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Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda franz il 07/04/2014, 11:52

flaviomob ha scritto:Siamo d'accordo. Si tratta solo di riconoscere con le famiglie di bambini che in seguito ai vaccini (raramente) sviluppano gravi patologie dello sviluppo la verità: cioè che esiste una possibilità che il danno deriva da questo tipo di profilassi ed attivare i risarcimenti, come scrive giustamente Annalu. Credo che uno stato che neghi integralisticamente questo nesso favorisca poi il diffondersi di idee infondate sul web e il panico tra milioni di genitori.

Un attimo. Un sistema sanitario che funziona garantisce (cura e rimborsa) tutte le malattie indipendentemente dalla cause. Qui il discorso sarebbe diverso. Se una medicina ha degli effetti collaterali (rari ma gravi) dovrebbe essere l'azienda farmaceutica a rimborsare il danno, non la collettività. Se il danno grave genera invalidità, lo stato calcola il grado di invalidità e la multinazionale paga le mensilità o annualità previste dalla legge. Eventualmente se c'è contenzioso, la giustizia lo dirime.
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda flaviomob il 07/04/2014, 22:22

Se la vaccinazione è obbligatoria la famiglia non ha possibilità di scelta e se la casa farmaceutica specifica che esiste un rischio (minimo) o la casa farmaceutica o lo Stato (che impone la vaccinazione per legge) devono rimborsare chi ne è danneggiato.


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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda franz il 08/04/2014, 21:09

flaviomob ha scritto:Se la vaccinazione è obbligatoria la famiglia non ha possibilità di scelta e se la casa farmaceutica specifica che esiste un rischio (minimo) o la casa farmaceutica o lo Stato (che impone la vaccinazione per legge) devono rimborsare chi ne è danneggiato.

Riproduco il senso di quanto scritto .... e sparito (forse per un ripristino dei dati)
sono d'accordo solo se chi decide di non vaccinare i figli paga i danni che questi figli non vaccinati possono fare a bambini non ancora vaccinati ed adulti non vacinati perché neti prima dell'adozione di massa del vaccino. E sono danni mille volte superiori.
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda flaviomob il 09/04/2014, 0:20

Se la vaccinazione è obbligatoria, il problema non si pone.
Se è facoltativa significa che lo Stato non la ritiene necessaria e dunque è assurdo pensare di perseguire chi non la esegue. Sarebbe come multare chi contrae l'hiv.


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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda franz il 09/04/2014, 17:49

flaviomob ha scritto:Se la vaccinazione è obbligatoria, il problema non si pone.
Se è facoltativa significa che lo Stato non la ritiene necessaria e dunque è assurdo pensare di perseguire chi non la esegue. Sarebbe come multare chi contrae l'hiv.

La vaccinazione è obbligatoria ma non coatta. Chi non la fa, per libera scelta, mette a rischio gli altri.
Quindi non si tratta di multare chi contrae HIV ma di sanzionare chi sparge l'înfezione (ed infatti nel caso HIV qualcuno un galera è finito) sul piano penale e di poi procedere sul piano civile alle cause per il danno causato.
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda pianogrande il 09/04/2014, 17:55

In effetti, "obbligatoria ma non coatta" è una distinzione molto importante.
Non gli avevo dato la sua giusta importanza.
Coinvolge proprio il principio di responsabilità.
A completamento di questa attribuzione di responsabilità, mancherebbe una efficace azione informativa nei confronti dei cittadini sul pericolo per se stessi e per gli altri insito nella scelta di non fare le vaccinazioni.
Non vorrei che in questa mancata (o non efficace) informativa ci fosse un retropensiero, da parte delle istituzioni, di non prendersi le proprie responsabilità.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda mauri il 11/04/2014, 18:07

e su quest'altra bella notizia cosa dire?
soldi pagati dallo stato, cioè nostri, e la roche rimane impunita?
ci vorrebbe un passaparola per boicottare l'industria farmaceutica
e poi il ministero della salute di quegli anni, non ricordo chi fosse il ministro ben circondato da gonzi o forse furbetti che hanno intascato tangenti, anche questi impuniti?
per fortuna non ci sono state vittime e la perdita è stata solamente di soldi ma è
certo che se le cose vanno così non ci si può fidare del ministero della salute che è preposto alla savaguardia della salute nostra e di conseguenza capisco chi sospetti e diffidi delle campagne sia di vaccinazioni che altre
ciao mauri

ps
l'articolo che segue il primo ha un taglio diverso ma la sostanza non cambia, ma a chi credere? anche chi scrive e da informazioni fasulle e tendenziose andrebbe sanzionato

http://www.centrometeoitaliano.it/milia ... fresh_cens
Miliardi di Euro spesi per il Tamiflu: ecco le conseguenze reali dell’aviaria
Miliardi di Euro spesi per il Tamiflu: ecco le conseguenze reali dell’aviaria 11/04/2014 - Avete letto bene, cari lettori, non è uno scherzo: sono stati spesi fiumi di Euro, tre solo dal nostro governo, per acquistare una tachipirina, un farmaco comune, utilizzato spesso quando vi è un eccessivo livello di febbre o di influenza.

questo articolo ha un taglio diverso ma la sostanza non cambia,

http://www.ilpost.it/2014/04/11/studio- ... a-aviaria/
mauri
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda annalu il 11/04/2014, 19:26

mauri ha scritto:[...]
l'articolo che segue il primo ha un taglio diverso ma la sostanza non cambia, ma a chi credere? anche chi scrive e da informazioni fasulle e tendenziose andrebbe sanzionato

http://www.centrometeoitaliano.it/milia ... fresh_cens
Miliardi di Euro spesi per il Tamiflu: ecco le conseguenze reali dell’aviaria
Miliardi di Euro spesi per il Tamiflu: ecco le conseguenze reali dell’aviaria 11/04/2014 - Avete letto bene, cari lettori, non è uno scherzo: sono stati spesi fiumi di Euro, tre solo dal nostro governo, per acquistare una tachipirina, un farmaco comune, utilizzato spesso quando vi è un eccessivo livello di febbre o di influenza.

questo articolo ha un taglio diverso ma la sostanza non cambia,

http://www.ilpost.it/2014/04/11/studio- ... a-aviaria/

Ovviamente, non essendo un medico (e soprattutto non essendo un epidemiologo) la mia è solo un'opinione personale. Ma nemmeno i giornalisti che scrivono questi articoli mi paiono degli specialisti, e dato che queste "spese pazze" sono avvenute in tutto il mondo, ho il sospetto che un minimo di motivazione ci sia.
Dunque, l'epidemia di aviaria non c'è stata, e i farmaci di cui si è fatta scorta si sono rivelati una spesa inutile: su questo non ci sono dubbi.

Quello su cui insisto, è che forse per gli epidemiologi l'epidemia era possibile e magari probabile (nessuno ci dice quanto probabile, ma mi auguro che qualcuno lo sappia).
In Asia l'aviaria ha colpito un certo numero di persone che vivevano a contatto con uccelli (polli ed altro), alcuni infettati sono morti, e per giunta si sono verificati alcuni casi di contagio da uomo a uomo, che rappresenta il vero pericolo.
Da quello che ho letto, uccelli malati di aviaria sono stati trovati in tutto il mondo, Italia compresa (mi sembra ci sia una stazione di vigilanza veterinaria per l'aviaria a Verona, ma potrei sbagliarmi), ma il sistema di vigilanza è riuscita a bloccarli prima che contagiassero gli allevamenti nostrani.
Che probabilità c'era che il virus superasse le barriere sanitarie, adesso che un viaggio aereo dall'Asia può raggiungere tutto il mondo nel giro di ore?
Nel caso il virus fosse riuscito a diffondersi in occidente, quanti sarebbero stati i probabili contagiati, e quanti di loro sarebbero potuti morire?

Gli epidemiologi, e tanto più gli epidemiologi che svolgono funzioni di vigilanza sanitaria, non parlano e non dicono nulla nemmeno agli amici più cari, perché una notizia non verificata può venir involontariamente diffusa da chiunque, e provocare reazioni inconsulte.
Ma mettiamo il caso che il rischio di epidemia ci fosse sul serio: provate ad immaginare lo scenario di migliaia o milioni di influenzati gravi o gravissimi, con i parenti che si precipitano nelle farmacie per comprare farmaci antinfluenzali, e non li trovano perché le scorte non sono sufficienti?
Il Tamiflu non è più efficace della Tachipirina contro l'aviaria? Ma in farmacia non si troverebbe più una confezione né di Tamiflu né di Tachipirina, e magari nemmeno della solita aspirina ... che potreste prospettare?
Io immagino un attacco alle farmacie simile all'attacco ai forni durante la peste manzoniana.

Di fronte alla possibilità di un simile scenario, penso che qualsiasi governante avrebbe avuto il dovere di scegliere di comprare scorte sufficienti dei farmaci di cui ci sarebbe potuto essere grande richiesta.
I farmaci non sono stati necessari perché l'epidemia è rimasta circoscritta?
Meglio così. Meglio sprecare qualche milione di euro in farmaci che non sono serviti, che assistere impotenti alla morte di milione di persone per mancanza dei farmaci essenziali, con per giunta un costo per la società di miliardi di volte superiore.

Mi sbaglio? Può essere.
Ma da ciò che leggo non ricavo alcun elemento che mi consenta di dare un "giudizio informato".
Pretendo troppo?

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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda franz il 12/04/2014, 9:54

Nemmeno io sono medico ma un diploma di infermiere l'ho conseguito e so che se un paziente ha 40 di febbre per un'infezione virale (non batterica, perché in quel caso a seconda del tipo si ricorre agli antibiotici, che invece nulla fanno ai virus) c'è poco da fare se non cercare di abbassare la febbre ed aiutare il corpo a reagire. In questo caso l'aspirina e la tachipirina vanno bene ed ai miei tempi il tamiflu non c'era. Non lo conosco ma a quanto ho letto hanno lo stesso effetto. Nel 1976 ebbi un caso grave di inflenza in infermeria, con 40 di febbre, forse anche 41 e si lotto' per tenere bassa la febbre, almeno a 38-39, con dosi abbondanti di acetilsaliciico (calcolate dal medico) ed anche caffeina in grammi, per evitare che il calo della febbre avesse ripercussioni sulla pressione. In piu' il classico rinfrescamento con panni umidi freschi sulla fronte, tutta la notte. Tutta roba che possiamo definire di efficacia "modesta" contro il virus ma ricordo che il giorno dopo il paziente ci ringrazio' tutti per le cure date, ora che era tutto passato.
A quanto scritto da annalu aggiungo: c'erano alternative? C'erano farmaci in grado di contrastare quel virus? No, ricordo benissimo che allora si disse che non c'era nulla ed al massimo si poteva usare il tamiflu, con l'unico scopo di arginare un po' l'infezione. Ora sappiamo che l'efficacia era modesta (non nulla) ma rimane il fatto che non c'erano alternative e chi ha la responsabilità di organizzarsi per gestire una possibile pandemia altro non poteva fare che fare scorte dell'unico prodotto che poteva fare qualche cosa.
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Re: Le multinazionali del farmaco danneggiano i cittadini

Messaggioda annalu il 12/04/2014, 18:15

Per coerenza, dopo aver speso qualche parola in favore del Tamiflu, scopro l'esistenza di un vero enorme problema dietro la sperimentazione farmacologica.
Escludendo le esagerazioni (il Tamiflu non è soltanto un farmaco inutile spacciato per miracoloso, un finto antidoto per una finta pandemia) sulle quali ho già espresso la mia opinione, il problema della sperimentazione farmacologica è un problema che va affrontato molto seriamente.
La sperimentazione scientifica in genere - e tanto più quando riguarda la salute - deve essere assolutamente pubblica e trasparente. La ricerca clinica deve essere condotta da strutture, enti e persone che possano dimostrare l'assenza di conflitti di interesse, e le metodiche devono essere pubbliche, in modo da poter essere verificabili.
Derogare da queste regole basilari può avere conseguenze gravissime su tutta la popolazione portando, come conseguenza collaterale - non prevista ma non per questo meno grave - la sfiducia in tutta la scienza in generale e in quella farmacologica in particolare.

Quello che mi preoccupa, è che chi si batte per cause giuste - come una maggiore trasparenza della ricerca farmacologica - spesso a sua volta non usa sistemi trasparenti, e confonde problemi serissimi (appunto, la trasparenza della ricerca) con forme alternative di disinformazione, come il negare il pericolo di epidemie o peggio, l'inutilità dei vaccini.

Riporto questo articolo de Il Fatto di oggi. Non contraddice nulla di ciò che ho affermato nei post precedenti ma evidenzia il problema gravissimo della scarsa trasparenza degli studi clinici farmacologici.
Il limite dell'articolo è quello di confondere questo problema con quello - non meno grave - dei pericoli delle potenziali epidemie.

Farmaci e studi clinici: lo scandalo Tamiflu e il silenzio della Roche
La Roche può ancora tenere segreti gli studi a supporto del Tamiflu, che ha comportato una spesa inutile di 2,62 miliardi di euro solo nel 2009. Gettando un'ombra su tutto il mercato dei farmaci
di Chiara Daina | 12 aprile 2014

Il Tamiflu non è soltanto un farmaco inutile spacciato per miracoloso, un finto antidoto per una finta pandemia (l’aviaria nel 2006 e tre anni dopo la “suina”) e un investimento dei governi del mondo che si è rivelato uno spreco colossale – solo nel 2009 sono state comprate confezioni per 2,64 miliardi di euro – per fare felice Roche, la multinazionale svizzera che lo produce. Il caso dell’antivirale salito ai tristi onori della cronaca è anche una lente di ingrandimento su un problema enorme: la non trasparenza degli studi clinici, quelli che servono all’industria per capire se un farmaco è sicuro per la nostra salute o no, se apporta benefici e quali sono i suoi effetti collaterali. La maggior parte di questi dati sono tenuti nascosti, non sono di dominio pubblico, neanche le agenzie regolatorie del farmaco li possono avere. È l’azienda che decide quali informazioni rendere note e quali invece è meglio tacere (cioè i risultati sfavorevoli).
Ben Goldacre, medico inglese, autore del best seller Bad Pharma, in cui documenta tutti gli inganni e le manipolazioni utilizzate dalle case farmaceutiche per dimostrare la validità del farmaco, è il promotore della campagna AllTrials per la registrazione pubblica dei trial clinici. Un passo in avanti è stato fatto. Il 2 aprile il Parlamento europeo ha approvato il regolamento sulla registrazione dei trial clinici. Perché diventi legge serve l’approvazione del Consiglio europeo dei ministri, attesa il 14 aprile. Questo significa che avremo un database Ema (Agenzia del farmaco europea) che raccoglierà tutti i test scientifici (rtc: randomized controller trial) condotti nell’Unione europea e i relativi risultati. Anche se il nuovo regolamento riguarderà solo gli studi fatti a partire dal 2014. Quindi dei farmaci usciti sul mercato 15 anni fa – in pratica quasi tutti quelli che abbiamo a disposizione – la documentazione come si deve ce la scordiamo.
Altro successo: a gennaio la campagna AllTrials ha lanciato il portale ClinicalStudyDataRequest.com fatto apposta per i ricercatori che vogliono accedere ai dati degli studi clinici a livello dei singoli pazienti. GSK, Roche, Boeringer Ingelheim, Sanofi e Viiv Healthcare sono le aziende farmaceutiche che finora hanno accettato di condividere i dati. Si spera che anche le altre facciano altrettanto prima o poi.
A proposito del Tamiflu, Goldacre ha rivelato i retroscena della vicenda in un articolo uscito sulGuardian il 10 aprile. Sintetizzo alcuni passaggi che vale la pena sapere.
Un pediatra giapponese, Keiji Hayashi, lascia un commento sul sito online del gruppo Cochrane(14 mila medici e ricercatori indipendenti che difendono la trasparenza dei dati scientifici nel campo medico e farmaceutico) in cui spiega che la presunta utilità del Tamiflu si basa su un riassunto di dieci studi clinici elaborato dalla stessa industria che lo produce, la Roche. Ma di questi dieci test, soltanto due sono disponibili nella letteratura scientifica. Degli altri otto le uniche informazioni che si hanno sul metodo usato sono riconducibili al riassunto fatto in casa. E questo non è abbastanza credibile.
Cochrane chiede alla Roche di inviargli i dati mancanti. Roche accetta a patto che la Cochrane reviews, la rivista online del gruppo, firmi un accordo informale che la obblighi a non riferire niente ai lettori. I termini dell’accordo non sono discutibili. Tom Jefferson, il responsabile di pneumologia dell’organizzazione, chiede alla Roche perché c’è bisogno di sottoscrivere un contratto ma non riceve risposta.
Nel 2009 Roche invia sette documenti, di una dozzina di pagine ciascuno, con gli estratti dei dieci studi clinici precedentemente riassunti. Ma è ancora troppo poco: le richieste di Cochrane continuano a rimanere disattese.
Cosa si evince intanto? Che il campione di cavie umane che hanno partecipato agli studi clinici non è abbastanza rappresentativo. E negli esperimenti in “doppio cieco” – quando né il dottore né il paziente dovrebbero sapere se si è assunto il placebo o il farmaco – la pillola placebo e quella vera hanno colori diversi. E ancora più strano è che la diagnosi di polmonite sia fatta personalmente dai pazienti senza neanche un esame medico che lo accerti. Infine, la “terza fase” – quella determinante per la validità o meno del farmaco – non viene pubblicata. [Ma il farmaco è entrato lo stesso nel mercato, comprato e utilizzato]
L’anno scorso Roche finalmente fornisce a Cochrane le informazioni richieste. Risultato: di nuovo, non ci sono dati sufficienti per dimostrare che il Tamiflu avrebbe potuto ridurre il numero di morti. Al massimo avrebbe potuto ridurre i sintomi per qualche ora ma con un alto costo in termini di effetti collaterali. Per esempio, se un milione di persone prende il Tamiflu, 45 mila accusano la nausea, 31 mila il mal di testa e 11 mila stati di ansia. Roche nega questa conclusione ma senza spiegare il perché: un caso?
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