Scuola, tra lotte, tagli e crolli

Apro un nuovo argomento perché gli altri già attivi hanno preso due filoni specifici (università e scuola primaria).
Qui invece vorrei proporre di discutere in senso piu' ampio.
Quasi tutti converranno che il recente crollo nel torinese mostra che la scuola ha bisogno di fondi, non di tagli.
Ma possiamo distinguere tra spesa (il 97% è per il personale) e investimenti (carenti, se non inesistenti).
Il problema dei fondi della scuola è tutto qui.
Per decenni è stato feudo di potere di un partito politico, che ha spinto per maggiori assunzioni (voto di scambio, io ti assumo, tu e la tua famiglia votate per me) trovando una buona sponda nei sindacati (che mai e poi mai ostacoleranno assunzioni eccessive).
L'equilibrio veniva raggiunto con un grande turn-over, aiutato dalle famigerate baby pensioni (15 anni sei mesi ed un giorno).
Bloccate le baby pensioni nel primi anni '90, la spesa del personale è cresciuta ed è stata ridotta all'osso quella per i sussidi didattici e per gli investimenti (edilizia, ricerca).
Oggi ci sono quindi grandi sprechi nella spesa corrente, legate ad un personale eccessivo (1'350'000 tra docenti e personale amministrativo, tra scuola ed università) e la quota per il finanziamento è inesistente.
Considerate che un personale di 1'350'000 è scarsamente giustificabile anche con 13 milioni e mezzo di studenti.
Gli studenti nell'educazione primaria e secondaria sono quasi la metà; il conteggio per gli studenti universitari è dubbio per via dei fuori corso ma è chiaro che non sono certo sette milioni e mezzo.
Come se ne esce?
Sicuramente con una drastica riforma del personale docente e non docente, che implichi tagli necessari.
Si deve passare dal modello consociativo DC e post-DC (tanto personale, pagato male, che lavora poco) al modello europeo, che in sintesi arriva ad un numero giusto (inferiore), per un orario giusto (in alcuni casi superiore) ed uno stipendio adeguato (superiore).
Da qui emergeranno le risorse per fare investimenti; rinnovare l'edilizia scolastica, laboratori, biblioteche. Per arrivare ad un vero diritto allo studio.
La domanda delle cento pistole è: chi tra Cdl e PD si puo' avvicinare maggiormente alla soluzione europea?
Chi è meno legato da freni e veti sindacali, da tentazioni barricadiere?
Chi ha piu' a cuore la scuola pubblica?
Purtroppo la risposta non è semplice.
Ciao,
Franz
Qui invece vorrei proporre di discutere in senso piu' ampio.
Quasi tutti converranno che il recente crollo nel torinese mostra che la scuola ha bisogno di fondi, non di tagli.
Ma possiamo distinguere tra spesa (il 97% è per il personale) e investimenti (carenti, se non inesistenti).
Il problema dei fondi della scuola è tutto qui.
Per decenni è stato feudo di potere di un partito politico, che ha spinto per maggiori assunzioni (voto di scambio, io ti assumo, tu e la tua famiglia votate per me) trovando una buona sponda nei sindacati (che mai e poi mai ostacoleranno assunzioni eccessive).
L'equilibrio veniva raggiunto con un grande turn-over, aiutato dalle famigerate baby pensioni (15 anni sei mesi ed un giorno).
Bloccate le baby pensioni nel primi anni '90, la spesa del personale è cresciuta ed è stata ridotta all'osso quella per i sussidi didattici e per gli investimenti (edilizia, ricerca).
Oggi ci sono quindi grandi sprechi nella spesa corrente, legate ad un personale eccessivo (1'350'000 tra docenti e personale amministrativo, tra scuola ed università) e la quota per il finanziamento è inesistente.
Considerate che un personale di 1'350'000 è scarsamente giustificabile anche con 13 milioni e mezzo di studenti.
Gli studenti nell'educazione primaria e secondaria sono quasi la metà; il conteggio per gli studenti universitari è dubbio per via dei fuori corso ma è chiaro che non sono certo sette milioni e mezzo.
Come se ne esce?
Sicuramente con una drastica riforma del personale docente e non docente, che implichi tagli necessari.
Si deve passare dal modello consociativo DC e post-DC (tanto personale, pagato male, che lavora poco) al modello europeo, che in sintesi arriva ad un numero giusto (inferiore), per un orario giusto (in alcuni casi superiore) ed uno stipendio adeguato (superiore).
Da qui emergeranno le risorse per fare investimenti; rinnovare l'edilizia scolastica, laboratori, biblioteche. Per arrivare ad un vero diritto allo studio.
La domanda delle cento pistole è: chi tra Cdl e PD si puo' avvicinare maggiormente alla soluzione europea?
Chi è meno legato da freni e veti sindacali, da tentazioni barricadiere?
Chi ha piu' a cuore la scuola pubblica?
Purtroppo la risposta non è semplice.
Ciao,
Franz