Sandro Ovi ha scritto:Poi, pero', sono stato anche al MIT dove si spiegava che senza la cultura rigorosa di 'sistema paese' che viene dalla familiarita' col nucleare militare, e' difficile giustificare in termini di costi e sicurezza una produzione elettrica nucleare rilevante.
Affermazione che suona verosimile, fin tanto che non si esaminano posizioni come quella della svezia, della svizzera, di belgio ed olanda, della spagna, della finlandia, della danimarca. Nazioni che non mi mi pare vengano da una familiarità con il nucleare militare. Una sarebbe una eccezione. Sei mi sembrano tante per esserlo. Anche la germania non mi pare abbia tanta familiarità con il nucleare militare, che in europa vedo solo in Francia e UK.
Sandro Ovi ha scritto:Primo: non conosco alcun filonucleare onesto in grado di sostenere che prima di 8-10 anni potra' entrare in esercizio in Italia una centrale nucleare, anche usando le tecnologie oggi provate di terza generazione anche perche' trovare dove farla e dove confinare le scorie radioattive per secoli, non è semplice.
Corretto. Ma credo che Ovi possa convenire che nessun antinuclearista onesto possa a sua volta contestare questi fatti:
1) le centrali nulceari rappresentano la forma di energia piu' concentrata, che ha bisogno di meno spazio. In poche centinaia di metri quadrati si possono produrre GW. Per la stessa produzione, eolico e solare hanno bisogno di km e km quadrati di prezioso terreno. Altre nazioni hanno anche piccole hanno trovato dove costruirle e dove confinare le scorie. Vero che da noi tutto è piu' difficile ma è una maledizione di qualche faranone o ce la faremo a diventare paesi normali? In termini di spazio richiesto quindi forse è ancora piu' difficiole trovare dove fare una complesso eolico o solare di pari potenza.
2) le centrali nucleari rappresentano una fonte costante di energia, non soggetta ai capricci del vento e del sole. le statistiche di produttività annua su questo sono molto chiare.
3) il costo del nucleare, se si facesse l'esercizio di rendere interni tutti i costi esterni è il piu' basso. Se noi infatti contiamo i costi della salute dovuti a tutte le affezioni bronchiali dovuti alla combustione di fossili ed i costi per il pianeta per il riscaldamento globale, troviamo che tutto sommato il costo del nucleare è il piu' basso di tutti (fatto emerso da uno studio mi pare a Pisa). Anche contando i costi dello smaltimento delle scorie e della demolizione delle centrali il costo è piu' basso rispetto alle altre forme di energia. Chi contabilizza oggi il costo dell'affondamento delle petroliere, dell'inquinameno marino ed atmosferico? E chi contabilizza il costo della produzione del silicio per le cellule fotovoltaiche, una delle produzioni piu' inquinanti nel settore energetico che fino a pochi anni fa costava piu' energia di quella prodotta in 40 anni di funzionamento?
4) nessuna soluzione è priva di problemi e nessun problema ha soluzioni definitive.
Sandro Ovi ha scritto:Secondo, dire che il nucleare mitiga l'effetto del 'biofuel' da cereali sul prezzo del grano è improprio. Il biofuel non alimenta le centrali, ma le automobili, e il nucleare non serve a farle andare, prima che arrivi il tempo dell'idrogeno. Il biofuel crea problemi al prezzo del frumento perchè e' spinto da incentivi sbagliati, non perchè mancano centrali nucleari.
Vero, è improprio ma se l'energia elettrica venisse prodotta in modo piu' pulito (ed il nucleare ad essere onesti è un modo piu' pulito e meno pericoloso dei combustibili fossili) diminuirebbe la domanda di carburanti in generale e la possibilità di una loro carenza a breve-medio termine. Diminuirebbe anche la pressione verso la produzione di biocarburanti.
Macchine elettriche sarebbero piu' ecologiche se l'elettricità non fosse fatta con petrolio, gas e carbone, e questo è possibile oggi, senza aspettare l'idrogeno (che non è una fonte di energia).
Sandro Ovi ha scritto:Terzo: pensare che il mondo 'povero' tragga beneficio dal nucleare, senza che gli si trasferisca alcuna tecnologia, è antistorico. Si parla dei reattori 'sigillati' e gestiti dai produttori francesi, americani, e giapponesi, impianti dal 'profumo coloniale 'che non vuole nessuno. La gente del terzo mondo vuole energia autonoma, diffusa e rapida da installare, e dato che in gran parte sta al caldo pensa al solari che ha queste caratteristiche. Sogna il deserto come 'solar farm', e il campo dietro le capanne fuori rete, per la lampadina e pompa dell'acqua.
Questo è verissimo, anche se l'immagine di un terzo modo che pensa al retro delle capanne mi pare un po' bucolica e datata. Anzi la fame di energia nei paesi emergenti è dovuta alle loro necessità produttive. Per produrre ad esempio i computer che poi noi usiamo qui.
Sandro Ovi ha scritto:Questi sono solo spunti di una riflessione che suggerisce di parlare di nucleare solo in una strategia energetica complessiva.
Enfatizzo i tempi lunghi del nucleare perchè viviamo in un contesto di innovazione fortissima delle altre fonti energetiche , a partire dal solare, fino al 'biofuel' da batteri con alghe.
Sicuramente bisogna parlarne solo in un'ottica di strategia complessiva, di un "mix". Anche perché sul piano della produzione giornaliera il nucleare è inadatto se supera certe percentuali produttive, in quanto scarsamente modulabile a fronte delle richieste dell'utenza, che variano di ora in ora, di minuto in minuto.
E sicuramente bisogna continuare la ricerca in tutti i campi, compreso il nucleare, sia per la fusione che per l'utilizzo del torio in luogo dell'uranio.
Sandro Ovi ha scritto:Il solare fotovoltaico, in particolare, gia' tra cinque anni può arrivare alla 'grid parity' , quando l'impianto diventa conveniente anche senza incentivi, con prezzi delle celle solari a 1000 EUR al Kw. Dipende anche dal dove, certo, (Catania e' meglio di Bologna, ma peggio di Addis Abeba).
Conosco societa' americane che hanno raccolto centinaia di milioni di $ per fabbriche con le nuove tecnologie in California e nel Brandeburgo.
FirstSolar, la prima quotata in borsa e' cresciuta del 700% in un anno.
Negli USA ci credono e, comunque ,da qualche lustro, non hanno più costruito nessuna centrale nucleare.
Negli usa ci credono ed hanno anche gli spazi enormi per il solare, che noi non abbiamo. Loro poi le centrali nucleari le hanno, quindi una base strategica produttiva esiste già.
A loro basta la manutenzione, in attesa che la ricerca delle nuove generazioni diano i loro frutti.
Sandro Ovi ha scritto:Servono investimenti bilanciati sullo sviluppo di fonti a emissione zero nelle tecnologie che stanno arrivando , non a in quelle che ci sono gia'.
Ciò vale anche per il nucleare di quarta generazione che offre soluzioni davvero nuove per la sicurezza, per le scorie, e per gli approvvigionamenti di uranio anche loro limitati.
Ripartire da zero a far centrali con le tecnologie di oggi , è un po' come rimettersi a far carrozze (anche se sempre più belle e comode) quando si stanno aprendo le prime fabbriche di automobili.
Non so se oggi si riparte proprio da zero. Enel comunque non è rimasta fuori dai giochi, infatti collabora in vari progetti esteri.
E comunque se si parte da zero è piu' difficile fare una automobile che una carrozza.
Il concetto che sostieni tuttavia è quello che va approfondito.
In pratica sostieni che è inutile costruire centrali di terza generazione se stanno per arrivare (2030?) quelle di quarta.
Ragionamento condivisibile ma quando quelle di quarta saranno pronte ci sarà sempre dietro l'angolo la quinta. Poi la sesta.
Nell'attesa il paese rischia il declino. ma in fondo forse è meglio cosi'.
Se scadiamo nel terzo e quarto mondo non avremo bisogno di grandi fonti di energia.
Tutta la produzione sarà fatta in Cina, che ha ordinato 35 centrali nucleri alla Francia, lo scorso anno.
Pensiamoci bene poi quando milioni di operai italiani saranno disoccupati o quando le fabbriche della lombardia saranni ferme in una giornata di nebbia perché il sole non si vede e non tira un filo di vento.
FreeRider