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Il caso ILVA di Taranto

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda trilogy il 18/08/2012, 20:10

Che l'ilva abbia un grosso impatto sull'ambiente è un dato di fatto, su questo penso siamo tutti d'accordo. Quindi adottino le migliori tecnologie disponibli per ridurre queste emissioni.

Un commento generale, indipendentemente dal caso di Taranto meritano gli spezzoni di statistiche e dati che vengono pubblicati dai giornali in questi giorni.
L'aumento dei controlli e degli screening sanitari sulla popolazione producono di norma un aumento del numero di "malati", questo è un effetto che tutte le analisi serie sull'argomento evidenziano.

Parma, Reggio Emilia e Modena
Complessivamente nelle tre Province il numero di casi diagnosticati nel periodo 1996-2007 ha evidenziato un trend in leggera crescita, tendenza che può essere spiegata sia con l’aumento del rischio di insorgenza di tumori a causa dell’invecchiamento della popolazione, sia con la maggiore diffusione delle campagne di screening.
fonte: http://www.epicentro.iss.it/temi/tumori/ProEmilia07.asp

Friuli Venezia Giulia (periodo: 1995-2005)
Tra i risultati più interessanti relativi all’andamento temporale dei tassi di incidenza registrati tra il 1995 e il 2005, va segnalato, negli uomini, il netto aumento del carcinoma della prostata (da 77,4 a 127,2 casi/100.000 con un aumento del 5,9% per anno), dovuto essenzialmente alla diffusione delle pratiche di screening spontaneo.
fonte: http://www.epicentro.iss.it/temi/tumori/fvg95-05.asp

Milano
emerge un dato particolarmente interessante: il tasso di incidenza del tumore al polmone fra le donne a Milano è il più alto di tutta Italia. Sono fra i più alti d’Italia anche i tassi relativi al melanoma cutaneo e al tumore della prostata, ma in questi casi la spiegazione è attribuita dagli autori almeno in parte alla maggiore offerta sanitaria e quindi alla maggiore frequenza di analisi: più del 35% degli uomini oltre i 50 anni effettua almeno ogni due anni il test del Psa per la diagnosi del tumore alla prostata, ed è superiore alla media nazionale anche la frequenza dello screening opportunistico delle lesioni pigmentate della cute.
fonte: http://www.epicentro.iss.it/temi/tumori/milano99-02.asp
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 18/08/2012, 23:55

Insomma.

Dati non omogenei.
Non confrontabili.
Protagonismo dei medici che, se vogliono fare politica, si presentino alle elezioni.

Le informazioni sono come la pelle del gomito (avevo dei colleghi che di solito si riferivano ad altre parti del corpo).

Quello che conta è da che parte si sta.

Cerchiamo di stare dalla parte dei deboli o smettiamola di definirci di sinistra o di centrosinistra o (addirittura!) democratici.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda annalu il 19/08/2012, 13:29

trilogy ha scritto:Che l'ilva abbia un grosso impatto sull'ambiente è un dato di fatto, su questo penso siamo tutti d'accordo. Quindi adottino le migliori tecnologie disponibli per ridurre queste emissioni.

Un commento generale, indipendentemente dal caso di Taranto meritano gli spezzoni di statistiche e dati che vengono pubblicati dai giornali in questi giorni.
L'aumento dei controlli e degli screening sanitari sulla popolazione producono di norma un aumento del numero di "malati", questo è un effetto che tutte le analisi serie sull'argomento evidenziano.


D'accordo, l'Ilva inquina ma la sua produzione è essenziale, i tumori aumentano perché vengono diagnosticati meglio, e allora? Anche la soluzione di usare i migliori tecnologie per abbattere le emissioni può essere oggetto di dibattito: su quali siano le migliori possibili, o sul rapporto costi-benefici.
Credo che sia l'Italia, con la sua pletora di leggi contraddittorie, che rendono quasi automatica l'abitudine di "scegliere" quali osservare ed "aggirare" (quando va bene) quelle scomode, a portare le situazioni al punto in cui ogni soluzione ragionevole diventa impossibile. Se non si risolve alla radice questo problema, non c'è via di uscita, anche perché, data la situazione, nessun cittadino crederà mai che la soluzione che alla fine verrà adottata sia la migliore (o la meno peggiore).

Ho seguito tempo fa la questione della perdita di radiazioni dalle centrali nucleari. Il buon Edoardo Amaldi, fisico di grande fama, diceva a suo tempo che si considerava sicura una centrale che portava il tasso di radioattività ambientale del luogo al livello del massimo di radioattività ambientale naturale in alcune regioni d'Italia. Per esempio, una centrale costruita in val d'Aosta (radioattività ambientale minima per l'Italia) avrebbe potuto portare la radioattività ambientale al livello di quella di Ischia, dove è già naturalmente elevata.
Perché cito questo? Perché se si fa una mappa dei tumori in Italia (delle morti per tumore, che certo non dipendono dalle diagnosi precoci), bisogna tener conto di tutti i fattori cancerogeni ambientali, naturali o industriali etc.
Dato che in Italia anche le statistiche sono spesso mal presentate e poco omogenee, si tende a fidarsi poco anche di quelle, e si tende ad interpretare i dati a seconda delle proprie convinzioni pregresse, cadendo facilmente in posizioni estremistiche e inconciliabili.

Nel caso Ilva, data la situazione, direi che un compromesso è inevitabile. Si cerchino i colpevoli dei mancati aggiornamenti dei sistemi di sicurezza, ma si tenga conto anche di chi quei sistemi di sicurezza li ha, almeno in parte, aggiornati. Infine si consenta che la produzione prosegua mentre si effettuano gli ulteriori aggiornamenti necessari.
Questa sarebbe la mia opinione. Però mi pare utopia.

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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 19/08/2012, 13:50

Qui sta alla politica trovare una soluzione, a mio avviso dovendo mettere in primo piano la salute dei cittadini non solo lavoratori. Mi pare del tutto assurdo ed anche giuridicamente folle, addossare quanto accade ai magistrati che applicano la legge. Peraltro, proprio perchè la Severino ha acquisito gli atti del GIP e non sono riusciti, pur con le consuete intimidazioni, a trovarvi niente di scorretto, ora hanno dovuto fare una mezza marcia indietro. Evidentemente le minacce non sono servite e non hanno elementi per mettere sotto accusa chi applica la legge. Proprio una bella Italia si.
Sul fatto che poi si trovi un compromesso non so davvero. Ripeto: sta alla politica. Ma quando questa politica si è rivelata ammanicata e finanziata dagli inquinatori, davvero non so cosa potrà venirne fuori.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 19/08/2012, 22:27

La storia dei tumori rischia di intorbidare acque che potrebbero essere chiarissime.

Esistono limiti di emissione degli inquinanti (in quantità e/o in concentrazione).

Vengono rispettati?
Vengono controllate le emissioni?

Le emissioni.
Non l'inquinamento ambientale (ciò che è presente nell'aria o nelle acque o nel terreno).

Due cose piuttosto diverse e diversamente localizzate.

Le emissioni si controllano direttamente prelevando campioni dalla corrente scaricata (un camino, uno spurgo o quant'altro).

Queste emissioni debbono essere tutte dichiarate e controllate.

Questi controlli possono essere fatti sia a spot che con analizzatori in continuo.

Non ci sono o meglio, non ci devono essere problemi.

La sola scoperta di una emissione non dichiarata è, per i comuni mortali, fonte di grane notevoli.

I tumori sono già un discorso a valle sia nel tempo che nello spazio.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda trilogy il 19/08/2012, 23:21

annalu ha scritto:
[..]Nel caso Ilva, data la situazione, direi che un compromesso è inevitabile. Si cerchino i colpevoli dei mancati aggiornamenti dei sistemi di sicurezza, ma si tenga conto anche di chi quei sistemi di sicurezza li ha, almeno in parte, aggiornati. Infine si consenta che la produzione prosegua mentre si effettuano gli ulteriori aggiornamenti necessari.
Questa sarebbe la mia opinione. Però mi pare utopia.
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La penso allo stesso modo. Vedremo lunedì o martedì cosa dice il riesame.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 20/08/2012, 7:28

pianogrande ha scritto:Vengono rispettati?
Vengono controllate le emissioni?

Domande sempplici che ammettono risposte decisamente chiare. Si o no.
Se i livelli sono rispettati, il problema non si pone.
Se non sono rispettati vuol dire che dovranno essere prese misure per rientrare nella norma.
E tra le misure da prendere è assurdo che si blocchi un processo produttivo.
Se lo si fa (tesi del magistrato) è per il pericolo alla salute pubblica (e qui i tumori che avevamo messo fuori dalla porta perché intorbidano acque chiare rientrano dalla finestra).

Segnalo questo articolo di Giannino: http://fermareildeclino.it/articolo/sal ... a-ostacoli che fa rilevare tra le altre una cosa che non sapevo: il gip todisco ha deciso il blocco senza aspettare il deposito della sentenza del tribunale del Riesame, che di blocco non parlava. E come da notizie di stampa:
È arrivata la sentenza del tribunale del Riesame di Taranto relativa al caso Ilva, il gigante siderurgico al quale i giudici avevano messo i sigilli. I giudici del Riesame si erano riuniti già venerdì scorso e oggi è stato confermato quanto deciso dalla magistratura. Sì, dunque, al sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, un sequestro finalizzato al risanamento dello stabilimento e non alla chiusura degli stessi. Viene concessa, dunque, la facoltà d’uso degli impianti ma solo per l’adeguamento dei sistemi alle norme anti-inquinamento

Non vi è riferimento al blocco della produzione. Il Riesame poi aveva nominato Ferrante che poi Todisco ha "destituito".
Insomma pare prioprio che ci sia un conflitto.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 20/08/2012, 9:47

Franz.
I tumori possono rientrare anche dal portone principale e con tanto di tappeto rosso (anche se, istintivamente, penso ad un colore più scuro).
L'importante è che non vengano utilizzati come prova (magari unica) dell'inquinamento.
Possono essere utilizzati come uno dei tanti indizi per approfondire poi con indagini vere e mirate alle fonti di emissione.

Quella è la radice del problema.

Se ci sono conflitti tra i magistrati, la cosa non mi rende certo felice e spero che non intralci il rispetto della legalità che è il parametro principale della loro azione.

Se da oggi, grazie ai magistrati (grazie ai magistrati e a nessun altro) partisse una vera (vera e determinata e controllata) azione di risanamento della situazione con le migliori tecnologie, non chiederei di più.

Resterebbe solo da risolvere il piccolissimo problema di chi controlla.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 22/08/2012, 18:39

Si comincia a vedere qualche dettaglio su cosa realizzare per evitare l'inquinamento.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/331220/

Polveri del "parco minerario" (pare lo 0,5 % dei materiali movimentati) che vengono disperse nell'ambiente e che possono essere bloccate in vari modi.
Dalla bagnatura a nastri trasportatori protetti alla copertura totale del parco.

In Corea funzionano benissimo le coperture.

Tutto questo costa.

Ci vogliono soldi e tempo ma pare proprio che si tratti delle migliori tecnologie.

L'ILVA vuole fare solo delle barriere o poco più.

Certo.
E' molto più impegnativo intervenire su l'esistente che costruire un impianto nuovo già progettato con quei dispositivi.

Non credo, però, che all'ILVA manchino i soldi.

Non credo nemmeno che sia facile delocalizzare un simile impianto.

I nostri politici pare stiano dalla parte delle barriere ipotizzate dall'azienda.

Ecco.

Qui si parrà la tua nobilitate, caro potere politico.
Quello che devi ottenere è il disinquinamento sapendo che la tecnologia c'è e che qualcuno la applica.

Non ho l'impressione, tra l'altro, che il problema sia tutto lì.

Sarà l'ennesima lunghissima e deprimente storia di tirare a campare o ci sarà un salto di qualità?
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 23/08/2012, 19:40

Sembra si proceda con la massima cautela possibile per la conservazione degli impianti e per la messa a norma.

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/ ... ef=HREC1-4

Impianti che marciano a minimo tecnico che non è neanche poco perché corrisponde al 70%.
Impianti che possono essere fermati senza danni e impianti che possono essere tenuti im marcia ma non a scopo produttivo.
Insomma.
Sembra si sia esaminato un po' di tutto.

Gli impianti ripartiranno a pieno regime una volta attuata la messa a norma.

I tempi non vengono dichiatrati

L'azienda sta entrando in azione su questa linea.

Se non sono solo parole, le cose vanno in modo ragionato e con la volontà di risolvere i problemi senza "distruggere" gli impianti.
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