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Dopo lo scontro di ieri, il ministro della Funzione pubblica torna all'attacco dell'Unione europea
"Vogliamo controlli di tipo ambientale che non uccidano le nostre imprese e le nostre famiglie"
Clima, Brunetta rilancia la polemica
"Il piano dell'Europa è folle"
UDINE - "L'Europa ha poco da bacchettare". Il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta interviene a gamba tesa nella polemica tra il governo e l'Unione europea sul clima e gli interventi per contenere le emissioni di anidride carbonica.
"E' una follia", tuona Brunetta parlando a Buttrio in provincia di Udine dove partecipa a una convention all'università. "L'Italia bene ha fatto a rallentare i processi decisionali anche perché sarebbero costati dieci miliardi di euro in più al 2020. Non ce lo possiamo permettere e non è giusto. Noi vogliamo un ambiente pulito. Vogliamo controlli di tipo ambientale - ha concluso Brunetta - che non uccidano però le nostre imprese e le nostre famiglie".
E' scontro tra Italia ed Unione europea sul pacchetto climatico. Ieri il commissario Ue all'Ambiente, il greco Stavros Dimas, si è detto "allibito" per l'ostruzionismo del premier Silvio Berlusconi nel recente summit europeo di Bruxelles. Per Dimas, infatti, "l'Italia è uno dei paesi che probabilmente farà l'affare migliore". E subito si è scatenato il balletto delle cifre su quanto costerà al Belpaese l'attuazione della strategia che dal 2012, quando decadrà il protocollo di Kyoto, dovrebbe permettere all'Europa di abbattere le emissioni di gas ad effetto serra.
L'anno scorso i leader europei hanno deciso che entro il 2020 il Vecchio continente dovrà tagliare il 20% del CO2 sprigionato nell'atmosfera, aumentare l'incidenza delle fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Da allora la Commissione europea ha stilato le proposte legislative che in settimana sono tornate sul tavolo dei capi di Stato e di governo dei 27. Con Italia e Polonia che - dopo avere minacciato il veto se non avessero ottenuto una serie di modifiche - sono riuscite a riaprire la discussione rimandando tutto a dicembre.
Se il presidente del Consiglio italiano ieri calcolava che il prezzo per ridurre l'emissione di CO2 sarà di 18 miliardi all'anno (mercoledì erano 25 miliardi), per il commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, i numeri forniti da Roma "sono completamente al di fuori di ogni proporzione": i costi per l'Italia sarebbero compresi tra i 9,5 e i 12,3 miliardi. Anzi, la rivoluzione verde "creerà nuovi posti di lavoro (0,3%), spingerà l'innovazione e darà sicurezza energetica".
Secca la replica del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, secondo cui prima di parlare il commissario "dovrebbe rileggere le cifre, che oltretutto sono della Commissione". Per Roma, i costi del pacchetto metteranno in ginocchio il nostro sistema produttivo. Equilibrato l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha richiamato la necessità di tutelare l'ambiente, anche se "la sua tutela non deve essere scollegata dalle esigenze di sviluppo economico".
(18 ottobre 2008)
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