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Il caso ILVA di Taranto

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 14/08/2012, 12:59

E quindi se finalmente un magistrato fa il suo dovere a fronte di passate omissioni adesso no va più bene e va mandata al rogo?
Non capisco proprio la logica del "ma prima". E quindi? Male per prima ma magari bene adesso se finalmente si fa rispettare la legge. Oppure se prima non si rispettava la legge dobbiamo persistere nel non rispettarla?
Peraltro non sempre tutti i magistrati hanno chiuso gli occhi. Come nel caso della mafia c'è chi, nel suo ruolo, ha proposto l'azione penale per un reato e un collega non ha dato corso alla procedura. Gli anni 60 e '70 della Cassazione e il "Palazzaccio" di Roma vorranno pur dire qualcosa.
Che si fa? Prima era così e continuiamo?
Come idea della legalità mi pare francamente singolare.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 14/08/2012, 13:12

ranvit ha scritto:Propongo di chiudere l'Ilva e di mettere a libro paga degli isterici ambientalisti gli operai diretti e dell'indotto sia dell'Ilva di Taranto che di tutte le altre fabbriche che chiuderanno di conseguenza. Nonchè tutti i danni che derivano a livello di Paese... :lol: :lol: :lol:




Impossibile in quanto cavernicoli e dediti alla raccolta di bacche e erbe per la propria sopravvivenza. Peraltro inviterei il riformista non velleitario Ranvit a recarsi a Taranto e inalare a pieni polmoni. Conscio di altri valori e delle fregnacce ambientaliste sarà lieto di smentire i profeti di sventura isterici e ottusamente conservatori.
Già che ci siamo, vista la sua passione per tutto quello che è cemento e annessi e connessi, sempre per mostrare coerenza lo inviterei a trasferirsi accanto ad un inceneritore al fine di procurarsi salubri inalazioni.
Mi raccomando: a pieni polmoni.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 14/08/2012, 13:39

lucameni ha scritto:Non capisco proprio la logica del "ma prima". E quindi? Male per prima ma magari bene adesso se finalmente si fa rispettare la legge. Oppure se prima non si rispettava la legge dobbiamo persistere nel non rispettarla?

Se volessi utilizzare il tuo armamentario dialettico direi che il fatto che non capisci non stupisce affatto.
Il fatto è che la legge forse è la stessa ma è la realtà che è cambiata, perché quando l'acciaieria era di stato inquinava 90 volte di piu' (diossina 900 allora, 10 oggi). Quindi in 40 anni oggi il male di allora vale 40*90 = 3600 volte piu' del male di oggi. La bilancia pende parecchio anche perché negli ultimi anni sono state fatte molte cose (e non certo per la magistratura, sempre inerte) per ridurre l'inquinamento. Se fossi un concoerrente innonderei di soldi quei giudici coraggiosi :o o anche se fossi uno speculatore che tenta di trarre profitto dal cambio di prezzo dell'acciaio una volta che la maggiore acciaieria dell'europa cessa la produzione non per problemi di mercato ma per problemi giuridico-legali.
Spero che la politica, che ha creato il problema, ci metta una pezza in fretta.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 14/08/2012, 14:48

Si evidemente il fatto che i giudici applichino le leggi è qualcosa che può apparire strano.
Del resto la politica che non fa il suo mestiere e pensa di risolvere i problemi creati da antiche connivenze pretendendo che i magistrati non applichino la legge è in perfetta sintonia con l'essere italiani.
Sono prospettive che - per fortuna - non si potranno mai incontrare.
Peraltro la politica ha anche degli strumenti in più rispetto la magistratura, anche se possono essere considerati truffaldini. Come ad esempio quando per ovviare a problemi ha derubricato le liste degli inquinanti in rifiuti semplici. Il che dà la misura di quali siano considerate le priorità in questo paese e dove ci stiamo incamminando.
Probabile che qualcosa del genere verrà fatta, e già qualche politico la suggerisce.
Da quello che leggiamo ormai la legge è considerata un dettaglio di secondaria importanza.
Credo in molti, ormai assuefatti ai criteri delle leggi ad personam, saranno felici di qualche escamotage rigorosamente anticostituzionale ma profondamente truffaldino e berlusconiano.
No non mi meraviglio che non si capisca. Mi stupirei del contrario.
Ultima modifica di lucameni il 14/08/2012, 14:58, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 14/08/2012, 14:57

lucameni ha scritto:Si evidemente il fatto che i giudici applichino le leggi è qualcosa che può apparire strano.

Certo che appare strano, dopo 40 anni che dormono. E soprattutto dormivano quando la situazione era moooolto piu' grave.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 14/08/2012, 14:59

Quindi, come nel caso della mafia, se prima hanno dormito che dormano anche ora.
Logica che non fa una grinza. E quindi prendiamocela con chi adesso fa rispettare la legge. Pretendere le omissioni in quanto consuetudine.
Non male. Logica cristallina, complimenti.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda pianogrande il 14/08/2012, 15:47

Non è la magistratura che governa il paese.
E' la politica.

Non è la magistratura che governa il paese.
E' la politica.

Non ..... ooopsss!

il copia-incolla è vietato.

Allora, aggiungo.
I guai non li crea la magistratura, li crea la politica.

Una volta che li ha creati, cerca di dare la colpa a chi ha da ridire.

Franz.
Il problema è, semmai, tecnico-politico non giuridico-legale.

L'uscita sui "giudici coraggiosi" non mi piace.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda Robyn il 14/08/2012, 15:52

L'Ilva deve continuare a produrre,ma serve l'ambientalizzazione dell'Ilva così come serve l'ambientalizzazione di tutto l'apparato industriale.Gli italiani devono uscire dal torpore in cui sono caduti dopo anni di lassismo ideologico
La Groenlandia non ha quasi più i ghiacciai,perchè?
ciao robyn
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda lucameni il 14/08/2012, 16:29

Quando si dice il caso e l'afflato umanitario:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ia/325827/

"Le biografie ufficiali e anche decine di articoli di giornale lo descrivono come un imprenditore tutto casa e fabbrica. Un tipo che punta dritto all’obiettivo e quando c’è da menar le mani, in senso figurato, non rinuncia allo scontro. Insomma, Emilio Riva, non si ferma davanti a niente e a nessuno. E mezzo secolo di carriera costellata da processi per comportamento antisindacale o per violazioni della normativa ambientale suonano come la conferma migliore di questo ritratto da duro e puro. In realtà, chi lo ha frequentato a lungo, ci restituisce un’immagine un po’ diversa da quella del macho che lo stesso Riva, classe 1926, cerca da sempre di accreditare.

Il patron dell’Ilva, come spiegano manager e colleghi imprenditori, ha sempre dimostrato una straordinaria abilità da pokerista. E come tale sa alzare la posta quando è il caso, ama bluffare oppure lasciare il tavolo per poi intavolare trattative nella stanza accanto alla ricerca di nuovi alleati. Per esempio, la sua esibita estraneità alla politica, ai partiti e allo statalismo in genere è diventata una specie di fiore all’occhiello per un imprenditore come Riva che afferma di essersi fatto tutto da sé. Le cose cambiano se si fa il conto delle centinaia di migliaia di ore di cassa integrazione a spese del bilancio pubblico che negli anni difficili hanno tenuto in piedi i suoi stabilimenti, a Taranto come a Genova. Di più: quando il gioco si fa duro, Riva l’antipolitico non perde tempo ad aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Un aiuto cash, in contanti. E così consultando i resoconti sui contributi privati alle formazioni politiche, si scopre che tra il 2006 (anno di elezioni politiche) e il 2007 il patron dell’Ilva ha staccato un assegno di 245mila euro per Forza Italia, mentre altri 98mila euro sono andati a finanziare personalmente Pier Luigi Bersani. Tutto regolare, per carità. Tutto denunciato dai beneficiari delle donazioni così come prevede la legge in materia. L’episodio però la dice lunga sul metodo Riva: una mancia destra e una a sinistra, tanto per dimostrarsi equidistante, o forse sarebbe meglio dire equivicino, alle opposte sponde politiche.

L’industriale siderurgico, da sempre descritto come un falco liberista, non si è fatto problemi a versare un obolo anche all’esponente del Pd destinato a diventare nel 2006 il ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi. Una scelta azzeccata. A suo tempo Riva ha infatti finanziato anche il massimo responsabile della politica industriale del Paese, un ministro che, ovviamente, è chiamato a occuparsi anche di un settore strategico come l’acciaio. Nel 2008 cambia il vento. Silvio Berlusconi torna a palazzo Chigi e il gran capo dell’Ilva si fa trovare pronto. Eccolo in prima linea nella cordata per salvare quel che resta di Alitalia, un intervento, come noto, sollecitato dal capo del Pdl in persona. Riva mette sul piatto 120 milioni e, intervistato dal Sole 24 Ore nel 2009, non ha problemi ad ammettere che “sappiano bene che non ci guadagneremo”, ma un grande Paese come l’Italia “non può non avere una compagnia di bandiera”. Insomma, ecco a voi Riva il patriota. Mutazione sorprendente per un imprenditore che, oltre a controllare il suo gruppo attraverso holding in Lussemburgo e Olanda per minimizzare il carico fiscale, ha sempre affermato di badare sempre e solo agli affari suoi. I maligni, che però spesso ci azzeccano, fanno notare che tra il 2008 e il 2009 si apre la crisi economica senza precedenti di cui ancora stiamo subendo le conseguenze. E il capo dell’Ilva sa bene che un settore ciclico come la siderurgia è il primo a risentire degli effetti di un rallentamento economico. Del resto basta dare un’occhiata agli ultimi bilanci del gruppo. Nel 2007, prima del crollo, i profitti erano arrivati a quota 877 milioni su circa 10 miliardi di giro d’affari. Poi la musica cambia, eccome. Nel 2009 (rosso di 411 milioni) e nel 2010 (meno 71 milioni), l’impero di Riva ha perso soldi a rotta di collo e, nonostante una timida ripresa, nel 2011 i conti hanno chiuso in utile di 88 milioni grazie a poste straordinarie e fiscali per quasi 400 milioni. E allora l’industriale tutto d’un pezzo, un lumbard che si descrive orgogliosamente come “milanese di piazza San Marco” (in pieno centro città), tenta di riprendere quota con l’Alitalia mentre le sue aziende perdono soldi.

Il caso ha poi voluto che Riva abbia ritrovato come ministro dell’Industria proprio Corrado Passera, cioè l’ex banchiere che come capo di Intesa si distinse come il grande sponsor del salvataggio della disastrata compagnia aerea. Tra tanti amici al governo, però, il capo dell’Ilva ha finito per trovarsi un nemico in casa. Già, perchè Riva non è l’unico proprietario del gruppo siderurgico, di cui pure controlla il 90 per cento. A libro soci con una quota del 10 per circa trova gli Amenduni, un’altra famiglia di imprenditori siderurgici che nel 1995 partecipò alla privatizzazione dell’Ilva. Ebbene, due mesi fa il rappresentante degli Amenduni ha votato contro il bilancio del gruppo chiedendo informazioni su alcuni affari che hanno trasferito denaro dal colosso siderurgico ad alcune finanziarie personali dei Riva. Tra gli addetti ai lavori c’è chi spiega questo atteggiamento battagliero come un’azione di disturbo con l’unico scopo di convincere i Riva a ricomprare le azioni Ilva di cui i soci di minoranza vorrebbero disfarsi. Michele Amenduni, contattato al telefono si schermisce. “Mi trovo all’estero – racconta – e non so che cosa stia succedendo a Taranto”. Davvero, ha detto proprio così. Forse è una battuta, ma non fa ridere.

Da Il Fatto Quotidiano del 14 agosto 2012
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Re: Il caso ILVA di Taranto

Messaggioda franz il 14/08/2012, 16:30

lucameni ha scritto:Quindi, come nel caso della mafia, se prima hanno dormito che dormano anche ora.
Logica che non fa una grinza. E quindi prendiamocela con chi adesso fa rispettare la legge. Pretendere le omissioni in quanto consuetudine.
Non male. Logica cristallina, complimenti.

Veramente sulla mafia i giudici, a che mi risulta, non hanno mai dormito. Infatti molti sono le vittime nella magistratura.
Sull'acciaieria di Taranto invece si. Se esiste un obbligo di azione penale, non è stato esercitato quando l'acciaieria si chiamava "Italsider". Questo vuol dire che oggi la legge non debba essere fatta rispettare? Si, certo che che va fatta rispettare ma con il buon senso. Non si puo' chiudere dall'oggi al domani uno stabilimentio che dà lavoro, indotto compreso, a 24'000 persone e rappresenta il 75% del reddito di una città. Quindi chi è stato colpevolmente inerte in passato (che sia un politico oppure un giudice) sa che deve agire con gradualità, anche perché nel frattempo la situazione dell'inquinamento è oggettivamente migliorata. Se esiste discrezione nell'azione penale, come in quella politica, si puo' e si deve procedere per gradi. Cosa che si sta facendo da vari anni con notevoli invenstimenti.
Ci sono mille modi per farlo e bloccare la produzione non è certo il piu' intelligente.
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