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Il caso ILVA di Taranto

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 18/09/2012, 19:18

Questo articolo mi sembra porti novità significative.
Si tende a raggiungere un accordo sul risanamento (messa a norma degli impianti) senza fermare la produzione e con un minimo tecnico molto di manica larga e cioè non il minimo tecnico necessario per tenere in marcia gli impianti ma quello necessario "per non uscire dal mercato".


http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/ ... ef=HREC2-9

Se si trovasse questa soluzione non ne sarei scandalizzato più di tanto a condizione, come si diceva una volta, di continuare la vigilanza per vedere se le cose promesse verranno davvero realizzate.
Tempo stimato quattro anni per riduzioni che viaggiano sull'ottanta novanta per cento delle attuali emissioni.

Ho l'impressione che ci si sia dimenticati degli scarichi liquidi di cui, in principio, si parlava.

Stiamo a vedere.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda flaviomob il 20/09/2012, 10:29

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 99376.html

Per i tumori del fegato e dei polmoni in provincia di Taranto nel 2003/2008 lo studio del progetto 'Sentieri' dell'Istituto superiore della Sanita' ha rilevato un +24%, per i linfomi +38%, per i mesoteliomi +306%. Sono dati forniti dal presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, e dal presidente di Peacelink Taranto, Alessandro Marescotti. ''Dai dati - hanno aggiunto - si rileva un aumento del 10% dei decessi nei Comuni di Taranto e Statte per tutte le cause e del 12% per tutti i tumori''.


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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda ranvit il 20/09/2012, 11:40

Che si mettessero d'accordo!!!
Fermo restando che bisogna fare di tutto per mantenere la fabbrica aperta!

http://www.corriere.it/salute/sportello ... ef8a.shtml


dopo la diffusione del documento sulla mortalità a taranto

Ilva, Clini attacca: «Manipolati
con spregiudicatezza dati incompleti»

Il ministro dell'Ambiente querela Bonelli: «Nulla di segreto, si tenta di generare allarme». Il leader verde: «Tutto vero»


MILANO - È una vera e propria "guerra dei numeri" quella che si sta svolgendo attorno all'Iva di Taranto. Dopo la diffusione da parte dei Verdi dei nuovi dati del progetto "Sentieri" (tumori +12% nell'area di Taranto), è il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ad andare al contrattacco: sui dati sanitari, ha detto, «non c'è nulla di segreto, nulla di nascosto. L'unica cosa evidente è che si stanno manipolando con grande spregiudicatezza dati incompleti e si sta creando una pressione sulla popolazione e sulle autorità. Non c'è nessuno oggi che può dire che c'è una relazione causa-effetto sulle attività industriali attuali dell'Ilva e lo stato di salute della popolazione - ha detto ancora Clini a Radio Anch'io -. Abbiamo bisogno di trasparenza e responsabilità».

QUERELA - Mercoledì Clini, chiamato in causa dal presidente dei Verdi Bonelli per le sue recenti affermazioni («si muore più a Lecce che a Taranto»), ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato di procedere nei confronti del leader ambientalista che ha ripetutamente accusato il ministro di nascondere i dati sulla mortalità e di fornire informazioni false sullo stato della salute della popolazione di Taranto. «Quello che mi preoccupa non è tanto la diffamazione, che pure è un reato - ha commentato Clini -, quanto la diffusione di notizie false che generano allarme tra la popolazione e mirano ad intimidire le autorità competenti in materia di protezione dell'ambiente e tutela della salute. Bonelli dovrà dimostrare le sue accuse davanti a un giudice. Senza dimenticare peraltro che, nel maggio scorso, Bonelli è già stato giudicato dalla popolazione di Taranto che lo ha sonoramente battuto alle elezioni comunali».

BONELLI - «Attendo con estrema serenità la querela annunciata dal ministro Clini perché di falso non c'è nulla - ha replicato Bonelli -. La battaglia per difendere i diritti e la salute dei cittadini di Taranto è sacrosanta e di certo non ci faremo intimidire. Clini intende denunciare anche i magistrati che a Taranto hanno disposto il sequestro? Anche i magistrati che fanno il proprio dovere fanno allarmismo?».

Redazione Salute Online20 settembre 2012 | 11:00
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 20/09/2012, 13:37

Si continua a cercare di confondere le acque (spero che Clini non quereli anche me perché non ho dietro potenti associazioni).
Insomma.
Se esiste una normativa che dà precisi limiti alle emissioni, questa normativa avrà pure le sue basi tecnico-scientifiche-statistiche-epidemiologiche-matematiche-chimicofisiche-geometriche-artistiche e quant'altro o no?
Cosa dobbiamo fare, secondo il poco illuminato ministro, ogni volta che c'è un caso di inquinamento, aspettare la dimostrazione scientifica a consuntivo?
Chidere o risanarre solo dopo i morti accertati e certificati?

Le normative che ci stanno a fare?

Mi sembra di sognare.
In questo caso il governo di tecnici mi sembra più politico (nel senso di uso opportunistico dei fatti) che mai.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 07/10/2012, 9:10

La richiesta di mantenere in marcia gli impianti a minimo tecnico non è stata accettata.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/1 ... ef=HREC1-3

Non capisco dall'articolo se si vada verso la chiusura totale (si effettuano, comunque delle fermate).

Secondo me, tutto è legato alla effettiva disponibilità della azienda ad effettuare le opere di risanamento (di messa a norma).
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 07/10/2012, 9:36

Un impianto chiuso del tutto, non guadagna. E quindi ben difficilmente puo' autofinanziare le operazioni di bonifica.
Cosa succederà? Il prezzo dell'acciaio (di quel tipo, in cui ILVA è specializzata) aumenterà (e poi magari qualcuno darà la colpa alla speculazione) e la produzione si sposterà altrove (come dicevo tempo l'intero export della russia non basterà a colmare il vuoto dell'ILVA, per la particolarità dell'acciaio prodotto). Alla riapertura sarà difficilissimo ricuperare le quote di mercato. Penso che a questo punto sia economicamente piu' saggio chiudere tutto (e per sempre) e bonificare l'area. L'acciaio lo importeremo. Gli attuali impianti in italia che ora usano l'acciaio prodotto a Taranto dovranno rifornirsi altrove. Qualcuno farà soldi a palate, gli operai dell'ILVA saranno in cassa integrazione (se non è finita) e la salute dei tarantini migliorerà. Non da subito ma col tempo. Ma perché ostinarsi a mantenere aperta un'acciaieria?
Ultima modifica di franz il 07/10/2012, 10:09, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda ranvit il 07/10/2012, 9:56

Beh, al Sud mancavano proprio altri 30.000 disoccupati, all'Italia un'altra botta (enorme) sui coglioni sia per i nuovi disoccupati che per la marea di soldi necessari alla bonifica....e quante altr Ilva ci sono in Italia? Non bastava l'esperienza di Bagnoli?
Politici di merda, Magistrati esibizionisti, ambientalisti da strapazzo!!!
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 07/10/2012, 10:17

ranvit ha scritto:Beh, al Sud mancavano proprio altri 30.000 disoccupati, all'Italia un'altra botta (enorme) sui coglioni sia per i nuovi disoccupati che per la marea di soldi necessari alla bonifica....e quante altr Ilva ci sono in Italia? Non bastava l'esperienza di Bagnoli?
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Il problema di fondo è che le scelte di "politica industriale" pubbliche di 30 o 40 anni fa erano sbagliate. Hanno prodotto cattedrali nel deserto portando inquinamento al SUD (e non solo a Taranto o Bagnoli, ho visto disastri in Sardegna altrettanto gravi). Hanno prodotto economia drogata in deroga alle disposizioni ambientali a carico prima delle spese dello stato e poi dei privati che hanno comprato gli impianti. Non hanno prodotto sviluppo ma tossicodipendenza nei confronti di lavorazioni altamente tossiche per chi vive nei dintorni. Oggi quando sento dire che lo stato (o il governo) dovrebbe impostare "nuove politiche industriali" mi vengono i brividi. Non ci sono bastate le "politiche industriali" per il mezzogiorno? Se 40 anni fa avessero portato sicurezza, istruzione, formazione professionale, in fiscalità moderata, strade e ferrovie oggi il mezzogiorno sarebbe bene diverso. Avrebbe autonomamente prodotto migliaia di attività non dipendneti dai soldi pubblici.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda flaviomob il 07/10/2012, 10:41

Non c'è solo il Sud. C'è stato l'amianto a Sesto san Giovanni, a Casale Monferrato e in decine di altri siti. C'è stato Seveso. L'irresponsabilità di centinaia di imprenditori, accompagnata a collusioni e connivenze (spesso anche i sindacati chiudevano gli occhi, consigliando di "bere più latte", che al tumore fa il solletico) tipicamente italiane. Con la vocazione al compromesso non si ottiene un lavoro di qualità frutto di una ricerca all'avanguardia, ma si ottiene esattamente quello che vediamo oggi: il declino.


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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 07/10/2012, 10:49

ranvit ha scritto:Beh, al Sud mancavano proprio altri 30.000 disoccupati, all'Italia un'altra botta (enorme) sui coglioni sia per i nuovi disoccupati che per la marea di soldi necessari alla bonifica....e quante altr Ilva ci sono in Italia? Non bastava l'esperienza di Bagnoli?
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Dài Ranvit!
Fai uno sforzo.
Un apprezzamento sulla impunità degli inquinatori potrebbe riequlibrare il conto.
Questa impunità, sarai d'accordo anche tu, è completamente a carico dei politici di merda, dei magistrati esibizionisti e degli ambientalisti da strapazzo.
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