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Clima: scontri Italia-UE

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda franz il 18/10/2008, 12:07

# Clima, Brunetta rilancia la polemica
"Il piano dell'Europa è folle"
# Rifkin: "Roma ha sbagliato rotta
solo il business verde ci può salvare"
# Clima, è scontro tra la Ue e l'Italia
Napolitano: "Rispettare l'ambiente"
# Clima, Sarkozy: "Si va avanti"
Merkel: "Accordo entro dicembre"
# Clima, l'Europa vuole andare avanti
ma Roma e Varsavia minacciano veto
# Clima, Barroso dice no all'Italia
"Gli obiettivi Ue non si toccano"
# L'Europarlamento resiste al primo assalto
confermati i tagli alle emissioni di CO2
# Entro il 2020 più operai che alla Fiat
l'altra faccia dell'industria verde
# Via libera dall'Ue al piano sul clima
confermati gli obiettivi 20-20-20
# Intesa europea su energia e clima
rinnovabili obbligatorie, sì al nucleare
# Clima, l'Europa taglia i gas serra
energie rinnovabili, accordo vicino



Dopo lo scontro di ieri, il ministro della Funzione pubblica torna all'attacco dell'Unione europea
"Vogliamo controlli di tipo ambientale che non uccidano le nostre imprese e le nostre famiglie"

Clima, Brunetta rilancia la polemica
"Il piano dell'Europa è folle"


UDINE - "L'Europa ha poco da bacchettare". Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta interviene a gamba tesa nella polemica tra il governo e l'Unione europea sul clima e gli interventi per contenere le emissioni di anidride carbonica.

"E' una follia", tuona Brunetta parlando a Buttrio in provincia di Udine dove partecipa a una convention all'università. "L'Italia bene ha fatto a rallentare i processi decisionali anche perché sarebbero costati dieci miliardi di euro in più al 2020. Non ce lo possiamo permettere e non è giusto. Noi vogliamo un ambiente pulito. Vogliamo controlli di tipo ambientale - ha concluso Brunetta - che non uccidano però le nostre imprese e le nostre famiglie".

E' scontro tra Italia ed Unione europea sul pacchetto climatico. Ieri il commissario Ue all'Ambiente, il greco Stavros Dimas, si è detto "allibito" per l'ostruzionismo del premier Silvio Berlusconi nel recente summit europeo di Bruxelles. Per Dimas, infatti, "l'Italia è uno dei paesi che probabilmente farà l'affare migliore". E subito si è scatenato il balletto delle cifre su quanto costerà al Belpaese l'attuazione della strategia che dal 2012, quando decadrà il protocollo di Kyoto, dovrebbe permettere all'Europa di abbattere le emissioni di gas ad effetto serra.

L'anno scorso i leader europei hanno deciso che entro il 2020 il Vecchio continente dovrà tagliare il 20% del CO2 sprigionato nell'atmosfera, aumentare l'incidenza delle fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Da allora la Commissione europea ha stilato le proposte legislative che in settimana sono tornate sul tavolo dei capi di Stato e di governo dei 27. Con Italia e Polonia che - dopo avere minacciato il veto se non avessero ottenuto una serie di modifiche - sono riuscite a riaprire la discussione rimandando tutto a dicembre.

Se il presidente del Consiglio italiano ieri calcolava che il prezzo per ridurre l'emissione di CO2 sarà di 18 miliardi all'anno (mercoledì erano 25 miliardi), per il commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, i numeri forniti da Roma "sono completamente al di fuori di ogni proporzione": i costi per l'Italia sarebbero compresi tra i 9,5 e i 12,3 miliardi. Anzi, la rivoluzione verde "creerà nuovi posti di lavoro (0,3%), spingerà l'innovazione e darà sicurezza energetica".

Secca la replica del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, secondo cui prima di parlare il commissario "dovrebbe rileggere le cifre, che oltretutto sono della Commissione". Per Roma, i costi del pacchetto metteranno in ginocchio il nostro sistema produttivo. Equilibrato l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha richiamato la necessità di tutelare l'ambiente, anche se "la sua tutela non deve essere scollegata dalle esigenze di sviluppo economico".

(18 ottobre 2008)
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda franz il 18/10/2008, 12:09

Rifkin: "Roma ha sbagliato rotta
solo il business verde ci può salvare"

di ANTONIO CIANCIULLO

"La posizione del governo italiano rischia di trascinare l'Europa verso l'abisso. Berlusconi ha lo sguardo volto al passato, vede e pensa alla vecchia economia: ma su quella strada non c'è scampo perché la crisi ha una dimensione non affrontabile con i parametri tradizionali. Per salvarsi bisogna innovare, rilanciare, scommettere sul futuro". Jeremy Rifkin, il teorico americano della nuova Europa, guarda a Bruxelles come all'unico motore capace di trainare il mondo fuori dal pantano della grande crisi.

L'Italia sostiene che il costo della battaglia per la stabilizzazione del clima è troppo alto, che la difesa dell'ecologia affonda l'economia.

"E' vero esattamente il contrario: solo il green business è in grado di far ripartire l'economia perché non siamo di fronte a una difficoltà congiunturale ma al passaggio tra due ere. Un momento molto simile al 1929, anche se stavolta è peggio: allora c'era una crisi economica, oggi si sommano tre diverse crisi. La crisi del sistema creditizio, la crisi energetica e la crisi provocata dal riscaldamento globale. Però un'analogia con il 1929 c'è ed è fondamentale perché dà il segno del tempo che viviamo. Il '29 corrisponde al passaggio tra la prima e la seconda rivoluzione industriale, tra il vapore e l'elettricità. E' stata una rivoluzione profonda che ha causato grandi sommovimenti sociali e la seconda guerra mondiale".

Stavolta cosa sta cambiando?
"Stiamo passando dalla seconda alla terza rivoluzione industriale. Quello che si è appena aperto è il secolo di Internet e dell'energia dolce prodotta nei quartieri, nelle case. Passiamo da un modello centrato sulle autostrade a uno centrato sulle superstrade dei bit. Non comprendere il senso di questo cambiamento significa esserne tagliati fuori".

Questa crisi mette paura, tende a rallentare lo slancio.

"Chi deve saltare e si ferma a metà del salto in genere fa una brutta fine. La seconda rivoluzione industriale è arrivata a fine corsa, al capolinea. Per ripartire ci vuole visione del futuro".

Il governo italiano sottolinea la necessità di difendere i posti di lavoro, di non esporre i bilanci industriali a investimenti onerosi.

"Ma le conoscono le proiezioni? In Europa le fonti rinnovabili creeranno un milione di nuovi posti di lavoro. Senza calcolare la crescita negli altri pilastri della terza rivoluzione industriale: l'edilizia avanzata, l'idrogeno, le reti intelligenti".

Quindi lei considera irrinunciabile l'obiettivo 20, 20, 20?
"Il più convinto sponsor di questa strategia è il commissario europeo all'industria, qualcosa vorrà dire... Questo obiettivo è la spinta che può far ripartire l'economia globale, rinunciare vuol dire condannare il mondo a una recessione violenta. E in questa partita l'Europa ha già una posizione di leadership. Non sono stati gli Usa, non è stata la Cina, non è stata l'India, non è stato il Giappone a imporre sullo scenario mondiale il legame tra la battaglia per la difesa del clima e l'innovazione tecnologica".

Investire tanto sul futuro non significa trascurare il presente?
"Bisogna adottare la strategia del doppio binario perché una transizione energetica come quella che stiamo vivendo richiede decenni. Da una parte si fa i conti con quel che c'è: bisogna minimizzare i danni degli impianti a combustibile fossile e delle centrali nucleari. Dall'altra servono massicci investimenti pubblici e privati per spingere verso le rinnovabili, l'idrogeno, le costruzioni avanzate, le reti intelligenti".

Berlusconi si è fatto interprete di umori largamente diffusi nel mondo industriale.
"Quale mondo industriale? Durante le stagioni del cambiamento ci sono sempre i nostalgici, quelli che rimpiangono il vecchio. Difficilmente sono loro a guidare il nuovo. Il 24 ottobre a Washington abbiamo organizzato una riunione a cui parteciperanno 60 presidenti, amministratori delegati e leader delle più importanti industrie a livello globale nei settori strategici: le fonti rinnovabili, l'edilizia avanzata, i trasporti a basso impatto ambientale, le reti intelligenti".

Qual è l'obiettivo?
"Si creerà un think tank per mettere a fuoco la strategia necessaria a dare respiro alle politiche ambientali legando la difesa degli ecosistemi alla crescita economica. Dobbiamo misurarci con i prossimi appuntamenti internazionali sul clima: l'imminente conferenza di Poznan, in Polonia, e quella del 2009 a Copenaghen. Serve un nuovo approccio: non più solo target in negativo ma obiettivi in positivo. Non solo dire a ogni paese quanto deve tagliare le emissioni, ma chiedere a ognuno di realizzare una certa quantità di case super efficienti, di centrali rinnovabili, di celle a combustibile, di trasporti avanzati. In questa prospettiva stare fuori dalla scommessa sul clima significa stare fuori dall'economia vincente".

(18 ottobre 2008)
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Arimortis ....

Messaggioda franz il 18/10/2008, 16:18

Dopo lo scontro di ieri, l'Italia prepara una tabella di marcia per i colloqui di Bruxelles
Stop per 12-15 mesi, analisi dei costi, approvazione del pacchetto con riserva

Clima, il governo alla Ue
"Fermiamo tutto per un anno"
Il commissario Dimas: "Lunedì ne parleremo". Brunetta: "Non uccidano le imprese"

UDINE - Sul clima, il governo italiano chiede una proroga. Dopo la feroce polemica tra l'Italia e l'Unione europea sugli interventi per contenere le emissioni di anidride carbonica, Roma propone di congelare la discussione per dodici mesi: "Assicurare un'analisi costi-efficacia nei prossimi 12-15 mesi; approvare a dicembre il pacchetto con una clausola di "revisione" che preveda l'aggiustamento delle misure in relazione ai risultati dell'analisi costi-efficacia da effettuare nel corso del 2009".

Se ne parlerà lunedì a Bruxelles. Il commissario Ue all'Ambiente, il greco Stavros Dimas, ha annunciato che incontrerà i rappresentanti del governo italiano la prossima settimana. Dopo lo scontro di ieri, Dimas, "allibito" per l'ostruzionismo del premier Silvio Berlusconi, ora tenta la mediazione.

La Commissione Ue, ha sottolineato uno dei portavoce della Commissione Ue, Jens Mester - è "consapevole che alcuni stati membri hanno preoccupazioni, ma è anche fiduciosa che un accordo complessivo verrà trovato entro dicembre senza indebolire il livello generale di ambizione del pacchetto".

Ma da Roma giungono le parole del presidente del Senato Renato Schifani che avvalora la posizione del governo italiano e avverte: la tutela dell'ambiente va in secondo piano quando il mondo finanziario subisce una crisi economica come quella che sta vivendo in queste settimane: "Consapevole del pericolo che incombe sull'economia reale - spiega Schifani - l'Europa trovi una sintesi su temi altrettanto importanti, come quello della tutela dell'ambiente, ma sicuramente meno emergenziali rispetto alla crisi finanziaria e al rischio di recessione''.

A differenza del capo dello Stato Napolitano che aveva avvisato della necessità di tenere conto dell'ambiente, il ministro Brunetta entra nella discussione a gamba tesa. "E' una follia", tuona il ministro della Funzione pubblica parlando a Buttrio in provincia di Udine dove partecipa a una convention all'università. "L'Italia bene ha fatto a rallentare i processi decisionali anche perché sarebbero costati dieci miliardi di euro in più al 2020. Vogliamo controlli di tipo ambientale - ha concluso Brunetta - che non uccidano però le nostre imprese e le nostre famiglie".

Motivo del contendere è la decisione dei leader europei di tagliare il 20% di anidride carbonica rilasciata nell'atmosfera entro il 2020 aumentando l'incidenza delle fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Da allora la Commissione europea ha stilato le proposte legislative che in settimana sono tornate sul tavolo dei capi di Stato e di governo dei 27 con Italia e Polonia che hanno minacciato il veto se non avessero ottenuto una serie di modifiche.

Se il presidente del Consiglio italiano ieri calcolava che il prezzo per ridurre l'emissione di CO2 sarà di 18 miliardi all'anno (mercoledì erano 25 miliardi), per il commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, i numeri forniti da Roma "sono completamente al di fuori di ogni proporzione": i costi per l'Italia sarebbero compresi tra i 9,5 e i 12,3 miliardi. Anzi, la rivoluzione verde "creerà nuovi posti di lavoro (0,3%), spingerà l'innovazione e darà sicurezza energetica".

(18 ottobre 2008)
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Ci risiamo. Siamo bravissimi a firmare per primi protocolli ed accordi,
per poi lasciarli sulla carta inattuati e fare retromarcia alle prime difficiltà
appena ci viene reso conto delle nostre inadempienze.


Franz
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Re: ...e un calcio agli incentivi

Messaggioda mauri il 18/10/2008, 20:05

ed è solo l'inizio...
mauri

24ore - Ambiente
http://www.repubblica.it/news/ambiente/ ... 05281.html


Taglio agli incentivi del 55% per rinnovabili in edilizia, 09:36
E’ stata la Commissione Ambiente della Camera a interrompere gli incentivi. Dopo le dichiarazioni di Bruxelles (sì alle riduzioni di CO2, ma non adesso), questa votazione dimostra qual è in realtà la vera politica ambientale-energetica di questo governo e della maggioranza di questo parlamento

Addio agli sgravi fiscale sull'utilizzo di fonti rinnovabili e il risparmio energetico in edilizia. Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente del governo ombra del Pd, e Raffaella Mariani, capogruppo del partito democratico in commissione Ambiente, hanno criticato la posizione della maggioranza.
“Una misura che senza alcun onere per le casse dello Stato portava notevoli benefici alle famiglie, alle imprese e dava un contributo al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto – hanno ribadito Realacci e Mariani – La maggioranza, con un atteggiamento miope e arrogante ha dimostrato l'incapacità di mettere in atto politiche concrete per rilanciare il paese e il futuro degli italiani. Quello che è avvenuto oggi in commissione Ambiente della Camera è un fatto gravissimo”, hanno accusato Realacci e Mariani – Non ha alcun senso aver bocciato una misura che aveva notevoli vantaggi da molti punti di vista”.
E nella loro nota Realacci e Mariani elencano chi si giovava e avrebbe potuto giovarsi dell'incentivo soppresso: “Per le tasche dei cittadini che sceglievano di costruire o ristrutturare le proprie case con criteri di risparmio energetico e impiegando fonti rinnovabili; per la piccola e media impresa che in questi settori trova occasione di rilancio; per migliorare la qualità e l'efficienza del patrimonio edilizio del paese; per ridurre i consumi energetici delle famiglie e quindi alleggerire i costi delle bollette; per dare un contributo al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e alla lotta ai mutamenti climatici”.
mauri
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda franz il 20/10/2008, 17:25

Ecco perché la posizione italiana sul clima ha fatto infuriare i partner europei
Violato da Berlusconi un dogma dell'Ue rischiando anche di ottenere condizioni più svantaggiose

E il Cavaliere disse ai premier europei
"L'accordo non mi piace, l'ha firmato Prodi"
dal nostro corrispondente ANDREA BONANNI

BRUXELLES - "Questo accordo non mi sta bene. Del resto non sono stato io a firmarlo ma il mio predecessore, Romano Prodi". La frase pronunciata da Silvio Berlusconi al vertice dei capi di governo mercoledì scorso per giustificare l'opposizione dell'Italia al pacchetto sulla riduzione delle emissioni tossiche proposto dall'Unione europea, ha fatto infuriare non pochi dei suoi interlocutori. Per tre motivi.

Il primo è che viola uno dei dogmi europei, cioè che ogni governo si fa carico delle decisioni prese dal governo precedente. Non essendoci guerre o rivoluzioni ma un normale avvicendamento democratico, in Europa si dà per scontato il principio della continuità statuale.

Il secondo motivo è che il governo Berlusconi ha confermato a più riprese il proprio accordo di massima sul pacchetto clima, varato dai capi di governo nel marzo 2007 ma poi regolarmente riconfermato ad ogni successivo vertice europeo, in media ogni tre mesi. Senza contare le numerose riunioni dei ministri competenti che avrebbero potuto sollevare obiezioni di merito già da gennaio scorso, quando la Commissione presentò i dettagli dell'accordo, e si sono invece svegliati solo all'ultimo momento.

Il terzo motivo è che, agli occhi della Commissione e degli altri governi europei, proprio grazie a Prodi, che venne apposta a Bruxelles per negoziare discretamente la questione, l'Italia ha già ottenuto condizioni di estremo favore che molti Paesi ci invidiano e che al tempo fecero arrabbiare parecchie cancellerie.

Per capirlo, occorre fare un po' di conti. L'accordo di principio varato nel marzo 2007 prevede che l'Unione tagli le emissioni di gas a effetto serra del 20 per centro entro il 2020. L'onere necessario a raggiungere questa cifra varia però da Paese a Paese ed è stato attribuito dalla Commissione in base ad alcuni parametri oggettivi, tra cui quello del Pil nazionale. Ma occorre tener presente che il nuovo pacchetto è solo la continuazione del protocollo di Kyoto, che già impegnava i governi a ridurre le emissioni di ciascun Paese entro il 2010 rispetto ai livelli del 1990. Ora l'Italia, in base agli accordi di Kyoto, avrebbe dovuto tagliare la propria quota del 6,5 per cento. Ma, negli anni del berlusconismo imperante, mentre altri Paesi come la Germania o la Gran Bretagna prendevano misure adeguate a raggiungere i tagli concordati, l'Italia invece che ridurle ha aumentato le proprie emissioni di un ulteriore 7 per cento.

Entro il 2010, dunque, dovremmo abbattere le emissioni del 13 per cento già per rispettare gli accordi di Kyoto. Il nuovo pacchetto proposto dalla Commissione ci chiede invece di tagliare i nostri gas del 13 per cento entro il 2020. E lo fa partendo dal livello delle emissioni del 2005 e non del 1990. Poiché l'Italia è uno dei pochi paesi che, nonostante Kyoto, hanno aumentato le loro emissioni, ci troviamo dunque decisamente favoriti. E' meglio infatti avere un tetto pari all'87 per cento di un volume di emissioni elevato, come quello del 2005, che un volume più basso, come era quello del 1990.

Ieri Berlusconi ha voluto negare di aver posto l'Italia in una situazione di isolamento, spiegando che "altri nove" Paesi sono sulla sua stessa posizione. Questa considerazione è formalmente vera, ma sostanzialmente falsa. E' vero cioè che tutti o quasi i Paesi dell'Est europeo, che hanno ereditato un sistema industriale antiquato e sono spesso stati costretti dalla Ue a chiudere centrali nucleari obsolete, si trovano in serie difficoltà a rispettare i termini del pacchetto energia e dunque preferirebbero rimetterlo in discussione.

Ma, a parte ogni considerazione circa la convenienza politica di allineare l'Italia sulle posizioni dei paesi più regrediti d'Europa, è assolutamente falso che le nostre esigenze e quelle dei governi dell'Est coincidano. Anzi, sono diametralmente opposte. Paesi come la Polonia e i suoi vicini, infatti, si battono tenacemente per mantenere come livello di riferimento nello stabilire il tetto delle emissioni, gli standard del 1990, e non quelli del 2005. Il motivo è semplice. Nel '90 questi paesi erano ancora inseriti in una economia paleoindustriale di tipo sovietico e avevano livelli di emissioni tossiche elevatissimi. Dopo la caduta dei regimi comunisti ebbero un tracollo nella produzione industriale da cui cominciarono lentamente a riprendersi solo agli inizi del nuovo secolo. Per loro, dunque, ridurre le emissioni rispetto a quelle già basse del 2005 comporta un onere molto superiore che se dovessero prendere come riferimento le emissioni molto elevate del 1990. Esattamente il contrario dell'interesse italiano.

Riaprire radicalmente il vaso di Pandora del pacchetto clima, come vorrebbe il nostro governo, comporta quindi il rischio che si rimetta in discussione la data di riferimento. Tornare a prendere come standard le emissioni del 1990 potrebbe in definitiva convenire sia ai paesi virtuosi, che per rispettare Kyoto hanno nel frattempo ridotto il loro inquinamento, sia ai presunti "alleati" di Berlusconi, che lo hanno ridotto per motivi di forza maggiore. Gli unici a cui non conviene siamo proprio noi italiani. E' questo, in sostanza, che il commissario europeo per l'ambiente, il popolare greco Stavros Dimas, spiegherà oggi al ministro Prestigiacomo, suo collega di partito, in margine alla riunione dei ministri dell'ambiente che si terrà a Lussemburgo. Il governo italiano farebbe bene ad ascoltarlo attentamente.

(20 ottobre 2008)
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda antoniobandini il 20/10/2008, 19:47

sembra che il protocollo di kyoto
non rattificato dagl' usa si collegato al salvataggio del economia
e dopo la leccata del cavaliere al presidente americano messa in onda da tutti i network mondiali
sul satellite si poteva vedere quella fantastica giornata ,mi sa che è il pegno che si deve pagare
per il riordino del economia in cui dall' europa e dall' italia si accusano gli USA di questo cosa di cui non è vero
problematiche delle generazioni future .
cordiali saluti,
Bandini Antonio
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda ranvit il 21/10/2008, 10:36

Ho letto su Il Mattino di oggi un'intervista all'ex ministro Clo che si dice del tutto d'accordo con la posizione del governo italiano.
Nella sostanza si parla di 20 miliardi all'anno (l'Ue ha calcolato 18) per un totale di 181 contro i 121 della Germania che inquina piu' di noi, i 130 della Francia, i 110 dell'Inghilterra. Costi davvero altissimi soprattutto in considerazione del fatto che mentre l'Europa riduce le emissioni, Cina e Usa non aderenti al patto di Kioto aumenterebbero negli stessi anni molto piu' di quanto riduce l'Europa (le attuali emissioni sono : l'Europa 4 miliardi di tonnellate annue contro i 6 deli Usa e i 5 della Cina).
Clo pensa che l'Ue farebbe bene a rinviare la decisione di sei mesi, sia per verificare chi sarà il prossimo Presidente Usa sia per contrattare anche con i due maggiori inquinatori un piano credibile e fattibile.
E la cosa mi sembra ragionevole.

Mi sa tanto che ancora una volta come Cs stiamo dicendo cazzate.

Vittorio
Ultima modifica di ranvit il 21/10/2008, 10:57, modificato 1 volta in totale.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Clima: ...procedura di infrazione per italia

Messaggioda mauri il 21/10/2008, 10:53

probabilmente hanno aggiunto i 7 miliardi che noi dovremo pagare, diventando 20

http://sostenibile.blogosfere.it/2006/1 ... tro-l.html

grazie prodi, mauri
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda franz il 21/10/2008, 11:36

ranvit ha scritto:Nella sostanza si parla di 20 miliardi all'anno (l'Ue ha calcolato 18) per un totale di 181 contro i 121 della Germania che inquina piu' di noi, i 130 della Francia, i 110 dell'Inghilterra. Costi davvero altissimi soprattutto in considerazione del fatto che mentre l'Europa riduce le emissioni, Cina e Usa non aderenti al patto di Kioto aumenterebbero negli stessi anni molto piu' di quanto riduce l'Europa
...
Mi sa tanto che ancora una volta come Cs stiamo dicendo cazzate.

A noi toccano costi + elevati perché dal 2001 non abbiamo ridotto la CO2 ma la abbiamo aumentata, mentre invece la germania con solare ed eolico ha fatto il contrario. Perché bisognerebbe punire i virtuosi (germania) e premiare i furbi (Italia?) .... oppure è questa la filosofia italico-berlusconiana?
L'europa avrebbe diminuito ancora di piu' se l'Italia avesse fatot la sua parte.
USA e Cina non hanno firmato; questo è un loro demerito ma almeno sono coerenti.
Noi abbiamo firmato ma non abbiamo rispettato. E' giusto che qualcuno ci presenti il conto.
Usare la crisi come scusa è molto infantile ed è tipicamente la mossa che ci si aspetta da un furbacchione che fa finta di piangere ma in realtà tira a far fessi gli altri.

Vedo che gli altri paesi europei non si fanno prendere per fessi, ma qui in patria invece chi abbocca non manca.

http://www.repubblica.it/2008/10/sezion ... atico.html

Ciao,
Franz

PARIGI - Il presidente francese Nicolas Sarkozy alza il tono dello scontro con l'Italia sulla lotta ai cambiamenti climatici. "Abbandonare il pacchetto dell'Unione Europea è irresponsabile e drammatico", ha detto Sarkozy, che detiene anche la presidenza di turno dell'Unione. "La situazione ambientale del
mondo - ha aggiunto - non è migliorata siccome c'è la crisi finanziaria. Il pacchetto è fondato sulla convinzione che il mondo va incontro alla catastrofe se continua a produrre nelle stesse condizione. Non vedo alcuna argomentazione che mi dica che il mondo va meglio dal punto di vista ambientale solo perché c'è la crisi economica".
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Re: Clima: scontri Italia-UE

Messaggioda ranvit il 21/10/2008, 13:11

Ho riportato il parere di Clo non di pinco pallino.

Resta il fatto che al momento, anche se negli ultimi anni ha fatto meglio di noi, chi inquina di piu' in Europa è la Germania!

I grandi sacrifici dell'Europa non servono a niente se mentre noi riduciamo altri aumentano le emissioni del doppio (della ns riduzione).

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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