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Crolla un mito

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Crolla un mito

Messaggioda franz il 16/06/2011, 11:44

Crolla un mito. Secondo uno studio inglese, per realizzare, mantenere e rottamare le vetture «eco» e quelle tradizionali si emette la stessa quantità di CO2. La differenza principale tra i due sistemi a motore sarebbe, secondo gli esperti della Which, più nell'apparenza che nella sostanza: nell'auto a benzina le emissioni nocive fuoriescono dal tubo di scappamento, in quella elettrica vengono emesse direttamente dalla centrale che produce elettricità.

Sorpresa: dopo tanto clamore e tante crociate adesso si scopre anche che le vetture elettriche o ibride sono assai poco ecosostenibili. Non solo. Uno studio britannico, realizzato dal Low Carbon Vehicle Partnership, istituto di ricerca finanziato dal Governo del Regno Unito e dall'industria automobilistica, ha sconvolto tutto. La produzione di elettricità per questi motori potrebbe addirittura triplicare il consumo di un bene tanto prezioso quanto tragicamente scarso in alcune regioni del mondo, l'acqua.

La ricerca ha preso in esame l'impiego, il consumo, il prelevamento d'acqua sia nel caso del processo di produzione del petrolio, sia nel caso della produzione di energia elettrica. I risultati parlano, purtroppo, chiaro: per ogni miglio statunitense percorso con un veicolo a motore elettrico si consuma una quantità d'acqua quasi tre volte superiore a quella consumata con un motore a benzina, circa 1.2 litri contro 0.2-0.5 litri. Nonostante ci siano altri studi precedenti che confermano questi risultati, va comunque detto che le auto elettriche, non essendo dotate di tubo di scappamento, sono adatte ad essere utilizzate per gli spostamenti in città.

L'inquinamento provocato dai residui della combustione è tra le principali cause di tumore alla pelle e malattie respiratorie. Inoltre lo smog danneggia pesantemente i monumenti e i palazzi antichi presenti nelle città. Da questo punto di vista, onestamente dobbiamo dire che un auto elettrica è comunque più vantaggiosa. Ma purtroppo c'è di più. Anche la rivista «Science» ha contribuito a questo dibattito critico sulle nuove fonti di energia con un articolo di Jorn Scharlemann e William Laurance ( How Green Are Biofuels ) i quali documentano il danno ambientale provocato da alcuni biocombustibili: su 26 fonti analizzate, ben 12 sembrano avere un impatto ambientale fino a cinque volte maggiore della benzina, per via della grande quantità di CO2 rilasciata durante la produzione.

E, sorpresa, di questa rosa di imputati sembrano far parte proprio i biocombustibili più importanti: l'etanolo prodotto dal grano e dalla canna da zucchero e il diesel di soia e da olio di palma. Senza contare anche i danni delle deforestazioni causati dalla necessità di far spazio alle coltivazioni. Tornando all'automobile. Nella sua produzione già c'è un certo livello di emissioni, che diventa altissimo per le auto elettriche: si parla di 12,6 tonnellate di CO2.

Per quelle a benzina - considerando un'auto di dimensioni medie - vengono prodotte «solo» 5,6 tonnellate di anidride carbonica. Quindi il 50% in meno. Una volta che viene messa su strada, l'auto elettrica è più «verde» delle altre ma non di tanto. Dopo 150.000 chilometri, la macchina normale ha emesso 18,1 tonnellate di CO 2 contro le quasi 10 di una elettrica. E in fase di rottamazione quella a benzina è ancora meno inquinante, perché non si devono smaltire le solite batterie coi loro materiali tossici. Sommando tutti questi dati - secondo i ricercatori - alla fine del loro ciclo le vetture elettriche hanno prodotto 23.1 tonnellate di CO 2 e quelle normali 24.

A fronte di questi risultati non hanno senso i piani messi in piedi da molti Paesi europei per promuovere questo tipo di tecnologia. In un recente studio effettuato da JP Morgan viene ipotizzato che a livello globale i veicoli elettrici immatricolati entro il 2020 saranno tra 12 e 13 milioni.

Per la rivoluzione verde ne servirebbero molti di più.
MARIO NURCHIS

Da una lettera al giornale corriere del ticino www.cdt.ch
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Re: Crolla un mito

Messaggioda Giorgio Graffieti il 16/06/2011, 15:45

è il modello di trasporto privato a dover essere messo in discussione, non il come realizzarlo.

La soluzione di trasporto eco compatibile è di tipo pubblico.

Del resto, a proposito di miti, anche quello dell'energia nucleare "carbon free" vacilla...

http://www.e-gazette.it/index.asp?npu=134
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Re: Crolla un mito

Messaggioda pianogrande il 16/06/2011, 21:29

Per quanto riguarda l'inquinamento, la produzione di energia elettrica può essere fatta anche con fonti non inquinanti.
Quando questa deriva da petrolio, comunque, si riduce il numero di emissioni da una per macchina nei motori tradizionali a una per centrale nei motori ad energia elettrica.
L'abbattimento degli inquinanti potrà essere molto più economico ed efficace.
Quanto ai biocombustibili sono, da sempre, contrario.
Quanto siano bio è tutto da dimostrare.
Sono un furto di cibo nei confronti dei più deboli.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Crolla un mito

Messaggioda franz il 16/06/2011, 22:54

pianogrande ha scritto:Per quanto riguarda l'inquinamento, la produzione di energia elettrica può essere fatta anche con fonti non inquinanti.

Per esempio?
Comunque non esistono fonti non inqiunanti. Eventualmente esistono fonti "meno inquinanti".
Quell'articolo tuttavia parla della somma di CO2 per costruire la macchina, l'esercizio di 150'000 km, lo smaltimento finale.

Quanto all'pinione di Giorgo, io non userei il termine pubblico ma collettivo.
Per esempio il trasporto aereo è collettivo (sali a bordo con altre decine centinaia di persone) ma non è per forza pubblico.
È trasporto privato, collettivo. Come una grande nave o una corriere privata.
Questo pero' puo' essere una soluzione per i lavoratori dipendenti ad orario piu' o meno fisso ma il trasporto collettivo non va bene per quella grande fetta di indipendenti con decina di trasferimenti al giorno, per chi ha consegne, istallazioni, riparazioni, che ha con se materiale ingombrante, con decine di appuntamenti in luoghi anche discosti, con chiamate per interventi urgenti. E sono tantissimi. Sempre di piu'. Quindi ol collettivo non è la soluzione universale.

La vera soluzione allora è stata trovata, tra il serio ed il faceto, notando che quando le scuole sono chiuse in ogni città si viaggia senza problemi. :D

Franz
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Re: Crolla un mito

Messaggioda Giorgio Graffieti il 17/06/2011, 7:50

franz ha scritto:Quanto all'pinione di Giorgo, io non userei il termine pubblico ma collettivo.


sì, ho usato impropriamente il termine pubblico... intendevo proprio collettivo.

Che il trasporto collettivo non possa risolvere tutti i problemi del trasporto è evidente, ma se il paradigma del collettivo diventa la norma e non l'eccezione, la questione ambientale di cui parliamo è per gran parte risolta... e non solo ambientale, direi.

Del resto se siamo i capofila in negativo in europa nel rapporto auto/abitanti una ragione ci sarà pure... Se la Svizzera può fare a meno del 14% delle auto che abbiamo noi il problema non potrà mica essere un deficit loro di idraulici e fioristi.
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Re: Crolla un mito

Messaggioda franz il 17/06/2011, 8:49

Giorgio Graffieti ha scritto:
franz ha scritto:Quanto all'pinione di Giorgo, io non userei il termine pubblico ma collettivo.


sì, ho usato impropriamente il termine pubblico... intendevo proprio collettivo.

Che il trasporto collettivo non possa risolvere tutti i problemi del trasporto è evidente, ma se il paradigma del collettivo diventa la norma e non l'eccezione, la questione ambientale di cui parliamo è per gran parte risolta... e non solo ambientale, direi.

Del resto se siamo i capofila in negativo in europa nel rapporto auto/abitanti una ragione ci sarà pure... Se la Svizzera può fare a meno del 14% delle auto che abbiamo noi il problema non potrà mica essere un deficit loro di idraulici e fioristi.

No, non c'è quel tipo di deficit ma c'è un'abbondanza di trasporto collettivo, pubblico e privato, dotato di varie caratteristiche. La prima è la puntualità. La seconda è la estensione e molecolarità: tra treni regionali e autobus nel giro di 300 metri hai una fermata. La terza è la modernità dei mezzi e la quarta è l'integrazione. Che siano treno, battello o autobus, che sia pubblico o privato, la rete è unica ed il biglietto è uno solo. Questo vuol dire che con lo stesso biglietto puoi fare una tratta con un autobus privato, arrivare in stazione e prendere il treno, quindi arrivare in città e prendere il tram fino all'ufficio.Il tutto è carissimo, ma con abbonamenti particolari (abbonamento generale o a metà prezzo) conviene rispetto alla macchina. Anche per via della puntualità. Con qualsiasi tempo.

C'è da dire che pero' una rete simile costa tantissimo e solo zone particolarmente ricche possono permettersela. Per esempio è noto che la rete dei trasporti di Zurigo è una delle migliori del mondo. Se pero' dalla pianura ci si sposta sulle alpi, dove i trasporti sono piu' difficoltosi, la rete di trasporto collettivo perde colpi e la macchina (trasporto individuale) torna ad essere il mezzo preferito, anche in Svizzera e Austria. Altro esempio positivo è la rete della zona di Basilea, che è una rete integrata unica che unisce Germania, Francia e Svizzera, nella zona di confine (6 milioni di abitanti). Oviamente pero' tutte queste persone continuano ad avere la macchina, in garage. Solo non la usano per andare al lavoro.

Diciamo quindi che è il modello di trasporto privato (individuale) non credo sia in discussione ma solo la sua intensità d'uso per motivo di lavoro in presenza di fattori orografici e dalla estensione e qualità del trasporto collettivo.

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Re: Crolla un mito

Messaggioda Giorgio Graffieti il 17/06/2011, 9:24

il "caro" è sempre relativo a che cosa... la discussione è nata prendendo di vista l'aspetto ambientale, se "caro" viene limitato al servizio in se può non essere un metro di valutazione esaustivo del "caro". Se io mi spipazzo delle sigarette che costano la metà di altre, ma che mi provocheranno certamente il cancro a differenza di quelle che "costano" di più, devo valutare nei costi anche quanto mi costerà curarmi dal cancro.

Riguardo alla Svizzera non ricordiamola solo come un Paese "ricco", ma anche "estremo" dal punto di vista di un servizio come quello dei trasporti vista la sua conformazione orografica. Penso che l'Italia sia meno "ricca", ma anche con molti problemi in meno da risolvere... almeno non dappertutto con la stessa entità.

La questione del paradigma collettivo vs privato non è ideologico, ma certamente culturale. Ovvio che uno può pure comprarsi un iPod, ma se pensa che la musica o il cinema sia quello e non un concerto o una proiezione, forse prende una bella cantonata.
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Re: Crolla un mito

Messaggioda franz il 17/06/2011, 14:05

Giorgio Graffieti ha scritto:Riguardo alla Svizzera non ricordiamola solo come un Paese "ricco", ma anche "estremo" dal punto di vista di un servizio come quello dei trasporti vista la sua conformazione orografica. Penso che l'Italia sia meno "ricca", ma anche con molti problemi in meno da risolvere... almeno non dappertutto con la stessa entità.

La parte nord della svizzera (berna, zurigo, basilea) è un altopiano abbastanza pianeggiante paragonabile a tante altre zone pianeggianti e senza grossi ostacoli orografici ai trasporti. Nella parte alpina invece le cose sono diverse ed il trasporto privato torna (lo si vede anche qui dal rapporto vetture per abitante) ad essere predominante. Il "caro" è ovviamente riferito alla sensazione soggettiva di chi paga, malgrado il reddito disponibile elevato. Naturalmente se un servizio è caro ma funziona ottimamente è molto diverso da un servizio economico ma inefficente. Il primo lo si usa piu' dell'altro, se il reddito medio è di buon livello.

Franz
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