da franz il 01/07/2013, 11:53
Lybra, il dosso che produce energia elettrica
Lo produce una startup italiana. Il primo test sarà realizzato a Milano: se fosse installato al casello della tangenziale permetterebbe di risparmiare 120 tonnellate di CO2
14 febbraio 2013 di Silvio Gulizia
Immaginate che le 400mila auto che ogni giorno transitano sotto i varchi telepass del casello Milano Sud della tangenziale meneghina azionino con il proprio peso un ingranaggio in grado di produrre energia elettrica. Con dieci moduli di questo marchingegno, che poi è un dosso artificiale alto 12 centimetri e installabile sotto l’asfalto, i milanesi contribuirebbero al miglioramento del clima della terra con un risparmio di 120 tonnellate di CO 2 all’anno, generando sei milioni di kWh (che valgono circa 650mila euro). Questo dosso magico che è stato battezzato Lybra (bilancia in latino), esiste: l’ha progettato il team di Underground Power, startup italiana che a giugno collauderà il primo impianto all’interno della sede milanese di una grossa azienda internazionale, con un migliaio di dipendenti del nostro Paese. Un dosso costa settemila euro, ma un impianto che ne prevede almeno una decina richiede 100mila euro di investimento. Un sistema del genere rende 100mila kWh all’anno e l’investimento si ripaga in sei anni. Non si può fare il nome dell’azienda che lo testerà, ci ha spiegato Andrea Pirisi, Ceo dell’azienda nata come pivoting di un progetto di dottorato sulle boe marine, a cui Pirisi e compagni hanno lavorato a partire dal 2008 presso il Politecnico di Milano.
Come siete arrivati dalle boe marine ai dossi artificiali?
“Dopo essermi laureato ho iniziato a fare il dottorato all’interno di un progetto di ricerca che aveva come compito il monitoraggio della Barriera corallina. I parametri necessari venivano registrati da delle boe che si alimentavano con l’energia solare, ma questa non era sufficiente. Noi cercavamo il modo di far utilizzare loro l’energia del moto ondoso opportunamente convertita. Abbiamo pensato si potesse scalare la cosa a livello urbano per alimentare le città e abbiamo cominciato a lavorare per fare nel Mediterraneo quello che altri stavano provando a fare nell’oceano. Sofinova Venture si è interessata al nostro progetto, ma non era convinta dell’execution. Allora abbiamo tirato fuori il piano B che consisteva nello sfruttare il moto creato dallo schiacciamento di un dosso al passaggio di un’auto”.
Quindi avete avuto un finanziamento da Sofinova?
“No, perché ai loro occhi non c’era la possibilità di generare utili a breve tempo con multipli in linea con i loro obiettivi. Però ci hanno aiutato a entrare in contatto con diverse realtà di questo mondo. Nel 2010 abbiamo vinto due business plan competition organizzate dalle province di Trento e Monza e abbiamo così raccolto 60 mila euro per finanziare il progetto, che siamo stati in grado di rilanciare anche grazie alla selezione per Mind the Bridge dello scorso anno”.
Quindi ora che fate?
“Occupandoci di clean tech e hardware è rischioso investire su di noi, perché sono richiesti molti soldi. Abbiamo sei clienti interessati alla nostra tecnologia, ma abbiamo chiesto loro di aspettare il test pilota di giugno, così da poter mostrare loro i numeri necessari a convincerli a fidarsi di noi. Dal punto di vista dei finanziamenti, abbiamo interrotto le negoziazioni e allargato la società alla partecipazione di privati e investitori che hanno creduto in noi, con un’iniezione di nuovo capitale per 300 mila euro”.
Qual è il vostro progetto di business?
“Stiamo lavorando ai dettagli della parte ingegneristica ed entro la fine dell’anno puntiamo a realizzare una decina di impianti. Con un investimento di sei milioni puntiamo a un fatturato di 18 milioni entro il 2015. Abbiamo in programma l’apertura di una sede a Londra a settembre e negli Stati Uniti del 2014".
Chi sono i vostri competitor?
“Ci sono altre sei aziende nel mondo, in Israele, Stati Uniti, Canada e Francia, ma nessuno ha ancora un impianto pronto per il mercato e nessuno ha un sistema così poco ingombrante come il nostro, che può benissimo essere posto sulla strada mentre altri hanno la necessità di essere per forza interrati. Ci è stato possibile perché fin dall’inizio abbiamo lavorato alla conversione sul posto dell’energia meccanica in elettrica”.
Quanto vale questo mercato?
“Noi l’abbiamo stimato intorno ai 21 miliardi di euro nella sola Europa”.
Avete valutato il vantaggio di installare una cosa del genere sulle autostrade?
“No, perché al momento il prodotto non sarebbe in grado di durare a lungo con un traffico del genere”.
PS: appare evidente che il "dosso geniale" tale è ma non produce affatto energia "rinnovabile".
Semplicemente energia elettrica. La fonte dell'energia è data da macchine mosse, al 99.99999% da motori a scoppio alimentati da idrocarburi ricavati da depositi fossili, tipicamente non rinnovabili se non in milioni di anni.
Il dosso semplicemente ricupera parte di questa energia (non rinnovabile) che la macchina spreca percorrendo un dosso tradizionale. L'idea è interessante e bisognerebbe conoscere i parametri tecnici attuali per l'impiego minimo (sotto un certo numero di passaggi non conviene) e massimo (sopra un certo numero di passaggi l'impianto non dura abbastanza).
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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