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Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda trilogy il 26/03/2013, 12:46

UNIVERSITÀ ALLA DERIVA
Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

La ricerca e le università in Italia devono essere urgentemente modernizzate all’insegna della concorrenza e della qualità, ponendo fine a nepotismi e raccomandazioni, e servono più investimenti pubblici. Altrimenti, la competitività italiana è a rischio. Non ha peli sulla lingua Helga Nowotny, professore di Scienze sociali al Politecnico di Zurigo e presidente del Consiglio Europeo di Ricerca (Erc), l’istituzione Ue preposta al finanziamento di ricercatori e dei loro team dei Ventisette (più Israele, Svizzera, Islanda, Norvegia, Croazia e Turchia). «Vede – spiega – il problema è da un lato che l’università e la ricerca è sotto-finanziata, ma dall’altro che l’Italia ha realizzato solo in parte la modernizzazione necessaria per rendere competitive le università. Il Paese conta debolezze nel sistema che riguardano anche la selezione interna: la ricerca deve essere basata esclusivamente su criteri scientifici, e invece in Italia troppo spesso subentrano "altri" criteri. Questo – osserva ancora – ha un impatto negativo sulla qualità della ricerca. È un pericolo, perché in gioco è la competitività del Paese e della sua economia».

Sento dire che il tasso di successo delle domande inoltrate a voi dell’Erc da ricercatori italiano sia molto basso...
Purtroppo è così. Siamo letteralmente inondati da domande di finanziamento da parte di ricercatori italiani in ogni settore. Ebbene, dal 2007 a oggi solo il 5% ha avuto successo contro una media Ue dell’11% (per la Svizzera è del 23%, per la Francia è del 16%, per il Regno Unito del 14% e per la Germania del 13%, ndr).

Perché questo?
I Paesi con i più elevati tassi di successo, come Svizzera o Francia, sono quelli in cui è molto sviluppata la cultura della competitività, con la voglia o la consapevolezza dei ricercatori di appartenere alla "serie A". Questo viene accompagnato da una grande capacità di auto-valutarsi, di rendersi conto di che cosa voglia dire alta qualità da "serie A" e quale non lo sia. In Italia invece si toccano con mano gli effetti del fatto della selezione non fondata solo su criteri scientifici.

Un disastro generale?
Un momento: ci sono tanti eccellenti ricercatori italiani. Un potenziale enorme per il Paese. Solo che, purtroppo, un terzo dei nostri finanziamenti sono andati a italiani operanti all’estero, un record. Questo perché molti in Italia non ricevono il sostegno necessario. Recentemente un ricercatore italiano, che ha ottenuto da noi dell’Ecr un finanziamento da due milioni di euro, mi ha raccontato di aver scritto al rettore della sua università in Italia per discutere di un miglioramento della sua situazione, grazie ai fondi ottenuti dall’Ue. Per sei settimane ha atteso invano una risposta, poi ha ricevuto un’offerta dalla Gran Bretagna, e se n’è andato. E purtroppo non è caso singolo.

Insomma quella della scarsità dei fondi è solo una scusa per i problemi della ricerca italiana?
Oggettivamente l’Italia investe troppo poco nella ricerca e nell’Università, poco più dell’1% del pil, che è la soglia sotto la quale non c’è chance per il settore.

Che cosa dovrebbe fare l’Italia?
Anzitutto, dovrebbe investire di più nella ricerca, se ci avvicinassimo al 2% del pil sarebbe già molto. Inoltre si tratta di rivedere l’intero sistema, migliorando drasticamente i metodi di selezione e chiamata e puntando sulla massima qualità. Le faccio l’esempio della Germania, con la cosiddetta "Iniziativa eccellenza". I tedeschi hanno avuto il coraggio di dire: alcune università avranno più fondi perché riteniamo che sono le migliori ed è là che dobbiamo concentrare le risorse disponibili. E così gli atenei si trovano a dover competere per rientrare nella rosa dei migliori. Funziona. Perché vede, non è più possibile finanziare una galassia di università sparse ovunque, magari per orgoglio politico o di campanile.

Giovanni Maria Del Re
da Avvenire: http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/r ... la-ue.aspx
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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda flaviomob il 14/05/2013, 9:55

Squinzi: la fuga di cervelli costa all'Italia 5 miliardi di euro
Il presidente di Confindustria pone l'attenzione sul fenomeno "fuga di cervelli". Un'emorragia continua alla quale il Paese risponde con una pericolosa miopia.
Desk3
lunedì 13 maggio 2013 19:54
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Il fenomeno della "fuga di cervelli" dal nostro Paese è sempre più una consuetudine tra i giovani italiani e preoccupa anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

La fuga dei cervelli costa al nostro paese «grosso modo 5 miliardi di euro» e «i nostri competitori increduli ringraziano del prezioso regalo» ha dichiarato Squinzi intervenuto ad un convegno della Fondazione Politecnico di Milano. «Se contiamo che un ricercatore è un investimento collettivo di circa 800 mila euro - ha spiegato - in questi anni l'Italia ha regalato ai propri competitori grosso modo 5 miliardi di euro».

Secondo Squinzi «noi adulti siamo stati troppo indulgenti in tutti i campi con la mediocrità e il nepotismo e lo scivolamento progressivo del nostro paese nelle classifiche mondiali di competitività è anche il frutto di questa eccessiva tolleranza».

Riferendosi alle università italiane poi «sono state via via sorpassate dai nuovi protagonisti asiatici - ha affermato - e il doloroso esempio di questo arretramento è la diaspora dei ricercatori, dei migliori e dei più competitivi, che lasciano un paese avaro che non sa trattenerli».

Il presidente di Confindustria ha parlato di «emorragia continua» che comincia a diffondersi «anche tra gli studenti migliori» e il nostro paese reagisce con «pericolosa miopia».

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 68&typeb=0


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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda Iafran il 14/05/2013, 10:13

flaviomob ha scritto:Il presidente di Confindustria ha parlato di «emorragia continua» che comincia a diffondersi «anche tra gli studenti migliori» e il nostro paese reagisce con «pericolosa miopia».

Penso che la "pericolosa miopia" sia una strategia "politica" per evitare i confronti e non avere concorrenti.
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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda annalu il 14/05/2013, 14:45

flaviomob ha scritto:Il presidente di Confindustria ha parlato di «emorragia continua» che comincia a diffondersi «anche tra gli studenti migliori»
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 68&typeb=0

Questa frase non la capisco. Quando mai all'estero sono fuggiti gli studenti peggiori? Quelli sono sempre rimasti qui, e alcuni hanno anche fatto carriera,inquinando ulteriormente l'ambiente della ricerca.
Forse Squinzi vuol dire che cominciano a emigrare anche gli studenti "migliori e super raccomandati", quelli per i quali la carriera in Italia era spalancata e facile, ma che, essendo davvero bravi, non riescono più a trovare accettabile la qualità del mondo della ricerca italiana.
Naturalmente non sempre e non dappertutto è così, spero che isole di qualità continuino a resistere, ma certo stanno continuando a calare, perché la facilità e l'ampiezza degli scambi culturali nel mondo rendono la "fuga all'estero" sempre più semplice e l'ambiente locale sempre più asfittico.

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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda pianogrande il 14/05/2013, 21:02

Annalu.
"L'ampiezza degli scambi culturali" dovrebbe portare ad un bilancio in sostanziale pareggio tra entrate e uscite.
Non ho un dato preciso da riportare ma non mi sembra che nel nostro paese ci sia la coda per entrare.
I cognomi di tanti nostri scienziati sono spesso un copia incolla di altri scienziati della stessa realtà.
Finché la nostra scienza sarà una proprietà privata, sono anche contento che non riceva troppi finanziamenti.
L'allargamento a cugini, cognati, nuore e generi vari, sarebbe inevitabile e incontrollabile.
La ricerca fatta dalle aziende, invece, ha avuto il suo bravo declino grazie anche al piccolo è bello del paese dei furbi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda flaviomob il 15/05/2013, 0:34

Non può essere che Squinzi intendesse dire che, oltre ai laureati e ricercatori migliori, oggi anche studenti che non hanno terminato il corso di laurea si trasferissero all'estero a studiare (magari dopo la laurea triennale, magari "durante") e tra questi anche quelli con le medie più alte? In effetti molti paesi europei sostengono gli studenti contribuendo alle spese di vitto, alloggio e alle tasse universitarie: perché non approfittare di un'opportunità che in Italia è inesistente?


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Re: Ricerca, Italia cenerentola tra i Paesi Ue

Messaggioda franz il 15/05/2013, 8:13

flaviomob ha scritto:Non può essere che Squinzi intendesse dire che, oltre ai laureati e ricercatori migliori, oggi anche studenti che non hanno terminato il corso di laurea si trasferissero all'estero a studiare (magari dopo la laurea triennale, magari "durante") e tra questi anche quelli con le medie più alte? In effetti molti paesi europei sostengono gli studenti contribuendo alle spese di vitto, alloggio e alle tasse universitarie: perché non approfittare di un'opportunità che in Italia è inesistente?

Si, penso sia questo il significato. Precedentemente emigravano laureati e dottorati, oggi emigrano studenti a metà della formazione, che vanno a fare il master in altri paesi dopo aver conseguito il bachelor in Italia.
Ma non credo sarebbe questo il punto, se tornassero.
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