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Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata

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Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata

Messaggioda franz il 07/09/2010, 17:00

Presentato a Parigi il rapporto annuale sull'Educazione
Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata
Spesa agli ultimi posti e sbilanciata: si investe solo il 4,5% del Pil, meno del Brasile. Record di ore tra i banchi


Spesa agli ultimi posti e sbilanciata: si investe solo il 4,5% del Pil, meno del Brasile. Record di ore tra i banchi

MILANO - La scuola italiana? Bocciata. Ci si passa fin troppo tempo, con risultati scarsi. E' snobbata dagli studenti stranieri. Riceve le briciole delle finanze pubbliche. Il corpo insegnanti è sottopagato e poco stimolato. Resta alta la percentuale di abbandoni. E’ quanto emerge dal rapporto annuale «Education at a Glance» dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo), che calcola, fra l'altro, il rendimento degli investimenti in educazione, confrontando i costi dell'istruzione e l'assenza di un guadagno durante il corso di studi, con le prospettive salariali. L’Ocse sottolinea che la preparazione e l’adeguata formazione sono e saranno la leva principale per uscire dalla crisi; dai dati pubblicati risulta che nel nostro paese c’è ancora molto da fare.

«Il miglioramento dei sistemi educativi nell'area Ocse sarà un'impegno e una sfida formidabile» per i governi e la loro politica pubblica, ha detto il segretario generale dell'organizzazione parigina, Angel Gurria, nell'editoriale di presentazione del nuovo Outlook sull'Istruzione presentato oggi a Parigi. Secondo Gurria «con la crisi economica molti paesi Ocse fronteggiano la doppia sfida di mantenere finanze pubbliche sostenibili sostenendo allo stesso tempo la crescita economica». In questo senso, ha aggiunto «l'istruzione rappresenta un grosso capitolo della spesa pubblica» e anche «un investimento essenziale per sviluppare il potenziale di crescita a lungo termine dei Paesi e rispondere ai cambiamenti tecnologici e demografici che stanno rimodellando i mercati del lavoro».

LA SPESA PER LA SCUOLA - L'Italia spende il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche (un dato rimasto costante dal 1995 al 2007), contro una media Ocse del 5,7%. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i Paesi industrializzati. Persino il Brasile - con il 5,2% - e l'Estonia (5%) spendono di più. Gli Usa - tra i pochi ad aver incrementato la spesa negli anni presi in considerazione - spendono il 7,6%. Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% della spesa pubblica totale, il livello più basso tra i Paesi industrializzati (13,3% la media Ocse) e l'80% della spesa corrente è assorbito dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell'Ocse. La spesa media annua complessiva per studente è peraltro di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria a scapito dell'università dove la spesa media per studente inclusa l'attività di ricerca è 8.600 dollari contro i quasi 13mila Ocse.

SPESA PIU' ALTA PER STUDENTE - La spesa cumulativa per uno studente dalla prima elementare alla maturità è di 101mila dollari (contro 94.500 media Ocse), cui vanno aggiunti i 39mila dollari dell'università contro i 53mila della media Ocse. Nella scuola primaria il costo salariale per studente è 2.876 dollari, 568 dollari in più della media Ocse, ma il salario medio dei docenti è inferiore di 497 dollari alla media Ocse che è di 34.496 dollari. A spingere in alto i costi sono le maggiori ore di istruzione (+534 dollari), il minore tempo di insegnamento (+202 dollari) e le dimensioni delle classi (+330 dollari). Il copione si replica nella scuola media con un costo salariale per studente di 3.495 dollari contro una media Ocse di 2.950, mentre nei licei il costo (3.138 dollari) è di 312 dollari inferiore alla media Ocse, risentendo in particolare del divario rispetto al salario medio dei docenti (744 dollari in meno della media che è pari a 42.300 dollari).

DOCENTI SOTTOPAGATI - In Italia il top del salario per i docenti arriva dopo oltre 30 anni di lavoro. E l'incremento dall'inizio della carriera alla pensione è piuttosto basso. Ad esempio, un docente delle superiori comincia con poco più di 28mila euro all'anno di salario e arriva a 44mila solo alla fine della propria carriera. La media Ocse è la seguente: si comincia con più di 35mila euro e si approda a oltre 54mila, ma dopo 24 anni e non 35 come in Italia. Anche la media europea è ben superiore a quella italiana. La Germania è un altro mondo: un prof delle superiori comincia con uno stipendio annuale di oltre 51mila euro per approdare, dopo 28 anni di lavoro, a oltre 72mila euro. I nostri docenti sono ai livelli dei colleghi sloveni, che, però, arrivano al top del salario dopo 13 anni.

PIU' TEMPO SUI BANCHI -In Italia le ore di istruzione previste sono ben 8.200 tra i 7 e i 14 anni. Solo in Israele i ragazzi stanno più a lungo sui banchi e la media Ocse si ferma a 6.777. Le dimensioni delle classi inoltre sono maggiori rispetto alla media Ocse e il rapporto studenti/insegnante è tra i più bassi (10,6 alla scuola primaria contro media 16,4).

PIU' DIPLOMATI, POCHI LAUREATI - Cresce il livello di istruzione. Ma se la percentuale di diplomati, ormai, supera la media Ocse (da noi sono l'85% - erano il 78% nel 2000 - . La media è 80%), restiamo invece su livelli più bassi per quanto riguarda i laureati: da noi sono il 32,8% (si tratta soprattutto di donne), contro una media Ocse del 38%. Il «balzo» è legato all'arrivo delle lauree brevi che ha portato a un 20% di laureati nel 2008, ma solo tra i 24 e i 34 anni. Percentuale che si dimezza tra i 45 e i 54 (12%) e si abbatte al 10% tra i 55 e 64 anni. Nel complesso la media dell'istruzione terziaria nel Paese resta minimale rispetto a quella dei cosiddetti paesi più «ricchi»: solo il 2,4% di tutta la popolazione contro il 33,5% degli Usa, il 14,7% del Giappone, il 5,8% della Germania. Da rilevare anche che tra la popolazione tra i 24 e i 64 anni le persone che si sono fermate alla licenza media sono il 47%.

POCO ATTRAENTE - Scarsa l'attrattiva della scuola italiana per gli studenti stranieri, principalmente perchè ci sono pochi corsi offerti in inglese: nel 2008, 3,3 milioni di studenti universitari hanno scelto di andare all'estero per i loro studi, ma solo il 2% ha scelto l'Italia. Tra le mete più ambite figurano gli Stati Uniti (scelti dal 18,7% degli studenti stranieri), il Regno Unito (10%), la Germania e la Francia (7,3%).

Redazione online
07 settembre 2010 www.corriere.it
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Re: Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata

Messaggioda franz il 07/09/2010, 17:29

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Re: Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata

Messaggioda trilogy il 04/10/2010, 22:05

da: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... OME_SCUOLA
Scuola, al Nord e a Roma mancano gli insegnanti di matematica
Presidi costretti a ricorrere a laureati senza abilitazione.
Blocco concorsi e rigidità graduatorie alla base del fenomeno




di Alessandra Migliozzi
ROMA (4 ottobre) - Professori di matematica, scienze e materie tecniche in via di estinzione, soprattutto al Nord. Mentre ci sono graduatorie con centinaia di insegnanti iscritti che dovranno aspettare dieci o venti anni per poter essere assunti, allo stesso tempo ci sono discipline in cui è difficile assegnare le cattedre perché mancano i candidati. In quel caso bisogna affidarsi alle liste dei supplenti di istituto, mini-graduatorie composte da laureati o professionisti senza abilitazione alla docenza. Il fenomeno è stato “mitigato” in parte dai tagli all’organico, ma le carenze restano in molte grandi città come Roma o Milano. Gli studenti non sempre hanno la garanzia di una didattica di alto livello e subiscono il cambio di insegnanti. Mentre i lavoratori più competenti, in attesa che le nuove norme sulla formazione partano, oggi non possono abilitarsi. «In molti casi sono docenti che da anni insegnano la stessa disciplina - dicono i presidi - altre volte bisogna ricorrere a neo laureati o ai professionisti, soprattutto per le materie tecniche. Non sempre riusciamo a garantire il meglio».

All’origine del fenomeno ci sono il blocco dei concorsi, delle abilitazioni per medie e superiori e il sistema rigido delle graduatorie che non consente scambi fra province: se a Milano non ci sono più prof di matematica da chiamare per le supplenze mentre a Brescia avanzano, la cattedra vuota finirà in mano a un non abilitato perché non è possibile smistare i docenti. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione alle medie l’8,3% delle graduatorie risulta esaurito, il 15,4% sono virtualmente esaurite (ci sono meno docenti dei posti disponibili), il 9,6% sono in via di esaurimento. Le percentuali delle superiori sono: 25,2% esaurite, 7,3% virtualmente esaurite, 5,9% in esaurimento. Le liste esaurite di fatto e virtualmente corrispondono al 4% dei posti a livello nazionale.

Il fenomeno riguarda le materie più tecniche. Ma sono sempre più toccate anche quelle scientifiche e la matematica. Secondo il Miur a Torino è virtualmente esaurita la graduatoria di scienze matematiche, chimiche fisiche e naturali, che è in esaurimento anche a Roma e Milano. «A Cremona - spiega Mauro Colafato, segretario locale della Uil Scuola - alle medie sono avanzate ore di matematica, ma non c’erano più docenti in graduatoria: sono state date a non abilitati».

Problemi con lo spagnolo e la geografia si registrano alle medie e alle superiori in Liguria. A Torino per molte materie tecniche, dalle discipline meccaniche all’arte del tessuto, le graduatorie sono esaurite. «Per trovare un docente di tecnologia devo andare a bussare all’università o all’albo degli ingegneri» dice Roberto Pellegatta, preside dell’istituto Meroni di Lissone (Monza). A Torino la preside del circolo Gabelli, Nunzia Del Vento, che ha anche un corso per adulti, dovrà assegnare ore di matematica a non abilitati. Anche a Roma si comincia a chiamare dalle graduatorie di istituto per la matematica. «In Piemonte - spiega il direttore dell’Ufficio scolastico, Francesco De Sanctis - c’è il problema delle materie scientifiche, ma penso che la nuova normativa sulla formazione dei docenti ci verrà incontro con i tirocini abilitanti per chi ha già lavorato nella scuola».

La Uil Scuola chiede «un reclutamento non indifferenziato da fare subito su quelle discipline dove non c’è più personale in graduatoria - dice il segretario Massimo Di Menna - dove non c’è un titolare in cattedra si potrebbe pensare a forme di reclutamento veloci che premino il merito e garantiscano un futuro al lavoratore e qualità didattica agli studenti». Intanto la Fondazione Agnelli, nel suo Rapporto sulla scuola datato 2009 ha avvertito: «Per le aree di elettronica e di matematica, ma anche per quella sanitaria non sarà facile coprire i vuoti fisiologici che si stanno aprendo negli organici per effetto dei pensionamenti dei titolari».
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Re: Pagella Ocse alla scuola italiana: bocciata

Messaggioda franz il 04/10/2010, 22:21

Quella della carenza di insegnanti di matematica è fatto noto e anche comune in tutta europa.
Chi sa matematica è molto richiesto nell'industria ed i quei comparti, come l'anali bancaria, in cui sono richieste forti competenze matematiche.
La scuola quindi langue.
Solo che in europa le scuole pagano meglio e quindi in qualche modo si riesce a compensare, con l'immigrazione.
Un buon insegnante di matematica non fa fatica a conoscere anche le lingue e quindi puo' insegnare ovunque, se ben pagato.
Questo spiega perché in Italia il problema è ancora più grave.

Franz
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