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Guerre per l'acqua, un orizzonte vicino

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Guerre per l'acqua, un orizzonte vicino

Messaggioda ambientalistaPD il 20/08/2008, 18:45

da "il manifesto" del 04 Ottobre 2006

Guerre per l'acqua, un orizzonte vicino

Marina Zenobio

Se il secolo passato si è caratterizzato per la guerra del petrolio, quello attuale con molta probabilità si concentrerà sulla guerra per l'acqua. Ormai sono in molti a lanciare l'allarme: la crisi globale dell'acqua entro pochi anni potrebbe diventare una tragica realtà. Ne è certo anche il ricercatore russo Victor Danilov Danilian, direttore a Mosca dell'Istituto nazionale per i problemi dell'acqua, secondo i cui grafici la linea del consumo idrico, a livello mondiale, si sta sempre più elevando mentre quella delle risorse accessibili diminuisce a vista d'occhio, con la conseguenza che queste due linee dovrebbero incrociarsi più o meno intorno al 2025. Non abbiamo molto tempo e, in realtà, la crisi delle risorse idriche è già in atto perché quello che viene definito «oro blu» comincia a scarseggiare. Testimonianza ne sono i numerosi conflitti, già in atto, che non coinvolgono più solo regioni o province, ma intere nazioni. In Africa, per esempio, le acque del Nilo Bianco che nasce in Burundi e del Nilo Azzurro, che nasce in Etiopia, da anni sono motivo di tensione tra Egitto, Etiopia e Sudan. Altri scenari di conflitto possono riguardare l'Uganda, il Kenya, la Tanzania, il Ruanda o la Repubblica del Congo, tutti paesi attraversati dal Nilo. In Medio Oriente persiste l'interesse di Israele sulle acque del fiume Giordano e dei pozzi sotterranei della Cisgiordania, dalle quale il paese dipende per il mantenimento della sua agricoltura industriale. Altre tensioni «a bassa intensità» per l'utilizzo dell'acqua riguardano anche il Kazakistan, il Kirghizistan e l'Uzbekistan, stati costieri del Syr Daya, il fiume che conclude il suo percorso nell'ormai prosciugato mare di Aral; eppoi ci sono Cina, Vietnam, Cambogia, Laos e Thailandia che condividono il fiume Mekong. La corsa all'accaparramento delle risorse idriche è senza esclusioni di colpi. I servizi di acqua potabile in molti paesi dell'Ameria latina, per fare un altro esempio, sono privatizzati e per la maggior parte sotto controllo di corporazioni che da anni hanno capito che l'acqua rappresenterà a breve la risorsa principale per aumentare i profitti, e per certi politici il potere. E' vero anche che molti movimenti sociali di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile e Uruguay stanno rendendo la vita difficile a multinazionali come la francese SuezLyonnaise des eaux, ma ammesso che quelle popolazioni e i rispettivi governi riprendano il controllo delle risorse idriche potabili, il problema della crisi globale dell'acqua bussa comunque alle porte del nostro pianeta. Una crisi, secondo Victor Danilov Danilian, che porterà inevitabilmente a una riorganizzazione economica mondiale, un po' come accaduto quando il petrolio si è trasformato in uno dei motori dell'economia globale. Con un'unica differenza: il petrolio in qualche modo si può rimpiazzare, mentre l'acqua è insostituibile. Secondo il ricercatore russo, pur sperimentando diverse opzioni per trovare una soluzioni al problema - come la distribuzione dell'acqua attraverso la costruzione di canali, che però renderebbero aride le terre da dove viene deviata; oppure rendere potabile l'acqua salata, ma è troppo dispendioso - sarebbe meglio che l'umanità assimili l'opzione su cui insistono gli ambientalisti e che consiste in uno sfruttamento più razionale dell'acqua. Se non per evitare, almeno per ritardare la catastrofe e guadagnare tempo per pensare a soluzioni più radicali. Troppe persone che vivono nei paesi ricchi non hanno ancora consapevolezza di questo e consumano molta più acqua di quanto sia necessario, mentre nei paesi più poveri, prima che di fame si muore di sete. La maggior parte dei fiumi sono contaminati e l'acqua non più potabile, anche a causa dell'utilizzo sfrenato di pesticidi in agricoltura che pregiudicano le risorse idriche; i ghiacciai si stanno sciogliendo per l'effetto serra e solo «misure concrete, che individuino chiaramente cosa fare, chi dovrebbe agire e quando, possono venirci in aiuto», come dichiarato da Anders Berntell, direttore dello Stockholm International Water Institute , durante la XVI Conferenza internazionale sulla gestione dell'acqua, tenutasi a fine agosto nella capitale svedese. A meno di modifiche drastiche nella gestione e nelle politiche dei governi a livello mondiale, la crisi globale dell'acqua sarà inevitabile e coinvolgerà le prossime generazioni a cui lasceremo in eredità un pianeta tormentato dalla sete.
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Emergenza per il consumo d'acqua: la maggior parte è nascost

Messaggioda franz il 20/08/2008, 22:40

Settimana mondiale dell’acqua a stoccolma
Emergenza per il consumo d'acqua:

la maggior parte rimane «nascosto»
Una grande quota delle risorse idriche viene utilizzata per processi produttivi di cui non si ha consapevolezza


I problemi relativi all'mergenza acqua nel mondo sono oeggetto di discussione alla Settimana Internazionale dell'Acqua organizzata a Stoccolma (Ansa)

STOCCOLMA, (Svezia) – Che l’acqua sia ormai divenuta una sorta di oro blu è risaputo da tempo, ma nel corso del World Water Week organizzato dall’Istituto Internazionale dell’Acqua di Stoccolma sono emersi particolari inquietanti sul suo spreco e l’attenzione si è focalizzata in particolare su due aspetti: da una parte sul consumo di acqua «nascosta» e dall’altra parte sull’aspetto igienico-sanitario della scarsità idrica, causa dell’88 per cento delle malattie mondiali. Non a caso il tema dell’iniziativa di quest’anno è stato: «Progressi e prospettive sul tema dell’acqua: per un mondo pulito e in salute con particolare attenzione all’accesso ai servizi igienici». Secondo le stime ogni giorno muoiono 7.500 persone proprio per questo negato accesso ai servizi igienici e, particolare ancor più sconcertante, la situazione è esattamente la stessa di sette anni fa.

ACQUA VIRTUALE – Tra le tante informazioni e riflessioni emerse dal convegno la più importante riguarda il concetto di acqua virtuale, intuizione rivoluzionaria del professore inglese Anthony Allan, del King's College London e School of Oriental and African Studies, che gli è valsa il prestigioso premio annuale Stockholm Water Prize 2008, una sorta di Nobel della ricerca in materia. In sostanza, sostiene Allan, il consumo idrico non si limita all’acqua che si vede, ma anche a tutta quell’acqua virtuale e in qualche modo nascosta, necessaria alla produzione e al commercio di cibo e merci. Il professore britannico si è divertito a calcolare il consumo di acqua virtuale che c’è dietro un caffé, un hamburger e altri tipici cibi (o bevande) di consumo quotidiano. I maggiori importatori idrici di acqua virtuale al mondo sono Brasile, Messico, Giappone, Cina, Italia e Inghilterra. Tanto per avere un ordine di grandezza e di proporzione in Italia si consumano 215 litri di acqua al giorno a testa e in Gran Bretagna 150 litri, contro i 2,5 litri che rappresentano la stima del fabbisogno per le esigenze di vita. Ma se si conteggia anche l’acqua virtuale la cifra aumenta mediamente di trenta volte. Infine, nel corso della settimana dell’acqua si sono tenuti interessanti dibattiti sulle nuove tecnologie di depurazione e sulla gestione delle risorse idriche.

Emanuela Di Pasqua
20 agosto 2008
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Re: il vecchio motore reagisce ruggendo

Messaggioda ambientalistaPD il 21/08/2008, 10:22

Resi noti i dati del Living Planet Report 2006
Entro il 2050 ci serve un altro pianeta
Esaurite le risorse se continua l'attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile e foreste. Emirati Arabi e Usa i Paesi "peggiori"

il fiume Po in secca in un immagine datata 20 giugno 2006 (Ansa)
ROMA - La presenza dell'uomo sulla Terra è sempre più ingombrante e la sua «impronta» sta lasciando un segno che rischia di essere indelebile. Un pianeta non basta: nel 2050 ce ne vorranno «due», se continua l'attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche: gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana. È quanto si legge in Living Planet Report 2006, il rapporto del WWF giunto alla sua sesta edizione, diffuso proprio da uno dei paesi a più rapido sviluppo, la Cina.

I DATI - Negli oltre trent'anni presi in considerazione, le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28 % e quelle marine del 27%. Il secondo indice, l'Impronta Ecologica, misura la domanda in termini
Uno scorcio del Naukluft National Park in Namibia (Wwf-Canon)
di consumo di risorse naturali da parte dell'umanità. Il «peso dell' impatto-umano» sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003: la nostra impronta ha già superato del 25%, nel 2003, la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali che utilizziamo per il nostro sostentamento. Nel rapporto precedente (quello pubblicato nel 2004 e basato sui dati del 2001) era del 21%. In particolare, l'Impronta relativa al CO2, derivante dall'uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell'intera Impronta globale: il nostro "contributo di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003. L'Italia ha un'impronta ecologica (sui dati 2003) di 4.2 ettari globali pro capite, con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, mostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettari globali pro capite.
EMIRATI ARABI E USA I PEGGIORI - I paesi con oltre un milione di abitanti con l'Impronta ecologica più «vasta», calcolata su un ettaro globale a persona, sono gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti, la Finlandia, il Canada, il Kuwait, l'Australia, l'Estonia, la Svezia, la nuova Zelanda e la
Un cartello indica una sorgente d'acqua in Tunisia (Wwf-Canon)
Norvegia. La Cina si pone a metà nella classifica mondiale, al 69esimo posto, ma la sua crescita economica (che nel 2005 è stata del 10,2) e il rapido sviluppo economico che la caratterizza giocheranno un ruolo chiave nell'uso sostenibile delle risorse del pianeta nel futuro. Questo è uno dei motivi per cui Living Planet Report quest'anno è stato lanciato proprio in Cina. Il WWF crede che sia vitale per il pianeta che la Cina e gli altri paesi di nuova industrializzazione (che globalmente raggiungono oltre il miliardo di abitanti e che stanno raggiungendo un livello di consumo paragonabile ai paesi dell'area OCSE) non segua i modelli di sviluppo dell'Occidente, ma persegua il proprio sviluppo in una chiave di sostenibilità.
CALCOLI PER DIFETTO - «La popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta
Barriera corallina a Turtle Island, nelle Filippine (Wwf-Canon)
Terra» - si legge nel documento. «Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell'impronta ecologica sono per difetto. Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto la Terra sia capace di «metabolizzare» i nostri scarti - dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. - E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili. È tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo.
25 ottobre 2006
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scie ... neta.shtml
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Re: Guerre per l'acqua, un orizzonte vicino

Messaggioda ambientalistaPD il 22/08/2008, 10:00

ACQUA: FAO, 263 FIUMI E LAGHI CONDIVISI MA NON FONTE GUERRE
(ANSA) - ROMA - Dal lago al Ciad al fiume Mekong, sono 263 nel mondo i corsi d'acqua transfrontalieri, ossia condivisi da almeno due nazioni. Ma in nessun caso hanno finora scatenato guerre. E' quanto e' emerso dai dati presentati nella Settimana Mondiale dell'Acqua in corso a Stoccolma, nel seminario organizzato dalla Fao, che quest'anno ha la presidenza del programma delle Nazioni Unite sull'acqua, Un-water. ''Il problema della condivisione di un corso d'acqua consiste nel ripartire risorse e benefici'', osserva il responsabile dell'Unita' Acqua della Fao, Pasquale Steduto. ''Tuttavia - aggiunge - quando l'acqua e' scarsa o condivisa da piu' Paesi, si verifica una tendenza alla cooperazione''. Le temute guerre per l'acqua, insomma, non sono avvenute e ''per ora - rileva l'esperto - non si riscontra alcuna tendenza al conflitto''. (ANSA).
21/08/2008 17:09


http://www.ansa.it/ambiente/notizie/fdg ... 22494.html
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