
Rimangono le eterne frizioni tra i nostri due paesi: se la disoccupazione è più alta in Spagna, che se la qualità della vita è superiore qua o là, che se il Made in Italy è meglio di quello spagnolo o viceversa, che se le squadre spagnole vincono perché favorite dal loro sistema fiscale.
La realtà è che la Spagna non è il mondo perfetto, ma ha compiuto un percorso lineare dagli anni settanta ad oggi, con una crisi congiunturale forte di qualche anno ma una certa ripresa. Ci sono nubi sul futuro, per il tipo di crescita scelto, ma la tendenza è stata generalmente verso l'alto.
La curva italiana è di segno diverso, e non sembra che la nuova situazione politica sia venuta a portare grandi certezze. Personalmente, non credo che bastino le "eccellenze", nuova parola d'ordine italica venuta a sostituire l'innamoramento per la moda di qualche anno fa, a risollevare un paese che sembra preferire guardare al passato che al futuro. Non saranno quelle preconizzate dall'UE, ma in Italia mancano all'appello tante, tantissime riforme che non abbiamo fatto proprio mai.
E dal Financial Times:https://www.ft.com/content/90d28bbc-43c ... 5c97e6fd0b