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Da senzatetto a programmatore in 4 settimane

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Da senzatetto a programmatore in 4 settimane

Messaggioda franz il 07/10/2013, 17:20

La storia del pesce e dalla canna da pesca, in chiave moderna.


la prima app dopo 4 settimane
Il clochard che ha scelto di imparare il codice Java

L’esperimento di un programmatore che ha proposto a Leo
se avere 100 dollari subito oppure di insegnarli il mestiere


MILANO - Un programmatore di software di New York ha messo un senzatetto davanti a una scelta: ti do 100 dollari subito oppure ti insegno a programmare. Quattro settimane più tardi era pronta la prima app di Leo.

PATRICK E LEO - La storia del ventitreenne Patrick McConlogue e di Leo, clochard stazionario sul fiume Hudson, potrebbe essere un bel racconto tratto da un libro di fiabe. E per moltissimi lettori online è così. Più scettici invece alcuni blogger americani e siti di tecnologia. In effetti, si possono trovare dei punti discutibili nell’esperimento realizzato dal giovane programmatore di Manhattan. Il progetto potrebbe essere una grande campagna pubblicitaria, che diventa virale, o solamente un’occasione per McConlogue per farsi conoscere. Oppure è solo una bella storia che va la pena raccontare. Ma andiamo con ordine.

Il «CANDIDATO» - Patrick McConlogue è un giovane programmatore che vive e lavora a New York. Sulla strada per andare al lavoro s’imbatte ogni mattina nel senzatetto Leo. Patrick capisce subito che lui è diverso dalla maggior parte degli altri clochard: sembra sobrio e ben curato. Scrive sul suo blog di aver notato come, ad esempio, si tenesse in forma facendo le flessioni in strada. Era insomma il candidato ideale per il suo «esperimento». Una mattina di metà agosto Patrick McConlogue decide perciò di fermarsi davanti al clochard per fargli due proposte: «O ripasso domani mattina e ti do 100 dollari in contanti, oppure ti porto tre libri per la programmazione in Java, un portatile usato e per un’ora al giorno t’insegno come funziona il linguaggio di programmazione». Leo sceglie la seconda opzione.

SFIDA - Ebbene, fedele al principio di Confucio («Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita») Patrick da quel giorno ha iniziato ad impartire lezioni di Java al clochard. «Con 100 dollari vado avanti per quattro giorni, forse anche una settimana», ha raccontato Leo in un’intervista col portale Business Insider. «Inoltre, non è che non abbia il tempo per seguire queste lezioni».

JOURNEYMAN - Il ragazzo ha dunque regalato a Leo un Samsung Chromebook 3g, un caricabatterie a energia solare e tre libri di Javascript, ognuno con un diverso livello di difficoltà. Dopo quattro settimane di lavoro ecco quasi pronta la prima app. Si tratta di un’applicazione sul riscaldamento globale e il cambiamento climatico. I due non hanno per il momento voluto rivelare altri dettagli. Nel frattempo, con lo pseudonimo di «Journeyman», il senzatetto ha creato anche una sua pagina Facebook (con quasi 30mila fan) e una sul web. Ciò nonostante, sono certi: è stata una storia di successo. Ed è nata un’amicizia. Prima di incontrare Patrick, Leo non aveva alcuna nozione d’informatica. Per lui il termine «coding» (programmazione) si riferiva a qualcosa da mettere sul dessert («coating»). Come spesso accade, della vicenda hanno parlato dozzine di siti d’informazione. Non sono mancate le critiche, soprattutto da coloro che si occupano di tecnologia: «Risolto il problema dei barboni», titola sarcastico Valleywag. Non si capacita dell’idea nemmeno Wonkblog, il blog del Washington Post: «Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a programmare e sei una specie d’idiota».

07 ottobre 2013 www.corriere.it
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Re: Da senzatetto a programmatore in 4 settimane

Messaggioda pianogrande il 08/10/2013, 12:33

Prima di leggere l'articolo pensavo che i 100 dollari se li fosse, in qualche modo, guadagnati.
Così come è andata mi sa tanto di bella idea pubblicitaria.
Un colpo di fortuna che non capita a tutti.
Un "sogno americano" un po' pilotato.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Da senzatetto a programmatore in 4 settimane

Messaggioda franz il 08/10/2013, 12:54

pianogrande ha scritto:Un colpo di fortuna che non capita a tutti.
Un "sogno americano" un po' pilotato.

C'è da un lato la fortuna (nell'incontrare chi fa una proposta del genere) e dall'altro sicuramente abilità ed impegno, perché scrivere applicazioni è piu' impegnativo che scivere stupidate su un blog tipo «Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a programmare e sei una specie d’idiota». Mi pare che Leo abbia dimostrato piu talento di Wonkblog.
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Re: Da senzatetto a programmatore in 4 settimane

Messaggioda franz il 08/10/2013, 13:08

Anche noi ci diamo da fare.
Torino: storia di Rachid, dagli accendini venduti sotto la facoltà a dottore in ingegneria
Khadiri Abdelmoula, 26, anni, è un neo-laureato al Politecnico: ha studiato per anni sempre lavorando per strada

Khadiri Abdelmoula (al centro con il certificato di laurea)Khadiri Abdelmoula (al centro con il certificato di laurea)
Quando è arrivato in Italia dal Marocco, Rachid era un bambino magro e timido con due occhi scuri dolcissimi. Aveva undici anni. Come i suoi fratelli, vendeva braccialetti e accendini davanti a Palazzo nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino.

DOTTORE - Oggi, quel bambino è diventato il dottor Khadiri Abdelmoula. Un dottore in ingegneria civile neo-laureato al Politecnico con una tesi sul grafene. Parla con un marcato accento piemontese e sorride mentre gli occhi luccicano di gioia: «Qui ho trovato un’accoglienza forte. E’ merito degli italiani e dei piemontesi se ho raggiunto questo traguardo». Rachid oggi ha 26 anni e da quando ne aveva 14 è la mascotte degli studenti torinesi. In cappotto blu e kefia al collo, era impossibile non essere fermati da lui se si camminava nella zona universitaria. «Buongiorno dottoressa, compra un braccialetto. Rosso porta amore, giallo soldi, verde speranza». Come il fratello maggiore, che è stato addirittura insignito dall’ex sindaco Sergio Chiamparino del «Premio torinese dell’anno» per la sua popolarità e la sua loquacità, Rachid negli anni ha imparato non solo l’italiano ma anche il dialetto piemontese. Persino i docenti non potevano trattenere il sorriso quando li esortava ad acquistare la sua merce. «Professore, non faccia il tirchio. Lei guadagna tremila euro al mese, suvvia, dia un piccolo contributo».

L’INFANZIA - Quando ha lasciato Khouribga, paese di 170mila abitanti tra Marrakech e Casablanca, Rachid non aveva nemmeno undici anni. I suoi genitori facevano gli agricoltori. «Io volevo cercare una vita migliore», racconta. «Le condizioni economiche là non erano un gran che. Così, sono partito per l’Italia. Per il motivo per cui lo fanno tanti altri che cercano un destino migliore». A Torino Rachid ha trovato una rete di familiari che lo hanno accolto e cresciuto: due fratelli maggiori, vari cugini e connazionali. Quasi tutti ambulanti. E ha trovato nuovi amici tra gli studenti di lettere e filosofia. «Ho fatto diversi lavori, tra cui quello di vendere fazzoletti e accendini. Mi sono diplomato all’istituto tecnico Avogadro. Dopo il diploma però, non riuscivo a trovare un lavoro migliore di quello che facevo. Così, visto che mi piaceva studiare e dato che i miei familiari volevano che continuassi, mi sono iscritto al Politecnico».

LAVORO - Rachid per anni ha venduto braccialetti e studiato alternando lezioni quotidiane al Politecnico, che ha rigorosamente frequentato, e incursioni in centro per vendere portafortuna. «E’ stata una salita ripida ripida. Adesso me ne rendo proprio conto. Lavoravo di giorno, mi arrangiavo come potevo per guadagnare e studiavo di sera. Ho molti amici che mi hanno aiutato. Devo dire grazie a loro». «Ma dove si trova il tempo per lavorare, imparare l’italiano e studiare ingegneria, una delle discipline universitarie più complesse?». «Semplice – risponde Rachid – io davo priorità alle lezioni. Seguendo quelle, il 50% del lavoro se non di più era già fatto. Dopo il lavoro, col tempo che mi rimaneva studiavo». Rachid adesso vuole continuare. E’ pronto per inseguire il suo prossimo obiettivo: la laurea specialistica quinquennale. «Mi aspettano altri due anni di studio. La priorità ora è concludere. Il mio sogno è fare l’ingegnere. E spero di trovare un lavoro già in questi due anni, qualcosa di più vicino ai miei studi. Anche un part time. Mi metterò subito a cercare».

SUBSONICA - A fare il tifo per lui, durante la discussione della tesi in Aula magna al Politecnico di Torino, c’era un amico speciale. Max Casacci dei Subsonica, celebre gruppo musicale torinese . «Per noi Rachid è come un fratello» spiega Casacci. “Conosco lui e i suoi fratelli, soprattutto Abdul, perchè da anni li vedevo girare in piazza Vittorio, dove abito. Un giorno ho chiesto a Rachid: “Ma dimmi la verità, quando vedi in giro i tuoi professori del Politecnico, mentre vendi accendini, cosa fai?” . Lui mi ha confidato, con un’infinita tenerezza, che si nascondeva. Dietro i portici, le auto e i bidoni. Oggi gli ho detto: “Bravo Rachid, oltre che “marochin”, ora sei pure nerd! Mi hai fatto tanto emozionare».
08 ottobre 2013 www.corriere.it
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