Settore petrolifero: i veri problemi iniziano adesso

Settore petrolifero: i veri problemi iniziano adesso
Secondo la «teoria del picco» nel 2007 toccato il massimo della produzione

Nel campo delle previsioni economiche a volte assistiamo a fatti molto curiosi. Per esempio: sapete quanti anni di vita erano dati alle riserve di petrolio quarant’anni fa? Beh, esattamente quarant’anni. Il che significa che il petrolio sarebbe dovuto finire oggi. E sapete invece a quanti anni sono valutate le riserve di petrolio oggi? Ebbene, sono valutate più o meno a quarant’anni. Quindi dovrebbe esserci petrolio fino al 2050 circa, dato che sono stati scoperti nuovi giacimenti e sono state migliorate le tecniche di estrazione. E da questo sorge una domanda: ma fra quarant’anni a quanto ammonteranno le riserve di petrolio?
Queste cifre dovrebbero tranquillizzare, eppure non tutto sembra andare per il verso giusto sul fronte petrolifero, dato il repentino e violento aumento del corsi del barile di greggio negli ultimi mesi fino a 147 dollari al barile (seguito da un relativo calo).
Fra le teorie che vanno per la maggiore in questo ambito vi è quella del «picco», che afferma che il 2007 è stato l’anno in cui l’estrazione di petrolio ha raggiunto il massimo. Secondo questa teoria, la produzione di petrolio segue un andamento a «campana», e successivamente al picco il ritmo di estrazione scende fino a zero. E quindi ora ci troveremmo già nella parte discendente della curva.
Ma come è nata questa teoria? E che implicazioni ha per la nostra società? La teoria venne formulata da Marion K. Hubbert, un geologo statunitense che lavorava nel settore petrolifero. Nel 1956, quando l’estrazione di petrolio degli Stati Uniti era in rapida crescita, sviluppò un modello sulla base del quale predisse che l’estrazione nel paese avrebbe raggiunto un massimo nel 1970, e avrebbe poi iniziato a decrescere. All’epoca questa previsione non fu presa sul serio, tuttavia la quantità di petrolio estratta giornalmente negli Stati Uniti raggiunse effettivamente un massimo nel 1971. Questa previsione così accurata è stata probabilmente dovuta alle condizioni di libero mercato quasi perfette presenti negli USA, non riscontrabili in altre situazioni.
Quali sono le implicazioni di questa teoria? Facile: dopo il picco, chiaramente, la produzione non può che diminuire. E in caso di domanda crescente di petrolio, i prezzi salgono, e, quando raggiungono una determinato valore critico, questo genera un maggiore impegno nella ricerca di greggio che può portare alla scoperta o allo sfruttamento di nuovi giacimenti. Le variabili di prezzo e tecnologica possono quindi creare delle discontinuità, dei salti nella produzione petrolifera.
Tuttavia va notato che il declino dell’offerta che segue il picco non ha necessariamente la velocità della crescita che l’ha preceduto. Secondo alcuni studiosi, infatti, il declino verso lo zero potrebbe essere molto più rapido della crescita verso il picco. Le stime sulle risorse petrolifere mondiali sono incerte, ma si ritiene che la quantità totale di petrolio che esisteva sulla terra prima che cominciassimo a estrarlo ammontasse a circa duemila miliardi di barili.
Di questi, fino ad oggi ne abbiamo estratti circa mille miliardi, circa la metà.
Come fare a essere sicuri che, con gli sviluppi della tecnologia, non si trovino nuovi grandi giacimenti, aumentando la quantità di petrolio ancora da estrarre e posticipando la data del picco?
Chiaramente la certezza non esiste. Tuttavia, è risaputo che le scoperte di nuovi giacimenti sono in calo dagli anni ’60. In effetti, dal 1985 circa la quantità di petrolio consumato ogni anno è superiore a quella di nuovo petrolio scoperto, e il divario traiduevalori si allarga sempre più.
La drammatica conseguenza che toccherà tutti noi è che i prezzi aumenteranno, per il semplice fatto che l’offerta di petrolio non sarà più in grado di soddisfare la domanda.
Ci si aspetta anche un aumento della volatilità dei prezzi, ovvero forti oscillazioni nel loro valore, dovute ad effetti di natura speculativa. Entrambe le cose si stanno verificando in questo periodo; un altro elemento che sembra indicare che il picco è davvero vicino.
www.cdt.ch Corriere del Ticino
Secondo la «teoria del picco» nel 2007 toccato il massimo della produzione

Nel campo delle previsioni economiche a volte assistiamo a fatti molto curiosi. Per esempio: sapete quanti anni di vita erano dati alle riserve di petrolio quarant’anni fa? Beh, esattamente quarant’anni. Il che significa che il petrolio sarebbe dovuto finire oggi. E sapete invece a quanti anni sono valutate le riserve di petrolio oggi? Ebbene, sono valutate più o meno a quarant’anni. Quindi dovrebbe esserci petrolio fino al 2050 circa, dato che sono stati scoperti nuovi giacimenti e sono state migliorate le tecniche di estrazione. E da questo sorge una domanda: ma fra quarant’anni a quanto ammonteranno le riserve di petrolio?
Queste cifre dovrebbero tranquillizzare, eppure non tutto sembra andare per il verso giusto sul fronte petrolifero, dato il repentino e violento aumento del corsi del barile di greggio negli ultimi mesi fino a 147 dollari al barile (seguito da un relativo calo).
Fra le teorie che vanno per la maggiore in questo ambito vi è quella del «picco», che afferma che il 2007 è stato l’anno in cui l’estrazione di petrolio ha raggiunto il massimo. Secondo questa teoria, la produzione di petrolio segue un andamento a «campana», e successivamente al picco il ritmo di estrazione scende fino a zero. E quindi ora ci troveremmo già nella parte discendente della curva.
Ma come è nata questa teoria? E che implicazioni ha per la nostra società? La teoria venne formulata da Marion K. Hubbert, un geologo statunitense che lavorava nel settore petrolifero. Nel 1956, quando l’estrazione di petrolio degli Stati Uniti era in rapida crescita, sviluppò un modello sulla base del quale predisse che l’estrazione nel paese avrebbe raggiunto un massimo nel 1970, e avrebbe poi iniziato a decrescere. All’epoca questa previsione non fu presa sul serio, tuttavia la quantità di petrolio estratta giornalmente negli Stati Uniti raggiunse effettivamente un massimo nel 1971. Questa previsione così accurata è stata probabilmente dovuta alle condizioni di libero mercato quasi perfette presenti negli USA, non riscontrabili in altre situazioni.
Quali sono le implicazioni di questa teoria? Facile: dopo il picco, chiaramente, la produzione non può che diminuire. E in caso di domanda crescente di petrolio, i prezzi salgono, e, quando raggiungono una determinato valore critico, questo genera un maggiore impegno nella ricerca di greggio che può portare alla scoperta o allo sfruttamento di nuovi giacimenti. Le variabili di prezzo e tecnologica possono quindi creare delle discontinuità, dei salti nella produzione petrolifera.
Tuttavia va notato che il declino dell’offerta che segue il picco non ha necessariamente la velocità della crescita che l’ha preceduto. Secondo alcuni studiosi, infatti, il declino verso lo zero potrebbe essere molto più rapido della crescita verso il picco. Le stime sulle risorse petrolifere mondiali sono incerte, ma si ritiene che la quantità totale di petrolio che esisteva sulla terra prima che cominciassimo a estrarlo ammontasse a circa duemila miliardi di barili.
Di questi, fino ad oggi ne abbiamo estratti circa mille miliardi, circa la metà.
Come fare a essere sicuri che, con gli sviluppi della tecnologia, non si trovino nuovi grandi giacimenti, aumentando la quantità di petrolio ancora da estrarre e posticipando la data del picco?
Chiaramente la certezza non esiste. Tuttavia, è risaputo che le scoperte di nuovi giacimenti sono in calo dagli anni ’60. In effetti, dal 1985 circa la quantità di petrolio consumato ogni anno è superiore a quella di nuovo petrolio scoperto, e il divario traiduevalori si allarga sempre più.
La drammatica conseguenza che toccherà tutti noi è che i prezzi aumenteranno, per il semplice fatto che l’offerta di petrolio non sarà più in grado di soddisfare la domanda.
Ci si aspetta anche un aumento della volatilità dei prezzi, ovvero forti oscillazioni nel loro valore, dovute ad effetti di natura speculativa. Entrambe le cose si stanno verificando in questo periodo; un altro elemento che sembra indicare che il picco è davvero vicino.
www.cdt.ch Corriere del Ticino