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Nucleare sì, ma non in questo modo!

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Nucleare sì, ma non in questo modo!

Messaggioda franz il 25/05/2008, 19:59

Nucleare, il 7 giugno gli ambientalisti in piazza a Milano

Una vasta alleanza di associazioni, che va dai sindacati alle Acli, manifesterà sabato 7 giugno a Milano per dire no a nuove centrali nucleari e sì all'efficienza energetica e alle rinnovabili. È quanto afferma Legambiente in un comunicato che annuncia la «Marcia per il clima» in programma il 7 giugno e che partirà da piazza San Babila alle ore 15. «La rivoluzione che vogliamo - dichiarano i promotori della manifestazione - ha degli obiettivi precisi: si propone subito, in tutta Europa e nel mondo, di ridurre in dieci anni del 20% il consumo complessivo di energia attraverso risparmio e maggiore efficienza, di far dipendere per almeno il 20% il fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e di ridurre del 30% le emissioni di gas che alterano il clima sulla terra».

«L'Italia deve dimostrare di saper partecipare a un nuovo progresso - afferma Legambiente -. Che non è fatto né di fonti fossili, nè tanto meno di nucleare. Le attuali tecnologie non hanno ancora risolto nessuno dei problemi legati al rischio d'incidenti, alla messa in sicurezza delle scorie e allo smantellamento dei vecchi impianti. L'atomo -conclude l'associazione - è una scelta antieconomica e insicura».

Sono proprio le questioni delle fonti alternative e della sicurezza ad infiammare il dibattito. La presidente del Piemonte Mercedes Bresso rilancia le fonti rinnovabili « perchè c'è almeno un 40-50% del nostro consumo energetico che può essere autoprodotto e che quindi ridurrebbe i consumi per famiglie, imprese, senza alcuna uso del nucleare. Fare una centrale nucleare che ha potenza e costi molto elevati per produrre acqua a temperatura di 50-60 gradi non avrebbe senso».

«Il nucleare in questo momento è una strada vecchia, la strada innovativa sono le fonti rinnovabili.Noi crediamo che l'Italia debba impostare un grande programma per la ricerca sul nucleare sicuro, quello di quarta generazione, che ad oggi non c'è, non è un'ipotesi praticabile dal punto di vista tecnologico». Lo ha detto il senatore Roberto della Seta, capogruppo del Pd nella commissione ambiente. «Oggi il nucleare è insicuro perchè presenta problemi di smaltimento delle scorie radioattive e di gestione degli impianti».

Sulla questione delle scorie è intervenuto anche Fabio Callori, sindaco di Caorso, sede di una centrale termonucleare entrata in attività nel 1981 e bloccata nel 1986. «Non si può parlare di un ritorno al nucleare senza mettere la parola fine al nucleare degli anni '70. Dobbiamo ancora individuare il sito di un deposito nazionale o europeo per le scorie e dare il via allo smantellamento, da concludere entro il 2020, degli impianti esistenti, che sono obsoleti e stanno cadendo a pezzi»

Sulla questione delle fonti rinnovabili, interviene dalla XIII Conferenza regionale sull'ambiente promossa dalla Regione Toscana, il premio Nobel 1988 per la fisica Jack Steinberger: «Per evitare la catastrofe - ha detto riferendosi alla fine delle riserve petrolifere e di gas- occorre far diminuire la popolazione mondiale, ridurre i consumi dei Paesi industrializzati, aumentare l'efficienza energetica e rimpiazzare le fonti energetiche fossili con quelle rinnovabili».

A smentire i tempi per tornare al nucleare promessi da Scajola ieri all’assemblea di Confindustria, cioè cinque anni, ci pensa Claudio Bertoli, direttore del Dipartimento Energia e Trasporti del Cnr. «Se per la posa della prima pietra di nuovi impianti nucleari in Italia si dovrà attendere il 2013, una volta avviati i lavori sono necessari altri quattro anni e più per vedere ripartire veramente la produzione di energia dal nucleare nel nostro paese. E per nuova generazione di impianti si intende la terza e non la quarta ancora mai realizzata. Gli impianti di terza generazione esistono dal 1997».

Pubblicato il: 23.05.08
Modificato il: 24.05.08 alle ore 15.08
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Re: Nucleare, il 7 giugno gli ambientalisti in piazza a Milano

Messaggioda louisebonzoni il 27/05/2008, 9:08

Io ritengo che a partire dal titolo l'articolo sia sbagliato.
Perchè l'etichetta "ambientalisti", quando ci sono varie associazioni e ci saranno cittadini comuni?
Serve solo per minimizzare la cosa prima ancora che avvenga.
Ufff...
louisebonzoni
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LA FINE DEI TABÙ

Messaggioda franz il 27/05/2008, 13:24

INDUSTRIALI E GOVERNO
LA FINE DEI TABÙ

Emma Marcegaglia ha avuto coraggio. La prima donna chiamata a guidare gli industriali ha fatto una scelta chiara: l' Italia non può restare ancora a lungo fuori dal nucleare. L' opzione della neopresidente è in perfetta continuità con la linea di modernizzazione della Confindustria degli ultimi anni, ma segnala un' accelerazione dovuta alle competenze specifiche della Marcegaglia in materia di energia. Mai, dunque, prima d' ora gli industriali si erano spesi così nettamente pro nucleare e un ruolo decisivo l' hanno giocato gli elettori che hanno insediato a Palazzo Chigi un governo decisamente incline ad abbattere uno degli ultimi tabù della politica italiana. Se c' era bisogno di una conferma l' annuncio del ministro Claudio Scajola, che ha fatto seguito alla relazione della Marcegaglia, l' ha abbondantemente fornita. Così come, al contrario, i primi commenti di Ermete Realacci hanno dato la prova che per il Pd non basta autoproclamarsi a vocazione maggioritaria per darsi una linea univoca e convincente. Sarebbe interessante se in Italia, dopo il pronunciamento della Confindustria, si aprisse una riflessione sul nucleare che lasciasse da parte le vecchie e un po' consumate querelle tra industrialisti ed ecologisti, tra sostenitori della competitività di sistema e convinti assertori del rischio ambientale. Oggi il film è cambiato. Militano a favore di un rilancio del nucleare - e sarebbe provinciale non tenerne conto - considerazioni che attengono al proseguimento dei processi di globalizzazione e alla necessità di sottrarre i Paesi poveri al ricatto del continuo aumento dei prezzi del cibo. Proprio l' economista indiano Jagdish Bhagwati, citato ieri dalla Marcegaglia, sostiene che la limitazione del ricorso al biocarburanti, gli investimenti sul nucleare e l' accettazione dei cibi geneticamente modificati sono facce della stessa medaglia, di un intervento internazionale di carattere strutturale teso ad evitare un nuovo irreversibile gap tra i Paesi del G8 e le periferie del mondo. Ma il nucleare è una risposta anche alla impellente necessità di stabilizzare i prezzi delle materie prime energetiche e di dare maggiore forza negoziale all' Europa, oggi pesantemente sottoposta al vincolo politico e commerciale rappresentato dal gas russo. E se si cerca una via efficace per ridurre le emissioni di CO2 non si può scartare, anche in questo caso, l' opzione nucleare. Insomma sono in campo motivazioni geostrategiche, e persino ecologiche, che possono servire ad aggiornare il dibattito e a rimuovere vecchie idiosincrasie. È sicura la sinistra di essere insensibile a queste novità? Le scelte da fare in materia di energia sono per la Marcegaglia una metafora della nuova fase che attraversa l' Italia. Alla politica, la Confindustria concreta e pragmatica disegnata dalla neopresidente chiede di non cadere più preda dei veti e delle minoranze «che tengono in scacco il Paese». Chiede di decidere. E non è certo casuale che uno degli applausi più caldi della platea abbia accompagnato l' invito a passare dalle parole ai fatti in materia di licenziamento dei fannulloni. A guardare la prontezza con la quale il governo si è mosso sul taglio fiscale per gli straordinari e l' abolizione dell' Ici, è assai probabile che avvenga.

P.S. In tema di tabù da violare non è il caso di mettere in agenda anche gli Ogm? ddivico@rcs.it

Di Vico Dario

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Nucleare sì, ma non in questo modo!

Messaggioda franz il 27/05/2008, 13:25

franz ha scritto:INDUSTRIALI E GOVERNO LA FINE DEI TABÙ
Emma Marcegaglia ha avuto coraggio. ...

Nucleare sì, ma non in questo modo!

Ho letto il fondo di Dario Di Vico sul ritorno al nucleare sul Corriere della Sera dello scorso Venerdì con molto interesse ma anche con un po' di malinconia e di preoccupazione.
Malinconia perché considero quella nucleare l'ingegneria piu' complessa , critica ed affascinante. Mi sono laureato in Ingegneria Nucleare nel '68 al Politecnico di Milano dove ho fatto ricerca sul reattore Enrico Fermi in Città Studi , e ho lavorato per il reattore Essor a Ispra e Cirene a Latina.

Poi, pero', sono stato anche al MIT dove si spiegava che senza la cultura rigorosa di 'sistema paese' che viene dalla familiarita' col nucleare militare, e' difficile giustificare in termini di costi e sicurezza una produzione elettrica nucleare rilevante.
Al ritorno in Italia ho cambiato mestiere, ma ho votato per il nucleare al referendum e ho continuato a seguire il settore dirigendo la edizione Italiana di Technology Review la rivista del MIT..
Preoccupazione perchè vedo che l'informazione sul ritorno al nucleare non e' in linea con la visione serena dei fatti, indispensabile ad una politica energetica corretta, col petrolio a 130$ e l'incubo dell' effetto serra.
Cito tre esempi
Primo: non conosco alcun filonucleare onesto in grado di sostenere che prima di 8-10 anni potra' entrare in esercizio in Italia una centrale nucleare, anche usando le tecnologie oggi provate di terza generazione anche perche' trovare dove farla e dove confinare le scorie radioattive per secoli, non è semplice.
Secondo, dire che il nucleare mitiga l'effetto del 'biofuel' da cereali sul prezzo del grano è improprio. Il biofuel non alimenta le centrali, ma le automobili, e il nucleare non serve a farle andare, prima che arrivi il tempo dell'idrogeno. Il biofuel crea problemi al prezzo del frumento perchè e' spinto da incentivi sbagliati, non perchè mancano centrali nucleari.
Terzo: pensare che il mondo 'povero' tragga beneficio dal nucleare, senza che gli si trasferisca alcuna tecnologia, è antistorico. Si parla dei reattori 'sigillati' e gestiti dai produttori francesi, americani, e giapponesi, impianti dal 'profumo coloniale 'che non vuole nessuno. La gente del terzo mondo vuole energia autonoma, diffusa e rapida da installare, e dato che in gran parte sta al caldo pensa al solari che ha queste caratteristiche. Sogna il deserto come 'solar farm', e il campo dietro le capanne fuori rete, per la lampadina e pompa dell'acqua.
Questi sono solo spunti di una riflessione che suggerisce di parlare di nucleare solo in una strategia energetica complessiva.
Enfatizzo i tempi lunghi del nucleare perchè viviamo in un contesto di innovazione fortissima delle altre fonti energetiche , a partire dal solare, fino al 'biofuel' da batteri con alghe .
Il solare fotovoltaico, in particolare, gia' tra cinque anni può arrivare alla 'grid parity' , quando l'impianto diventa conveniente anche senza incentivi, con prezzi delle celle solari a 1000 EUR al Kw. Dipende anche dal dove, certo, (Catania e' meglio di Bologna, ma peggio di Addis Abeba).
Conosco societa' americane che hanno raccolto centinaia di milioni di $ per fabbriche con le nuove tecnologie in California e nel Brandeburgo.
FirstSolar, la prima quotata in borsa e' cresciuta del 700% in un anno.
Negli USA ci credono e, comunque ,da qualche lustro, non hanno più costruito nessuna centrale nucleare.
Servono investimenti bilanciati sullo sviluppo di fonti a emissione zero nelle tecnologie che stanno arrivando , non a in quelle che ci sono gia'.
Ciò vale anche per il nucleare di quarta generazione che offre soluzioni davvero nuove per la sicurezza, per le scorie, e per gli approvvigionamenti di uranio anche loro limitati.
Ripartire da zero a far centrali con le tecnologie di oggi , è un po' come rimettersi a far carrozze (anche se sempre più belle e comode) quando si stanno aprendo le prime fabbriche di automobili.

Sandro Ovi
http://www.technologyreview.it/
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Re: Nucleare sì, ma non in questo modo!

Messaggioda FreeRider il 27/05/2008, 15:35

Sandro Ovi ha scritto:Poi, pero', sono stato anche al MIT dove si spiegava che senza la cultura rigorosa di 'sistema paese' che viene dalla familiarita' col nucleare militare, e' difficile giustificare in termini di costi e sicurezza una produzione elettrica nucleare rilevante.

Affermazione che suona verosimile, fin tanto che non si esaminano posizioni come quella della svezia, della svizzera, di belgio ed olanda, della spagna, della finlandia, della danimarca. Nazioni che non mi mi pare vengano da una familiarità con il nucleare militare. Una sarebbe una eccezione. Sei mi sembrano tante per esserlo. Anche la germania non mi pare abbia tanta familiarità con il nucleare militare, che in europa vedo solo in Francia e UK.
Sandro Ovi ha scritto:Primo: non conosco alcun filonucleare onesto in grado di sostenere che prima di 8-10 anni potra' entrare in esercizio in Italia una centrale nucleare, anche usando le tecnologie oggi provate di terza generazione anche perche' trovare dove farla e dove confinare le scorie radioattive per secoli, non è semplice.

Corretto. Ma credo che Ovi possa convenire che nessun antinuclearista onesto possa a sua volta contestare questi fatti:
1) le centrali nulceari rappresentano la forma di energia piu' concentrata, che ha bisogno di meno spazio. In poche centinaia di metri quadrati si possono produrre GW. Per la stessa produzione, eolico e solare hanno bisogno di km e km quadrati di prezioso terreno. Altre nazioni hanno anche piccole hanno trovato dove costruirle e dove confinare le scorie. Vero che da noi tutto è piu' difficile ma è una maledizione di qualche faranone o ce la faremo a diventare paesi normali? In termini di spazio richiesto quindi forse è ancora piu' difficiole trovare dove fare una complesso eolico o solare di pari potenza.
2) le centrali nucleari rappresentano una fonte costante di energia, non soggetta ai capricci del vento e del sole. le statistiche di produttività annua su questo sono molto chiare.
3) il costo del nucleare, se si facesse l'esercizio di rendere interni tutti i costi esterni è il piu' basso. Se noi infatti contiamo i costi della salute dovuti a tutte le affezioni bronchiali dovuti alla combustione di fossili ed i costi per il pianeta per il riscaldamento globale, troviamo che tutto sommato il costo del nucleare è il piu' basso di tutti (fatto emerso da uno studio mi pare a Pisa). Anche contando i costi dello smaltimento delle scorie e della demolizione delle centrali il costo è piu' basso rispetto alle altre forme di energia. Chi contabilizza oggi il costo dell'affondamento delle petroliere, dell'inquinameno marino ed atmosferico? E chi contabilizza il costo della produzione del silicio per le cellule fotovoltaiche, una delle produzioni piu' inquinanti nel settore energetico che fino a pochi anni fa costava piu' energia di quella prodotta in 40 anni di funzionamento?
4) nessuna soluzione è priva di problemi e nessun problema ha soluzioni definitive.
Sandro Ovi ha scritto:Secondo, dire che il nucleare mitiga l'effetto del 'biofuel' da cereali sul prezzo del grano è improprio. Il biofuel non alimenta le centrali, ma le automobili, e il nucleare non serve a farle andare, prima che arrivi il tempo dell'idrogeno. Il biofuel crea problemi al prezzo del frumento perchè e' spinto da incentivi sbagliati, non perchè mancano centrali nucleari.

Vero, è improprio ma se l'energia elettrica venisse prodotta in modo piu' pulito (ed il nucleare ad essere onesti è un modo piu' pulito e meno pericoloso dei combustibili fossili) diminuirebbe la domanda di carburanti in generale e la possibilità di una loro carenza a breve-medio termine. Diminuirebbe anche la pressione verso la produzione di biocarburanti.
Macchine elettriche sarebbero piu' ecologiche se l'elettricità non fosse fatta con petrolio, gas e carbone, e questo è possibile oggi, senza aspettare l'idrogeno (che non è una fonte di energia).
Sandro Ovi ha scritto:Terzo: pensare che il mondo 'povero' tragga beneficio dal nucleare, senza che gli si trasferisca alcuna tecnologia, è antistorico. Si parla dei reattori 'sigillati' e gestiti dai produttori francesi, americani, e giapponesi, impianti dal 'profumo coloniale 'che non vuole nessuno. La gente del terzo mondo vuole energia autonoma, diffusa e rapida da installare, e dato che in gran parte sta al caldo pensa al solari che ha queste caratteristiche. Sogna il deserto come 'solar farm', e il campo dietro le capanne fuori rete, per la lampadina e pompa dell'acqua.

Questo è verissimo, anche se l'immagine di un terzo modo che pensa al retro delle capanne mi pare un po' bucolica e datata. Anzi la fame di energia nei paesi emergenti è dovuta alle loro necessità produttive. Per produrre ad esempio i computer che poi noi usiamo qui.
Sandro Ovi ha scritto:Questi sono solo spunti di una riflessione che suggerisce di parlare di nucleare solo in una strategia energetica complessiva.
Enfatizzo i tempi lunghi del nucleare perchè viviamo in un contesto di innovazione fortissima delle altre fonti energetiche , a partire dal solare, fino al 'biofuel' da batteri con alghe.

Sicuramente bisogna parlarne solo in un'ottica di strategia complessiva, di un "mix". Anche perché sul piano della produzione giornaliera il nucleare è inadatto se supera certe percentuali produttive, in quanto scarsamente modulabile a fronte delle richieste dell'utenza, che variano di ora in ora, di minuto in minuto.
E sicuramente bisogna continuare la ricerca in tutti i campi, compreso il nucleare, sia per la fusione che per l'utilizzo del torio in luogo dell'uranio.
Sandro Ovi ha scritto:Il solare fotovoltaico, in particolare, gia' tra cinque anni può arrivare alla 'grid parity' , quando l'impianto diventa conveniente anche senza incentivi, con prezzi delle celle solari a 1000 EUR al Kw. Dipende anche dal dove, certo, (Catania e' meglio di Bologna, ma peggio di Addis Abeba).
Conosco societa' americane che hanno raccolto centinaia di milioni di $ per fabbriche con le nuove tecnologie in California e nel Brandeburgo.
FirstSolar, la prima quotata in borsa e' cresciuta del 700% in un anno.
Negli USA ci credono e, comunque ,da qualche lustro, non hanno più costruito nessuna centrale nucleare.

Negli usa ci credono ed hanno anche gli spazi enormi per il solare, che noi non abbiamo. Loro poi le centrali nucleari le hanno, quindi una base strategica produttiva esiste già.
A loro basta la manutenzione, in attesa che la ricerca delle nuove generazioni diano i loro frutti.
Sandro Ovi ha scritto:Servono investimenti bilanciati sullo sviluppo di fonti a emissione zero nelle tecnologie che stanno arrivando , non a in quelle che ci sono gia'.
Ciò vale anche per il nucleare di quarta generazione che offre soluzioni davvero nuove per la sicurezza, per le scorie, e per gli approvvigionamenti di uranio anche loro limitati.
Ripartire da zero a far centrali con le tecnologie di oggi , è un po' come rimettersi a far carrozze (anche se sempre più belle e comode) quando si stanno aprendo le prime fabbriche di automobili.

Non so se oggi si riparte proprio da zero. Enel comunque non è rimasta fuori dai giochi, infatti collabora in vari progetti esteri.
E comunque se si parte da zero è piu' difficile fare una automobile che una carrozza.
Il concetto che sostieni tuttavia è quello che va approfondito.
In pratica sostieni che è inutile costruire centrali di terza generazione se stanno per arrivare (2030?) quelle di quarta.
Ragionamento condivisibile ma quando quelle di quarta saranno pronte ci sarà sempre dietro l'angolo la quinta. Poi la sesta.

Nell'attesa il paese rischia il declino. ma in fondo forse è meglio cosi'.
Se scadiamo nel terzo e quarto mondo non avremo bisogno di grandi fonti di energia.
Tutta la produzione sarà fatta in Cina, che ha ordinato 35 centrali nucleri alla Francia, lo scorso anno.

Pensiamoci bene poi quando milioni di operai italiani saranno disoccupati o quando le fabbriche della lombardia saranni ferme in una giornata di nebbia perché il sole non si vede e non tira un filo di vento.

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Pistella pensiero!

Messaggioda Gab il 27/05/2008, 17:10

Ieri 26 Maggio
Roma, 16:06
NUCLEARE: PISTELLA, IN ITALIA E' IRRINUNCIABILE

Il ritorno dell'energia nucleare in Italia e' "irrinunciabile". Lo
sostiene il fisico nucleare Fabio Pistella, per 16 anni direttore generale
dell'Enea e per 4 anni presidente del Cnr, attualmente presidente del
Cnipa (Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione).
L'importanza del rilancio dell'atomo in Italia, spiega Pistella all'Agi,
e' evidente da piu' punti di vista: "Da un punto di vista politico perche'
in generale siamo l'unico paese del G8 che non utilizza l'energia
nucleare. Se lo vediamo da un punto di vista di contenimento delle
emissioni di Co2 nell'atmosfera, non vedo perche' dovremmo rinunciare a un
approccio cosi' positivo. Inoltre, dal punto di vista della vulnerabilita'
strategica, preferisco avere uranio stoccato che aspettare che qualche
tubo corra il rischio di essere intercettato da qualcuno che ha in mano i
rubinetti". "Francamente - aggiunge il fisico - non riesco a capire qual
e' la controindicazione". Anche sui tempi ipotizzati dal ministro Scajola
per la realizzazione delle centrali, Pistella concorda con le previsioni
del Governo: "Il ministro immagina che nell'arco di cinque anni si fara'
tutto quello che serve per la tematica autorizzativa e questa mi sembra
una stima ragionevole. Poi si pone la domanda del tempo di costruzione: la
mia stima e' che 5-6 anni sono una cosa sensata. Da quel momento
cominceremo ad avere i benefici dell'energia elettrica prodotta". Sul
fronte dei problemi da affrontare in relazione al nucleare - sicurezza,
scorie, proliferazione - Pistella risponde che "i problemi non sono
nazionali ne' territoriali. Sono problemi che sono stati affrontati e
risolti a livello di sistema paese. Sembra che siamo i primi e gli unici
ad affrontare questi problemi, e invece non e' cosi'. La parola chiave di
tutto questo e' Europa".
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Re: Pistella pensiero!

Messaggioda watson il 27/05/2008, 18:11

Gab ha scritto:Ieri 26 Maggio
Roma, 16:06
NUCLEARE: PISTELLA, IN ITALIA E' IRRINUNCIABILE

Il ritorno dell'energia nucleare in Italia e' "irrinunciabile". Lo sostiene il fisico nucleare Fabio Pistella, per 16 anni direttore generale dell'Enea e per 4 anni presidente del Cnr, attualmente presidente del Cnipa (Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione). ".


Gab, sulla tua citazione, ho delle perplessità.
Purtroppo l'Italia è un paese strano, ed a volte si raggiungono importanti cariche dirigenziali, anche in enti a carattere scientifico, per meriti prevalentemente politici. Non so se questo sia il caso di Pistella, so però che la sua nomina al CNR è stata parecchio contestata [1, 2].

Difficile districarsi nel quadro italiano: le "caste" in Italia sono tante, non ultima quella delle università. Nel contempo, in Italia ci sono personalità di alto livello internazionale. Come riconoscerle? L'unico critierio valido si basa sui riconoscimenti internazionali, purtroppo.

[1] http://sciencebackstage.blogosfere.it/2 ... rriva.html
[2] http://www.usirdbricerca.it/documenti/C ... 060612.pdf
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Re: Nucleare, il 7 giugno gli ambientalisti in piazza a Milano

Messaggioda matthelm il 27/05/2008, 20:26

Concordo su "Il ritorno dell'energia nucleare in Italia e' "irrinunciabile".

Qualunque persona di buon senso dovrebbe capirlo. Le fonti alternative coprirebbero al massimo un 30% del fabbisogno.

Anche in questo si può verificare se siamo un partito di governo o di sole parole alla Pecoraro.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Pistella pensiero!

Messaggioda franz il 28/05/2008, 9:09

watson ha scritto:Purtroppo l'Italia è un paese strano, ed a volte si raggiungono importanti cariche dirigenziali, anche in enti a carattere scientifico, per meriti prevalentemente politici. Non so se questo sia il caso di Pistella, so però che la sua nomina al CNR è stata parecchio contestata [1, 2].

Sì, strano è dir poco. Non solo per le nomine ma per l'endemica incapacità di decidere (se non d'impulso, sotto l'onda dell'emozione come fu al tempo del referendum sul nucleare).
Non so se ricordate le infinite polemiche all'epoca dell'avvento del colore in TV tra SECAM e PAL.
Gli italiani già vedevano il colore guardando Capodistria, Svizzera (che arrivava fino a Roma) e mi sembra anche Telemontercarlo ed in Italia ci si divideva tra i due standard (SECAM francese e PAL tedesco) con infinite polemiche e fronti politici contrapposti. Eppure era una semplice decisione tecnica.

Cosi' ancora oggi siamo indecisi su termovalorizzatori, discariche, differenziata, ... ed il risultato dell'icapacità decisionale è che siamo il paese con meno riciclo e con il maggior numenro di discariche.
Anche in campo energetico siamo indietro su tutto e produciamo la maggior parte dell'energia con combustibili fossili.

Il bello è che siamo prontissimi, in prima fila, a siglare trattati e protocolli, come quello di kyoto, pero' siamo completamene inadempienti sul piano della applicazione concreta di quanto firmato.

Ciao,
Franz
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Re: Nucleare sì, ma non in questo modo!

Messaggioda franz il 29/05/2008, 23:05

si diceva che in nostro paese è strano.
E tra le stranezze c'è la sorpresa ogni tanto di trovare i classici conigli nel cappello.
Cito due casi:

1) dal correre della sera di oggi:

Macchina acchiappaonde
per fare elettricità

Progettata da un ricercatore dell'Università di Pisa. A settembre sarà sperimentato il modello finale

La forma, ancora top secret nei dettagli, è quella di una mongolfiera. Subacquea, da immergere a cento metri di profondità per catturare l’energia delle onde. È una macchina, unica al mondo nel suo genere, progettata da un «cervello italiano», Michele Grassi, ricercatore al dipartimento di matematica dell’Università di Pisa. A che cosa serve? A trasformare in elettricità l’energia delle onde.

PROTOTIPO - Grassi, 38 anni, studi alla Normale e dottorato alla Ucla di Los Angeles, ha costruito un prototipo che ha dato ottimi risultati al largo di Marina di Pisa. A settembre sarà sperimentato il modello finale, con tanto di validazione, e poi si passera al business, ovvero la vendita. Che potrebbe avere anche risultati eccellenti. Le prime prove marine sono state ottime. La «macchina delle onde» riesce a produrre energia a costi tre volti inferiori al fotovoltaico e simili a quelli dell’eolico. Con un vantaggio strategico: «Queste macchine non hanno impatto visivo come le pale eoliche», spiega Grassi, «perché stanno sotto il mare e sono ecologiche». Se ne possono costruire di più dimensioni e potenza. Grandi e costose (milioni di euro) ma capaci di erogare un megawatt di potenza e piccole ed economiche (100 mila euro) da 100 chilowattori capaci di soddisfare il fabbisogno energetico di una trentina di appartamenti.

MEGLIO IN OCEANO - «La macchina è diversa da tutti gli altri progetti per ricavare energia dal moto ondoso», continua Grassi. «Potrà essere utilizzata in un mare calmo come il Mediterraneo, anche se la sua efficienza nell’oceano potrebbe essere cinque volte superiore». La tecnologia? «Semplice, si tratta di basilari principi di ingegneria meccanica», risponde Grassi, «e dietro il prodotto non c’è neppure una grande industrializzazione». La macchina delle onde ha già iniziato a stuzzicare gli appetiti internazionali. Una società francese ha contattato il ricercatore pisano e il governo del Galles si è detto disponibile a finanziare per il 50% le spese di realizzazione e a contattare eventuali sponsor. «Una proposta molto lusinghiera, che mi ha sorpreso e onorato», conferma Grassi. Che poi aggiunge: «Ho preso un po’ di tempo prima di rispondere, nonostante la proposta sia straordinaria. Mi piacerebbe che il sostegno arrivasse dal mio Paese. Vedremo».

Marco Gasperetti
29 maggio 2008



2) il progetto kitegen, di un gruppo di ingegneri italiani (Ippolito, Taddei e Milanese).
Il progetto è di tipo eolico e sfrutta il vento in alta quota (800 mt) che è sempre presente e che a quella altezza è mediamente attorno ai 7 m/s.
Vedere http://www.kitegen.com ed anche http://www.kitegen.com/pagine/tecnologia.html e http://www.kitegen.com/pagine/datisulvento.html

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